mercoledì 27 novembre 2019

LE CAVERNE PALEOLITICHE D'EUROPA


L'ESPRESSIONE ARTISTICA, IL SIGNIFICATO SIMBOLICO, LE CONOSCENZE ASTRONOMICHE E LE ORIGINI ANCESTRALI DELLA SCRITTURA PRESERVATI DA DECINE DI MIGLIAIA DI ANNI NEI PIU' ANTICHI SANTUARI DELL'UMANITA'.


FOTO:  I cavalli della caverna di Chauvet, risalenti a 36.000 anni fa.

Questo saggio è correlato a "Tombe e accampamenti del Paleolitico Superiore" in questo stesso blog:
https://alessia-birri.blogspot.com/2020/01/tombe-e-accampamenti-del-paleolitico.html

Premessa

Nelle profondità delle caverne paleolitiche non è conservata l'espressione artistica e spirituale di una cultura lontana e di un tempo remoto, ma il tesoro nascosto della nostra più intima realtà, i sentieri della rinascita e della trasformazione, sigillati in simboli ed archetipi che, decine di migliaia di anni fa, i nostri antenati incisero e dipinsero nei luoghi più oscuri e impenetrabili, per essere salvaguardati dall'azione del tempo e fungere da guida alle generazioni future. Quando esploriamo i grandi complessi pittorici, i graffiti, i manufatti e i simboli, non stiamo osservando fuori di noi, ma nelle profondità della nostra psiche, dove quei simboli, quegli archetipi, quei messaggi sono sepolti da tempo immemorabile, attendendo il sussulto del proprio risveglio.

LA CAVERNA CHAUVET PONT D'ARC

FOTO: Veduta d'insieme del grande pannello dipinto della Camera finale della caverna di Chauvet

La CAVERNA DI CHAUVET è il più antico luogo di culto paleolitico d'EUROPA, situato nel SUD della FRANCIA, nel dipartimento dell'ARDECHE, su un dirupo calcareo affacciato sull'omonimo fiume. Il contesto regionale annovera numerose grotte, d'importanza sia geologica che antropologica. I dipinti presenti nella CAVERNA CHAUVET ritraggono animali come cavalli, bisonti, mammuth, orsi, rinoceronti europei, leoni, perfino raffigurazioni insolite come una civetta e un millepiedi, iene, renne e qualche lupo. Queste pitture estremamente vivaci, realistiche e vibranti hanno destato lo stupore degli scopritori, e imbarazzato non poco la comunità accademica internazionale. A cosa fu dovuto questo stupore, se non alla fuorviante mentalità ancora intrisa di positivismo ottocentesco che pervade gli ambienti cattedratici dell'archeologia, antropologia, nonchè di ogni settore della ricerca scientifica? Secondo questa ormai antiquata concezione dell'uomo e del progresso, si vorrebbe svalutare l'impulso evolutivo dell'umanità, negando il valore innato della coscienza ancestrale, dalla quale tutto si è irragiato nei millenni successivi, e riducendo ogni conquista ad un semplice frutto del caso, o ad uno scopo puramente utilitaristico. Ora, noi sappiamo che non è così, e non ci meravigliamo davanti alle opere pittoriche più antiche d'Europa, anzi, le consideriamo semmai un piccolo frammento di ciò che ancora dobbiamo scoprire riguardo quell'èra lontana, il cui spirito risiede principalmente dentro di noi.



FOTO: Lo scenario in cui è immersa la caverna di Chauvet e il suo ingresso cerchiato in rosso.

La scoperta

La CAVERNA DI CHAUVET fu scoperta nel 1994, durante un'esplorazione, da tre speleologi: ELIETTE BRUNEL DESCHAMPS, CHRISTIAN HILLAIRE e JEAN MARIE CHAUVET (dal quale prende il nome).  Gli studi sono stati in seguito proseguiti da JEAN CLOTTES (1933-fra i più importanti esperti di Preistoria del mondo) e MICHEL CHABAUD, che si è inoltrato ancora più in profondità nella grotta, scoprendo la CAMERA FINALE (END CHAMBER). Le stime al radiocarbonio effettuate sulle concrezioni superficiali delle pitture non lasciano alcun margine di dubbio: la caverna è rimasta isolata in seguito ad una frana che ne ha sigillato l'ingresso più di 20.000 anni fa, ma le pitture risultano anche 16.000 anni più antiche dell'ultima volta che che i nostri antenati vi misero piede, datate ad almeno 36.000 anni fa; ed è a quest'epoca che risale la maggior parte delle raffigurazioni. Gli animali sono ritratti seguendo la conformazione della superficie rocciosa, come se il supporto stesso pulsasse di vita, movimento, trepidazione...aggiungendo all'elemento estetico un valore magico, suggestivo, che promana da una concezione unitaria della realtà, in cui pensiero e materia si uniscono nell'evocazione delle "forze", anzi, queste stesse forze che gli animali incarnano scaturiscono dalle profodità della roccia, della materia, considerata come elemento vivo e vibrante, permeato dalla volontà dell'artista-sciamano. Chi ha avuto la fortuna di percorrere questi sentieri sotterranei, riferisce lo spettacolo di questi dipinti che seguono un crescendo magico di estasi, conferendo un dinamismo cinematografico al tutto; se a questo si aggiunge l'oscurità della caverna lambita dalla luce ondeggiante delle fiaccole usate dai nostri lontani avi l'effetto diviene ancora più allucinatorio e sconvolgente. A ciò si unisce la lucentezza della roccia calcarea e la brillantezza delle volte. La caverna è stata formata dalla corrosione dovuta alle acque del fiume ARDECHE, e si estende per 500 metri all'interno del monte.

FOTO: Le impronte dei palmi impresse i ocra rossa all'ingresso della caverna di Chauvet.

L'ingresso

Il pannello d'ingresso della caverna è dipinto con un motivo confuso di innumerevoli impronte di mani, o palmi compressi in modo che la parte centrale risulti più viva rispetto alle dita, che sono sbiadite; il tutto generalmente assomiglia ad un complesso astratto di grossi punti che riempiono la superficie della parete: questi segni non devono essere considerati decorazioni o composizioni astratte dalla funzione pleonastica, ma ancestrali forme di scrittura associate alle grandi raffigurazioni naturalistiche che affiancano, come suggeriscono i nuovi studi di cui abbiamo trattato precedentemente. Queste forme di scrittura, come gli animali ritratti in processione, sono legate ad un calendario astrale riprodotto all'interno delle caverne, nelle cui profondità cielo e terra univano le proprie energie. Queste scoperte sono esposte perfettamente negli esami e nei documenti presentati dal prof.GIUSEPPE SERMONTI, che nell'ambito di uno studio sull'origine della scrittura semitica, potè risalire fino all'alba della scrittura, in epoca preistorica.

FOTO: Schema sulle corrispondenze astronomiche delle raffigurazioni della caverna Chauvet, da ""Il codice Snefru" di Gabriele Venturi.


FOTO: Jean Marie Chauvet, lo scopritore, di fronte ai dipinti della grotta.

Sempre all'ingresso, al lato destro del pannello con le impronte dei palmi, troviamo una CROCE dipinta sempre in ocra rossa molto vivace, con l'asse verticale più lungo rispetto a quello orizzontale, che sembra emergere da una nube di segni arcuati simili ad un flusso di energia radiante. Dal braccio sinistro si allunga una specie di raggio. Alla sua destra è affiancata da un'altra piccola croce obliqua. In accordo con i risultati di molti studi, questo simbolo cruciforme dev'essere interpretato come una rappresentazione del solstizio e dell'equinozio, che indica il giorno più breve e più lungo dell'anno (dicembre e giugno) e l'inizio della primavera e dell'autunno. Lo studioso GABRIELE VENTURI, nel suo saggio "IL CODICE SNEFRU" (https://www.thesnefrucode.com/il-codice-snefru-parte-6/) sottolinea come nelle culture antiche di tutto il mondo il polo dell'eclittica fosse rappresentato in genere come un albero, ma a volte anche come una croce. Da qui si deduce come i segni astratti dell'arte paleolitica debbano essere considerati alla luce di progredite conoscenze astronomiche e come un mezzo per trasmettere alle future generazioni una consapevolezza profonda e imperitura dei meccanismi del cosmo e delle forze segrete della psiche e della Natura.

FOTO: L'emblematica croce dipinta in ocra rossa nella galleria d'ingresso della caverna Chauvet.

La camera dell'orso

Superato l'ingresso della caverna appena descritto, si accede alla CAVITA' DELLA CAMERA DELL'ORSO, la cui pavimentazione planare in terracotta è completamente diversa da quella del vestibolo ricoperta di stalagmiti. In questo antro ci sono numerose testimonianze di occupazione, come tracce di focolari, segni lasciati dal passaggio di orsi, ecc...Al limite di questa sala sulle pareti sono dipinte due pantere (una di grandi dimensioni, una più piccola di fronte ad essa, ed un abbozzo di rinoceronte, raffigurato sul filo della stessa tradizione tramandata dall'arte dei SAN (BOSCIMANI) in AFRICA: volutamente lasciato incompiuto perchè l'immagine potesse rendere l'impressione di una forma scaturita magicamente dalla roccia stessa, come se la materia fosse realtà velata e varco verso un'altra dimensione.

 FOTO: rinoceronte volutamente lasciato incompiuto, dalla caverna Chauvet.

La cactus gallery

Oltrepassata la CAVITA' DELLA CAMERA DELL'ORSO, a est, si scende verso una galleria dal pavimento coperto di argilla indurita, sulla quale sono impresse impronte di orsi e una serie di ossa: la CACTUS GALLERY. Uno splendido orso tratteggiato in ocra rossa, anch'esso incompleto, campeggia su una parete di questa galleria.

La galleria dei pannelli rossi

La GALLERIA DEI PANNELLI ROSSI è così denominata perchè le pareti sono dipinte con figure in ocra rossa: vi si trovano felini, mammuth, impronte di mani positive affiancate da segni astratti, rinoceronti, linee  sottili graffite, una nicchia con una panoramica di piccoli rinoceronti, un orso raffigurato a testa in giù, in verticale, accanto all'immagine di due iene, una processione di rinoceronti dietro la quale si trova un enigmatico segno a W; inoltre uno strano animale con ali dispiegate dalla forma insolita, che forse raffigura una farfalla; un altro insetto simile ad un millepiedi è raffigurato accanto alla "farfalla", in modo analogo a quello presente nella galleria d'ingresso dove si trova il simbolo cruciforme.

FOTO: la raffigurazione di due iene nella Galleria dei pannelli della caverna di Chauvet.

Candle gallery

Più addentro ci si inoltra nella CANDLE GALLERY: la pavimentazione di questa galleria è 150 cm. più bassa di quella dell'antro precedente; consiste in uno stretto passaggio privo di raffigurazioni, che separa due aree della caverna: quella in cui sono raffigurati semplicemente animali e segni astratti in ocra rossa, e quella più monumentale, più incisiva, con immagini tratteggiate in nero e graffite.

Hillaire Chamber

La HILLAIRE CHAMBER (sala delle colline) inizia con un grande pannello di cavalli graffiti sopra delle precedenti impronte di artigli d'orso. Questi animali sono rivolti verso sinistra; un grande cavallo è affiancato da due mammuth, due bisonti incompleti fuoriescono da un'area completamente raschiata. Un'enigmatico gufo è raffigurato forse mentre si sta guardando alle spalle ruotando la testa di 180°; si notano le ali viste dal lato posteriore. Accanto al gufo vi sono tratteggiate altre misteriose figure circolari. Su una sporgenza accanto al rapace notturno vi è inciso nell'argilla un cavallo, sfruttando la curvatura della superficie che rende l'idea dell'addome dell'animale. Su una parete di calcite è tratteggiato in nero un grande orso che sembra seguire un altro animale incompleto. Il graffito di un uro ritratto verso destra si trova su un altro pannello.

FOTO: i cavalli graffiti della Hillaire Chamber, nella caverna di Chauvet

FOTO: La civetta della Hillaire Chamber della caverna di Chauvet.

Sala del teschio

Una ventina di metri più in là, si giunge alla SALA DEL TESCHIO, il punto più sacro e misterioso della caverna, in cui probabilmente si svolgevano complesse cerimonie iniziatiche. La morfologia di quest'area consiste in una depressione del terreno, dalla quale emergono sporgenze a mezzaluna in argilla. Al centro di questo anfiteatro naturale vi è una specie di altare di pietra, sul quale è posizionato un teschio d'orso, nel mezzo di un contesto in cui numerose ossa d'animali ricoprono il terreno.


FOTO: Il teschio dell'orso posizionato su un altare di pietra della Sala del teschio, caverna di Chauvet.

La End chamber

La END CHAMBER (Sala finale) è il luogo più solenne di tutto il complesso, un viaggio oltre la dimensione della realtà ordinaria, dove albergano le forze che governano il cosmo, rappresentate simbolicamente dal disegno in carboncino tratteggiato sulla stalattite al centro della sala, che viene generalmente definita come un minotauro al quale è affiancato un pube femminile, ma ad un esame più attento l'immagine corrisponde perfettamente a quello che è lo schema della precessione degli equinozi, con il cosiddetto minotauro che praticamente si avvita in senso antiorario attorno alla sporgenza rocciosa, incontrando alla fine del giro l'immagine del pube. Quest'immagine descrive senza ombra di dubbio lo spostamento dell'asse terrestre in un lasso di tempo lungo circa 26.000 anni. In questo video viene descritto perfettamente questo fenomeno:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=23&v=7hibzzrr6uQ&feature=emb_logo

FOTO: la stalattite con raffigurazione del cosiddetto Minotauro, che in realtà dovrebbe corrispondere ad una rappresentazione simbolica della Precessione degli Equinozi; dalla caverna Chauvet.

 L'archeoastronomia dovrebbe andare a nozze con questa straordinaria corrispondenza, ma le "coincidenze" non finiscono qui; ogni raffigurazione presente nella CAVERNA DI CHAUVET, e ogni sua stranezza, come animali ritratti a testa in giù, o dalle linee di contorno molteplici e parallele, come il famoso rinoceronte della CAMERA FINALE, suggeriscono un simbolismo astronomico. Il corno molteplice del rinoceronte, ad esempio, può rappresentare il sorgere e il calare di una costellazione mediante lo spostamento dell'asse terrestre. Lo stesso schema è ripetuto riguardo la raffigurazione dei tre leoni che seguono quella del rinoceronte dal corno multiplo: in realtà il leone è uno, ritratto in tre fotogrammi che riproducono la fase ascendente e calante di una costellazione non definita. Analogamente, molti millenni più tardi, venne rappresentata la traiettoria della CINTURA DI ORIONE e la PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI nel complesso megalitico di NABTA PLAYA, in EGITTO, risalente al V millennio a.C., quindi all'alba della storia documentata. Tutto ciò viene perfettamente esposto in un brillante studio di GABRIELE VENTURI, "IL CODICE SNEFRU", che potete leggere cliccando il seguente link:

https://www.thesnefrucode.com/il-codice-snefru-parte-6/

Le pareti della END CHAMBER sono dipinte con le più eccezionali raffigurazioni artistiche di tutti i tempi, famosissimi gli splendidi cavalli in carboncino, ritratti scalarmente, i leoni i cui profili seguono una progressione in movimento, ed altre figure dinamiche come il rinoceronte con i tratteggi multipli del corno e del profilo dell'animale. Come abbiamo trattato precedentemente, tutte queste figure possono essere associate ad un significato cosmologico. Di certo il santuario paleolitico di CHAUVET non dev'essere stato un'eccezione, nemmeno frutto del genio di un artista isolato (come ipotizzato recentemente da un'infondata quanto bizzarra teoria dal carattere puramente ideologico), ma era compreso nell'ambito di una cultura universale estremamente progredita, di cui possiamo osservare oggi solo una minima, infinitesimale parte, ciò che la fortuna ci ha concesso di scoprire.


FOTO: i leoni della Sala finale della Caverna di Chauvet.

Allo stesso modo i famosi cavalli raffigurati a scalare, sempre nel contesto della END CHAMBER, potrebbero essere interpretati come simboli delle quattro stagioni, considerando soprattutto il colore del loro manto, da scuro per il cavallo più in basso, a sempre più luminoso salendo verso l'esemplare più in alto.

La stalattite della End Chamber: stregone, Minotauro o riproduzione della Precessione degli Equinozi?

Al centro della Sala Finale, dal soffitto pende una stalattite alta 1 metro e qualche centimetro, recante la famosa ed enigmatica raffigurazione di quello che potrebbe apparire come un Minotauro accanto ad un'immagine pubica femminile, seguito da una testa di leone, rivolta sempre nello stesso verso. Il Minotauro viene anche interpretato come una figura ibrida uomo-bisonte, o uno stregone mascherato. Le gambe della figura sono posizionate in modo che possano sostituire quelle della forma femminile; ma la gamba destra, rispetto a quella sinistra, sembra ruotare intorno alla stalattite, sganciandosi completamente dall'immagine iniziale; compiendo dunque un giro di 180° prima di ricongiungersi alla precedente. Il pube femminile è pertanto integrato al corpo del bisonte. Le zampe, appena indicate con un segno, del leone che "fugge" dalla scena sono chiaramente indipendenti dal complesso dell'effigie. L'intero insieme, soprattutto riguardo la forma a fuso del supporto naturale, non può che ricordare il classico schema a cono che descrive la PRECESSIONE DEGLI EQUINOZI, come descritto nel saggio "IL CODICE SNEFRU" di GABRIELE VENTURI; alla 6° parte. Anche nelle grotte di ALTAMIRA, di cui ci occuperemo in seguito, si può osservare l'immagine confusa di un bisonte conformata ad una sporgenza  rocciosa.

FOTO: lo schema della Precessione degli Equinozi; lo si può confrontare con l'immagine dipinta sulla stalattite della Sala Finale per rendersi conto di come le raffigurazioni corrispondono.

FOTO: confronta la stalattite dipinta con lo schema qui sopra della Precessione degli Equinozi.

Sito governativo - visita virtuale della Caverna Chauvet:
http://archeologie.culture.fr/chauvet/en


CAVERNA DI HOLE FELS (GERMANIA)

La grotta paleolitica di HOLE FELS si trova nella regione del BADEN WURTTENBERG (GERMANIA), sulle Alpi del Giura Svevo. In essa vi sono stati trovati numerosi straordinari manufatti, come flauti d'osso e la famosa statuetta femmile conosciuta come LA VENERE DI HOLE FELS.  Numerose campagne di scavo si sono protratte a partire dal 1870, fino agli anni 2000 in cui sono state effettuati i più importanti ritrovamenti. La VENERE DI HOLE FELS venne alla luce nel 2008 in seguito a scavi effettuati dall'Università di Tubinga, guidati dal prof.NICHOLAS CONARD, archeologo statunitense, nato nel 1961: è fra le più antiche rappresentazioni della figura umana esistenti, risalente a circa 40.000 anni fa. La statuetta è alta 6 cm., appartiene all'arte mobile dei monili destinati ad essere indossati e portati sempre appresso durante gli spostamenti stagionali dei cacciatori-raccoglitori. Si ritiene abbiano un valore magico, protettivo e vogliano personificare il principio creativo femminile.

FOTO: Venere di Hole Fels. Avorio di mammuth. Datazione: 40.000 anni.

La grotta di HOLE FELS è anche famosa per averci restituito i più antichi strumenti musicali: due frammenti di FLAUTI D'OSSO simili a quelli scoperti nel 2012 nella vicina grotta di GEISSENKOSTERLE, risalente a 35.000 anni fa. Uno di questi, ricomposto da 12 frammenti, è il più antico flauto paleolitico d' Europa. E' stato ricavato da un osso cavo d'uccello e può riprodurre ben 11 note diverse. Ascoltalo cliccando sul link:

http://donsmaps.com/flutesound.html 

 FOTO: il flauto di Hole Fels, trattato nel paragrafo sopra, datato 35.000 anni.

In questa grotta è stato scoperta anche la più antica rappresentazione fallica esistente, alta 20 cm., in pietra perfettamente levigata e lucidata, risalente a 35.000 anni fa. L'oggetto è stato ritrovato in 14 frammenti, poi ricomposti. Come ogni raffigurazione artistica preistorica, anch'esso poteva avere un valore simbolico, nell'ambito della correlazione e analogia tra manifestazioni materiali e forze psichiche e spirituali.

FOTO: il manufatto fallico dalla caverna di Hole Fels descritto nel paragrafo qui sopra.

Fra i ritrovamenti della caverna HOLE FELS non possiamo non annoverare la straordinaria anatra che vola in picchiata, risalente a 35.000 anni fa, in avorio di mammuth, lunga 4,7 cm.

FOTO: l'anatra in picchiata in avorio di mammuth della caverna di Hole Fels, descritta qui sopra.

HOLE FELS non era un luogo di culto, ma un rifugio abitativo: la sua cavità si estende non oltre i 15 metri, ma il suo antro principale misura ben 6000 metri quadrati, ed è il più grande di tutta la GERMANIA.


LA CAVERNA DI HOLENSTEIN STADEL E LA STATUA DELL'UOMO LEONE

Immersa nella Valle del fiume Lone, in GERMANIA, si trova la grotta calcarea di HOLENSTEIN STADEL, risalente all'era Aurignaziana (dai 35.000 ai 47.000 anni fa) in cui nel 1969 venne ritrovato uno dei più antichi ed importanti manufatti paleolitci: l'UOMO LEONE (o DONNA LEONE) in avorio di mammuth; questa magnifica opera d'arte è alta 30 c. ed è fatta risalire ad almeno 41.000 anni fa. E' stata portata alla luce nel 1939 dall'archeologo OTTO VOLZING (1910-2001), e ricomposta da 200 frammenti d'avorio di mammuth. Date le insolite dimensioni, non può essere annoverato fra i reperti d'arte mobiliare, destinati ad essere indossati o tenuti con sè durante gli spostamenti, bensì si tratta probabilmente di una statua destinata ad essere collocata su un altare di pietra o in una nicchia all'interno della grotta. Questa statua estremamente raffinata non ha nulla da invidiare ai manufatti egizi o sumeri, ed è cinquemila anni più antica delle pitture della Caverna di Chauvet! E' stata intagliata da un artista abile ed esperto; la sua realizzazione è estremamente difficoltosa e faticosa, come dimostra l'esperimento dell'archeotecnico WULF HEIN, che ha impiegato 370 ore di lavoro per la sua copia, come si può vedere in questo video:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=16&v=hgbvT9_pjzo&feature=emb_logo

Sulle spalle sono presenti sei tacche orizzontali. Questa magnifica opera d'avorio testimonia l'interdipendenza fra genio artistico e rivelazione sciamanica. Un altro particolare importantissimo riguarda il luogo del ritrovamento: la statua non si trovava nell'antro d'ingresso della caverna, dove chiunque avrebbe potuto accedere, ma nel più profondo recesso sotterraneo, difficile da raggiungere, proprio come le più importanti opere pittoriche del paleolitico, suggerendo che quest'immagine poteva essere visitata soltanto da pochi sciamani iniziati. Può darsi che fosse posizionata all'interno di una nicchia o su un altare di pietra. Con il suo sorriso tranquillo e rassicurante può forse essere una personificazione dell'età dell'oro?

FOTO:  l'Uomo leone di Holenstein Stadel, in avorio di mammuth, risalente a 41.000 anni fa.


LA CAVERNA DI VOGELHERD E I SUOI MANUFATTI

Le tracce di occupazione di questa grotta, facente parte del complesso di grotte della Valle del fiume Lone, nel BADEN WURTTENBERG, ricoprono un periodo lunghissimo,  che parte da 130.000 anni fa (periodo interglaciale Eemiano) fino all'Età del Bronzo. Rispetto all'era più antica del Paleolitico Medio (da 300.000 a 40.000 anni fa) è stata rinvenuta un'ascia di pietra, punte di silice e raschiatoi. Dei periodi successivi, Aurignaziano (da 47.000 a 35.000 anni fa) e Magdaleniano (da 18.000 a 10.000 anni fa) sono emersi centinaia di manufatti con decorazioni a forma di dentellature e forme a X, corni di renna con incisioni, coltelli di selce, una placca d'avorio intagliata con scanalature.

Le 12 statuette d'avorio di mammuth di Vogelherd:

Fra le raffigurazioni naturalistiche troviamo la statuetta antropomorfa in avorio di mammuth, alta 6,9 cm., dall'età stimata di 37.000 anni, abbozzata molto rozzamente, ricoperta da tre file di fori dal significato sconosciuto, lavorata su un lato solo, mentre il lato posteriore è piatto.

FOTO: La statuetta antropomorfa di Vogelherd in avorio di mammuth, datata 37.000 anni.

Una statuetta di mammuth di 3,7 cm., in avorio di mammuth, datata 35.000 anni fa, scoperta nel 2007. Il manufatto è a tutto tondo, privo di elementi liberi, in quanto la proboscide e le zampe sono evidenziate nello stesso blocco da incisioni. Una linea incisa percorre il dorso dell'animale; la base delle zampe è incisa con segni a X. La piccolissima scultura è stata trovata in ottime condizioni.

FOTO: prospettive della statuetta di mammuth descritta qui sopra dalla caverna di Vogelherd.

FOTO: un'altra statuetta di mammuth dalla caverna di Vogelherd.

Moltissime altre statuette-monili, di piccole dimensioni, sono state rinvenute nella grotta di VOGELHERD, fra cui il famoso CAVALLUCCIO D'AVORIO, rifinito e lucidato dall'artista con eccezionale cura, dalla lunghezza di 4,8 cm., e 7 mm. di spessore.

FOTO: il cavalluccio d'avorio della caverna di Vogelherd.

Altrettanto splendide le 3 sculture di LEONI DELLE CAVERNE (una di 6,8 cm. di lunghezza e una di 5,6 cm.) Una di esse è lavorata solo da un lato, con dei segni a X sulla schiena, mentre l'altro lato è piatto. L'altra, molto pù realistica, è lavorata a tutto tondo, purtroppo il materiale è molto eroso rovinandone i lineamenti e la perfezione della superficie eccellentemente lucidata; sulla schiena presenta una fila di tacche orizzontali. Il terzo manufatto è sempre in avorio di mammuth e raffigura un LEONE DELLE CAVERNE lungo 8 cm. e ricoperto di segni cruciformi: la possenza della corporatura è particolarmente evidenziata dall'artista; il particolare delle orecchie abbassate è lavorato con molta cura. Quest'ultimo pezzo è lavorato a tutto tondo. Tutti e tre sono datati circa 38.000 anni fa.

FOTO:  Leone delle caverne in avorio di mammuth dalla caverna di Vogelherd.

Un'altra statuetta di animale non identificato fa parte del corredo della grotta di VOGELHERD, lunga 5,8 cm., forse raffigurante un rinoceronte, perfettamente lucida, priva della testa. Datato sempre circa 38.000 anni fa.

FOTO: la statuetta di animale privo di testa dalla caverna di Vogelherd.

Particolarmente interessante è una figurina animale, priva della testa, il cui corpo è decorato con suggestivi segni a foglia, tacche e onde incisi profondamente. Risalente sempre alla stessa epoca, 38.000 anni fa. Misure in lunghezza 6,5 cm.

FOTO: Un'altro esemplare privo di testa dalla caverna di Vogelherd.

FOTO: uno dei leoni in avorio di Vogelherd fra le mani di un esaminatore; grazie a questa foto si comprendono meglio le misure dei manufatti.

Un bassorilievo raffigurante un mammuth è scolpito su un frammento di osso ovoidale, largo 6,9 cm. Datazione 35.000 anni fa.

FOTO: il bassorilievo che ritrae un mammuth dalla caverna di Vogelherd.

Inoltre una testa di LEONE DELLE CAVERNE, alta 2,5 cm., decorata sempre con segni ad X, in avorio di mammuth, risalente sempre a 38.000 anni fa circa.

FOTO: la testa d'avorio di leone delle caverne dalla caverna di Vogelherd.

Un'altra figurina parziale in avorio di mammuth, risalente sempre allo stesso periodo delle precedenti.
Inoltre sono stati ritrovati due anelli d'osso, monili, punte di lancia, perline, strumenti di selce.


GROTTA DI GEISSENKOSTERLE

La grotta di GEISSENKOSTERLE è anch'essa parte del complesso del BADEN WURTTEMBERG, nella valle del Giura Svevo. Vi sono stati ritrovati reperti risalenti da 43.000 a 30.000 anni fa. I primi scavi vi furono effettuati nel 1963 e si protrassero fino al 2002. Gli strati più antichi risalgono al periodo Aurignaziano, tra i 43.000 e i 32.000 anni fa. I ritrovamenti più importanti sono TRE FLAUTI datati 43.000 anni: due ricavati da osso cavo di cigno e uno da avorio di mammuth.

FOTO: uno dei tre flauti scoperti nella caverna di Geissenkosterle, descritti qui sopra.

Altrettanto considerevole la scoperta di una placchetta d'avorio di mammuth con la raffigurazione di una figura umana alata, denominata "l'adorante". Possiamo ricordare la grande importanza rivestita, anche in epoca neolitica, dalla figura dell'uomo-uccello, che in epoca storica è stata tradotta  nelle divinità alate mesopotamiche, egizie, dell'America precolombiana fino all'iconografia angelica della nostra epoca. Universalmente, l'uccello è sempre stato considerato come colui che vive fra due mondi, fra la terra e il cielo, ed è quindi mediatore e profondo conoscitore delle forze che dominano l'Universo: le stesse peculiarità dello sciamano la cui elevazione spirituale è in grado di percepire la realtà dall'alto, al di là della visione ordinaria, senza il peso di alcun legame che imprigioni la sua anima assolutamente libera. L'UOMO ALATO è perciò IL MEDIATORE fra il mondo materiale e le forze invisibili da cui è governato. La placchetta misura 3, 8 cm. di altezza ed è perciò un oggetto d'arte mobiliare, come un talismano.

 FOTO: La placchetta d'avorio detta "L'adorante", dalla caverna di Geissenkosterle.


CAVERNA DI ALTAMIRA

La CAVERNA DI ALTAMIRA è situata nel contesto della CORDIGLIERA CANTABRICA, nei pressi del comune di SANTANDER, nel nord della SPAGNA. Il suo percorso è lungo 300 metri e consiste in complessi passaggi e strettoie, che sfociano in antri le cui volte variano dai 2 ai 6 metri d'altezza. Le opere pittoriche ivi scoperte appartengono al PALEOLITICO SUPERIORE, e sono datate dai 18.000 ai 14.000 anni fa.

FOTO: Uno dei bisonti ritratti presso la caverna di Altamira, che ospita dipinti risalenti a circa 17.000 anni fa.

"E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio" (Albert Einstein)

C'è un ceto dirigente nel mondo, e questo ceto, per preservare il suo potere a discapito di altri miliardi di individui, ha bisogno di puntelli culturali, di controllo delle informazioni scientifiche e storiche, della divulgazione della conoscenza a tutti i livelli, per timore che l'umanità possa riscoprire le proprie vere radici, possa riallacciare la connessione spezzata nei secoli e nei millenni con la consapevolezza ancestrale, che è imprescindibile. Nel XIX secolo, mediante la strumentalizzazione sociale del darwinismo, chiunque potesse mettere in dubbio questa teoria, portando alla luce la profondità spirituale e la genialità dei nostri antenati, era ovviamente passibile di persecuzione. Oggi le cose non sono cambiate affatto, la storia e le nuove scoperte sono sotto stretto controllo di pochi privilegiati accademici che possono accedere a piacimento nelle profondità dei santuari paleolitici, ovviamente quelli che proteggono i dogmi scientifici imposti dal regime capitalistico, che impongono una visione arida e utilitaristica della realtà, e concepiscono ogni forma di progresso solo in termini di competizione.

"In tutto il mondo vi sono soltanto alcune centinaia di accademici specializzati nell'arte preistorica. Sui membri di questa piccola e compatta comunità intellettuale grava una responsabilità pesante. In Europa, dove da generazioni i loro sforzi trovano sostegno, dove godono del completo appoggio dei governi, e dove i finanziamenti sono sempre stati relativamente lauti, essi hanno fatto in modo che più del 90% di tutte le caverne conosciute, dipinte e scolpite, del Paleolitico Superiore, siano chiuse al pubblico in modo permanente. Certo: se si vogliono preservare per il futuro questi particolarissimi luoghi, si tratta di una misura necessaria, perfino inevitabile, e tuttavia non priva di conseguenze pratiche. Significa che gli esperti accreditati, che continuano a poter entrare e uscire da queste caverne quasi a piacimento, godono di un monopolio che va ben oltre la pura ricerca. Un monopolio che consente loro di controllare gran parte del sapere prodotto sull'argomento, e garantisce che la storia che viene raccontata alla nostra società riguardo al Paleolitico incontri la loro approvazione". (dal libro "Sciamani" di Graham Hancock, pag.143)

La scoperta dei dipinti paleolitici di ALTAMIRA è una vicenda lunga, complessa e dai risvolti tragici, poichè l'autenticità delle raffigurazioni in essa contenute non poteva, e non voleva essere riconosciuta alla fine del XIX secolo, sfociando nell'accusa di falsificazione che trascinò lo scopritore, come vedremo, in una spirale di disperazione e sconforto. Di certo non esistevano mezzi scientifici per appurarne l'antichità, e nemmeno molti termini di paragone con altri esempi di arte rupestre successivamente venuti alla luce, ma l'atteggiamento ostile e derisorio dei detrattori di MARCELINO SANZ DE SAUTOLA, lo scopritore, non era esente da connotazioni ideologiche, intrise del positivismo esasperato imperante a quei tempi e da una concezione dell'uomo avversa al primato della coscienza e dei valori ad esso connaturati.

FOTO: Marcelino Sanz de Sautola  (1831-1888)  scopritore della caverna di Altamira.

MARCELINO SANZ DE SAUTOLA (1831-1888) era il proprietario del terreno sul quale è presente la CAVERNA DI ALTAMIRA, nonchè suo scopritore. Giurista e archeologo dilettante, nel 1875 visitò per la prima volta la grotta, effettuandovi delle minime operazioni di scavo. Solo nel 1879, ad una successiva esplorazione accompagnato dalla figlia di 8 anni, MARIA DE SAUTOLA, potè accorgersi delle grandi pitture presenti sulla volta della caverna, che furono notate inizialmente dalla bambina. Strano che Sautola stesso non avesse rivolto per primo lo sguardo verso l'alto, ma la mentalità dell'epoca non facevano supporre che ci fossero indizi, o addirittura opere d'arte risalenti all'epoca preistorica immortalate sulle volte rocciose, e in profondità così difficili da raggiungere. Nel 1880 Sautola pubblicò un saggio su questo ritrovamento, esponendo le sue conclusioni in merito, facendo risalire quelle opere ad epoca preistorica. Quel documento gli costò una feroce campagna diffamatoria, con tutte le maggiori testate giornalistiche aizzate contro di lui, considerato folle e truffatore, fino all'accusa di falsificazione dalla quale venne devastato fisicamente e mentalmente. La macchina del fango accademica non si fermò fino alla sua morte, nel 1888; infatti solo in seguito fu ufficialmente riconosciuta l'autenticità delle pitture e la veridicità delle sue affermazioni. MARCELINO SANZ DE SAUTOLA, però, non potè cogliere i frutti della sua dedizione, morì prima del riconoscimento delle sue teorie, e l'intero monopolio della CAVERNA DI ALTAMIRA, con il suo prezioso contenuto sapienziale ed artistico, passò nelle mani dei suoi più acerrimi persecutori, ai quali bastò scrivere un pubblico "mea culpa" per riacquistare dignità e credito. Famoso il "Mea culpa di uno scettico" di EMILE CARTAILHAC (1845-1921), considerato uno dei padri fondatori degli studi sull'arte preistorica, e uno dei più grandi calunniatori di Sautola. Nei decenni successivi al 1890 ci fu uno stillicidio di nuove scoperte d'arte rupestre preistorica, all'interno di caverne mai esplorate, tutte accomunate dallo stesso stile e cultura che avevano prodotto i capolavori di ALTAMIRA. Fra i detrattori delle tesi di Sautola non possiamo dimenticare GABRIEL DE MORTILLET (1821-1898), antropologo e archeologo francese: un uomo dalla mentalità ottusa e limitata, che definì i dipinti di ALTAMIRA come "una volgare falsificazione", chiamandone in causa, ovviamente, lo stesso Sautola. Ma non tutti si barricarono dietro i pregiudizi dell'epoca: il prof.VILANOVA Y PIERA dell'Università di Madrid appoggiò Sautola, difendendo la sua teoria in un importante congresso internazionale di antropologia; fra i partecipanti a quest'evento vi erano i più prestigiosi rappresentanti del settore.

I dipinti della caverna di Altamira

 "Dopo Altamira, tutto è decadenza"  (Pablo Picasso)

Superato il vestibolo della grotta di ALTAMIRA, dopo 30 metri si accede faticosamente alla famosa SALA DEI BISONTI POLICROMI, raffigurati su una volta di 100 metri quadrati; i 20 bisonti di grandi dimensioni sono dipinti in ocra rossa, contornati in carboncino nero; marginalmente sulla stessa volta si trova l'immagine di una cerva, due cavalli e un cinghiale. Questi dipinti sono datati 18.000 anni; simboli rossi astratti campeggiano assieme a queste grandi figure che sono state sovrapposte ad altre pitture molto più antiche, risalenti ad almeno 35.000 anni fa. Ma il portento di quest'opera, complessa e grandiosa, consiste soprattutto nel fatto che gli artisti di ALTAMIRA per realizzarla dipinsero stesi sul pavimento della grotta, perchè ai loro tempi il suolo si distanziava di appena un metro dal soffitto; dunque non poterono mai ammirare nella sua interezza il pannello come possiamo fare noi oggi. Ciò indica il profondo significato iniziatico ed evocativo di queste opere, che correlavano le profondità della terra alle potenze dell'universo, come insegna l'antico motto ermetico "come sopra, così sotto". La famosa immagine del bisonte all'attacco misura 127 cm. dalla testa alla coda ed è perfettamente proporzionato, vitale e realistico; la CERVA è la più grande fra tutti i soggetti, misura 2 metri e 25 cm, d'altezza. Il BISONTE ALL'ATTACCO, in realtà, potrebbe essere anch'esso correlato ad una mappa stellare, precisamente ad almeno 22 stelle del cielo del nord, fra Vega e Polaris, come descritto nel saggio "IL CODICE SNEFRU" di GABRIELE VENTURI, alla 2° parte(https://www.thesnefrucode.com/il-codice-snefru-parte-2/).

FOTO: una veduta della volta della Sala dei Tori Policromi della caverna di Altamira.

Più internamente, superata la SALA DEI TORI, si apre la GALLERIA DELLE FIGURE TETTIFORMI, ovvero dei complessi simboli astratti dall'enigmatica forma a capanna, barca o composti da nastri di punti rossi, che secondo la teoria dello studioso HARRY BOURNE (già autore di "Phoenicians in the East Africa-2003) potrebbero essere interpretati come mappe fluviali e imbarcazioni. Questa teoria decifra i punti rossi di cui sono composte le figure nastriformi come lo scintillio della luce sull'acqua, e le raffigurazioni con reticoli all'interno come imbarcazioni associate alla presenza dei fiumi sullo stesso pannello roccioso.

 FOTO: il famoso "bisonte all'attacco" della caverna di Altamira.


FOTO: la Cerva ritratta sulla volta della Sala dei Tori Policromi della caverna di Altamira: è lunga due metri.

Le maschere della caverna di Altamira

Alla fine del percorso all'interno della CAVERNA DI ALTAMIRA, nel luogo più difficilmente accessibile in cui ci si trova costretti a retrocedere, quattro volti enigmatici e appena accennati da brevi tratti di carboncino osservano l'audace visitatore: tratteggiati approfittando della conformazione di alcuni spuntoni di roccia, mostrano le sembianze di esseri ibridi, nè umani nè animali. Il più famoso, alto 17 cm., presenta le sembianze del DOPPIO VOLTO presente in molti altri luoghi di culto preistorici, compreso quello famoso della spelonca di EL YUYO, sempre in SPAGNA: su una sporgenza naturale della roccia sono state modellate due cavità per gli occhi, mentre una crepa trasversale nel lato inferiore contrassegna la linea della bocca; un occhio solo vi è tratteggiato con un segno circolare, sul mento è disegnata una linea verticale; la bocca forma un'apertura sul lato dell'occhio disegnato, mentre sul lato dell'occhio cieco è chiusa. Quest'entità così rappresentata può essere antesignana di tutte le divinità dal doppio volto d'epoca storica, presenti in tutte le culture del mondo, e del loro significato ancestrale. La metà indefinita del VOLTO DI ALTAMIRA può suggerire l'interpretazione di questo soggetto come un ""guardiano della soglia", o "porta" fra due mondi: quello delle dimensioni nascoste, dell'energia indifferenziata e quello della realtà rivelata, richiamata dal potere evocativo dello Sciamano.

FOTO: il volto di Altamira, integrato ad un costone di roccia.


 LA GROTTA DI FUMANE  (VERONA)

La GROTTA DI FUMANE (o Riparo Solinas) si trova sulle PREALPI VENETE, in provincia di VERONA, sul versante settentrionale di una valle, nel comune di FUMANE. Il sito fu scoperto dall'archeologo GIOVANNI SOLINAS nel 1964. Questa grotta è importante soprattutto per il successivo ritrovamento di un dipinto in ocra rossa ritraente la più antica immagine di TERIANTROPO, o di Sciamano con maschera rituale, alta circa 18 cm. e risalente a 36.000 anni fa. Nell'anno 2000 la rivista "Science" annunciò la scoperta di alcune lastre rocciose precipitate in epoche antichissime dalla volta della caverna, e ricoperte dai sedimenti del suolo. Una di queste lastre reca l'immagine semi-umana più antica del mondo, l'antesignano del dio greco PAN e di tutte le divinità dotate di corna o palchi d'epoca storica, presenti in tutto il mondo, provenienti dall'unica radice della spiritualità ancestrale; fra questi possiamo ricordare il celtico CERNUNNOS, DIONISO, il BAPHOMET, le moltissime divinità egizie munite di corna, il vedico PASHUPATI, il dio sumero ENLIL, fino al biblico MOSE', ma l'elenco diverrebbe troppo lungo: tutte queste iconografie storiche derivano dall'ancestrale archetipo del potere della Natura e dello spirito che ne guida le forze;  rappresenta, allo stesso tempo, lo Sciamano come mediatore e conoscitore di queste forze, che emergono dal basso irragiandosi verso l'infinito, come indica la possenza delle corna sul capo degli animali o, per analogia, la chioma degli alberi che più in alto si estende quanto più profonde sono le loro radici. Identifica l'uomo che guida la propria forza vitale (rappresentata dagli elementi animaleschi) trasformandola in una superiore condizione di consapevolezza ed armonia. Interessante la presenza, a lato dello Sciamano, di un animale con 6 zampe posizionato verticalmente alla sinistra dell'osservatore; inoltre il corpo del teriantropo è formato da un segno cruciforme, le sue gambe sembrano immortalate nell'atto di compiere un balzo, o  una danza frenetica; la testa è sormontata da quelle che sembrano corna bovine. Questo soggetto apparteneva certamente ad un complesso pittorico molto più ampio, purtroppo perduto a causa dell'enorme lasso di tempo trascorso dal crollo della volta al ritrovamento. Ma il mistero che avvolge questo dipinto consiste soprattutto nel fatto che può essere datato solo dal momento in cui è precipitato dal soffitto della grotta, ricoprendosi poi di concrezioni organiche databili al radiocarbonio, ma, data la mancanza di mezzi per datare l'ocra rossa con cui è dipinto, non si può sapere per quanto tempo esso rimase integro sulle pareti prima del crollo: potrebbero essere millenni, o decine di migliaia di anni, questo lo possiamo solo immaginare. Il soffitto della caverna crollò circa 25.000 anni fa; questo riparo mostra tracce di frequentazione umana per un periodo che inizia 60.000 anni fa con presenza dell'UOMO DI NEANDERTHAL, fino a 25.000 annifa.


 FOTO: il teriantropo della grotta di Fumane, descritto sopra, risalente a 36.000 anni fa.


CAVERNA DI LASCAUX

La CAVERNA DI LASCAUX è situata nella valle del fiume VEZERE, in DORDOGNA, nella FRANCIA sud occidentale, e consiste in un reticolo di gallerie profondo almeno 250 metri. Scoperta nel 1940 da 4 giovani francesi; è giusto rendere loro onore, quindi trascriviamo i nomi riprendendoli da Wikipedia: "Marcel Ravidat (1922-1995), Jacques Marsal (1926-1989), Georges Agnel (1924-2012) e Simon Coencas (1927)". L'arte parietale presente nella grotta è costituita da 6000 raffigurazioni che percorrono gallerie e antri, suddividibili in simboli astratti, animali e figure umane. Nella SALA DEI TORI si trovano le raffigurazioni più grandi, alcune delle quali raggiungono i 5 metri di lunghezza. Le pareti di questo enorme antro sono di calcite, una pietra durissima; le volte distano dal suolo dai 7 agli 8 metri; la sala misura 30 metri di lunghezza. Per dipingere i giganteschi animali che campeggiano sulle pareti di questa sala, gli artisti dovevano essere muniti di impalcature; i soggetti rappresentati sono: 3 giganteschi tori tratteggiati in nero sovrapposti ad altre figure rosse di bovini più antiche; e poi URI, CERVI e CAVALLUCCI selvatici. Nella stessa grande sala si trova il famoso LIOCORNO, così denominato perchè le sue due corna parallele ne danno quest'impressione, ma esse non si congiungono nella parte finale; viene considerato un animale fantastico ed enigmatico: le gambe posteriori sembrano umane, i segni circolari all'interno del corpo forse sono dei simboli; l'addome allungato è un'altra delle caratteristiche strane; inoltre il muso, se lo si osserva attentamente, potrebbe rivelare le fattezze di un volto umano mascherato: potrebbe essere un animale mitologico o uno Sciamano nell'atto della trasformazione, mentre assume il potere di un animale?

FOTO: il toro con il tridente dalla caverna di Lascaux.

FOTO: una raffigurazione della Sala dei tori della caverna di Lascaux.


FOTO: cavalluccio dalla caverna di Lascaux. Il nastro di punti che scende dal muso può rappresentare un calcolo astronomico.

Superata la SALA DEI TORI si giunge al DIVERTICOLO ASSIALE, dove si trovano fra le più affascinanti raffigurazioni, come la MUCCA CHE SALTA, i due CAVALLUCCI con la pancia gonfia, uno STAMBECCO, e molti altri cavalli della specie estinta "Equus ferus ferus": un grande magnifico TORO NERO in corsa, lungo 371 cm. si trova sempre nella GALLERIA ASSIALE; inoltre una MUCCA ROSSA e un MEGALOCERO dalle grandi corna ramificate. Alla svolta della galleria, nel punto in cui scende più in profondità il livello del terreno, compare la figura di un cavallo completamente rovesciata, come se stesse precipitando nel vuoto, assieme ad altre figure di cavalli più piccole.

FOTO: la mucca che salta dalla caverna di Lascaux.

FOTO: la mucca rossa dalla caverna di Lascaux.

FOTO: il megalocero dalla caverna di Lascaux. La serie di punti in basso ed il rettangolo vuoto si suppone possano rappresentare le fasi lunari.

FOTO: il cosiddetto "cavallo cinese" della caverna di Lascaux.

Superata la SALA DEI TORI e la GALLERIA ASSIALE, dopo aver percorso un passaggio tortuoso privo di raffigurazioni, ci si addentra nel tunnel della NAVATA; da questo tunnel il percorso all'interno della caverna si dirama: da un lato la GALLERIA DEI FELINI, dall'altro l'accesso al POZZO DELL'UOMO MORTO, che scende per 6 metri sotto il livello del pavimento della grotta. Avvalendosi della conformazione di una roccia sulle pareti, che forma una lieve rientranza, sono stati dipinti due BISONTI NERI INCROCIATI, nell'atto di sfuggire in direzioni opposte; l'artista ha voluto sfruttare la rientranza della superficie ritraendo le figure con la parte posteriore più piccola rispetto a quella frontale, in modo che la prospettiva potesse dare l'impressione del movimento e rendere la drammaticità dell'insieme. Ma l'enigmaticità di questa rappresentazione sta nel fatto che questi due BISONTI campeggiano sulle pareti completamente isolati, in un punto della galleria in cui non vi è nessun altro tipo di immagine vicina, nè animale nè astratta: sembra che queste figure, e la loro fuga opposta, vogliano indicare la separazione di due mondi, due dimensioni unite e, nello stesso tempo, disgiunte: la dimensione del mondo naturale, della realtà tangibile, affrescata nelle precedenti gallerie e sale con lunghe processioni di svariati animali, e la dimensione occulta, inquietante, oscura rappresentata dalla SCENA DEL POZZO DELL'UOMO MORTOe dalla GALLERIA DEI FELINI che si inoltra nelle più impenetrabili profondità della caverna. Infatti, la successiva GALLERIA DEI FELINI differisce dai percorsi precedenti per la pendenza ripida, pericolosa e difficile da affrontare; il POZZO DELL'UOMO MORTO è ancor più difficile da raggiungere, a 6 metri di profondità, e probabilmente i nostri antenati vi si sono calati tramite lunghe funi, per migliaia e migliaia di anni, considerando la lucidatura delle rocce dovuta allo sfregamento nel punto della discesa, una discesa agli Inferi, appunto. La GALLERIA DEI FELINI si estende per 25 metri nelle profondità e contiene 80 raffigurazioni: pittoriche, graffite e astratte; vi sono immagini graffite di felini, un'insolito cavallo, anch'esso graffito, ritratto frontalmente, con lo sguardo dritto verso l'osservatore;  cavalli dipinti e molti segni astratti, fra i quali uno smile ad un XIII romano; un bisonte graffito e diversi simboli a punti d'ocra rossa.

FOTO: i bisonti incrociati della galleria assiale della caverna di Lascaux.

FOTO: il cavallo che osserva lo spettatore della galleria dei felini dalla caverna di Lascaux.

Le corrispondenze astronomiche e il percorso iniziatico

La successione delle mandrie di animali nella caverna di LASCAUX, come  molte opere d'arte paleolitiche, trova indiscutibili corrispondenze con la posizione delle costellazioni osservabili nella volta celeste al tempo in cui sono state dipinte: 18.000 anni fa. La ricercatrice indipendente CHANTAL JEGUES WOLKIEWIEZ, già negli anni '90, scoprì e riferì questa importante scoperta, incontrando l'avversione degli accademici. Oggi questa non è più una teoria, ma un'evidenza della quale ormai se ne possono solo approfondire gli aspetti. Nella SALA DEI TORI si possono riconoscere le costellazioni del Toro, del Capricorno e dello Scorpione. Durante il solstizio d'estate, i raggi del sole al tramonto potevano illuminare l'intera parete dipinta del grande antro; ciò corrisponde evidentemente al criterio con cui sono stati posizionati gli ingressi di tutte le più importanti opere monumentali del mondo, comprese le piramidi egizie, permettendo alla luce nei giorni più lunghi dell'anno di accedere al percorso verso le profondità. Dove la luce del sole dev'essere riconosciuta, per analogia, come luce spirituale che accompagna nel percorso verso la crescita e la consapevolezza. Su ben 130 grotte-santuario paleolitiche analizzate dalla WOLKIEWIEZ, 122 risultarono illuminate dalla luce nel tramonto del solstizio d'estate: un risultato indiscutibile, così come anche l'origine ancestrale dei segni astrologici giunti fino a noi. Il grande TORO di LASCAUX, il cui occhio corrisponde alla stella Aldebaran, è antesignano della lunga stirpe di TORI SACRI presenti nelle culture antiche, avvinghiate indissolubilmente alle loro radici sciamaniche e alle profonde conoscenze paleolitiche. Così le informazioni presenti nella grotta registrano importanti eventi astronomici, come la MUCCA NERA CHE SALTA può essere tradotta come la rappresentazione di un'eclissi.
 
FOTO: una raffigurazione della Sala dei tori della caverna di Lascaux e le sue corrispondenze astronomiche.
FOTO: la scena del pozzo corrisponde alla posizione delle costellazioni come potevano essere osservate 17.000 anni fa.

Il misterioso CAVALLO CAPOVOLTO precipita alla svolta della GALLERIA ASSIALE, dove termina la parte percorribile della galleria, sfociando nel cunicolo terminale in discesa in cui non ci sono raffigurazioni, una specie di vicolo cieco. Corrispondenze astronomiche e significati iniziatici sono strettamente correlati nella visione olistica sciamanica: fenomeni astrali, psichici e naturali sono espressioni di una medesima forza che si manifesta a tutti i livelli della realtà; il CAVALLO CAPOVOLTO potrebbe assumere così un valore astronomico ed iniziatico nel medesimo tempo. Forse il suo precipitare nel cunicolo finale della galleria suggerisce un viaggio verso l'ignoto, associato ad una concezione capovolta della realtà; un'ipotesi ancora più ardita potrebbe trovare una correlazione con il simbolo dell'"Appeso" negli archetipi dei Tarocchi? Voglio chiarire che queste ultime sono soltanto mie personalissime teorie.

FOTO: il cavallo capovolto della caverna di Lascaux,  descritto nel paragrafo qui sopra.

La scena del "Pozzo dell'uomo morto"

Superato il tunnel che si dirama dalla SALA DEI TORI, il percorso si divide fra la NAVATA (dove sono presenti i BISONTI INCROCIATI) e il profondo baratro che termina nella "cripta" sotterranea che ospita la scena dell'UOMO-UCCELLO e del bisonte ferito di fronte a lui. Questa venne interpretata dall'archeologo statunitense ALEXANDER MARSHACK (1918-2004) come la rappresentazione di una scena mitologica, che veniva annualmente riprodotta sotto forma di rituale; oppure è da considerare come la metamorfosi dello sciamano che si trasforma metaforicamente in uccello, in quanto il suo spirito illuminato è ormai in grado di spaziare fra cielo e terra e attraverso dimensioni della realtà invisibili ai profani; così come impeccabile appare l'interpretazione astrologica dell'insieme, che vede l'uomo-uccello ferito descrivere la costellazione dei Gemelli; di fronte a lui la figura del bisonte delinea la costellazione del Toro; dietro le sue spalle quella del Leone viene indicata dall'immagine del rinoceronte. La l'uccello sulla pertica raffigura probabilmente la definitiva trasformazione dello Sciamano e l'anima liberata nell'attesa della rinascita. L'uccisione del bisonte (o toro) da cui si vedono fuoriuscire le interiora, può simboleggiare la fine di un'era cosmica, il sacrificio che implica ogni cambiamento, l'iconografia di un rituale ereditato in epoca storica con l'uccisione del toro sacro, come presso gli Egizi o nel culto mitraico. La profonda cripta di LASCAUX era dunque un luogo di purificazione e rinascita, in cui potenti energie convergevano fra cielo e terra.

FOTO: la scena del Pozzo dell'uomo morto nell'antro più profondo della caverna di Lascaux.

 La lampada ad olio della caverna di Lascaux

Vogliamo ricordare la famosa LAMPADA ad olio di LASCAUX: un manufatto estremamente raffinato, scoperto proprio nel POZZO DELL'UOMO MORTO, in pietra arenaria; la sua superficie è perfettamente levigata e l'incavo, dove probabilmente veniva bruciato grasso animale, tondo, liscio e simmetrico. Questa lampada è stat ritrovata nella cripta della SCENA DEL POZZO assieme a molte altre, più rudimentali, ma il fatto interessante è che tutte erano posizionate al contrario, come se si stesse svolgendo un rituale legato all'oscurità e all'evocazione di forze nascoste e misteriose.

FOTO: la lampada ad olio in arenaria della caverna di Lascaux.


IL RIPARO SOTTO ROCCIA DI LA MADELEINE

LA MADELEINE è un riparo naturale situato nella valle del fiume VEZERE, in DORDOGNA (FRANCIA) presso il comune di TURSAC. La sua scoperta ed il ritrovamento dei reperti paleolitici è avvenuta nel 1863, ad opera del paleontologo EDOUARD LARTET. Grazie ai numerosi ed interessanti manufatti portati preistorici alla luce è stato coniato il termine "MAGDALENIANO" per tutto ciò che riguarda ritrovamenti archeologici relativi alla stessa epoca di quelli dissepolti in questo luogo. Nel sito sono stati effettuati i più interessanti ritrovamenti dell'epoca che va da 17.000 al 10.000 circa anni fa. Nel 1926 vi è stata scoperta la sepoltura di un BAMBINO di 3 anni magnificamente adorno di monili cuciti su abiti sontuosi, esposti al Museo Nazionale di Les Eyzies-de-Tayac. Gli oggetti provenienti da questo luogo, che aveva funzione abitativa, sono considerati facenti parte di un medesimo ceppo culturale ed il loro stile è ripetuto in tutta l'EUROPA del nord e in SPAGNA e PORTOGALLO.

FOTO: il bisonte in avorio di mammuth che si guarda alle spalle dal riparo di La Madeleine, risalente a 17.000 anni fa.

FOTO: una iena in avorio di mammuth dal riparo di La Madeleine (17.000 anni)

I ritrovamenti consistono in lastre d'avorio graffite con figure animali, graffiti su pannelli di calcare, lucidatori d'osso per la concia delle pelli, propulsori per lance, punte di lancia, arpioni, strumenti di selce, bastoni di comando decorati con animali, dalla probabile funzione magica; sculture d'osso; aghi per cucire d'osso; strane figure umane ibride incise su oggetti d'osso o di pietra; splendide sculture in avorio di mammuth, come il FAMOSO BISONTE CHE SI GUARDA ALLE SPALLE, oltre al corredo del bambino estremamente ricco, formato da centinaia di conchigliee frammenti d'osso lavorati.

 FOTO: il corredo del bambino sepolto nel riparo sotto roccia di La Madeleine, risalente a 17.000 anni fa.


GROTTA DI GABILLOU

GABILLOU è un piccolo comune vicino alla cittadina di Mussidan, a un chilometro di distanza da quest'ultima; l'omonima caverna si trova nei pressi del fiume ISLE, e la sua posizione è molto particolare, perchè l'accesso si trova nella cantina di una casa privata: i proprietari ne consentono la visita due volte all'anno solo a personale qualificato. Venne scoperta nel 1941 da due personaggi che vengono nominati ovunque solo con il cognome, non si capisce perchè: M.CHARMARTY e M.TRUFFIER. La grotta è profonda circa 45 metri; in essa vi sono stati scoperti 200 graffiti, lampade di terracotta, punte di lancia risalenti all'epoca MAGDALENIANA, circa 17.000 anni fa. Fra i graffiti raffiguranti animali vi sono cervi, bisonti, cavalli...ma i più insoliti sono: una lepre, un piccolo carnivoro che forse rappresenta una donnola, un'altro essere non identificato con lungo collo e due piccole corna. Ma le opere più importanti consistono nella figura dello STREGONE DANZANTE, della DONNA DISTESA e di un UOMO VESTITO che pare ricoperto da una pesante pelliccia con capuccio con le braccia protese. Lo SREGONE DANZANTE, graffito, è alto 25 cm. e ritrae presumibilmente uno Sciamano mascherato, o comunque un TERIANTROPO; sembra chiaro che ci troviamo di fronte all'antesignano del dio PAN, CERNUNNOS...e di tutte le divinità munite di corna conosciute in epoca storica in ogni parte del mondo, come detto precedentemente. Per quel che riguarda le lampade di pietra e terracotta, sono lavorate molto rozzamente rispetto all'eccezionale lampada di LASCAUX.

FOTO: lo stregone danzante della caverna di Gabillou (17.000 anni)

FOTO: l'uomo pesantemente vestito della caverna di Gabillou (17.000 anni fa)


GROTTA DI TROI FRERES

La grotta di TROI FRERES si trova nel sud-ovest della FRANCIA, dipartimento ARIEGE, ai piedi dei PIRENEI francesi, e fa parte del complesso di tunnel sotterranei comprendenti anche la grotta di LE TUC D'ADOUBERT (a ovest) e ENLENE (a est); TROI FRERES si trova al centro di queste due. Nei pressi delle grotte scorre il fiume VOLP. Uno stretto passaggio collega TROI FRERES ad ENLENE, mentre non vi sono collegamenti con LE TUC D'ADOUBERT. Le grotte sono state scavate dalle acque del fiume VOLP. Le raffigurazioni rupestri ivi presenti risalgono a circa 15.000 anni fa. La grotta prende il nome ("I tre fratelli") dai tre figli del conte HENRI BEGOUEN che la scoprirono nel 1914. Vi si trovano numerosi graffiti di animali, gra i quali complesse raffigurazioni confuse e sovrapposte, di difficile interpretazione. Ma è famosa soprattutto per l'immagine dipinta del famoso STREGONE, studiata e riprodotta nei famosi disegni dell'ABATE HENRI BREUIL (1867-1961), archeologo e antropologo francese. Dobbiamo precisare che questa figura è molto vaga, si possono definire chiaramente soltanto il buso, le gambe, i piedi e un braccio proteso; la testa, scomparsa del tutto, può essere soltanto immaginata sulla base di labilissimi segni sfumati in nero e solchi che potrebbero far parte della conformazione della roccia. Rimane comunque molto affascinante la ricostruzione di BREUIL. Questa figura teriantropica si trova nella parte finale della grotta, in un antro a più di 400 metri dall'ingresso. In mezzo ad un complesso di raffigurazioni animali graffite, è delineata una grande immagine FALLIFORME di 59 cm., che segue la conformazione di un insenatura della roccia. Raffigurazioni umane comprendono: lo STREGONE appena descritto, un'altra figura teriantropica dalle sembianze di un UOMO-BISONTE che suona un flauto in mezzo ad un insieme confuso di figure animali che sembrano descrivere un'allucinazione; possiamo supporre che, tramite le note dello strumento e l'eco generato all'interno della grotta, possa essere la rappresentazione di un cerimoniale teso ad evocare forze nascoste, delle quali ogni animale rappresenta un aspetto: l'UOMO-BISONTE, infatti, suona il suo flauto in mezzo ad un coacervo di cavalli, bisonti, stambecchi, orsi...e più si osserva la ricostruzione di questo insieme più animali compaiono, proprio come in una visione. E forse è proprio questo che l'artista ha voluto immortalare? Con qualche sforzo d'immaginazione in più potremmo considerarlo come una raffigurazione del potere creativo del suono nell'universo, considerando il notevole numero di flauti d'osso venuti alla luce in siti paleolitici, e anche la potenza suggestiva del suono fra gli echi delle caverne. Lo Sciamano suonatore di flauto, attorno al quale si radunano tutte le potenze del cosmo, potrebbe essere considerato come antesignano del divino suonatore KRISHNA, incarnazione del Brahma supremo.

 FOTO: lo stregone della caverna di Troi Freres, datato 17.000 anni fa.

FOTO: il coacervo di animali in mezzo al quale si nota l'immagine di un teriantropo-stregone che suona un flauto, dalla caverna di Troi Freres. Questa ricostruzione del graffito permette di esaminare i particolari, altrimenti difficilmente identificabili.

FOTO: ricostruzione del graffito raffigurante il teriantropo con il flauto in mezzo al caotico pannello di animali, dalla caverna di Troi Freres.

FOTO: simbolo claviforme dalla caverna di Troi Freres

LA CAVERNA DI TUC D'ADOUBERT

TUC D'ADOUBERT appartiene al gruppo di tre caverne che si trovano ai piedi dei PIRENEI centrali, e di cui fanno parte LE TROI FRERE (di cui abbiamo trattato sopra) ed ENLENE. Ci troviamo nei pressi del fiume VOLP, dipartimento ARIEGE, FRANCIA sud occidentale. A questa grotta si accede soltanto con la barca, non ha collegamenti con LE TROI FRERES, e le sua gallerie si estendono su tre piani e terminano con la famosa SALA DEI BISONTI D'ARGILLA, di cui ci occiperemo in seguito. Venne scoperta nel 1912 dal conte HENRI DE BEGOUEN, due anni prima di quella di TROI FRERES, nel tentativo di risalire alla sorgente del fiume. Le gallerie si estendono più o meno a 400 metri, come quelle di TROI FRERES. Non mancano graffiti raffiguranti animali strani, bisonti, figure di esseri mostruosi, o non identificati, oggetti in osso, come testa di cavalli e cervi, un camoscio inciso su mandibola di bisonte, graffiti parietali a forma di P, detti "SEGNI CLAVIFORMI", in gran profusione; numerose impronte di piedi scalzi impresse sull'argilla...Ma la scoperta più sensazionale consiste nei due BISONTI D'ARGILLA, modellati nella parte superiore a tutto tondo, con maestria tale da farli sembrare opera di civiltà arcaiche. Un'altro piccolo bisonte di terracotta, lungo 7 cm. circa, è stato scoperto nei pressi degli altri due. Queste opere statuarie sono uniche nel contesto dei ritrovamenti fino ad oggi effettuati riguardanti l'arte paleolitica. Osservarli da vicino deve fare l'effetto di un viaggio nel tempo, perchè recano le impronte digitali degli artisti e le tracce degli strumenti utilizzati per modellarli. Sono datati 14 mila anni. I piani superiori della grotta, dove non scorrono le acque del fiume, includono "IL PANNELLO DEI MOSTRI", dove sono ritratti due esseri favolosi; il SOFFITTO DEI BISONTI, che reca l'immagine di due bisonti tracciati nell'argilla con le dita, lunghi più di 100 cm., con tracce di altri segni non figurativi accanto; la GALLERIA DELLE IMPRONTE, dove si trova il maggior numero di impronte del passaggio umano; la cosiddetta STANZA NUZIALE consiste in un livello superiore della grotta, che porta ad un vano inferiore dove è presente l'incisione di un cavallo e una specie di maschera scolpita su una roccia.

FOTO: i bisonti d'argilla della caverna di Tuc d'Adoubert di cui si è trattato qui sopra, datati 14.000 anni.


GROTTA DI ENLENE

Come detto sopra, la grotta di ENLENE appartiene allo stesso gruppo di 3 grotte che si trovano ai piedi dei PIRENEI centrali, e di cui fanno parte LE TROI FRERE (di cui abbiamo trattato sopra) e TUC D'ADOUBERT, lungo le sponde del fiume VOLP, dipartimento ARIEGE. All'interno sono state scoperte molte PLACCHETTE d'osso incise, PROPULSORI per lance decorati con figure animali, RONDELLE con foro centrale datate all'epoca MAGDALENIANA, circa 14.000 anni fa. Per quel che riguarda le rondelle incise si è pensato che fossero decorazioni per pesanti costumi di pelle, ma recentemente si è avanzata l'ipotesi che possano avere avuto la funzione di pesi per filatura ponendo, dunque, l'origine dell'arte della tessitura molto più addietro nel tempo; questi dischi, decorati in modo assai sbrigativo, possono essere d'osso, ardesia o arenaria, ed esempi significativi ne sono stati scoperti in molti siti magdaleniani d'Europa; solitamente misurano circa 8 cm. Due teste di bosonte su propulsore quasi identiche sono state trovate rispettivamente ad ISTURITZ (Nuova Aquitania, PIRENEI Atlantici) e ad ENLENE, attribuiti allo stesso artista: questo indica che i creatori di queste opere raffinate facevano parte di un personale altamente specializzato, adibito alla decorazione dei luoghi di culto e dei manufatti più preziosi, come il PROPULSORE per lance, che per il cacciatore preistorico aveva lo stesso valore attribuito alla propria lancia dal cavaliere medievale: un oggetto lavorato con estrema cura, recante dei veri e propri capolavori artistici, tramandato probabilmente di generazione in generazione.

FOTO: due bisonti sull'estremità di un propulsore per lance, in osso, dalla caverna di Enlene.

FOTO: due aste di propulsori, una dalla caverna di Enlene, una da Isturitz, decorate con figura di bisonte: dallo stile iconografico si può dedurre che siano opera dello stesso artista.

FOTO: testa di cavallo in osso dalla caverna di Enlene.


GROTTE D'ISTURITZ, OXOCELHAYA ED EBERUA

Le grotte ISTURITZ OXOCELHAYA si trovano sul lato dei PIRENEI ATLANTICI, regione AQUITANIA, FRANCIA, vicino alle località d'ISTURITZ e SAINT MARTIN D'ARBEROUE. Sono formate da concrezioni di calcite e la loro lunghezza si estende per 600 metri. Le tracce della loro occupazione vanno dagli 80.000 ai 10.000 anni fa. Lo scenario è quello della zona collinare di Gaztelu, nella valle dell'ALBEROUE.

Etimologia: "OXOCELHAYA" deriva dal basco e significa "campo di lupi". ISTURITZ è di più difficile interpretazione, può designare un nome di luogo, come "luogo della fontana" o "luogo della roccia".

Queste caverne sono stae abitate inizialmente dall'UOMO DI NEANDERTHAL per decine di migliaia di anni, a partire da 80.000 anni fa. Successivamente sono state frequentate nel PALEOLITICO SUPERIORE, in epoca AURIGNAZIANA e MAGDALENIANA, da 40.000 a 10.000 anni fa.

La scoperta della grotta d'ISTURITZ risale al XIX secolo, anche se se ne conosceva già l'esistenza in epoca medievale.La grotta di OXOCELLHAYA più importante riguardo le grotte ISTURITZ-OXOCELHAYA è stata scoperta nel 1929; nel 1973, infine, quella di EBERUA. 

Il ritrovamento più importante della grotta di ISTURITZ è la serie di  flauti (in totale una ventina: 20) risalenti a più di 30.000 anni fa, ricavati da osso cavo di avvoltoio, appartenenti alla cultura detta AURIGNAZIANA. Oltre a 3000 sculture in svariati materiali, incisioni, oggetti ornamentali come perline di pietra. Il flauto d'osso più antico proveniente da questa grotta è fatto risalire a circa 40.000 anni fa, gli altri ricoprono un arco di tempo da 40.000 a 20.000 anni fa. Questi flauti ricavati da osso d'uccello, straordinario conduttore di suono, possono modulare fino a 11 note diverse. Si ritiene che i PIRENEI francesi siano stati un importante centro di produzione di strumenti musicali, in particolare flauti, il cui effetto sonoro potrebbe essere associato al suono prodotto dalle stalattiti quando vengono colpite, simile a quello dei tasti di un pianoforte.

FOTO: i flauti scoperti nella caverna di Isturitz, in osso d'uccello, datati fino a 40.000 anni fa.

Gli oggetti artistici ritrovati nella grotta di ISTURITZ sono PROPULSORI di lancia decorati con figure animali; RADDRIZZATORI DI LANCE con foro per riallineare le lance deformate, solitamente decorati con figure animali; TESTINE di animali in pietra; CIONDOLI; STATUETTE; LAMINE D'OSSO decorate con graffiti; BASTONI decorati con profonde incisioni a forma di spirale; PUNTE DI LANCIA; ARPIONI in osso; STRUMENTI DI SELCE; lucidatori d'osso per lavorare le pelli; PITTURE e GRAFFITI PARIETALI.

FOTO: ciondolo di pietra a forma di orsetto dalla caverna di Isturitz. Datati 35.000 anni.

FOTO: rondella in arenaria traforata e incisa, probabile peso per filatura. Questi reperti testimoniano un alto livello raggiunto nella lavorazione degli abiti, retrodatando l'uso della filatura. Datazione: 18.000 anni.

Oltre ai FLAUTI di cui abbiamo trattato sopra, oggetti interessantissimi sono emersi dalla grotta ISTURITZ, come alcune CALOTTE CRANICHE UMANE, dalla funzione sconosciuta, ma comunque levigate nei bordi e alcune addirittura incise con raffigurazioni animali. Una TESTA DI BISONTE a bassorilievo su un PROPOLSORE per lance dalla fattura simile a quello ritrovato nella grotta ENLENE, di cui abbiamo trattato precedentemente, ed è probabile che sia opera dello stesso artista. Una rara TESTA DI ORSO in arenaria estremamente realistica; un simpatico CIONDOLO a forma di ORSETTO in pietra che a guardarlo sembra quasi un peluche! Una statuetta di bisonte frammentaria estremamente realistica; una PLACCHETTA D'AVORIO decorata con due strane figure umane striscianti: un uomo dalle fattezze teriantropiche che insegue una donna anch'essa semi-umana, dal corpo robusto e ricoperto di peli; l'uomo alle sue spalle ha un profilo quasi felino, simile all'iconografia del leone delle caverne, indossa bracciali al collo e alle braccia; dll'altro lato la placchetta è decorata con due figure di bisonti; l'oggetto è lungo 10 cm: si può forse trattare di una scena che riproduce una metamorfosi sciamanica nell'acquisizione dei poteri dell'animale inciso sul lato opposto? Vi sono inoltre le teste di cavallo raffinatissime intagliate su osso (di cavallo); le straordinarie ASTE DECORATE A SPIRALI, d'osso, con incisioni profonde e di grande fascino, probabilmente si tratta di oggetti cultuali; un insolito UCCELLO inciso si osso; un magnifico RADDRIZZATORE DI LANCE con la figura di uno stambecco le cui corna si estendono attorno al foro; un FALLO di pietra, dalle dimensioni non pervenute. L'arte parietale annovera graffiti e bassorilievi raffiguranti BISONTI, CAVALLI, RENNE, SEGNI ASTRATTI.

FOTO: aste d'osso decorate con motivi astratti dalla caverna di Isturitz, datate circa 35.000 anni fa.

FOTO: manufatto falliforme, dalla caverna di Isturitz, datato circa 35.000 anni fa.


GROTTA DI NIAUX

La grotta di NIAUX è stata scoperta nel 1906 dall'ABATE HENRI BREUIL (1877-1961) e da EMILE CARTHAILAC (1845-1921), due francesi padri fondatori degli studi sull'arte rupestre. Si trova nel dipartimento ARIEGE, regione OCCITANIA, ai piedi settentrionali dei PIRENEI francesi. L'ingresso della grotta è largo 50 metri per 55 metri d'altezza; la sua profondità è di 800 metri. I dipinti in essa presenti risalgono ad epoca MAGDALENIANA, e sono datati circa 17.000 anni fa. Nella GALLERIA D'ENTRATA non ci sono raffigurazioni naturalistiche, ma vi ono dipinti segni astratti come punti linee e SEGNI CLAVIFORMI, ripetuti in modo simile in tutto il mondo e perciò identificati come una forma di scrittura universale ed ancestrale, riconoscibile da tutti.

In fondo alla caverna, a 800 metri dall'ingresso, dopo un lungo percorso di gallerie anch'esse recanti alcune raffigurazioni, si apre la famosa SALA NERA (SALON NOIR) dove si trovano le più importanti opere pittoriche di questo sito. All'ingresso del grande antro un salmone è inciso sull'argilla del passaggio laterale. Seguono figure di BISONTI tratteggiate in rosso e associate ai soliti simboli CLAVIFORMI. Altre superbe immagini di animali tratteggiate in nero campeggiano sulle pareti della grande sala : STAMBECCHI, CAVALLI, BISONTI.

Il bisonte dal volto umano e la metamorfosi dello stregone

Nella SALA NERA campeggia innanzitutto il pannello con il bisonte su cui simbolicamente sono state disegnate due frecce nere e due rosse. Questo BISONTE presenta un aspetto consueto nell'arte paleolitica, che senz'altro indica un processo di metamorfosi, perchè sul profilo dell'animale si sovrappone un mento, un naso e un occhio umano, vi è inoltre disegnato un orecchio e una linea che giunge all'estremità superiore; bisogna rimanere per un po' concentrati sull'immagine per riuscire ad identificarlo, un'illusione ottica simile ad un opera di Arcimboldo! Queste metamorfosi sono legate a rituali sciamanici sugli ANIMALI DI POTERE, in cui lo stregone assume la particolare virtù di un animale (per esempio; orso-introspezione; civetta-visione attraverso le tenebre; serpente-potere di incantare; lupo-esplorazione, ecc...) annullando sè stesso nell'identificazione totale con l'oggetto della sua concentrazione.

FOTO: il bisonte dal volto umano descritto nel paragrafo qui sopra, dalla caverna di Niaux. Datazione: 17.000 anni.

Un magnifico STAMBECCO tratteggiato in nero in modo molto naturalistico, largo circa 50 cm., è fra le immagini di più grande spessore artistico della grande SALA NERA.

 FOTO: lo stambecco nero raffigurato nella caverna di Niaux. Datazione: 17.000 anni.

Il CAVALLO dal pelo lungo e dalle ombreggiature evidenziate è il tipico "cavallo europeo", EQUUS FERUS, una specie variopinta, estinta, che abitava l'Europa dell'Era glaciale. Lunghezza: 30 cm.

FOTO: il cavallo dal pelo lungo dell'era glaciale dalla caverna di Niaux. Datazione: 17.000 anni.

Significative sono i due simboli a forma di piuma, dipinti in rosso su uno spuntone di roccia, che puntano in direzioni opposte; altri segni di questo genere si trovano pressochè ovunque nella grotta di NIAUX, associati a figure animali o isolati. Questo simbolo è presente in tutti i contesti paleolitici ed ha anch'esso valenza universale.

FOTO: i segni astratti a forna di piuma dalla caverna di Niaux, disegnati su una sporgenza rocciosa.

Un'immagine rara nell'arte rupestre è rappresentata nel disegno di una donnola presso NIAUX, tratteggiato in modo molto abile e veloce, isolata nel grande pannello vuoto che la ospita.

 FOTO: una rara immagine di donnola, o ermellino, dalla caverna di Niaux. Datazione: 17.000 anni.

Altre figure apparentemente incompiute forse vogliono suggerire un'emersione delle forze incarnate dagli animali stessi dalle profondità della Terra, o della roccia: ricordiamo che un simile stile iconografico è presente anche nell'antica arte del BOSCIMANI del SUD AFRICA, riferibile alle stesse remotissime epoche delle pitture rupestri paleolitiche europee. Questo significa che le immagini parziali, o spezzate nella metà del corpo per riemergere successivamente in superficie (ricordiamo la raffigurazione di un lungo serpente che entra ed esce dalla superficie rocciosa nell'arte rupestre dei BOSCIMANI), appartenevano ad una tradizione universale attribuibile alla concezione sciamanica della realtà: la Terra, e soprattutto la roccia, come "portale" dimensionale fra il mondo visibile e le "forze" in potenza nascoste nell'oscurità dell'ignoto.

FOTO: uno dei bisonti della Sala nera della caverna di Niaux. Datazione: 17.000 anni.

FOTO: il bisonte della galleria profonda della caverna di Niaux, tracciato sul pavimento d'argilla.

Le impronte dei passi degli artisti sono impresse nel fango solidificato della GALLERIA PROFONDA, dove si trova anche un'immagine di BISONTE disegnata nell'argilla fresca sul terreno, con tre fori in mezzo al corpo.


GROTTA DI MARSOULAS

La grotta di MARSOULAS, di origine calcarea, si trova nel dipartimento dell'OCCITANIA (FRANCIA) ed è stata formata dall'azione delle acque del fiume GARONNA. Non è una grotta molto grande, se confrontata alle altre immense gallerie dei PIRENEI francesi: lunga appena 100 (cento) metri, ospita fra le più affascinanti opere pittoriche del PALEOLITICO MAGDALENIANO, datate a più o meno 17.000 anni fa. Le prime indagini archeologiche sono state affettuate nel 1883, successivamente se ne occuparono gli archeologi ed antropologi HENRI BREUIL (1867-1961) e ANDRE' LEROI GOURHAN (1911-1986).

Nell'antro subito dopo l'ingresso, si possono ammirare due GRANDI PANNELLI (a destra e a sinistra della galleria) con delle splendide raffigurazioni policrome di animali, che raggiungono 1 o 2 metri di lunghezza, dense di significato simbolico perchè associate a grandi segni astratti sovrapposti al corpo degli animali, identici a quelli ripetuti presso tutte le caverne e i siti paleolitici europei. I dipinti presentano colori talmente vividi da sembrare appena usciti dalla macchina del tempo, e consistono in BISONTI, CAVALLI, SEGNI ASTRATTI...ma non mancano rarissime incisioni di ritratti antropomorfi, molto ingenue ed approssimative rispetto alla cura con cui sono rappresentati gli animali e le statuette delle cosiddette "veneri"; ciò probabilmente perchè l'uomo veniva considerato un catalizzatore di energie, non separato dalle forze della Natura, ma intimamente connesso ad esse. Ed era questa la fonte del suo potere, il potere della fluidità, che si può identificare in ogni cosa attraversando ogni livello della realtà. Le statuette femminili imitavano per analogia tutto il potere creativo della Natura: in quest'ottica non devono essere considerati ritratti femminili, ma vere e proprie incarnazioni della GRANDE DEA, che in epoca storica chiameremo Iside, Astarte, Cibele, ecc...

FOTO: i grande pannello della galleria nell'antro subito dopo l'ingresso della caverna di Marsoulas. Datazione: 17.000 anni.

FOTO: immagine antropomorfa dalla caverna di Marsoulas, associata a segni astratti. Datazione: 17.000 anni.


LA GROTTA DI PECH MERLE

La grotta calcarea di PECH MERLE è situata nella valle del fiume CELE', nella regione OCCITANIA, dipartimento LOT, presso il comune di CABRERETS, nell'ambito dei PIRENEI francesi sud occidentali. Le sue gallerie sotterranee solo lunghe più di un chilometro ed ospitano raffigurazioni parietali datate all'epoca GRAVETTIANA, circa 25.000 anni fa. Le gallerie sono state scavate da un grande fiume che in epoche remotissime occupava tutta la valle. L'etimologia del nome deriva dalla lingua d'Oc (Occitano): "pech" significa collina, "merle" si traduce come "merlo"; dunque "PECH MERLE" è LA COLLINA DEL MERLO. La grotta venne scoperta per la prima volta nel 1915, dal medico chirurgo HENRI REDON (1889-1974), in seguito ispezionata dall'abate AMEDEE LEMOZI (1882-1970) e dallo speleologo ANDRE' DAVID (1906-1977).

Il percorso della grotta consiste in più sezioni denominate: SALA DI COMBEL, FRISE' NOIRE, LA CAPPELLA DEI MAMMUTH, SALA DELLA DONNA-BISONTE, SALA DELL'UOMO FERITO, GALLERIA DELL'ORSO. Le immagini presenti, tra animali e simboli astratti, sono in tutto 576. La particolarità di questo luogo è la presenza di un eccezionale numero si simbologie astratte. Fra le altre cose ci sono 12 figure umane, compreso il famoso UOMO FERITO di cui ci occuperemo in seguito.

La GALLERIA COMBEL, subito dopo il tunnel d'ingresso, è quella che ospita le pitture più antiche, che superano i 25.000 anni. Fra queste vi è l'immagine di un leone tratteggiato in rosso iconograficamente simile a quelli presenti nella CAVERNA DI CHAUVET. Alle sue spalle, sempre tratteggiato in rosso, un cavallo al galoppo dalla testa piccolissima e dalla grossa pancia simile al cosiddetto CAVALLO CINESE della caverna di LASCAUX.

FOTO: i cavalli pezzati di Pech Merle. Datazione 25.000 anni.

La SALA DEI FREGI NERI (FRISE' NOIRE) ospita 25 immagini di animali su una parete di 7 metri di lunghezza, disegnati in nero con ossido di manganese: BISONTI, MAMMUTH, CAVALLI. I famosi CAVALLI PEZZATI si trovano alla tappa successiva, associati a sei impronte di mani stampate in nero, punteggiature rosse e altri segni astratti. Questi enigmatici cavalli sono datati almeno 29.000 anni; sono stati dipinti integrandoli alla forma della sottile lastra di pietra lunga 4 metri. Generalmente questo dipinto è stato considerato come un punto di riferimento dagli studiosi per classificare l'aspetto delle specie estinte europee, indicando i punti di cui i cavalli sono ricoperti come ritraenti il naturale mantello pezzato di questa specie, che doveva comprendere esemplari molto variopinti. Un team internazionale di scienziati, con la soprintendenza delle università di YORK e di BERLINO, attraverso le prove del DNA, è riuscito ad accertare la presenza di cavalli maculati in EUROPA nel PALEOLITICO SUPERIORE, da 50.000 a 10.000 anni fa. JEAN CLOTTES (1933), fra i più importanti studiosi della Preistoria, ha fatto notare che i punti debordano dal corpo dei cavalli, e potevano quindi assumere un valore simbolico, spirituale.

FOTO: testa d'orso graffita dalla caverna di Pech Merle. Datazione: 25.000 anni.

La SALA DELL'UOMO FERITO ospita una delle immagini più enigmatiche dell'arte paleolitica: l'iconografia di un uomo trafitto da lance, lungo 75 cm., dipinto in ocra rossa e sormontato da un essere alato dall'apparenza strana, detto AVIFORME. Un'altra immagine simile si trova nella grotta di COUGNAC, ma fa parte di una tradizione ancestrale, presente spessissimo anche nell'arte preistorica dei BOSCIMANI (SAN) del SUD AFRICA. A questa sala si accede mediante un percorso tortuoso; l'antro oggi è stato reso agibile approfondendo il livello del pavimento, ma ai tempi in cui quest'immagine è stata dipinta il soffitto era alto poco più di un metro, e l'artista che l'ha dipinto doveva strisciare fino alla parete per poter eseguire la sua opera, che poteva essere visitata soltanto dopo un percorso difficoltoso e arduo. l'archeologo sudafricano DAVID LEWIS WILLIAMS, che ha elaborato la teoria sull'origine allucinatoria e visionaria delle raffigurazioni paleolitiche, interpreta l'iconografia dell'UOMO FERITO come la rappresentazione delle prove a cui lo Sciamano si deve sottoporre per raggiungere la condizione di veggente, liberando la propria mente da ogni ostacolo che si potesse frapporre fra lui e la percezione della realtà vera, che consiste nella comunicazione con livelli invisibili all'uomo comune e all'interpretazione del loro linguaggio nella realtà tangibile. Perchè ciò fosse possibile era necessario affrontare la sofferenza, il disinganno rappresentato dalle frecce che trafiggono simbolicamente il corpo dell'uomo. Infatti l'immagine AVIFORME sopra di lui potrebbe essere interpretata come l'uccello sulla pertica della SCENA DEL POZZO di LASCAUX, o la figura dell'uomo-uccello che percorre anche la fase Neolitica fino all'epoca storica. L'UOMO FERITO di PECH MERLE, peraltro, non presenta caratteristiche propriamente umane: il suo volto ricorda sempre il becco di un uccello, ed è probabile che simbolizzi lo Sciamano nell'atto della sua metamorfosi, proprio come gli UOMINI DANZANTI della GROTTA dell'ADDAURA in SICILIA, risalente al tardo paleolitico., di cui tratteremo più innanzi. Questo soggetto simbolico è giunto fino ai giorni nostri nella figura del SAN SEBASTIANO dell'iconografia cristiana. GRAHAM HANCOCK riconosce anche nell'iconografia di CRISTO crocifisso l'archetipo sciamanico dell'uomo ferito, unito alla simbologia dei solstizi e degli equinozi della croce, che, come abbiamo trattato precedentemente, ha origini ancestrali ed è presente nelle raffigurazioni paleolitiche della caverna di CHAUVET. Altri "uomini feriti" saranno esaminati nei capitoli successivi, relativi alle grotte di COSQUER e COUGNAC.

FOTO: l'uomo ferito della caverna di Pech Merle, di cui abbiamo trattato qui sopra. Datazione: 25.000 anni.

Il pannello della DONNA BISONTE dell'omonima sala della caverna di PECH MERLE, riproduce immagini tratteggiate in nero e rosso di figure femminili dalle vaghe fattezze teriantropiche, di piccole dimensioni, che sono in realtà indefinibili, prive di testa e simili ad apparizioni inquietanti emergenti dall'oscurità; forse figure simboliche.

 FOTO: le figure femminili della caverna di Pech Merle, dal pannello della "donna bisonte". Datazione: 25.000 anni


LA CAVERNA DI COUGNAC

La caverna calcarea di COUGNAC si trova presso il comune di PAYRIGNAC, dipartimento LOT, PIRENEI, FRANCIA. E' profonda circa 100 metri. Nell'antro finale sono state scoperte numerose pitture risalenti al periodo GRAVETTIANO, quindi antiche più di 25.000 anni. La galleria d'ingresso ospita raffigurazioni più recenti, del periodo MAGDALENIANO successivo che giunge fino a 14.000 anni fa. Le grotte del sito di COUGNAC sono due: una d'interesse geologico con concrezioni calcaree, e quella con testimonianze paleolitiche, distanti 200 metri una dall'altra. Scoperte nel 1952 da un gruppo di sei persone: "LUCIEN GOULUMES, RENE' BORNE, JEAN MAZET, ROGER (senza cognome), MAURICE BOUDET, ALPHONSE SAUVANT" (nomi riportati da Wikipedia e dal sito "Dons-maps.com").

Gli uomini feriti di Cougnac

Proprio a 100 metri dall'ingresso della grotta, si giunge ad un insieme di raffigurazioni comprendenti prevalentemente CERVI, MAMMUTH, BISONTI, MEGALOCERI. All'interno del corpo di un grande cervo dipinto in ocra rossa, appartenente ad una specie estinta dalle grandi proporzioni, appare una delle celebri immagini di UOMINI FERITI. Questa prima figura è priva di spalle, testa e braccia (i piedi quasi mai erano ritratti). L'uomo ha due lance conficcate sulla schiena e una sotto i glutei; la sua incompletezza forse indica una parziale emersione dall'oscurità, sul filo della tradizione estesa fino al SUD AFRICA (arte SAN-BOSCIMANI) diretta ad immortalare soggetti che entrano ed escono dalla profondità della materia, proveniendo dalla sua dimensione nascosta e scomparendo di nuovo in essa. Più a lato di quest'immagine compare, di proporzioni minori, la bellissima figura di un MEGALOCERO perfettamente proporzionata, dipinto in ocra rossa. Il significato di quest'iconografia lo abbiamo accuratamente spiegato nel capitolo sopra su PECH MERLE, e riassumendo si può considerare un'archetipo delle dure prove che l'iniziato deve affrontare per raggiungere il potere della conoscenza e della preveggenza.

FOTO: uomo ferito incompleto della caverna di Cougnac. Datazione: 25.000 anni.

Il secondo uomo ferito di Cougnac

Il secondo UOMO FERITO di COUGNAC è anch'esso compreso dentro il corpo di un grande animale, in questo caso un MAMMUTH, ed è completo di tutti i suoi atributi: testa, braccia gambe. Il profilo del capo presenta una forma indefinibile, le gambe e le braccia sono appena accennate, il corpo assume fattezze teriantropiche: è trafitto da 7 lance, che partono dalla schiena, addome, e una sembra attraversare la testa. La testa dell'uomo è inclusa nella volta cranica del pachiderma; come al solito, non vi è traccia di sangue, in quanto evidentemente si tratta di una rappresentazione puramente simbolica.

FOTO: il secondo uomo ferito della caverna di Cougnac. Datazione: 25.000 anni.

Altre similitudini con le immagini presenti nella vicina caverna di PECH MERLE, distante appena 4 chilometri, sono i simboli detti AVIFORMI, uno dei quali campeggia sopra la figura dello stesso UOMO FERITO dei PECH MERLE: evidentemente si tratta di una rappresentazione simbolica riconosciuta universalmente all'epoca nell'area europea, il cui significato è sconosciuto, ma che ricorda la figura di un uccello resa in forma piuttosto geometrica.


GROTTA SOTTOMARINA DI COSQUER

La storia della grotta di COSQUER è una delle più affascinanti: scoperta nel 1991 dal subacqueo francese HENRI COSQUER durante un incursione, è stata sommersa dall'innalzamento delle acque dopo la fine dell'Era Glaciale. La grotta si trova a pochi chilometri da MARSIGLIA (FRANCIA), ed  ubicata fino a 30 metri sotto le acque del Mediterraneo. L'accesso sottomarino è lungo 160 metri e conduce ad un antro sotterraneo di 50 metri di diametro, rimasto libero dalle acque, e ricco di dipinti ritraenti animali e impronte di mani. Nell'ERA GLACIALE, e precisamente 27.000 anni fa (periodo a cui risalgono le pitture all'interno) l'apertura della grotta si trovava ai piedi di una parete rocciosa argillosa erosa dalle acque milioni di anni fa, detta CALANCO. Di fronte ad essa si doveva estendere una vasta steppa ricca delle specie animali ritratte nei dipinti. Le sponde del mare era distanti almeno 10 chilometri, dove adesso sommergono il sito. Più di cento sono le figure animali dipinte all'interno, che comprensono: URI, STAMBECCHI, BISONTI, ecc...

FOTO: schema che llustra la posizione della grotta di Cosquer ed il passaggio sotto le acque del mare.
FOTO: uno strano essere non identificato sulle pareti della caverna di Cosquer; alcuni lo interpretano come teriantropo.

FOTO: cavalli dalla caverna di Cosquer. Datazione: 25.000 anni.

Il soggetto più emblematico dipinto sulle pareti rocciose sono gli enigmatici segni, simili ad uno strano alfabeto figurativo, rappresentati dalle celebri MANI MUTILE, che chiameremo così perchè alcune di esse si presentano prive di alcune dita. 

Totale delle categorie di mani dipinte nella grotta COSQUER:

10 mani sinistre con tutte le dita intatte; 3 mani destre con tutte le dita intatte; 2 esempi di mani con i mignoli piegati; 15 con mignolo e anulare piegati; 6 con medio, anulare e mignolo piegati; 1 mano destra con tutte le dita piegate eccetto il pollice; una mano sinistra con tutte le dita piegate eccetto il pollice. JEAN CLOTTES (nato nel 1930), studioso di Preistoria e specialmente dell'era paleolitica, e JEAN COURTIN (1936) specializzato in Preistoria e Protostoria, attribuiscono a queste raffigurazioni un carattere rituale, riferito ad una forma di comunicazione gestuale dal carattere magico-simbolico.

FOTO: le mani dalle dita ripiegate sul grande pannello della caverna di Cosquer. Datazione: 25.000 anni.


GROTTA DI MAS D'AZIL

La grotta di MAS D'AZIL si trova sul massiccio PLANTAUREL dei PIRENEI FRANCESI, regione OCCITANIA; è stata scavata dalle acque del fiume ARIZE milioni di anni fa. La sua occupazione risale dal Paleolitico fino all'epoca storica. L'ingresso meridionale è alto 51 metri. Le sue gallerie sono profonde 2 chilometri e 100 metri. Questa grotta è parzialmente attraversata da una strada, la costruzione della quale ha permesso la scoperta di molti reperti archeologici. I primi scavi furono effettuati da EDOUARD PIETTE (1827-1906) dal 1887 al 1889, purtroppo interrotti dal suo cattivo stato di salute. La ricca collezione da lui raccolta è esposta al Museo Nazionale di Saint Germain en Laye. In epoca storica la grotta divenne rifugio delle prime comunità cristiane perseguitate, e nel Medioevo fu occupata da gruppi Catari e Protestanti, fuggiti a persecuzioni e sconfitte militari. I ritrovamenti archeologici in questa grotta risalgono a 17.000-14.000 anni fa, e consistono in numerosi oggetti come attrezzi da lavoro, PROPULSORI PER LANCE decorati con figure animali come BISONTI, CAVALLI, CERVI, UCCELLI, PESCI, un oggetto FALLIFORME, 1300 sassi con segni astratti in ocra rossa, punte di lancia, arpioni, ecc...Il raffinato repertorio d'oggetti rinvenuto in questa grotta ha indotto gli studiosi a denominare gli autori di questo stile artistico come appartenenti ad una particolare cultura denominata AZILIANA.

FOTO: dente di cavallo lavorato con figura di stambecco dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione: 17.000 anni

FOTO: manufatto falliforme dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione: 17.000 anni.

FOTO: il cerbiatto che si gurada alle spalle dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione: 17.000 anni.


FOTO: disco d'osso che raffigura un uomo attaccato da un orso, dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione 17.000 anni.

FOTO: ricostruzione di come doveva apparire il disco d'osso con l'uomo attaccato dall'orso, dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione: 17.000 anni.

FOTO: asta di propulsore per lance con figura d'uccello, in osso, dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione: 17.000 anni.

FOTO: testa di cavallo di avorio dala caverna di Mas d'Azil. Datazione: 25.000 anni.

FOTO: un raddrizzatore di lance con figura di cavallo dalla caverna di Mas d'Azil. Datazione 17.000 anni.


CAVERNA DI FONT DE GAUME

La grotta di FONT DE GAUME si trova nella valle VEZERE, dipartimento DORDOGNA, nei pressi di LES EYZIES. Un insegnante di una scuola del posto la scoprì nel 1901, il suome era DENIS PEYRONY. La grotta era già stata visitata in precedenza, ma nessuno diede importanza ai suoi contenuti pittorici e incisioni. Poco tempo prima venne scoperta la grotta di LES COMBARELLES, poco distante, ispezionata da HENRI BREUIL (1877-1961) e dal sopracitato DENIS PEYRONY. Ben 230 raffigurazioni sono dipinte e graffite in questo sito, fra cui MAMMUTH, CAVALLI, RENNE, CERVI, CAPRE, RINOCERONTI, FELINI, UN ORSO, MANI UMANE, figure simboliche dette TECTIFORMI per la loro forma "a capanna", e molte altre immagini non identificate. Tutte le opere risalgono ad almeno 16.000 anni fa.

La grotta è lunga 160 metri, con antri che possono raggungere 30 metri d'altezza. Fra le opere più importanti vi sono 5 bisonti dipinti su dei rigonfiamenti della roccia, che ne mettono in risalto la possenza delle forme. La GALLERIA LATERALE ospita numerosi altri esempi pittorici di questo tipo, ma a causa del tempo e delle concrezioni depositate sulla superficie la loro definizione ora è ora molto labile.

FOTO: mandria di bisonti dalla caverna di Font de Gaume. Datazione: 16.000 anni.


  
GROTTA DI ROC DE SERS

ROC DE SERS è un complesso di grotte calcaree e ripari sotto roccia formatesi nell'era cretacea che ospitano opere parietali del Paleolitico; si trova nella VALLE DELL'ECHELLE, affluente del fiume TOUVRE, in regione NUOVA AQUITANIA, presso il comune di SERS, dipartimento CHARENTE, FRANCIA. I primi scavi furono effettuati nel 1908, da ALEXIS FAVRAUD, successivamente, dal 1917, dal prof.HENRI MARTIN. Ulteriori scoperte vennero effettuate nel 1951. I BASSORILIEVI e i manufatti emersi da questa grotta risalgono al Paleolitico superiore, circa 25.000 anni fa.

Il grande fregio con animali di Roc de Sers

Il ritrovamento più sorprendente riguarda il grande FREGIO CON ANIMALI, ritrovato in 14 pezzi, ognuno dei quali misura circa 160 cm., crollato in epoca remota dalla parete della grotta, custodito oggi presso il Museo di Saint Germain en Laye. Il naturalismo delle figure e l'accuratezza dei tratti del bassorilievo non hanno nulla da invidiare ad epoche storiche arcaiche, 20.000 anni più antichi di qualsiasi civiltà a noi conosciuta. Vi sono raffigurati STAMBECCHI, CAVALLI, un CINGHIALE, un UCCELLO, BISONTI e due FIGURE UMANE molto approssimative rispetto alle immagini faunistiche, una delle quali ritre un UOMO che sembra fuggire di fornte ad un bovino che lo insegue; l'altra è alquanto indecifrabile, dalle fattezze irriconoscibili, associata ad un gruppo di cavalli.  Due STAMBECCHI lottano per il dominio; altre figure di STAMBECCHI sono immortalate in tutta la loro vitalità. Altre lastre di arenaria recano figure graffite un po' disordinate.

FOTO: Un frammento del grande pannello di bassorilievi di Roc de Sers. Datazione: 20.000 anni.

FOTO: particolare del pannello con i bassorilievi di Roc de Sers, in cui si vede un uomo che fugge inseguito da un bisonte. Datazione: 20.000 anni.

FOTO: un cinghiale e una capra sul pannello di bassorilievi di Roc de Sers. Datazione: 20.000 anni.


GROTTA DI LA MARCHE

LA MARCHE è una grotta situata nella FRANCIA occidentale, dipartimento VIENNE, presso il comune di LUSSAC LES CHATEAUX. E' d'importanza fondamentale la scoperta, in questo sito, di numerose raffigurazioni graffite che ritraggono UOMINI VESTITI, RITRATTI UMANI dall'aspetto grottesco, ma alcuni molto realistici, come l'UOMO CON LA BARBA, denominato IL SAGGIO. Queste incisioni assolutamente eccezionali nel contesto dei ritrovamenti effettuati fino ad oggi, risalgono a circa 15.000 anni fa. Sono state scoperte nel 1937 dal paleontologo LEON PERICARD; analizzate da molti altri studiosi nei decenni successivi, compreso HENRI BREUIL (1877-1961) che ne confermò l'autenticità.

Subito dopo l'ingresso, si accede ad una sala ampia 6 x 12 metri, con il soffitto di 2 metri; gli scavi dedl 1933-1938 hanno ampliato le celle sotterranee: attualmente la superficie portata alla luce comprende uno spazio trapezoidale di 18 x 14 metri di lunghezza. Il materiale di scavo recuperato consiste in PESTELLI, PLACCHE INCISE, AGHI PER CUCIRE, PENDENTI, PERLE DI COLLANA IN PIETRA, PENDENTI IN OSSO DENTELLATI e molto altro. Gli strumenti di selce comprendono MARTELLI, RITOCCATORI, RASCHIETTI, SCALPELLI, PUNTERUOLI, ecc...

E' ovvio che la maggior parte dell'interesse sia rivolto ai RITRATTI UMANI, difficili da individuare in fotografia, perciò evidenziati mediante riproduzioni. Le incisioni su pietra calcarea sono poco profonde ma incise con raffinatezza, e presentano volti, corpi, profili umani, a volte molto sovrapposti e confusi, con gomitoli di linee disposte a caso che li attraversano, ma d'estrema vivacità. Il famoso ritratto dell'VECCHIO SAGGIO con barba, infatti, non è facilmente identificabile sepolto da una miriade di linee scarabocchiate su di lui. Osservandoli, sembra quasi di fare un viaggio nel tempo. Un ciottolo di arenaria mostra un PROFILO UMANO fortemente prognato, con segni verticali sulle guance. Una placchetta alta 6 cm. mostra una donna grassa seduta. Un'altra delle placche litiche è graffita con due uomini, fra cui uno, nudo, risulta molto ben proporzionato e dettagliato: il mento e sfuggente, il naso aquilino, la testa dolicocefala, le braccia alzate un voluminoso pene. L'altro accanto a lui ha lineamenti più grotteschi, con naso enorme, barba e una bella forma cranica dolicocefala.  Sottilissime linee quasi invisibili delineano un'altro volto fortemente prognato, con occhio a mandorla e capelli cadenti sul volto. Sempre sottilissimo il tratto che delinea un'altra donna incredibilmente grassa. E poi altre raffigurazioni di persone che indossano cappelli, figure calve e figure dai lunghi capelli; un'uomo sembra indossare un cappello frigio sopra una folta capigliatura, i suoi occhi sono enormi, il profilo leggermente prognato con naso a palla. Un'altro VECCHIO SAGGIO è ritratto di profilo: cranio dolicocefalo, calvo, con lunga barba e grosso naso, sembra quasi un frate medievale. Un'altra figura vestita (UOMO VESTITO) indossa un costume con pantaloni cintura munita di fodero per coltello, stivali, al collo indossa una collana, ed è immortalato mentre brandisce una clava; sul volto sembra portare una specie di maschera. Infine, ben 150 RITRATTI UMANI sono stati scoperte nella grotta di LA MARCHE.

FOTO: ritratto umano su blocco di arenaria dalla caverna di La Marche.

FOTO: ritratto umano dalla caverna di La Marche. Come si nota, sono difficilmente identificabili in foto, senza l'aiuto delle ricostruzioni, perchè ricoperti da segni caotici che ne confondono i tratti. Qui è riprodotta l'immagine del "vecchio saggio", che possiamo osservare nella ricostruzione successiva. Datazione: 15.000 anni.

FOTO: il "vecchio saggio", presente nella foto sopra, in una ricostruzione.

FOTO: l'uomo vestito, graffito presso la caverna di La Marche, di cui abbiamo trattato nel capitolo sopra. Sembra indossare un pesante costume completo di accessori.

FOTO: altri volti e corpi umani dalla caverna di La Marche. Datazione: 15.000 anni.

FOTO: due uomini nudi, uno incompleto, in una ricostruzione dei graffiti della caverna di La Marche. Una mia ipotesi è che si possa trattare dello stesso personaggio ritratto in sequenza. Datazione: 15.000 anni.


IL RIPARO SOTTO ROCCIA DI ROC AUX SORCIER

ROC AUX SORCIER, o "La rocca degli stregoni", non è una grotta, ma un riparo sotto roccia sulle cui pareti sono state scolpite opere fra le più pregevoli dell'arte MAGDALENIANA, datate circa 15.000 anni fa. Si trova nella regione AQUITANIA, presso il comune di ANGLES SUR L'ANGLIN, dipartimento VIENNE, FRANCIA occidentale. Questo riparo roccioso è famoso per essere lo scenario di un gigantesco FREGIO lungo 50 metri e alto 2,6 metri, in cui sono raffigurati animali scolpiti a bassorilievo di eccezionale fattura, figure umane femminili nella forma di giovani fanciulle aggraziate, rappresentati in modo estremamente naturalistico. Sopra i torsi femminili è scolpita una testa umana dal mento aguzzo e occhi a mandorla, molto corrosa dal tempo, alta 17 cm. Una sezione della parete, anch'essa scolpita con bassorilevi, è crollata in epoca remota e i frammenti sono esposti al Museo di Saint Germain en Laye. Sui bassorilevi sono state rinvenute tracce di pigmentazione. Un'opera monumentale, dall'importanza tale che gli artisti non si sono risparmiati in fatica e duro lavoro che si dev'essere protratto per anni. Questo riparo roccioso è un anfratto di falesia: una parete rocciosa battuta dal mare milioni di anni fa.

Guarda il video dei fregi del riparo di ROC AUX SORCIER:
https://www.dailymotion.com/video/x6tx7ef

FOTO: un particolare del grande fregio del riparo di Roc aux Sorcier. Datazione: 15.000 anni.

FOTO: questa foto con restauratori all'opera rende l'idea delle dimensioni e della complessità dei bassorilievi. Dal riparo sotto roccia di Roc aux Sorcier. Datazione: 15.000 anni.

FOTO: immagini femminili del grande fregio di bassorilievi del riparo di Roc aux Sorcier. Datazione: 15.000 anni. In questo caso non si tratta di donne mature ma di giovani ragazze.

FOTO: ricostruzione dei corpi nell'immagine qui sopra. Dal riparo sotto roccia di Roc aux Sorcier.

FOTO: l'enigmatico volto scolpito sopra i corpi femminili dei bassorilievi di Roc aux Sorcier.


IL RIPARO SOTTO ROCCIA DI LAUSSEL E LA SIGNORA CON IL CORNO

Il riparo di roccia calcarea su cui è stata scolpito il famoso bassorilievo della VENERE DI LAUSSEL, o SIGNORA CON CORNO, si trova nei pressi della città di MARQUAY, dipartimento DORDOGNA, regione NUOVA AQUITANIA, FRANCIA. La donna ritratta è alta 54 cm.; l'opera risale a circa 23.000 anni fa. Il rifugio di LAUSSEL è lungo 115 metri e profondo da 15 a 25 metri. I primi scavi furono effettuati dal medico francese EMILE RIVIERE ((1835-1922); la Venere venne scoperta nel 1911 dallo psichiatra JEAN GASTON LALANNE, che aveva appositamente organizzato campagne di scavo nel luogo. Per motivi legati alla sua professione LALANNE non potè seguire personalmente le campagne di scavo successive, che vennero affidate al collega PERIGOURDIN RAYMOND PEYRILLE, che porterà alla luce altri bassorilievi. Le opere sono oggi esposte presso il Museo d'Aquitania di Bordeaux.

La VENERE DI LAUSSEL è compresa fra i numerosi blocchi di calcare con raffigurazioni umane a bassorilievo emersi dalla stratificazione relativa al livello GRAVETTIANO, che comprende un arco di tempo dai 29.000 ai 20.000 anni fa; nello stesso sito sono stati scoperti numerosi oggetti del perisodo AURIGNAZIANO (dai 47.000 ai 35.000 anni fa) consistenti in raschietti e punte di lancia. Al livello GRAVETTIANO corrispondono più di 10.000 oggetti come PUNTE DI LANCIA, RASCHIETTI, FRECCE, OGGETTI ORNAMENTALI. Inoltre blocchetti litici scolpiti a forma di vulva.

La Venere di Laussel e il ciclo lunare

La VENERE DI LAUSSEL, alta 54 cm., è scolpita su un blocco di calcare del quale l'artista ha sfruttato la naturale curvatura per donare maggiore plasticità al soggetto. La donna raffigurata reca una mano posata sul ventre, una sottilissima linea vuole forse raffigurare una cintura; in mano solleva un corno di bisonte con tredici linee intagliate che rappresentano con ogni probabilità le 13 LUNE dell'anno e ai 13 CICLI MESTRUALI femminili. Il corno di bisonte potrebbe simboleggiare la mezza luna crescente verso la quale la donna sembra rivolgere lo sguardo, e la mano sul ventre probabilmente richiama la possibilità di essere incinta, evoca dunque il principio di creatività. La figura è molto curata nei particolari anatomici, che riproducono un corpo dalle fattezze abbondanti e generose, ma il volto, come nella maggior parte delle statuette femminili paleolitiche, è oscurato come da un'ombra. In tutte le epoche il CORNO è sempre stato un simbolo di abbondanza, di compiutezza ed esuberanza vitale...legato alla natura lussureggiante e al principio creativo universale, ed è ovviamente posto in relazione all'animale che lo possiede; gli esempi nel corso della storia sono noti e presenti universalmente, basti pensare al TORO SACRO degli Egizi, dei Cretesi, dell'Antica Grecia, il dio babilonese MARDUK considerato come TORO DI UTU, il toro bianco NANDI della mitologia indiana...effettivamente il TORO è un simbolo universale, le cui origini sono ancestrali, protrattosi fino all'era cristiana come simbolo dell'EVANGELISTA LUCA, e prima ancora nell'Antico Testamento compare nel sogno di EZECHIELE. In epoca NEOLITICA le CORNA sono correlate al culto della GRANDE MADRE, intesa non nel semplice significato di donna, ma come principio creativo femminile universale, dunque correlato a tutto ciò che è in "divenire", che si trasforma e si realizza, perchè rappresentano il potere illimitato della vita considerata come evento ineludibile e forza soprannaturale. Nell'ambito della connessione universale che lega indissolubilmente tutti i piani della realtà, ben conosciuta dagli Sciamani e Sciamane del Paleolitico, cicli lunari, ciclo mestruale femminile, eventi geologici e manifestazioni psichiche "emergevano" da questo grande potere nascosto dietro i veli impenetrabili della Natura; ed è probabilmente proprio per questo che il volto della donna di LAUSSEL è nascosto, così com'era velata la dea ISIDE di SAIS, sul cui piedistallo si leggeva quest'iscrizione: “Io sono tutto ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo”.

FOTO: la Venere di Laussel, o Signora con il corno. Alta 54 cm., risale a 23.000 anni fa.

La Venere di Berlino (da Laussel)

 Altre cinque interessanti raffigurazioni su ciottoli di calcare sono state rinvenute ai piedi del riparo di LAUSSEL, un uomo e quattro donne; una seconda VENERE CON IL CORNO, venduta illegalmente nei primi del '900 da RAYMOND PEYRILLE (uno dei soprintendenti agli scavi) al Museo di Berlino che non l'ha più restituita, è denominata perciò LA VENERE DI BERLINO; misura 43 x 38 cm.

FOTO: la Venere di Berlino, scoperta a Laussel, ma esposta al Museo di Berlino, descritta sopra.

La Venere dalla testa a scacchiera di Laussel

Vi è poi una venere denominata DONNA DALLA TESTA A SCACCHIERA, perchè reca sul capo un'acconciatura reticolata simile a quella della VENERE DI WILLENDORF; le sue forme sono molto tondeggianti e piene; misura 39 cm. di altezza e 38 di larghezza.

FOTO: la Venere con la testa a scacchiera di Laussel, descritta qui sopra.

La Venere della carta da gioco di Laussel

In aggiunta un'altra enigmatica figura conosciuta come la VENERE DELLA CARTA DA GIOCO, perchè l'immagine è doppia, come riflessa: una verso l'alto e una verso il basso. Sarebbe semplicistico e riduttivo classificarla come "partoriente"; a mio parere sarebbe da paragonare alla DOPPIA VENERE di AVDEEVO (datata 20.000 anni fa), in avorio di mammuth che raffigura due corpi femminili uniti dalla schiena rivolti in direzioni opposte, o al ciondolo d'ambra ritrovato presso la GROTTA DEL PRINCIPE (LIGURIA) che reca due figure unite alle spalle; misura 5 cm. ed è datato 24.000 anni. Ma possiamo continuare con l'iconografia del "doppio", dalla preistoria al NEOLITICO all'epoca storica. La VENERE DELLA CARTA DA GIOCO potrebbe simboleggiare appunto l'essenziale dualità cosmica, presente in tutte le realtà naturali e umane, e come l'armonizzazione degli opposti, alla base di una salutare concezione dell'esistenza e certamente ben conosciuta dalla cultura sciamanica primordiale.

FOTO: la "Venere della carta da gioco" di Laussel, descritta nel paragrafo sopra.

Il cacciatore di Laussel

Un altro bassorilevo ritrae una figura maschile denominata IL CACCIATORE, straordinariamente raffinata, parziale perchè priva della testa e dei piedi (che peraltro non sono quasi mai presenti); l'uomo è visto di profilo; sui fianchi è stretto da una cintura, come sotto i glutei, che sono modellati con estrema grazia e cura e ricordano le fattezze di staue arcaiche dell'Antica Grecia. Misura 45 x 24 cm.

FOTO: il Cacciatore di Laussel, descritto nel paragrafo qui sopra.

Il Priapo di Laussel

Un'altra statuetta, alta 70 cm., ritrae un'immagine maschile, molto corrosa e dai tratti incerti, denominata PRIAPO perchè sembra munita di un grande pene. Forse ci troviamo di fronte ad un antesignano del dio dell'Antica Grecia?

FOTO: il Priapo di Laussel descritto nel paragrafo qui sopra.


LA CAVERNA DI ROUFFIGNAC

La grotta di ROUFFIGNAC è una delle più grandi d'Europa, le sue gallerie si estendono per 8 chilometri di profondità. Si trova nel comune di ROUFFIGNAC SAINT CERNIN DE REILHAC, dipartimento DORDOGNA, regione PERIGORD-PIRENEI, FRANCIA. La caverna era conosciuta da secoli, descritta da FRANCOIS DE BELLEFOREST nel 1575 nel libro "LA COSMOGRAPHIE UNIVERSELLE DE TOUT LE MONDE". Nel secolo XIX veniva visitata dai turisti; agli inizi del XX secolo importanti antropologi ed esperti dell'archeologia preistorica ispezionarono il sito, compreso HENRI BREUIL (1877-1961), ma la scoperta dell'arte parietale al suo interno è stata effettuata nel 1956, ad opera di due studiosi di Preistoria, LOUIS RENE' NOUGIER e ROMAIN ROBERT. Le immagini finora catalogate consistono in 224 animali e 4 figure umane, risalenti al MAGDALENIANO, e datate circa 15.000 anni fa. I più numerosi sono i MAMMUTH, in totale 158; 10 RINOCERONTI LANOSI EUROPEI, 28 BISONTI, 15 CAVALLI e 12 STAMBECCHI. Vi si trovano anche i tipici disegni astratti denomnati TECTIFORMI per la loro forma a capanna, uno dei quali presente simbolicamente all'interno del corpo di un mammuth. Le pitture ed i graffiti sono privi di tracce di colore.

Nella galleria principale, denominata IL SACRO PASSAGGIO, a 700 metri dall'ingresso, sono presenti numerose figure animali dipinte sulla volta, disposte in modo molto disordinato; il grande soffitto rappresenta l'area più importante del sito e delle gallerie sotterranee. La cosa più sorprendente, comune a molte altre pitture paleolitiche, compresa la SALA DEI TORI POLICROMI della caverna di ALTAMIRA, consiste nel fatto che il soffitto, all'epoca in cui gli artisti hanno creato queste opere, era alto appena un metro e si può solo immaginare l'enorme difficoltà nella loro realizzazione. Il grande CAVALLO che campeggia fra gli altri animali misura 2 metri di lunghezza. Uno dei grandi MAMMUTH dipinti sul soffitto è stato denominato IL PATRIARCA, forse per il suo aspetto attempato. Un bellissimo CAVALLUCCIO il cui orecchio è perfettamente integrato ad un'insenatura della roccia si trova in una delle gallerie.

FOTO: testa di cavallo conformata ad un'insenatura rocciosa dalla caverna di Rouffignac. Datazione: 15.000 anni.

FOTO: il grande mammuth della volta, detto Il Patriarca, dalla caverna di Rouffignac. Datazione: 15.000 anni.


LA GROTTA DI SAINT CIRQ, O GROTTA DEL MAGO

La VALLE del fiume VEZERE è fra le zone con la più alta concentrazione di testimonianze d'arte rupestre paleolitica europea: in tutto 127 siti e 25 grotte dipinte scoperte finora; fra queste è compresa la grotta di SAINT CIRQ, o GROTTA DEL MAGO, per le molte raffigurazioni umane presenti, compresa quella del cosiddetto STREGONE, o MAGO, datate al periodo MAGDALENIANO, circa 17.000 anni fa. La grotta si trova presso il comune di LES EZIES DE TAYAC, dipartimento DORDOGNA, PIRENEI francesi. Consiste in un'apertura poco profonda, su una parete di pietra calcarea, lunga 13 metri e larga da 5 a 6 metri. E' stata frequentata fin dall'antichità, ma le incisioni sulle pareti sono state identificate solo nel 1952 da BERNARD MORTUREUX e la sua consorte. Nei decenni seguenti se ne occuparono l'antropologo HENRI BREUIL (1877-1961) e l'archeologo LEROI GOURHAN (1911-1986). Le figure animali annoverano LEONI, CAVALLI, STAMBECCHI. Non mancano i simboli astratti.

Lo stregone di Saint Cirq

L'immagine dell'uomo di profilo, detto STREGONE, è stata incisa sulla superficie della volta, è alta 50 cm e larga 22 cm. La testa è rotonda, il profilo del viso sembra tenere le labbra aperte, il mento è sfuggente, il naso, in questo caso, dritto e affilato; l'occhio affusolato; il resto del corpo presenta le solite sembianze animalesche, con braccia e gambe quasi filiformi; un lungo pene sporge dal tutto.

 FOTO: l'immagine dello stregone, descritta nel paragrafo qui sopra,  dalla superficie della volta. Caverna di Saint Cirq. Datazione: 17.000 anni.

La testa teriantropica di Saint Cirq

Un'altra immagine semi-umana è incisa sul pavimento roccioso della grotta, misura 10,5 x 9,5 cm. e si trova su ciottolo di calcare. L'archeologo LEROI GOURHAN lo indica come un bufalo o un volto umano teriantropico. Con tutta probabilità si tratta della rappresentazione, universale sia durante la Preistoria che presso tutte le civiltà conosciute, di una metamorfosi e di un'acquisizione, da parte dello Sciamano, dei poteri dell'animale di cui assume le sembianze.

 FOTO: la figura antropomorfa, o teriantropica, della caverna di Saint Cirq descritta nel paragrafo qui sopra. Datazione: circa 17.000 anni.

L'uomo e l'orso di Saint Cirq

Un'altra immagine simile alle precedenti si trova sulla parete sinistra della grotta, e ritrae una testa semi-umana posta di fronte ad un orso nell'atto di osservarsi a vicenda: questo può evocare il processo di identificazione dello Sciamano con le caratteristiche psichiche dell'animale di fronte a lui. Misura 10,5 x 9,5 cm.

FOTO: l'uomo che osserva l'orso, descritto nel paragrafo qui sopra, dalla caverna di Saint Cirq. Datazione: 17.000 anni circa.

FOTO: ricostruzione di un'altra immagine di Roc aux Sorcier, che ritrae un uomo che, in questo caso, osserva un cavallo.

Le tartarughe di pietra di Saint Cirq

Fra la moltitudine di strumenti di selce e ossa intagliate, durante gli scavi sono emerse due statuette che ritraggono una TARTARUGA. Figure dipinte o scolpite di questo animale sono rarissime, se non uniche; se n'è trovato un esempio presso la caverna di MARSOULAS, ovvero un piccolo pendente con incisa quella che sembrerebbe una tartaruga.

FOTO: una delle due tartarughe descritte sopra, dalla caverna di Saint Cirq.

FOTO: una delle due tartarughe descritte sopra, dalla caverna di Saint Cirq.


LA CAVERNA DI MONTESPAN E L'ORSO SENZA TESTA

La caverna calcarea di MONTESPAN si trova nei pressi del comune di MONTESPAN, PIRENEI, regione OCCITANIA, FRANCIA. La sua lunghezza è di 1.212 metri. E' stata scoperta nel 1923 dallo speleologo francese NORBERT CASTERET (1897-1987). La particolare importanza di questa grotta consiste nel ritrovamento di una scultura d'argilla, dalle forme molto approssomative, che ritrae un orso volutamente privo di testa. Si trattava probabilmente di un oggetto cultuale, a quei tempi ricoperto con una pelliccia su cui venivano celebrati dei rituali magici. E' lungo un metro e tra le zampe anteriori è stato trovato il cranio di un giovane orso: è probabile che questo cranio, in origine, fosse posizionato su un bastone al posto della testa d'argilla mancante. Il manufatto risale a 20.000 anni fa; può essere forse incluso nell'ambito dell'universale CULTO DELL'ORSO che si è protratto dalla Preistoria fino ai giorni nostri presso molte popolazioni nordiche dall'Asia, all'America, all'Europa. Nella caverna sono presenti anche bassorilievi, molto degradati, raffiguranti i tipici animali dell'epoca.

FOTO: l'orso modellato in argilla della caverna di Montespan, descritto qui sopra.


LA GROTTA DI DJVIE BABE E IL FLAUTO DELL'UOMO DI NEANDERTHAL

La grotta carsica di DIVJE BABE si trova nei pressi del fiume IDRIJCA, in SLOVENIA. La sua importanza è basata soprattutto sul ritrovamento di un importante reperto archeologico relativo all'UOMO DI NEANDERTHAL: un FLAUTO D'OSSO, purtroppo non completo, ricavato da un osso dell'orso delle caverne ed emerso da una stratificazione corrispondente al Paleolitico Medio, da 35.000 a 50.000 anni fa. Il particolare strano è che questo strumento non sia stato lavorato su osso cavo d'uccello, che è un eccellente conduttore di suono. Alcuni studiosi avanzano dubbi sulla sua funzione di strumento musicale. Altri manufatti e strumenti di queste epoche sono stati scoperti nella grotta. Gli scavi eseguiti in questo sito si sono protratti dal 1978 al 1986, sotto la direzione di MITJA BRODAR, IVAN TURK, JANEZ DIRJEC.

FOTO: il flauto d'osso di Djvie Babe, descritto qui sopra.


LE GROTTE DEI BALZI ROSSI IN LIGURIA

Le grotte dei BALZI ROSSI si trovano in Liguria, al confine francese di VENTIMIGLIA, nei pressi della frazione GRIMALDI. Il nome deriva dal dialetto di VENTIMIGLIA, si pronuncia "baussi russi" e significa "sassi rossi". E' una grotta dolomitica e la sua denomiazione è dovuta al colore ferroso delle rocce e dei minerali. La parete rocciosa su cui si aprono le grotte è alta 100 metri, e nell'insieme si contano 15 entrate. La sua straordinaria importanza è dovuta soprattutto al ritrovamento di 20 persone sepolte, con relativi manufatti, ornamenti, utensili. Le sepolture sono dtate intorno ai 20.000 anni. Le grotte non sono molto profonde, ma semplici spelonche la più grande delle quali, 35 x 18 x 22 metri, è quella detta DEL PRINCIPE. Il sito presenta reperti dei periodi AURIGNAZIANO, GRAVETTIANO e MUSTERIANO.

FOTO: una panoramica delle Grotte dei Balzi Rossi (costa ligure).

 Le sepolture più importanti sono:

La Grotta dei Fanciulli dei Balzi Rossi

Scoperta alla fine del 19° secolo su commissione del Principato di Monaco, nella grotta sono sepolti due fanciulli, oltre ad una donna anziana e un adolescente, questi ultimi considerati inizialmente di razza "negroide" considerando le caratteristiche dei crani. L'antropologo PIERRE LEGOUX, agli inizi degli anni '70, dimostrò che il prognatismo facciale della donna anziana era dovuto ad una malformazione; inoltre il cranio dell'adolescente, per rendere più credibile il caso della donna accanto a lui, venne manipolato e deformato appositamente per autorizzare la classificazione di "anello mancante" nell'evoluzione della specie. La donna anziana e l'adolescente sembrano avere caratteristiche morfologiche diverse da tutti gli altri individui sepolti nel sito, innanzitutto la loro statura è molto bassa, appena 156 cm. circa, mentre all'epoca l'altezza media era piuttosto alta e robusta; la loro conformazione appare piuttosto gracile, con bacino alto e stretto. La sepoltura dei FANCIULLI, da cui deriva il nome della grotta, fu scoperta dall'archeologo professionista EMILE RIVIERE nella seconda metà dell'Ottocento. I bambini furono sotterrati a 2 metri di profondità, posizionati con le gambe flesse, e all'altezza delle anche sono stati ritrovati numerosi monili di conchiglie.

FOTO: scheletri dei fanciulli dei Balzi Rossi, descritti nel paragrafo qui sopra. Datazione: 20.000 anni.

La donna di Caviglione dei Balzi Rossi

Nel 1872, sempre ad opera di E.RIVIERE, nella grotta di caviglione fu rinvenuta la sepoltura di una donna, detta "DONNA DI CAVIGLIONE", alta circa 190 cm. e ricoperta da un ricco corredo di conchiglie e denti di cervo che ne adornavano anche un copricapo; il corpo venne ricoperto di ocra rossa e posizionato con le mani sul volto e le gambe ripiegate.

FOTO: ricostruzione del copricapo di conchiglie della Donna di Caviglione dei Balzi Rossi.

La Grotta Bausu de Ture dei Balzi Rossi

Un adolescente e due adulti vennero ritrovati nella grotta di Bausu de Ture, tutti di sesso maschile, con caratteristiche fisiche simili alle precedenti.

FOTO: cavallo inciso sulla parete rocciosa dei Balzi Rossi. Datazione: 20.000 anni.

La grotta di Barma Grande dei Balzi Rossi

La grotta di Barma Grande ospita una triplice sepoltura, scoperta nel 1892 da GIUSEPPE ABBO: un uomo, una ragazza e un adolescente disposti uno accanto all'altro ed inumati con un ricco corredo di conchiglie marine, lame di selce e denti di cervo. Le conchiglie erano evidentemente cucite addosso a pesanti abiti dell'Era Glaciale. La statura di queste persone era molto alta, la corporatura robusta, e anche in questo caso la statura dell'uomo raggiunge i 190 cm. Nel 1894 sempre GIUSEPPE ABBO scoprì altre due sepolture nella grotta di Barma Grande: due uomini, uno dei quali nei pressi di un focolare.

FOTO: le sepolture paleolitiche dei Balzi Rossi. Datazione: 20.000 anni.

Le Veneri dei Balzi Rossi

Nell'ambito delle grotte dei BALZI ROSSI sono emerse numerose statuette, monili e ciondoli risalenti dai 20.000 ai 25.000 anni fa. Presso la GROTTA GRIMALDI fu rinvenuta la cosiddetta POLICINELA: una statuetta femminile in steatite, alta 8 cm., scoperta nel 1895 nella GROTTA DEL PRINCIPE (detta anche GROTTA GRIMALDI). Una seconda alta 4,7 cm., dalle forme abbondanti; una alta 3,75 cm.; una dalla forma piatta con un foro al centro alta 4,4 cm; un'altra con un foro simile all'altezza del collo per essere indossata come monile; in tutto 13 veneri di piccole dimensioni. La più interessante è sicuramente quella denominata l'ERMAFRODITA, dalle forme indefinibili che gli studiosi hanno interpretato in questo modo; un ventre prominente e una sacca sotto il pube che si vuole interpretare come testicoli; i seni sono femminili dalla forma a pera, due strane forme rilevate avvolgono i fianchi: non potrebbe rappresentare piuttosto una sacca sorretta da una cintura? Il materiale è steatite, ed è alta 5,2 cm.

FOTO: la "Policinela", statuetta femmiile in steatite, alta 8 cm., dalla Grotta del Principe, o Grotta Grimaldi dei Balzi Rossi. Datazione: 20.000 anni.

FOTO: il cosiddetto "Ermafrodita" dei Balzi Rossi: statuetta i steatite; alta 5,2 cm.Datazione: 20.000 anni.

FOTO: una delle 13 Veneri dei Balzi Rossi, alta 4,7 cm, dalla caratteristica testa a portamento d'insetto. Datazione: 20.000 anni.

FOTO: un'altra Venere dei Balzi Rossi, alta 6 cm., indossata come ciondolo, con foro centrale. Datazione: 20.000 anni.

Il monile detto "La coppia" dei Balzi Rossi

L'enigmatica "COPPIA" scoperta presso la GROTTA DEL PRINCIPE (BALZI ROSSI) riproduce due figure unite alla spalle, una femminile e una maschile, o ibrida. Verosimilmente si tratta di un'immagine mitologica; l'oggetto aveva la funzione di ciondolo e misura 5 cm. d'altezza; la datazione è di 24.000 anni.

FOTO: il monile d'ambra descritto nel paragrafo qui sopra dei Blazi Rossi. Datazione: 24.000 anni.

La testina in steatite dei Balzi Rossi

Un'altro soggetto interessante è la testina in steatite che presenta caratteristiche facciali prognate e un'acconciatura reticolare simile a quella della VENERE DI BRASSEMPUY. Misura 2,45 x 1'45 cm., sempre risalente a circa 24.000 anni fa.

FOTO: la testina i steatite, descritta nel paragrafo qui sopra, dei Balzi Rossi.


LA GROTTA DI LA PILETA

La CUEVA DE LA PILETA è situata in provincia di MALAGA, in ANDALUSIA, nel sud della SPAGNA, sulle montagne calcaree della SERRANIA DE RONDA. L'occupazione umana di questa grotta risale a 250.000 anni fa, con la presenza dell'HOMO HILDERBERGENSIS, in seguito vi giungerà l'UOMO DI NEANDERTHAL e infine l'uomo moderno. La sua lunghezza è di 350 metri. Venne scoperta nel 1905 dal nonno degli attuali proprietari, JOSE' BULLON LOBATO. In seguito la grotta fu esaminata dall'antropologo HENRI BREUIL (1877-1961) e dallo studioso di preistoria e antropologo HUGO OBERMAIER (1877-1946). Le opere in essa conservate includono 400 immagini come SIMBOLI ASTRATTI, FIGURE ANIMALI, IMPRONTE DI MANI e un'interessante graffito che ritrae un PESCE GIGANTE. Le pitture i graffiti risalgono da 18.000 anni a 23.000 anni fa. Gli animali raffigurati sono molto vari: CAVALLI, CAPRE, TORI e STAMBECCHI dipinti con una ricca variazione di tonalità.

Il grande pesce nero di La Pileta

In fondo alla galleria più lunga, a 300 metri dall'ingresso, si trova la CAMERA DEI PESCI, dove si trova la celebre immagine di un PESCE GIGANTE, forse un ipoglosso, lunga 1 metro e 5 cm. e risalente a 23.000 anni fa circa. E' disegnato con tratto molto sicuro, con colore a carboncino nero, e campeggia su una parete ricca di simboli astratti e reticolari di difficile interpretazione.

FOTO: il grande pesce nero della grotta di La Pileta, descritto nel paragrafo qui sopra.


LA GROTTA DI EL CASTILLO

La grotta di EL CASTILLO è situata presso l'omonimo MONTE CASTILLO, vicino a PUENTE VIESGO, in CANTABRIA (SPAGNA). Consiste in un percorso sotterraneo tortuoso con un'ampia sala centrale, lungo circa 250 metri. Venne scoperta nel 1903 da HERMILIO ARCADE DEL RIO, archeologo spagnolo dell'epoca, fra i pionierti nello studio delle grotte paleolitiche della CANTABRIA. La vasta sequenza d'immagini (almeno 150 scoperte finora) comprende le interessantissime figure astratte dette TECTIFORMI, nastri di PUNTI ROSSI ALLINEATI, schemi RETTANGOLARI, i simboli a forma di PIUMA e altre enigmatiche figure di difficile interpretazione. Fra gli animali vi sono CAVALLI e BISONTI. Ma la caverna di EL CASTILLO è importante soprattutto per il grande PANNELLO DELLE IMPRONTE DI MANI, o PANEL DE LAS MANOS, che è la più antica opera pittorica del Paleoltico europeo, e risale ad almeno 40.000 anni fa: le mani sono riprodotte in negativo, con la tecnica a spruzzo, e presumibilmente si tratta di soggetti femminili.

FOTO: il pannello con le impronte di mani della grotta di El Castillo, datato 40.000 anni fa, descritto nel paragrafo qui sopra.

FOTO: gli enigmatici schemi rettangolari della grotta di El Castillo, descritti nel paragrafo qui sopra.

FOTO: le immagini nastriformi formate da punti rossi dalla grotta di El Castillo. Alcuni le intrpretano come mappe fluviali.

FOTO: un simbolo a forma di piuma si erge in mezzo ad altre figure simboliche. Dalla caverna di El Castillo.


LA GROTTA DELL'ADDAURA E LA METAMORFOSI DELLO SCIAMANO

Sul MONTE PELLEGRINO, in SICILIA, nei pressi di PALERMO, si trova un complesso di grotte naturali che ospitano incisioni rupestri datate all'epoca finale del Paleolitico. Le grotte si trovano a 70 metri sopra il livello del mare. La più importante dell'intero complesso è LA GROTTA DELLE INCISIONI. Le raffigurazioni rupestri che si trovano all'interno sono assolutamente uniche per quel che riguarda i tratti stilistici, soprattutto il pannello che ritrae quelli che potrebbero sembrare DANZATORI, datato circa 14.000 anni fa. Il ritrovamento avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le grotte vennero adibite a deposito di esplosivi, ed in seguito ad uno scoppio dell'arsenale si sgretolò l'incrostazione che ricopriva il pannello delle incisioni, attentamente esaminate dalla professoressa JOLE BOVIO MARCONI che ne pubblicò il resoconto nel 1953. In fondo alla GROTTA DELLE INCISIONI si trova il celebre pannello dei DANZATORI, che in realtà, alla luce della cultura ancestrale sciamanica, e paragonandolo ad altri esempi di questo genere in tutta l'arte paleolitica non solo europea, molto probabilmente ritraggono in sequenza il processo di metamorfosi di uno Sciamano: le figure umane sono rappresentate in modo molto accurato, quasi simili ad opere arcaiche delle civiltà a noi conosciute, e campeggiano in mezzo ad altre immagini di buoi, cavalli, cervi. Le figure sembrano disposte in una sequenza che all'inizio ritrae sembianze antropmorfe dalle grandi teste; nelle sequenze successive i corpi si contorcono assumendo una posizione che può sembrare quella di un balzo, le teste cominciano ad assumere un'aspetto indefinito dalla forma simile a quelle dell'UOMO FERITO di PECH MERLE, di cui abbiamo trattato nei capitoli precedenti; le braccia si trasformano in piccole ali ad indicare la primordiale iconografia dell'UOMO UCCELLO, che si protrarrà, come abbiamo già esposto, durante tutta l'epoca Neolitica e nella fase storica attraverso le iconografie degli dei e delle entità mitologiche di tutto il mondo. Ricordiamo per questo l'UOMO-UCCELLO della caverna di LASCAUX, anch'esso immortalato nell'atto della metamorfosi. L'UCCELLO fin dai primordi è sempre stato associato al potere della visione d'insieme, dell'elevazione dell'anima e della possibilità di fungere da intermediario fra due mondi, fra Cielo e la Terra.

FOTO: le eccezionali raffigurazioni della grotta dell'Addaura, che forse rappresentano la metamorfosi di uno Sciamano o, comunque, la sequenza di un rituale. Datazione: circa 14.000 anni fa.


Conclusione

L'arte sciamanica dei luoghi di culto paleolitici riflette una realtà totalizzante, dove l'oscurità e la luce si incontrano integrandosi attraverso il processo alchemico della rappresentazione, e dell'evocazione. Le caverne sono le porte del cielo, la soglia attraverso la quale le energie e gli influssi dell'universo si manifestano nella vita dell'uomo e negli eventi della Natura. La caverna è luce e oscurità, è pericolo e riparo, è vita e morte, e in questo caso riflette la paradossalità dell'esistenza. Soprattutto la caverna paleolitica, assieme alle straordinarie opere custodite al suo interno, è radice eterna e imprescindibile di tutto ciò che da essa, nei millenni, si è evoluto, cambiando nome, aspetto, alterandosi nel suo significato, ma sempre inscindibile dalla propria ancestrale matrice.

Alessia Birri, 26 novembre 2019

"L'arte dell'uomo paleolitico
sgomina la grande notte insensata del mondo,
la sua ottusità e il suo nulla
e conquista,
sia pure soltanto nella irrealtà simbologica e immaginativa,
per un "sempre" umano,
l'alba inebriante del riconoscimento
e della propria consapevolezza,
la libera luce in cui lo spirito
si dona a sè stesso.
Le cose insensate acquistano così senso,
escono dal nulla
e trapassano dal buio alla luce.
La pittura non poteva andare più in là
nè più in là, in definitiva, è mai andata"

Dino Formaggio (1914-2008): "L'arte" - 1981

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 https://alessia-birri.blogspot.com/2020/01/tombe-e-accampamenti-del-paleolitico.html

ELENCO DEI SITI TRATTATI IN QUESTO SAGGIO:

CHAUVET, HOLEFELS, HOLENSTEIN STADEL, VOGELHERD, GEISSENKOSTERLE, ALTAMIRA, GROTTA DI FUMANE, LASCAUX, LA MADELEINE, GABILLOU, TROI FRERES, TUC D'ADOUBERT, ISTURITZ, NIAUX, MARSOULAS, PECH MERLE, COUGNAC, COSQUER, MAS D'AZIL, FONT DE GAUME, ROC DE SERS, LA MARCHE, ROC AUX SORCIER, LAUSSEL, ROUFFIGNAC, SAINT CIRQ, MONTESPAN, DIVJE BABE, BALZI ROSSI, LA PILETA, EL CASTILLO, ADDAURA.

ARTICOLI CORRELATI:

Si ringrazia l'eccellente sito di https://www.donsmaps.com/ per il contributo d'immagini e nozioni.

PER UN'ULTERIORE CONTRIBUTO D'IMMAGINI VISITA GLI ALBUM CHE HO PUBBLICATO SU GOOGLE FOTO:

 Paleolitico: armi - strumenti - accessori:
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 Arte paleolitica: animali:
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Paleolitico: ornamenti:
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Paleolitico: figura umana:
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Paleolitico: strumenti musicali:
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SITI CORRELATI:

"The Lascaux shaft scene" di Alistair Combs:
https://alistaircoombs.com/2018/08/24/the-lascaux-shaft-scene/

"Cave art and intuition of eternity" - Bradshaw foundation:
http://www.bradshawfoundation.com/cave_art_an_intuition_of_eternity/decent_into_the_cave/shamanistic_visionary_experience.php

"Solutrean boats and representations of water":
https://www.youtube.com/watch?v=2_mCZGfaUKQ

Le grotte dei Balzi Rossi:
 https://loveculturelanguage.blogspot.com/2018/11/grotte-balzi-rossi.html

Sito ufficiale dell'archeoastronoma Chantal Jègues-Wolkiewiez:
http://www.archeociel.com/

Sito ufficiale e visita virtuale alla caverna di Lascaux:
http://archeologie.culture.fr/lascaux/en

Sito ufficiale e visita virtuale alla grotta di Chauvet:
http://archeologie.culture.fr/chauvet/en