Questo blog contiene le mie considerazioni su vari ambiti della conoscenza contenute in saggi lunghissimi, recensioni di libri e scritti più brevi.
lunedì 31 dicembre 2018
RIFLESSIONI SULLA BANALITA' DEL MALE
31 dic, 16:40
"Ciò che gli esperimenti sembrano dimostrare è che quando la mente è fresca, cioè sveglia e interessata, i suoi poteri sono notevoli. La ripetizione li ottunde. Ma cos'è la noia? E' una sorta di scoraggiamento, un infiacchimento della volontà, dovuto alla sensazione che non ne valga proprio la pena. Ciò che i risultati di Rhine mostrano chiaramente è che i poteri psichici dell'uomo sono più grandi allorchè la sua volontà è risvegliata, e calano radicalmente allorchè questa si infiacchisce. E, se presupponiamo un certo elemento psichico nella propensione all'incidente, anche questo può essere spiegato mediante il risultato...Ma cos'è la propensione alla sconfitta? E' fondamentalmente uno stato mentale indotto dall'ignoranza". (COLIN WILSON; dal libro L'OCCULTO; pag.131. JOSEPH RHINE - 1895-1980, citato in questo brano, fu un parapsicologo statunitense. Gli esperimenti da lui diretti all'Università di Harvard consistevano in tentativi di trasmissione telepatica di immagini e pensieri. Migliaia di tentativi sembrarono portare risultati interessanti. Nella foto: COLIN WILSON)
La nostra MENTE COSCIENTE è apparentemente legata ad una realtà determinata, coerente e, al contempo, limitata, come una mosca sulla carta moschicida. Ma noi siamo venuti al mondo per smantellare la struttura della realtà che conosciamo, non per esserne prigionieri, trasmutando di volta in volta il nostro modo di concepire l'UNIVERSO e noi stessi. Questo è il senso della vita: la realizzazione di un'ANIMA IMMORTALE, un frammento del TUTTO che diviene egli stesso TUTTO, Universo fra miliardi di universi, di un fuoco inestinguibile. Per ottenere questo bisogna andare in PROFONDITA': in superficie la realtà è granitica, immutabile; in profondità svela la sua essenza illusoria e mutevole. Ogni errore traccia il sentiero verso un equilibrio più elevato e duraturo, ogni esperienza conduce all'ASSOLUTO, se intrapresa con passione, a prescindere da interessi meschini e passeggeri, al di là del fatto che si sia rimasti affascinati da un'illusione.
Il vero male in realtà non è un crimine, o una nefandezza, o qualsiasi altro tremendo errore nei nostri confronti o nei confronti altrui commesso liberamente per impeto o per convinzione; il vero male a cui la PSICHE umana può soccombere fatalmente è la DIPENDENZA dovuta all'assenza di PENSIERO CRITICO, che porta alla MECCANICITA', che trascina verso l'APATIA, che affoga nella MORTE, ovvero l'estinzione dell'energia necessaria alla realizzazione dell'ANIMA. Il vero male è la BANALITA'. L'uomo che trascina la propria esistenza nella banalità è infinitamente peggiore del peggiore dei criminali, dei serial killer o dei fanatici di qualsiasi fazione: egli è il vero pilastro delle dittature, dei crimini contro l'umanità, dei soprusi, e dal fondo della sua visione limitata e ottusa dell'esistenza, è pronto a sottoscrivere qualsiasi delitto per il più piccolo dei propri tornaconti, per la propria sicurezza, per non turbare l'ordine stabilito in cui può languire assieme alle sue certezze delegando ad altri le responsabilità di una coscienza che non possiede, perchè non possiede un'ANIMA, non si è mai avviato in lui alcun processo evolutivo.
Il "cattivo", il criminale guidato dalla convinzione della sua visione, seppur distorta, ha già innescato le premesse della propria trasformazione, la sua energia è attiva, ma l'INDIFFERENTE sarà destinato a soffrire per nulla, il suo legame con l'INFINITO non è mai stato conseguito, egli è soltanto l'humus dal quale emergono i peggiori regimi e le peggiori forme di barbarie della storia. Le occupazioni dell'esistenza ordinaria, la ripetitività, la ricerca del benessere, la preoccupazione per la propria esistenza...divengono letali per l'uomo se non sono controbilanciate da obiettivi superiori, che superino per importanza le sue necessità immediate, le sue aspettative, la sua stessa vita, siano essi giusti o sbagliati. SBAGLIA, SEGUI LE PIU' TURPI IDEOLOGIE, COMMETTI LE PEGGIORI NEFANDEZZE, MA SII VIVO, SII RESPONSABILE DELLE TUE AZIONI, NON AGIRE MAI MECCANICAMENTE. Perciò non bisogna temere il fanatico, il despota o l'assassino, ma l'UOMO COMUNE, guidato unicamente dalla propria soddisfazione, privo di PENSIERO, di slancio, di COSCIENZA; egli può essere identificato con il languido borghese acculturato pieno di spocchia, con il burocrate o con il bruto dei bar e degli stadi: essi sono parte dello stesso enorme magma che costituisce la maggior parte dell'umanità: quello dei mai nati, inutili, indifferenti e più letali di qualsiasi veleno.
“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, nè demoniaco nè mostruoso” (HANNAH ARENDT - 1906 - 1975; scrittrice e filosofa tedesca. FOTO: un'opera di GRANT WOOD)
L'INDIFFERENTE legato a doppio filo alle soddisfazioni della sua esistenza personale, privo di pensiero e di visione, dipenderà da tutto: da ciò che gli altri pensano di lui, dalla sicurezza, da relazioni tossiche create per sfuggire al suo vuoto esistenziale, dalla famiglia, dalla società, dalla quantità di averi che avrà accumulato, dalla reputazione, ecc...e così, nel tentativo di crearsi un'esistenza immune da ogni pericolo e responsabilità non fa che aumentare le proprie DIPENDENZE, vulnerabilità, fragilità e sofferenze. Non vi è nessuno al mondo che possa essere ferito come colui che dipende dagli altri, la cui volontà non scaturisce dall'interno, ma viene indotta esclusivamente da fattori esterni a lui, egli può essere schiacciato in qualsiasi momento.
“Questo allontanarsi dell’Ente nella sua totalità, che nell’angoscia ci assedia, ci opprime. Non rimane nessun sostegno. Nel dileguarsi dell’Ente, rimane soltanto e ci soprassale questo Nessuno”. (Martin Heidegger: filosofo tedesco - 1889-1976; dal libro "Segnavia, 1967". FOTO: sculture surrealiste di BRUNO CATALANO).
Tutto ciò che proviene dal profondo, dalla PASSIONE e dall'ardore del PENSIERO di un'anima in movimento, non importa se giusto o sbagliato, se di destra o di sinistra, se bianco o nero, o se persegue la peggiore delle ideologie: esso è materiale alchemico che nel tempo si trasmuterà inevitalmente in ORO. E' l'UOMO COMUNE il peggiore nemico più che l'avversario ideologico; solo per fare alcuni esempi: l'UOMO COMUNE è colui che getta i suoi rifiuti nell'ambiente, che si mostra generoso con ciò che gli avanza, il burocrate che esegue con freddezza le disposizioni di una legge iniqua, colui che risponde puntualmente agli appelli del consumismo, è colui che legge i libri solo per svago, o che per noia distrugge la vita altrui... è lui, l'UOMO COMUNE, banale, anonimo, inutile, il veleno che scorre nelle vene del mondo. L'UOMO COMUNE E' UN MOSTRUOSO SIGNOR NESSUNO, IL MEFITICO MAGMA CHE UCCIDE TUTTO CIO' CHE SFIORA. A questo basso livello esistenziale si innescano pensieri negativi e sentimenti di paura: ansia, ipocondria, noia...quest'ultima è l'apoteosi della miseria interiore. Non c'è nessuno che tema la morte come colui che è privo di vita, di ideali e di pensiero critico, e generalmente concentrato solo su se stesso, considerando il mondo solo in base alla soddisfazione che ne può trarre, il parassita che consuma tutto senza offrire nulla.
"Se sapessimo quanti uomini sono già morti e quanto numerosi sono questi cadaveri che governano la nostra vita, lo spettacolo di questo orrore ci farebbe perdere la ragione" (GEORGES IVANOVIC GURDJIEFF; 1866-1949. FOTO: murales dell'artista spagnolo GONZALO BORONDO)
Così come la profonda COSCIENZA riconosce la propria eternità, e non si percepisce come qualcosa di finito nel tempo e nello spazio, la nostra ESSENZA CREATIVA è inscindibile dalla cognizione dell'INFINITO: la CREATIVITA' illimitata nel nostro mondo appartiene solo all'uomo, e corrisponde alla possibilità di dare corpo all'immaginazione seguendo la propria volontà, e di farlo illimitatamente. Tutto ciò che fa dell'uomo un mezzo per la realizzazione della COSCIENZA UNIVERSALE è inseparabile dalla sua tensione verso l'INFINITO, dalla sua CREATIVITA': se l'uomo non fosse CREATORE non sarebbe nemmeno un uomo, ma un essere meccanico che segue gli impulsi prestabiliti della propria natura, avrebbe un posto determinato nel sistema del mondo senza alcuna speranza di mutare, o elevare la propria condizione; sarebbe simile a tutti gli altri animali che popolano il pianeta.
"Considerate la vostra semenza. Fatti non foste per viver come bruti, ma seguir virtute e canoscenza". (Dante Alighieri - Divina Commedia)
La ricerca del piacere personale è del tutto naturale, ma non sarà mai soddisfacente per l'uomo, nemmeno se egli conquistasse tutti i troni e tutti gli onori del mondo; nemmeno se egli fosse amato e adorato da tutte le persone che stima: essa è il primo gradino nella ricerca della FELICITA'; ma la FELICITA' è un movimento che racchiude in sè una dimensione infinita, come tutti i desideri, i pensieri e le illusioni che accompagnano l'esistenza, non potrà mai rivelarsi conclusiva. La CALMA INTERIORE, il NUCLEO SPIRITUALE dell'uomo, la cognizione del suo profondo EQUILIBRIO E STABILITA' sarà il Drago alato che lo condurrà attraverso la totalità della visione superiore che trasmuterà il mondo.
Cos'è che fa dell'uomo un vero Uomo? IL SUO ESSERE UNIVERSALE. Considerando l'UNIVERSO come un gigantesco computer, dalle potenzialità illimitate, che "genera" informazione e, allo stesso modo, "accumula" informazione, accrescendo la complessità delle interazioni all'infinito, possiamo considerare l'evoluzione interiore dell'uomo analoga al panorama tecnologico in cui operiamo, senza temere un paragone azzardato. Qual'è la caratteristica fondamentale di un prodotto tecnologico evoluto? IL SUO ESSERE UNIVERSALE, non circoscrivibile a funzioni specifiche e limitanti, così che ogni oggetto tecnologico evoluto contiene in sè le funzioni di molti altri strumenti, fino al massimo livello d'integrazione che sarà raggiunto in futuro. Cosa distingue un individuo ordinario da un genio creativo? Al genio creativo appartiene una visione telescopica, superiore e globale della realtà, perciò più profonda, mentre l'uomo ordinario non può elevare il proprio interesse al di là di se stesso, dei suoi piaceri, del suo benessere, del suo clan, del suo Paese...insomma, di tutto ciò che egli percepisce come SUO e che crede essere legato alla propria sicurezza e felicità. Cosa distingue una CIVILTA' evoluta dalla BARBARIE? IL SUO CARATTERE UNIVERSALE, l'integrazione e la scomparsa di ogni induzione alla diversificazione in ruoli, classi sociali e appartenenze, l'estensione UNIVERSALE delle opportunità; mentre una civiltà arretrata tende, al contrario, alla diversificazione dei ruoli, alla separazione, alla costituzione di privilegi e al senso di appartenenza. TUTTO CIO' CHE E' SUPERIORE NON E' CIRCOSCRIVIBILE E IL SUO REQUISITO E' LA TENSIONE ALL'INTEGRAZIONE UNIVERSALE.
"Io potrei viver confinato in un guscio di noce, e tuttavia ritenermi signore d'uno spazio sconfinato". (Shakespeare - Amleto)
Qual'è il maggiore alleato di ogni DITTATURA e di ogni deterioramento della CIVILTA'? E' l'anima sopraffatta dalla ricerca della soddisfazione personale, dalle occupazioni dell'esistenza ordinaria, che non ha coltivato obiettivi superiori...l'anima che non ha tessuto il legame con l'ENTE infinito, che si è ripiegata su se stessa. Il SENSO DEL NULLA ha pervaso da millenni ogni anfratto della mente umana, è stato il baratro in cui essa ha dovuto precipitare per raggiungere le condizioni necessarie ad un passo evolutivo mai avvenuto prima. Fu inevitabile che ciò accadesse. Durante tutti questi lunghi secoli e millenni di oblio, solo pochissimi individui mantennero il legame con le proprie facoltà psichiche, rimasero puri, riuscendo a percepire la calma imperturbabile del proprio nucleo profondo, l'unico luogo dal quale scaturiscono i veri poteri sulla realtà. Con il favore di pulsioni autodistruttive, l'uomo dimentica di essere creatore della propria realtà, sentendosene prigioniero, irrimediabilmente sopraffatto, creando sempre più dipendenze esteriori abbassa la propria tensione, distrugge l'energia più pura lasciando il suo cocchio nelle mani di forze straniere, distruttive e brutali. Non può esistere nulla, nell'universo, che possa essere così deforme e repulsivo di un'individuo senz'anima, che pure parla, si muove, sembra essere posseduto dall'energia inesauribile di un'automatismo perenne...ma non c'è più NESSUNO al comando. Il Nulla ha spento ogni sua scintilla in embrione e ha lasciato dietro di sè un'ologramma senza alcun valore. Purtuttavia quest'ologramma soffre, ma le sue sofferenze portano a nulla, poichè solo la sofferenza consapevole è utile; ricava energia per mille occupazioni, ma è mosso da un'energia straniera, aliena, il cui porto è la desolazione.
Quando il tuo spirito è desto, quando sei giunto all'"ESSERE" perdendo l'inconsistenza ologrammatica della superficialità, qualsiasi sventura non ti sembrerà che un breve passo in un cammino senza fine, il magnetismo invincibile del tuo "centro" manterrà il tuo equilibro con la sua forza imperturbabile, comprenderai profondamente di non essere mai stato solo, che tutte le forze dell'Universo hanno sempre cospirato alla tua realizzazione, che la tua mente, i tuoi pensieri, i tuoi sforzi...non sono elementi parziali e isolati, ma veicoli di evoluzione UNIVERSALE connessi ad ogni altra mente, pensiero e volontà.
"La via incomincia soltanto alla sommità della scala, cioè dopo l'ultimo gradino o l'ultima soglia, ad un livello molto al di sopra della vita ordinaria". (PETR DEMJANOVIC USPENSKIJ - 1878-1947 - filosofo russo; dal libro "Frammenti di un insegnamento sconosciuto")
Il male non è rappresentato da colui che si è arreso, le cui delusioni hanno momentaneamente frenato il suo entusiasmo: ciò che è venuto ad ESSERE, giammai potrà non ESSERE. Il male non è in colui che commette errori in seguito alle deduzioni del suo pensiero, per quanto nefaste possano essere le sue azioni, prendendosi il peso di una terribile responsabilità...il male si trova nella SUPERFICIALITA', nell'INDIFFERENZA, nella BANALITA', il male è colui che non "è", che non è mai stato e che, probabilmente, non sarà mai.
Alessia Birri
giovedì 20 dicembre 2018
L'IMPRONTA DI UN UOMO STRAORDINARIO
20 dic, 15:18
"Allorchè la coscienza umana ozia in folle, essa si restringe e perde qualsiasi senso di valore. Quando ciò accade, l'uomo smette di espandersi, di sperimentare il desiderio di espandersi. Il senso di "valer la pena" svanisce. E quando ciò accade, qualsiasi sorta di negazione o stupidaggine diviene possibile. Si potrebbe dire che la differenza essenziale tra un uomo di genio e un uomo ordinario è che l'uomo di genio ha un maggior potere di concentrarsi stabilmente sui suoi valori reali, mentre l'uomo ordinario perde sempre di vista il suo scopo e i suoi obiettivi, cambiando di ora in ora, talvolta addirittura di minuto in minuto". (Dal libro L'OCCULTO, di COLIN WILSON; pag.133)
IL GENIO NON POSSIEDE LIBERO ARBITRIO: Le opere dell'uomo di genio non sono guidate dallo studio e dal calcolo, ma sono "CIO' CHE EGLI E'", gli obiettivi della sua volontà e la sua essenza interiore sono la stessa cosa, egli è UNO, è l'incarnazione della stessa FORZA SUPERIORE che agisce attraverso lui, un "avatar" della divinità: la CONCENTRAZIONE è ciò che contraddistingue la sua azione dall'azione dell'uomo medio e dal semplice talento. Possiamo, infatti, constatare che gli uomini ordinari, più sono inconsistenti e più numerose sono le occupazioni che svolgono, le relazioni che coltivano, i viaggi che intraprendono, e così via; ovviamente tutto all'insegna della superficialità e dell'approssimazione. Il GENIO è lo STRUMENTO mediante il quale l'Universo concentra le energie più pure al fine di definire la sua polarità cosciente attraendo verso di essa la mente collettiva, il cui messaggio si concretizza nelle opere d'arte, nella filosofia, nella scienza e in tutti i campi in cui l'INTUIZIONE svolge un ruolo fondamentale. Il GENIO è una FORZA, un'ENERGIA PURA e, proprio per questo, il suo potere e la sua volontà sovrastano ogni altro proposito che la realtà possa suggerire; il GENIO non possiede LIBERO ARBITRIO in quanto persegue obiettivi superiori, la sua consapevolezza non permette indugi ed è espressione della necessità evolutiva universale. L'uomo che incarna questa FORZA non può scegliere di non seguire la propria volontà profonda, egli è CREATORE di realtà non perchè "decide" di esserlo (la decisione appartiene al dubbio) ma perchè E': la sua esistenza E' la sua OPERA, la parola d'ordine del GENIO è "CREO DUNQUE SONO", e l'alternativa alla realizzazione della sua volontà, in ogni campo, può essere solo la morte.
OGNI SUA OPERA E' UN ATTO D'AMORE: L'uomo speciale, colui che fa la differenza nella storia universale, non opera mai per secondi fini, non si attende nulla in cambio dal mondo, la sua missione è DARE, non ricevere, e qualora ricevesse elogi e riconoscimenti, lo riterrebbe superfluo e di nessuna importanza in confronto a ciò che lui è venuto a donare; inoltre non se ne farebbe mai vanto perchè ciò significherebbe porsi in una condizione di dipendenza e inferiorità. Gli individui comuni si vantano di ogni loro successo nel mondo, di ogni riconoscimento ricevuto, e lo fanno perchè le loro opere non sono superiori al mondo, e il plauso dei loro pari è l'unico obiettivo delle loro aspirazioni. Il GENIO pagherebbe qualsiasi prezzo e sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio per realizzare le sue idee, ogni sua azione, ogni suo obiettivo, ogni suo gesto è un ATTO D'AMORE per l'Universo, e solo per questo il suo spirito si irradia attraverso la sua opera, la considerazione e la lode non tolgono e non aggiungono nulla alla sua autostima.
L'unico obiettivo del GENIO è la realizzazione della sua OPERA, il suo contributo all'evoluzione universale, egli non è mai concentrato su di sè, si dimentica di se stesso, la cura delle incombenze dell'esistenza pratica e mondana lo trovano impacciato e incapace, egli "levita" continuamente attratto da una dimensione superiore, al di là del tempo e dello spazio: la sua individualità, il suo benessere, la sua stessa vita vengono lasciati sempre un passo indietro nei confronti dei suoi più alti obiettivi. Potrebbe rinunciare alla salute, al benessere, alla vita stessa...ma non potrebbe mai rinunciare alla sua opera, poichè essa EQUIVALE A LUI, equivale alla sua esistenza, è la FORZA che sottende l'armonia di ogni sua cellula, di ogni suo respiro, di ogni sua energia vitale.
IL GENIO E' COME UN SONNAMBULO: non è mai del tutto cosciente delle forze immani che lo possiedono, le sue creazioni precedono la comprensione del loro significato profondo; non è mai completamente soddisfatto del servizio che offre alla sua FORZA: l'opera migliore sarà sempre quella che non è ancora stata compiuta, questa è la sua gioia e il suo tormento. Il talento comprende perfettamente ciò che vuole rappresentare e comunicare al mondo, ed è perfettamente compreso; il GENIO non è mai cosciente del messaggio profondo trasmesso dalle sue opere, il suo "io" cosciente rimane sempre un passo indietro rispetto alle visioni e alle idee della sua FORZA, che ha sede nelle profondità dell'inconscio, la cui volontà è infinitamente superiore a quella della personalità cosciente che deve operare nel mondo. L'UOMO COMUNE è dominato soltanto dalla sua maschera sociale, non possiede un impulso alla conoscenza e alla creatività al di là delle sue esigenze esistenziali, mentre l'inconscio funge da sabotatore delle sue aspirazioni, al contrario il GENIO persegue i suoi autentici ideali.
"Il talento è ciò che è nei poteri dell'uomo. Il Genio è ciò nei cui poteri è un uomo". (James Russell Lowell: poeta statunitense; 1819-1891)
Per l'UOMO STRAORDINARIO le consuetudini dell'individuo ordinario sono un veleno dell'anima: egli non può creare legami che compromettano la libertà del suo GENIO; qualsiasi legame, familiare o di altro genere, costituirebbe qualcosa "in più" di eccessivamente ingombrante, perchè egli è TUTTO IN SE STESSO, un essere REALIZZATO E COMPLETO, a cui nulla vi è da aggiungere e che non sente alcun bisogno di relazione che non sia il profondo legame con la sua FORZA. Qualsiasi relazione che non abbia a che fare con la sua missione è in dissonanza con il suo Sè profondo e perciò viene rigettata, oppure si trasforma in un'infelice consuetudine. Il GENIO è maschio e femmina in sublime armonia, è COMPRENSIONE e CREATIVITA', nulla vi è da aggiungere alla sua perfezione. E' integrità ed INTERIORIZZAZIONE e in lui non esiste alcuna forma di superficialità.
L'IRRAZIONALITA' è la sua matrice, poichè ogni sua intuizione proviene dal profondo e supera la realtà che gli occhi possono osservare o che la ragione può analizzare; il GENIO non è mai connesso alla pura realtà, ma all'ALTROVE, pur comunicando con il mondo, la sua esistenza si svolge ad un altro livello di realtà, ed è estraneo ai parametri del senso comune.
Il GENIO non è mai figlio del suo tempo, non ha razza, non appartiene a nessuna bandiera e a nessuna nazione, le sua opere hanno sempre un indirizzo UNIVERSALE: egli è catalizzatore di FORZE SUPERIORI ed ASSOLUTE.
Una personalità geniale sarà sempre contrassegnata da un'estrema semplicità ed il suo entusiasmo infantile non si riduce con l'età o con l'accumulo di esperienze, come succede alla maggior parte degli individui, ma la vivacità del suo spirito è infinita come l'energia dell'Universo. L'uomo ordinario, allorchè accresce la sua cultura e la sua posizione sociale, assume un atteggiamento altrettanto solenne e altezzoso e del suo lato infantile, comprensivo e creativo, non rimane più nulla. L'ultima spiaggia dell'uomo ordinario è l'aridità.
Il GENIO possiede una personalità estrema: ogni suo sentimento e ogni sua azione avranno sempre un carattere eccessivo, saranno portati all'esagerazione, a volte fino alla suprema esaltazione; la moderazione, l'equilibrio, appartengono al mistico, mai al DEMONE CREATIVO: egli è il grande alchimista che si nutre di sofferenza e di passione, la forgia e la trasforma in sublime creatività. L'infelicità dell'uomo è la felicità della sua FORZA SUPERIORE, l'energia di cui si nutre per dipingere la tavolozza del futuro. La sua energia è simile
alla massa critica di un'esplosione atomica e se non viene incanalata seguendo l'indirizzo della FORZA SUPERIORE può degenerare creando squilibri pericolosi e autodistruttivi.
Un'opera geniale non sarà mai soggettiva, non rispecchierà mai le particolari vicissitudini della vita individuale dell'autore, sarà sempre indirizzata a cogliere l'UNIVERSALE NEL PARTICOLARE, la sua visione non appartiene al breve tratto di un'esistenza, ma all'ETERNITA'. La dimensione quotidiana di una personalità geniale è generalmente squallida, monotona e priva dell'empatia prodotta dalla vicinanza dei propri simili, non c'è nulla di brillante, nessuna stella sfavillante; il genio è condannato alla solitudine, a non poter condividere i propri entusiasmi, a sacrificare se stesso in nome del MESSAGGIO che sarà destinato a raggiungere un futuro lontano; tutto il fulgore, la grandezza, la gratificazione dimorano nella sua interiorità. La mente del GENIO non appartiene a lui, ma alla sua FORZA. Egli osserva il mondo con il distacco di un semplice spettatore, non tiene in alcuna considerazione l'approvazione altrui ed è molto geloso della propria indipendenza.
Alla fine il GENIO raduna in sè le caratteristiche in embrione dell'umanità futura, del prossimo salto evolutivo che vedrà l'esplosione di inconcepibili facoltà sopite, il superamento di ogni limitazione attraverso la connessione con il potenziale infinito; non ci sarà più bisogno di "masse", di mediocrità, di omologazione: solo universi che comunicano con altri universi, assoluti e, al contempo, interconnessi. Ma questo sarà un altro mondo, un altra èra, un'altra storia.
Alessia Birri
"Allorchè la coscienza umana ozia in folle, essa si restringe e perde qualsiasi senso di valore. Quando ciò accade, l'uomo smette di espandersi, di sperimentare il desiderio di espandersi. Il senso di "valer la pena" svanisce. E quando ciò accade, qualsiasi sorta di negazione o stupidaggine diviene possibile. Si potrebbe dire che la differenza essenziale tra un uomo di genio e un uomo ordinario è che l'uomo di genio ha un maggior potere di concentrarsi stabilmente sui suoi valori reali, mentre l'uomo ordinario perde sempre di vista il suo scopo e i suoi obiettivi, cambiando di ora in ora, talvolta addirittura di minuto in minuto". (Dal libro L'OCCULTO, di COLIN WILSON; pag.133)
IL GENIO NON POSSIEDE LIBERO ARBITRIO: Le opere dell'uomo di genio non sono guidate dallo studio e dal calcolo, ma sono "CIO' CHE EGLI E'", gli obiettivi della sua volontà e la sua essenza interiore sono la stessa cosa, egli è UNO, è l'incarnazione della stessa FORZA SUPERIORE che agisce attraverso lui, un "avatar" della divinità: la CONCENTRAZIONE è ciò che contraddistingue la sua azione dall'azione dell'uomo medio e dal semplice talento. Possiamo, infatti, constatare che gli uomini ordinari, più sono inconsistenti e più numerose sono le occupazioni che svolgono, le relazioni che coltivano, i viaggi che intraprendono, e così via; ovviamente tutto all'insegna della superficialità e dell'approssimazione. Il GENIO è lo STRUMENTO mediante il quale l'Universo concentra le energie più pure al fine di definire la sua polarità cosciente attraendo verso di essa la mente collettiva, il cui messaggio si concretizza nelle opere d'arte, nella filosofia, nella scienza e in tutti i campi in cui l'INTUIZIONE svolge un ruolo fondamentale. Il GENIO è una FORZA, un'ENERGIA PURA e, proprio per questo, il suo potere e la sua volontà sovrastano ogni altro proposito che la realtà possa suggerire; il GENIO non possiede LIBERO ARBITRIO in quanto persegue obiettivi superiori, la sua consapevolezza non permette indugi ed è espressione della necessità evolutiva universale. L'uomo che incarna questa FORZA non può scegliere di non seguire la propria volontà profonda, egli è CREATORE di realtà non perchè "decide" di esserlo (la decisione appartiene al dubbio) ma perchè E': la sua esistenza E' la sua OPERA, la parola d'ordine del GENIO è "CREO DUNQUE SONO", e l'alternativa alla realizzazione della sua volontà, in ogni campo, può essere solo la morte.
OGNI SUA OPERA E' UN ATTO D'AMORE: L'uomo speciale, colui che fa la differenza nella storia universale, non opera mai per secondi fini, non si attende nulla in cambio dal mondo, la sua missione è DARE, non ricevere, e qualora ricevesse elogi e riconoscimenti, lo riterrebbe superfluo e di nessuna importanza in confronto a ciò che lui è venuto a donare; inoltre non se ne farebbe mai vanto perchè ciò significherebbe porsi in una condizione di dipendenza e inferiorità. Gli individui comuni si vantano di ogni loro successo nel mondo, di ogni riconoscimento ricevuto, e lo fanno perchè le loro opere non sono superiori al mondo, e il plauso dei loro pari è l'unico obiettivo delle loro aspirazioni. Il GENIO pagherebbe qualsiasi prezzo e sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio per realizzare le sue idee, ogni sua azione, ogni suo obiettivo, ogni suo gesto è un ATTO D'AMORE per l'Universo, e solo per questo il suo spirito si irradia attraverso la sua opera, la considerazione e la lode non tolgono e non aggiungono nulla alla sua autostima.
L'unico obiettivo del GENIO è la realizzazione della sua OPERA, il suo contributo all'evoluzione universale, egli non è mai concentrato su di sè, si dimentica di se stesso, la cura delle incombenze dell'esistenza pratica e mondana lo trovano impacciato e incapace, egli "levita" continuamente attratto da una dimensione superiore, al di là del tempo e dello spazio: la sua individualità, il suo benessere, la sua stessa vita vengono lasciati sempre un passo indietro nei confronti dei suoi più alti obiettivi. Potrebbe rinunciare alla salute, al benessere, alla vita stessa...ma non potrebbe mai rinunciare alla sua opera, poichè essa EQUIVALE A LUI, equivale alla sua esistenza, è la FORZA che sottende l'armonia di ogni sua cellula, di ogni suo respiro, di ogni sua energia vitale.
IL GENIO E' COME UN SONNAMBULO: non è mai del tutto cosciente delle forze immani che lo possiedono, le sue creazioni precedono la comprensione del loro significato profondo; non è mai completamente soddisfatto del servizio che offre alla sua FORZA: l'opera migliore sarà sempre quella che non è ancora stata compiuta, questa è la sua gioia e il suo tormento. Il talento comprende perfettamente ciò che vuole rappresentare e comunicare al mondo, ed è perfettamente compreso; il GENIO non è mai cosciente del messaggio profondo trasmesso dalle sue opere, il suo "io" cosciente rimane sempre un passo indietro rispetto alle visioni e alle idee della sua FORZA, che ha sede nelle profondità dell'inconscio, la cui volontà è infinitamente superiore a quella della personalità cosciente che deve operare nel mondo. L'UOMO COMUNE è dominato soltanto dalla sua maschera sociale, non possiede un impulso alla conoscenza e alla creatività al di là delle sue esigenze esistenziali, mentre l'inconscio funge da sabotatore delle sue aspirazioni, al contrario il GENIO persegue i suoi autentici ideali.
"Il talento è ciò che è nei poteri dell'uomo. Il Genio è ciò nei cui poteri è un uomo". (James Russell Lowell: poeta statunitense; 1819-1891)
Per l'UOMO STRAORDINARIO le consuetudini dell'individuo ordinario sono un veleno dell'anima: egli non può creare legami che compromettano la libertà del suo GENIO; qualsiasi legame, familiare o di altro genere, costituirebbe qualcosa "in più" di eccessivamente ingombrante, perchè egli è TUTTO IN SE STESSO, un essere REALIZZATO E COMPLETO, a cui nulla vi è da aggiungere e che non sente alcun bisogno di relazione che non sia il profondo legame con la sua FORZA. Qualsiasi relazione che non abbia a che fare con la sua missione è in dissonanza con il suo Sè profondo e perciò viene rigettata, oppure si trasforma in un'infelice consuetudine. Il GENIO è maschio e femmina in sublime armonia, è COMPRENSIONE e CREATIVITA', nulla vi è da aggiungere alla sua perfezione. E' integrità ed INTERIORIZZAZIONE e in lui non esiste alcuna forma di superficialità.
L'IRRAZIONALITA' è la sua matrice, poichè ogni sua intuizione proviene dal profondo e supera la realtà che gli occhi possono osservare o che la ragione può analizzare; il GENIO non è mai connesso alla pura realtà, ma all'ALTROVE, pur comunicando con il mondo, la sua esistenza si svolge ad un altro livello di realtà, ed è estraneo ai parametri del senso comune.
Il GENIO non è mai figlio del suo tempo, non ha razza, non appartiene a nessuna bandiera e a nessuna nazione, le sua opere hanno sempre un indirizzo UNIVERSALE: egli è catalizzatore di FORZE SUPERIORI ed ASSOLUTE.
Una personalità geniale sarà sempre contrassegnata da un'estrema semplicità ed il suo entusiasmo infantile non si riduce con l'età o con l'accumulo di esperienze, come succede alla maggior parte degli individui, ma la vivacità del suo spirito è infinita come l'energia dell'Universo. L'uomo ordinario, allorchè accresce la sua cultura e la sua posizione sociale, assume un atteggiamento altrettanto solenne e altezzoso e del suo lato infantile, comprensivo e creativo, non rimane più nulla. L'ultima spiaggia dell'uomo ordinario è l'aridità.
Il GENIO possiede una personalità estrema: ogni suo sentimento e ogni sua azione avranno sempre un carattere eccessivo, saranno portati all'esagerazione, a volte fino alla suprema esaltazione; la moderazione, l'equilibrio, appartengono al mistico, mai al DEMONE CREATIVO: egli è il grande alchimista che si nutre di sofferenza e di passione, la forgia e la trasforma in sublime creatività. L'infelicità dell'uomo è la felicità della sua FORZA SUPERIORE, l'energia di cui si nutre per dipingere la tavolozza del futuro. La sua energia è simile
alla massa critica di un'esplosione atomica e se non viene incanalata seguendo l'indirizzo della FORZA SUPERIORE può degenerare creando squilibri pericolosi e autodistruttivi.
Un'opera geniale non sarà mai soggettiva, non rispecchierà mai le particolari vicissitudini della vita individuale dell'autore, sarà sempre indirizzata a cogliere l'UNIVERSALE NEL PARTICOLARE, la sua visione non appartiene al breve tratto di un'esistenza, ma all'ETERNITA'. La dimensione quotidiana di una personalità geniale è generalmente squallida, monotona e priva dell'empatia prodotta dalla vicinanza dei propri simili, non c'è nulla di brillante, nessuna stella sfavillante; il genio è condannato alla solitudine, a non poter condividere i propri entusiasmi, a sacrificare se stesso in nome del MESSAGGIO che sarà destinato a raggiungere un futuro lontano; tutto il fulgore, la grandezza, la gratificazione dimorano nella sua interiorità. La mente del GENIO non appartiene a lui, ma alla sua FORZA. Egli osserva il mondo con il distacco di un semplice spettatore, non tiene in alcuna considerazione l'approvazione altrui ed è molto geloso della propria indipendenza.
Alla fine il GENIO raduna in sè le caratteristiche in embrione dell'umanità futura, del prossimo salto evolutivo che vedrà l'esplosione di inconcepibili facoltà sopite, il superamento di ogni limitazione attraverso la connessione con il potenziale infinito; non ci sarà più bisogno di "masse", di mediocrità, di omologazione: solo universi che comunicano con altri universi, assoluti e, al contempo, interconnessi. Ma questo sarà un altro mondo, un altra èra, un'altra storia.
Alessia Birri
martedì 11 dicembre 2018
COMPLESSITA' E GENESI DELLA COSCIENZA
"Se la nostra PSICHE profonda si riconoscesse come mortale, nulla avrebbe più senso, e tutti gli elementi, fisici e reali, si sgretolerebbero all'istante: un progetto "finito" non avrebbe senso "in sè", poichè l'unico sostegno dell'Universo, il motivo per cui esso esiste, è il SENSO DI SCOPO, e l'unico sostegno del senso di scopo è il suo essere INFINITO." (Alessia Birri)
"Ciò che praticamente accade è che gli esseri umani, anche i più grandi, arrivano a un punto in cui perdono coraggio. Essi non vogliono ancor maggiore complessità e anche il loro appetito di vita si infiacchisce. E' però possibile immaginare un essere umano che abbia oltrepassato questo punto pericoloso, la cui mente si espanda interminabilmente verso nuove complessità e il cui senso di godimento sia stimolato a raggiungere nuovi livelli di scopo mediante nuove complessità. Se la mente dell'uomo potesse arrivare a questo punto, che è come la massa critica in un'esplosione atomica, egli diverrebbe simile a Dio". (dal libro "L'OCCULTO" di COLIN WILSON; pag.129)
"Un punto di densità infinita e di estensione nulla" dal quale si sarebbe generato tutto ciò che esiste: questo doveva essere l'Universo al suo stato iniziale. Secondo la teoria del BIG BANG tutto l'universo esistente, infinito e sempre più esteso quanto più la scienza riesce ad esplorare in lontananza nello spazio e nel tempo, scaturisce dall'esplosione di questo "NULLA" che si è fatto "TUTTO", il "TUTTO" che noi conosciamo e di cui facciamo parte. Oppure, molto più probabilmete, il BIG BANG fu il risultato della COLLISIONE FRA DUE UNIVERSI, mediante la quale il nostro si sarebbe formato, in una sequenza di strutture multiple generantisi una dall'altra a ritroso nel tempo, senza inizio e senza fine. La COMPLESSITA' universale è infinita, e allo stesso modo la COMPLESSITA' in espansione della PSICHE umana; l'Universo che percepiamo, la dimensione reale che circonda le nostre esistenze, non è altro che la traduzione del livello evolutivo in cui si trova la nostra COSCIENZA. L'evoluzione psichica e la percezione della vera realtà che sottende il mondo tangibile e materiale, si attua mediante una sequenza di demolizioni, che devono partire dall'interno all'esterno: la COSCIENZA modifica la realtà disgregando le convinzioni che le impediscono di scorgere la natura illusoria del Tutto e di conseguire la libertà.
L'evoluzione della COSCIENZA è un continuo distacco, un moto perpetuo di unione e abbandono che si adempie a livello individuale ed universale attraverso la storia. Gli animali non vivono nella nostra dimensione, percepiscono una realtà "altra" rispetto a quella dell'uomo, sono vincolati al presente, non possiedono proprietà emergenti nella direzione della COMPLESSITA'; l'UOMO MEDIEVALE percepiva un Universo limitato, racchiuso nello spazio delle sue convinzioni bibliche, un Universo che non poteva avere più di 6000 anni e che rispondeva a precise ed immutabili gerarchie; dunque un Universo chiuso, privo del concetto di evoluzione. L'abbattimento di questa visione limitata, con la Terra al centro dell'Universo, i 7 pianeti e la volta celeste concepita come una cupola con le stelle incastonate, fu iniziato da GALILEO, che con l'uso del cannocchiale scoprì nuovi elementi nel sistema solare e diede inizio all'esplorazione dello SPAZIO PROFONDO. Dalla fine del '700 agli inizi dell''800 nacquero le SCIENZE NATURALI e vennero scoperti i primi FOSSILI di dinosauri e mammuth, demolendo in questo modo anche il muro della scala temporale dei 6000 anni dalla creazione concepita fino ad allora. I muri dello SPAZIO e del TEMPO iniziarono a mostrare la loro incosistenza, la PSICHE umana fu improvvisamente risucchiata da un vertiginoso vortice spazio temporale destinato ad espandersi sempre più, ad ogni nuova scoperta. La visione dell'Universo e della Natura dei tempi ancestrali, anche senza la conferma delle scoperte scientifiche, era molto più vicina alla realtà rispetto alle epoche storiche a noi più prossime, durante le quali si è verificato un notevole "irrigidimento" della COSCIENZA umana, dovuto principalmente alla perdita delle FACOLTA' INTUITIVE.
La scienza ha nei secoli perfezionato ciò che l'INTUIZIONE umana ha sempre profondamente compreso: il CONCETTO D'INFINITO. La COSCIENZA umana SENTE la sua partecipazione all'INFINITO, ed è proprio l'INTUIZIONE della sua IMMORTALITA' l'elemento fondamentale su cui si basa il superamento della paura della morte, ed il fatto che non viviamo e progettiamo la maggior parte del nostro tempo pensando ad essa. Se la nostra PSICHE profonda si riconoscesse come mortale, nulla avrebbe più senso, e tutti gli elementi, fisici e reali, si sgretolerebbero all'istante: un progetto "finito" non avrebbe senso "in sè", poichè l'unico sostegno dell'Universo, il motivo per cui esso esiste, è il SENSO DI SCOPO, e l'unico sostegno del senso di scopo è il suo essere INFINITO. L'esistenza stessa della PSICHE decreta la sua IMMORTALITA', l'ESSERE IN SE', l'ERGO SUM è di per sè stesso una prova dell'immortalità dell'anima; il suo unico tormento consiste nel potersi osservare solo attraverso lo specchio della realtà fenomenica, di riflesso, e non potersi mai congiungere al suo punto centrale, da cui scaturisce ogni apparenza esteriore della realtà. I rari momenti in cui l'uomo riesce ad abbracciare quest'Essenza interiore durano pochi attimi, e vengono denominati ESTASI.
Quando la COSCIENZA ha raggiunto un buon livello di COMPLESSITA' è impossibile che possa abbandonare il suo viaggio e il raggiungimento di mete sempre superiori, la sua energia diventa inesauribile e non si affievolisce mai: come una fiamma, se viene nutrita costantemente, si accresce allontanando sempre più la possibilità della propria estinzione. L'accrescimento della COMPLESSITA' e della consapevolezza sgretola i muri apparentemente invalicabili della realtà, tutto il mondo inizia ad assumere l'aspetto di ciò che è realmente: un'illusione i cui veli devono essere squarciati.
"Il fatto che possiamo descrivere i moti del mondo con l'uso della meccanica newtoniana non ci dice
niente sulla realta'. Il fatto che lo facciamo, sicuramente ci dice qualcosa sulla realtà". (LUDWIG WITTGENSTEIN, filosofo e ingegnere austriaco- 1889-1951)
TUTTO CIO' CHE NON E' INFINITO, SEMPLICEMENTE NON PUO' ESISTERE. Ogni oggetto, ogni particella, ogni manifestazione esistente nello SPAZIO-TEMPO, è finita ed infinita contemporaneamente; apparentemente è delimitata in un luogo preciso, ma di fatto ogni oggettivazione è connessa in modo NON-LOCALE ad ogni punto dell'Universo e la sua influenza si estende illimitatamente, che sia una particella elementare, un oggetto o un pensiero individuale o collettivo. La scienza classica, da CARTESIO, a NEWTON a LAPLACE, è caratterizzata da una fede dogmatica nel DETERMINISMO, nel rifiuto di ogni influenza individuale sul flusso della realtà, dalla convinzione che tutto, nell'Universo, possa essere previsto con assoluta certezza, mentre la FISICA QUANTISTICA demolisce questa rigidità, aprendo la nostra mente alle probabilità e facendoci comprendere la realtà come un'increspatura sottile di apparente coerenza estesa su un abisso infinito di CAOS, dal quale può emergere qualsiasi realtà possibile e concepibile dal punto di osservazione della nostra mente. Ogni volta che abbiamo creato degli schemi rigidi, sia dal punto di vista esistenziale che delle convinzioni scientifiche e filosofiche, la realtà li ha demoliti a colpi di piccone. La FISICA QUANTISTICA sembra dominata dal CASO, ma sostanzialmente il CASO vero e proprio non esiste, esistono ALTRI PRINCIPI che muovono la realtà; una sorgente che noi non riusciamo a cogliere perchè non ha nulla a che vedere con la strutturazione apparentemente coerente e logica del MONDO SENSIBILE: un'ALTRA REALTA' sottende i meccanismi dell'Universo visibile, una realtà infinitamente più potente e più "vera" di tutte le insormontabili leggi della fisica, la REALTA' intravista dalle menti degli uomini più illuminati. Questa VERA REALTA' non è soggetta alle leggi fisiche del mondo materiale, bensì alle istanze dell'INCONSCIO collettivo e individuale. Il principio profondo che determina ogni evento reale (il COLLASSO DELLA FUNZIONE D'ONDA in FISICA QUANTISTICA), agisce in sintonia con le caratteristiche della COSCIENZA, non delle leggi della fisica: E' COSCIENZA.
"Se le leggi fisiche di questo mondo sono indipendenti da noi, noi non siamo liberi; se siamo liberi ne segue
che le leggi fisiche non sono indipendenti". (KARL POPPER, filosofo austriaco; 1902 - 1994)
Il grado di COMPLESSITA' di tutto ciò che esiste, la sua evoluzione nel tempo, è fondato sull'"emergenza" degli elementi che "informano" i processi macroscopici. La REALTA' MACROSCOPICA, l'oggettivazione emergente dalla spinta dell'INFORMAZIONE, rappresenta una rottura della simmetria esistente a livello delle PARTICELLE ELEMENTARI, come se le forme del reale emergessero da un infinito flusso "continuo" ed "omogeneo". L'anello di congiunzione fra questo flusso continuo e l'apparente discontinuità degli oggetti reali, è proprio l'INFORMAZIONE, ossia l'oggettivazione di un'idea, di un impulso "ad essere", di un "DESIDERIO": il SENSO DI SCOPO dell'Universo, senza il quale fra il mondo reale e quello subatomico non ci sarebbe complementarietà: il mondo reale, senza spinta evolutiva, complessità e idee, potrebbe sembrare ad un magma informe senza direzione ed eternamente "in potenza", sarebbe del tutto simile al MONDO SUBATOMICO; dunque, essendo privo di SENSO, non potrebbe nemmeno esistere, poichè IL PRESUPPOSTO FONDAMENTALE DELL'ESISTENZA E' IL SUO SCOPO, la direzione precisa della sua INFORMAZIONE, che si trasforma sempre più in un "atto di volontà" quanto più il soggetto è consapevole, e quindi COMPLESSO. Il raggiungimento di un livello cosciente di "COMPLESSITA'" implica il substrato di una lunga storia, un intreccio sempre più armonioso e ricco di informazione, la GENESI di un'ESISTENZA SUPERIORE.
"Noi siamo l’incarnazione locale di un Cosmo cresciuto fino all’autocoscienza. Abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle". (CARL SAGAN, astronomo e scrittore statunitense; 1934-1996)
Nel momento in cui all'individuo, ad un certo punto della sua vita, venisse a mancare questo impulso al progresso, questo desiderio di "essere", ed egli si adagiasse nella convinzione di aver raggiunto la vetta, il suo spirito vitale si guasterebbe progressivamente, a causa della cortina di nebbia tesa dall'ignoranza fra lui ed il suo NUOVO OBIETTIVO NELL'ESISTENZA. Senza spinta evolutiva tutto si sfascia, innescando un meccanismo d'involuzione verso la disgregazione. Due sono i sensi di scopo che si devono allineare: IL SENSO DI SCOPO UNIVERSALE, E IL SENSO DI SCOPO INDIVIDUALE. Più un individuo è consapevole e la sua coscienza desta, meno è soggetto alle malattie dell'anima, come l'apatia, la noia e lo scoraggiamento, perchè il suo SENSO DI SCOPO è della stessa natura della necessità universale, la sua volontà è sempre più rafforzata ed assorbita dalla volontà universale. Se il SENSO DI SCOPO è il fondamento dell'esistenza stessa dell'Universo, cosa succederebbe se quest'ultimo perdesse la propria spinta evolutiva? Semplicemente scomparirebbe nel nulla, ma ciò non è possibile, perchè all'Universo non può succedere ciò che succede alla gran parte degli esseri umani: egli è una calamita che trascina eternamente le coscienze verso il futuro; qualche individualità si può stancare durante il suo viaggio, può non avere accumulato abbastanza energia, essersi fermata a metà del cammino e non aver avuto i requisiti per superare la soglia che l'avrebbe resa immortale, questo è il più grande pericolo a cui può andare incontro; in questo modo lo spirito invecchia assieme al corpo avvinghiandosi alle sovrastrutture che la mente ha costruito nel tempo, che lo tengono strettamente vincolato alla sua epoca nonostante l'accumulo di conoscenza ed esperienza. Per questo la COSCIENZA ILLUMINATA non si può addormentare, ogni tanto si concede un meritato riposo, ma il suo viaggio proviene dal futuro, più si eleva e più si allontana dalle sabbie mobili, è una stella i cui raggi CREANO eternamente nuovi mondi e nuove realtà.
Alessia Birri
mercoledì 5 dicembre 2018
LA TEORIA SULLE STRUTTURE DISSIPATIVE E I SISTEMI COMPLESSI DI ILYA PRIGOGINE
"L'evoluzione non è solo il caso preso al volo. Non è solo un aggiustamento ad hoc del bricolage, del marchingegno. È un ordine emergente onorato e affinato dalla selezione". Ilya Prigogine
La TEORIA sulle STRUTTURE DISSIPATIVE e i SISTEMI COMPLESSI di ILYA PRIGOGINE (Mosca 1917 – Bruxelles 2003; premio Nobel per la chimica), dimostra chiaramente come in ogni SISTEMA TERMODINAMICO APERTO (come, ad esempio, il corpo umano o qualsiasi organismo biologico), si inneschi una spinta evolutiva qualora lo stesso sistema sia scosso da turbolenze che determinano una situazione di caos. Per intenderci, i SISTEMI TERMODINAMICI sono suddivisi in:
S. TERMODINAMICI ISOLATI (che non possono scambiare con l'esterno nè materia nè energia, come potrebbe essere l'intero universo; ma esistono solo teoricamente, in quanto l'universo stesso non è detto che non sia influenzato da altri universi);
S. TERMODINAMICI CHIUSI (che possono scambiare energia con l'esterno ma non materia, come può essere, ad esempio, un contenitore sigillato che viene riscaldato e perciò irradia calore, ma non disperde materia);
S. TERMODINAMICI APERTI (che scambiano con l'esterno sia materia che energia, come gli organismi bilogici, e che, quindi, sono soggetti ad evoluzione poichè influenzano l'ambiente e ne sono influenzati).
Facciamo il punto: la SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA postula l'irreversibilità dei fenomeni che determinano la dispersione di CALORE ed ENERGIA, fino al raggiungimento dell'EQUILIBRIO TERMODINAMICO finale, che decreterebbe la MORTE TERMICA DELL'UNIVERSO, poichè alla massima dispersione corrisponde l'assoluta mancanza di interazione, moto e, quindi, energia.
Se la SECONDA LEGGE prevede che nell'unico sistema presumibilmente isolato (l'Universo nella sua interezza) l'aumento di ENTROPIA determini la dissoluzione finale, tutto questo può essere compatibile con l'esistenza degli organismi viventi senza determinare in essi una rapida dissoluzione o, più probabilmente, impedirne la stessa formazione?
La SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA non preclude l'esistenza e l'evoluzione degli organismi vitali, perchè ogni dinamica interna ad essi, interazione e processo di assimilazione biologico costituisce un freno all'ENTROPIA, mentre, al contrario, l'ENTROPIA (dispersione) generale aumenta ed in questo modo si viene a creare un'ordine controbilanciato dalla spinta al caos entropico.
Questo scambio continuo di energia e materia con l'ambiente, di assimilazione e dispersione, è il motivo per cui l'organismo vivente si mantiene lontano dal fatale EQUILIBRIO TERMODINAMICO, e perciò LA VITA E' COMPATIBILE CON IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA semplicemente per il fatto che agisce in senso contrario alla dispersione e all'equilibrio; il principio di disgregazione, invece, predominerebbe in ogni altro luogo dell'Universo, a meno che non ci siano altri pianeti e altri sistemi in cui la vita si sia potuta manifestare. Ma in un Universo INFINITO gli eventi non possono essere LIMITATI, per cui l'esistenza di altri sistemi, altre forme di vita, diviene non più soltanto un'ipotesi, ma una certezza che attende soltanto, nel futuro, le sue prove tangibili.
Le implicazioni di questa "teoria" (che è stata ampiamente confermata da evidenti prove scientifiche) appaiono totalizzanti, determinando un cambiamento radicale nella visione del mondo, del progresso sociale, nei meccanismi evolutivi psico-fisici della specie umana; tutto si può riassumere nel famoso motto: "DAL CAOS UN NUOVO ORDINE"; le turbolenze, i momenti di discontinuità e sconvolgimento nell'ordine stabilito, determinano sempre la creazione di un nuovo ordine, diverso e superiore, appunto perchè PIU' COMPLESSO di quello precedente.
"Filtrare la musica dal rumore. La ricerca di ciò che è significativo e vero in opposizione al rumore, è un passo di prova che appare intrinsecamente correlato con l'acquisizione della coscienza dell'uomo di fronte alla natura di cui è parte e da cui si allontana". Ilya Prigogine
Ecco che, dunque, il CAMMINO DELL'EVOLUZIONE UMANA E' UN CAMMINO VERSO UNA SEMPRE MAGGIORE COMPLESSITA'. Ci si potrebbe allora porre la domanda: l'uomo stesso può divenire l'essere più complesso dell'Universo, o non è piuttosto il trampolino di lancio di un ordine più evoluto, e quindi, all'interno del suo codice genetico, non vi possono essere le premesse di una nuova specie superiore destinata a popolare un nuovo mondo? Quando l'accumulo di nuove informazioni raggiungerà una fase critica, genererà nuove turbolenze in grado di trasformare il supporto fisico adattandolo alle esigenze di una psiche più complessa, e così via seguendo una sequenza infinita dall'ordine al caos e viceversa.
La SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA ci svela un principio antichissimo e conosciuto da sempre presso i culti iniziatici di ogni tempo: IL PRINCIPIO ORDINATORE E' LO STESSO PRINCIPIO DISTRUTTORE. L'ENTROPIA è alleata della VITA e, ancor di più, la vita è un evento assolutamente necessario, intrinseco all'esistenza stessa dell'Universo, dovuta all'AUTORGANIZZAZIONE di elementi INTERNI alla struttura biologica degli esseri viventi.
Riassumendo: la realtà è essenzialmente un composto di ORDINE e CAOS; dal CAOS nascono quelle che sono denominate STRUTTURE DISSIPATIVE, ovvero gli organismi viventi, comprese le forme di vita intelligenti. Le STRUTTURE DISSIPATIVE sono attraversate da turbolenze chimiche ed ambientali che ne innescano ulteriori processi evolutivi; gli stati chimici di non-equilibrio possono sfociare sia nell'ordine che nel disordine e a volte creano strutture ordinate più complesse. La teoria di PRIGOGINE ci fa inoltre comprendere le leggi che accomunano eventi chimici, fisici e psichici nell'evoluzione dell'uomo, e la correlazione fra PSICHE e CORPO, evidenziando come ogni spinta evolutiva, mutazione e fenomenologia non sia determinata da leggi meccanicistiche, prevedibili ed essenzialmente biologiche, ma da motivazioni molto più profonde ed imprevedibili che hanno come substrato proprio l'emergere di una COSCIENZA sempre più complessa e l'imprescindibile necessità evolutiva dell'Essere. L'elemento biologico è lo STRUMENTO mediante il quale l'Essere esprime nel tempo le proprie potenzialità. La FRECCIA DEL TEMPO sembra puntare in un'unica direzione, verso il dissolvimento e la morte termica dell'Universo; la vita, invece, punta nella direzione opposta, all'autorganizzazione ed autoconservazione dei propri elementi, appunto per permettere all'Universo di creare se stesso nell'Uomo e oltre l'Uomo.
Alessia Birri
SI RINGRAZIA:
Entropia: la creazione di ordine:
http://archivioscienze.scuola.zanichelli.it/fisicamente/2009/12/13/entropia-4-la-creazione-di-ordine/
Prigogine: teoria della complessità e nuova alleanza:
http://www.labottegadelbarbieri.org/prigogine-teoria-della-complessita-e-nuova-alleanza/
Basi fisiche della complessità biologica e genesi della coscienza:
http://www.psychiatryonline.it/node/2464
Classificazione dei sistemi termodinamici:
https://www.chimica-online.it/download/sistema-termodinamico.htm
giovedì 29 novembre 2018
LA METAFISICA DELL'EVOLUZIONE
29 nov, 15:16
"In breve, torniamo alla nozione di scopo, e all'effetto complessivo. Tutto ciò significa che la selezione accidentale su cui Wells insiste lascia troppi problemi insoluti. Nessuno dubita che la selezione accidentale sia una forza principale nell'evoluzione. Ma nessuno dubita nemmeno che i vari tipi di accidente abbiano una parte importante nella vita degli abitanti di una città; io posso imbattermi per caso in un uomo che mi dà un brutto raffreddore, o cambia l'intero corso della mia vita. Ciò non significa che qualsiasi cosa io faccia, dall'alzarmi la mattina all'andare a letto la sera, sia senza scopo. Al contrario, gli accidenti avvengono su uno sfondo di scopo. E lo stesso vale per l'evoluzione. Nessuno degli esempi sopra esaminati presenta il minimo problema per la "teoria telepatica dell'evoluzione". Noi supponiamo che la vita sia fondamentalmente intenzionale. Essa organizza la materia per i suoi propri fini, e il suo obiettivo consiste nel divenire più complessa, più libera. Tanto per cominciare, essa è concentrata sullo sviluppo di forze telepatiche, quelle stesse forze che consentono all'insetto flattide di comprendere il proprio posto nel fiore. Queste forze le hanno anche permesso di trasmettere scoperte importanti ai geni. Questa MENTE ISTINTIVA, questa MENTE DI GRUPPO, ha parecchi livelli. A un livello, organizza un gruppo di insetti flattidi in un fiore e si accerta che alcuni siano verdi, altri metà verdi e metà corallo, altri ancora completamente corallo. A un altro livello, organizza le cellule dello stomaco del planario in modo che portino capsule pungenti alla pelle esteriore. Per quanto ne sappiamo, il planario può essere capace di ordinare alle cellule di portare le capsule pungenti, proprio come in questo momento io sto dando ordine alle mie dita di battere questa pagina; in organismi così semplici come il planario, le connessioni istintive possono essere più dirette. E questo pensiero mette in rilievo, a sua volta, che tutti i tipi di processi stanno attualmente avendo luogo nel mio corpo, sebbene apparentemente io non ne sia conscio. Il postulato di Kepner, di una mente di gruppo tra le cellule del corpo, si applica a qualsiasi livello di vita". (dal libro "L'OCCULTO", di COLIN WILSON; pag.126)
Qual'è il confine fra il corpo e la mente, ma, soprattutto, ESISTE un confine, una linea di demarcazione per cui i fenomeni fisici dovrebbero essere del tutto indipendenti dagli influssi psichici, come se mente e corpo fossero due perfetti estranei costretti a convivere sotto lo stesso tetto? La realtà fondamentale dell'universo non conosce delimitazioni, così come in geometria la linea di un segmento, apparentemente limitato, in realtà è costituita da punti illimitati, infiniti; così come non esistono linee di demarcazione fra alto e basso, fra la notte e il giorno...ma solo infinite sfumature e gradazioni. Il pozzo è senza fine, più si scende in profondità e più si amplia l'abisso sotto i nostri piedi. Così come non vi è reale separazione fra inconscio individuale ed inconscio collettivo, fra filosofia e scienza.
La psiche (o anima), si trova nel cervello, fa parte dell'elemento biologico o ne è separata, distinta? E qual'è la linea di demarcazione fra il pensiero (invisibile) e l'elemento biologico che possiamo sezionare ed osservare? La risposta proviene dallo stesso concetto d'Infinito: la materia stessa è spirito, infatti esiste come informazione e concentrazione di energia, ma la sua massa è del tutto apparente, ologrammatica, come un sogno, il sogno dell'anima, appunto. Il nostro mondo materiale non è una realtà "fisica", l'indagine sulle particelle elementari, man mano che prosegue, diventa sempre più elusiva, come un pozzo senza fondo. Non ha quindi senso considerare l'anima come fattore immateriale ed il corpo come elemento materiale, perchè la materia stessa è immateriale, e segue i movimenti dell'anima, non è una prigione, o un peso di cui ci dobbiamo liberare: è il punto in cui siamo giunti, il passo che stiamo calcando sul sentiero evolutivo, sia individuale che dell'intera specie, la forma perfetta della nostra condizione psichica presente. Il corpo è il QUI E ORA della psiche, il suo ERGO SUM. Ma se la manifestazione fisica è correlata all'esistenza psichica, quest'ultima potrebbe essere in modo "continuo" riassorbita da nuove manifestazioni attraverso universi paralleli? Leggiamo, a questo proposito, un brano dal libro di DAVID DEUTSCH, "L'INIZIO DELL'INFINITO":
"La spiegazione migliore di noi stessi nella scienza reale è che noi - esseri senzienti in questa struttura gigantesca e sconosciuta in cui gli oggetti materiali non hanno continuità, in cui anche qualcosa di fondamentale come il movimento o il cambiamento è diverso da tutto ciò che conosciamo - siamo soggetti multiversali. Ogni volta che osserviamo qualcosa - uno strumento scientifico, una galassia o un essere umano - in realtà guardiamo dalla prospettiva di un solo universo un oggetto più grande che si estende in altri universi. In alcuni di questi, l'oggetto ha esattamente lo stesso aspetto che ha per noi, in altri appare diverso o del tutto assente.
LoO SPIRITO E' L'UNICA REALTA' E LA MATERIA LA SUA TRADUZIONE; così come il nucleo immateriale dell'Essere non è localizzato in un punto o in un altro della sua rappresentazione fisica, ma esattamente in ogni punto e in ogni luogo dello spazio e del tempo: ogni pensiero, ogni azione, ogni sentimento ed emozione non sono racchiusi dalla presenza fisica del nostro cervello o del nostro cuore, ma si irradiano attraverso l'infinito espandendosi all'intero universo e modificando la realtà; questi desideri, pensieri e sentimenti, più sono autentici, consapevoli, più acquisiscono potere. La TEORIA TELEPATICA DELL'EVOLUZIONE, sopra esposta da COLIN WILSON, presuppone, appunto, che non esistano eventi privati, ma una fondamentale interconnessione quantistica fra tutti i fenomeni e le cose esistenti. L'isolamento, seppure ci ritirassimo nella più remota spelonca, è dunque PURA ILLUSIONE.
In base a ciò, possiamo affermare il postulato "COSI' E' NEL GRANDE COME NEL PICCOLO", che consiste nello stesso principio ermetico "COSI' E' SOPRA COME SOTTO", in base al quale ogni organo, particella ed elemento biologico contiene in sè qualcosa di equiparabile alla mente, qualcosa di essenzialmente interconnesso e guidato da una MENTE DI GRUPPO, un'essenza comune fondamentale che persegue obiettivi evolutivi, e non è soggetta al caso. In seguito la VOLONTA', il LIBERO ARBITRIO e, perciò, la libertà, avanzano di pari passo con la COMPLESSITA', ovvero con l'espansione dovuta all'accrescimento delle interazioni e delle informazioni acquisite da un'unità d'insieme, in questo caso, l'Uomo. Le cellule, i microrganismi, così come gli insetti presi ad esempio nel brano sopracitato, non possiedono libro arbitrio, sono semplici, privi della complessità necessaria a proporsi obiettivi superiori alla propria sopravvivenza e al proprio ruolo meccanicistico. La libertà, e, dunque, la complessità, sono gli obiettivi che stabiliscono le leggi e la necessità del grande pensiero che sottende la realtà universale.
ESSERE equivale ad ESSER MANIFESTO, e dunque ad ogni entità equivale un'oggettivazione corporea ed un'universo fisico corrispondente al livello evolutivo raggiunto fino al momento presente, niente di più, niente di meno. Le nuove potenzialità, il futuro, ciò che l'evoluzione dovrà esprimere nel tempo, è già presente all'interno delle nostre cellule e attende la scintilla che lo potrà destare dal sonno, sotto forma di SALTO EVOLUTIVO? La MUTAZIONE può essere indotta dall'accumulo delle nozioni acquisite a livello di gruppo, e dalla necessità di creare un nuovo "mezzo" di espressione in grado di perseguire ulteriori obiettivi? Leggiamo quanto afferma il biologo RUPERT SHELDRAKE, di cui ci occuperemo tra poco:
"La natura cumulativa del processo evolutivo, il fatto che la memoria sia preservata, significa che la vita cresce non solo attraverso una proliferazione casuale di nuove forme, ma esiste una sorta di qualità cumulativa". (Rupert Sheldrake)
Possiamo considerare anche la questione riguardante la tesi del fisico teorico YAKIR AHARONOV, secondo la quale IL FUTURO DETERMINA IL PRESENTE, e non viceversa. Se l'esistenza dell'Universo è imprescindibile dalla sua necessità evolutiva, allora il futuro determina il presente. Se passato, presente e futuro ed il tempo stesso sono un'illusione, mentre tutto esiste nello stesso istante, allora le istanze del futuro attirano gli eventi del presente come una calamita, innescando la spinta evolutiva. Ciò non esclude volontà e senso di scopo, ma implica che volontà e senso di scopo siano allineati con gli obiettivi delle manifestazioni future.
Il biologo britannico RUPERT SHELDRAKE (e moltissimi altri scienziati assieme a lui) ha formulato la teoria secondo la quale lo sforzo stesso, la concentrazione e l'intenzione si estendono oltre il cervello, allo stesso modo in cui le cellule si estendono verso altre cellule formando reti di comunicazione; ancora una volta, dunque, abbiamo la conferma che "il grande disegno" è racchiuso nel piccolo, e che la macchina bilogica è solo una traduzione apparentemente limitata delle leggi dell'infinito. E' proprio qui che viene superata la teoria di DARWIN, secondo la quale ogni mutazione genetica che ha portato all'evoluzione sarebbe dovuta al caso; alla luce di questi sviluppi della scienza, al contrario, l'evoluzione non potrebbe prescindere da un profondo senso di scopo. Ed, in effetti, la perdita del SENSO DI SCOPO, la rassegnazione all'abitudine, la separazione dell'esistenza dalla necessità evolutiva porterebbero ad una rapida dissoluzione, sia mentale che fisica. E' il SENSO DI SCOPO che tiene unite le particelle permettendo la manifestazione dell'esistenza, e senza di esso nulla potrebbe esistere. Se il SENSO DI SCOPO dell'Uomo equivale al senso di scopo dell'Universo, quest'unione genera immenso potere sulla realtà: è il sentimento degli obiettivi superiori, che travalicano le istanze del nostro Io individuale.
Il filosofo arabo vissuto a Baghdad nella prima metà dell’800, AL KINDI, scrisse: "E’ manifesto che ogni cosa in questo mondo produce raggi, proprio come una stella. Tutto ciò che esiste realmente nel mondo degli elementi emette raggi in ogni direzione, i quali riempiono il mondo intero”.
Se la materia è spirito, tutto è materia, perchè tutto è spirito, ed essi sono esattamente la stessa cosa. Ogni manifestazione fisica e materiale esiste in quanto persegue un sentiero evolutivo che punta alla creazione di forme di vita sempre più complesse e, dunque, libere. Tutto ciò che tocchiamo, vediamo e sperimentiamo, è un sogno nel sogno, ed il sogno diventa sempre più vivo e potente quanto più grande, estesa e complessa è l'immaginazione del sognatore. Se i sogni di noi esseri limitati, con la loro incoerenza e confusione, ci sembrano così reali e vividi, come può essere un sogno alla potenza dell'Infinito? Questo sogno dell'Infinito (con le sue leggi fisiche ed i suoi muri apparentemente invalicabili) si chiama REALTA'.
Alessia Birri
venerdì 23 novembre 2018
LA MISTERIOSA BORSA DEGLI DEI
23 nov, 13:13
Foto: la STELE DEGLI AVVOLTOI dal sito paleolitico di GOBEKLI TEPE (12.000 a.C.). Evidenziata la raffigurazione della BORSA DEGLI DEI.
Il concetto racchiuso in ogni antico simbolo che non riusciamo a decifrare, in realtà risiede nei sotterranei della psiche, nella sua parte addormentata, che apparentemente ignoriamo. Da millenni la mente umana è caduta in preda ad un'amnesia che l'allontana dalla sua realtà infinita, e dalla ritualità iniziatica che l'ha accompagnata fin dalla notte dei tempi. Nessun errore di percorso: l'oblio era necessario affinchè l'uomo potesse comprendere e sperimentare in quale tragica calamità consiste la separazione da se stesso e dalla totalità cosmica, per concretizzare la sua essenza spirituale, per compiere il prossimo passo evolutivo.
La cosiddetta BORSA DEGLI DEI (che in ambito accademico viene considerata uno strumento di peso e misura, o "weight", anche se è palesemente un'attribuzione un po' forzata) è senza dubbio uno dei simboli più misteriosi di questa ritualità, appunto per la sua forma simile a quella di una "borsetta" o, in ogni caso, un contenitore, qualcosa che viene tenuto con sè, conservato gelosamente. Questo oggetto viene rappresentato sia su bassorilievi e dipinti, sia in forma autonoma, come manufatto a tutto tondo. La sua raffigurazione più antica si trova presso il TEMPIO PALEOLITICO DI GOBEKLI TEPE, certamente il più importante sito megalitico del mondo, che testimonia l'origine ancestrale ed intuitiva delle conoscenze che la nostra epoca sarà destinata a dimostrare sempre più mediante l'indagine scientifica.
TESTIMONIANZA DELL'ANTICA CONNNESSIONE UNIVERSALE
Quest'immagine della BORSA DEGLI DEI non è altro che una delle innumerevoli ed incontestabili testimonianze di un'antichissima CULTURA UNIVERSALE, condivisa da tutti i popoli del mondo e custodita, in seguito, gelosamente da caste sacerdotali e culti segreti. Possiamo portare ad esempio l'ALBERO DELLA VITA, le cui profonde radici (nel mondo della manifestazione) permettono la realizzazione spirituale; la SVASTICA, presente nei reperti paleolitici di MEZIN, in Ucraina, risalenti a 15.000 anni fa e simboleggiante la ciclicità e l'equilibrio cosmico; il CADUCEO, simbolo di conciliazione degli opposti, guarigione e pacificazione, presente dalla CIVILTA' VEDICA, agli EGIZI, agli HITTITI, agli EBREI, ecc...inoltre lo stesso abusato simbolo del CUORE, presente fin dal Paleolitico, ad esempio sul corpo di un mammuth dipinto nella CAVERNA DEL PINDAL, in SPAGNA (risalente a 23.000 anni fa), e moltissime altre testimonianze di una cultura universale comune a tutti i popoli e tutte le civiltà, le cui divinità, culti e manifestazioni esteriori non erano altro che diverse espressioni degli stessi principi e delle stesse conoscenze profonde ed intuitive delle leggi universali e dei segreti nascosti dietro il velo dei fenomeni materiali.
SIMBOLO DI CONOSCENZA E POTERE?
Questo simbolo misterioso (la BORSA DEGLI DEI) si trova in ogni luogo e in ogni tempo, a partire dal già citato tempio di GOBEKLI TEPE (11.000 a.C.) fino alle raffigurazioni dei SUMERI, degli EGIZI, nelle iconografie delle DIVINITA' VEDICHE, nei petriglifi preistorici nel canyon di COSO MOUNTAIN, in California, risalenti a 10.000 anni fa; nel sito archeologico di LA VENTA, in Messico (testimonianza della civiltà degli OLMECHI), la borsa si trova in una raffigurazione di QUETZACOATL, il SERPENTE PIUMATO, simbolo di morte e resurrezione; inoltre nelle decorazioni tribali dei MAORI della NUOVA ZELANDA, presso gli insediamenti neolitici della cultura JIROFT, in IRAN. La borsa si trova effigiata nel geroglifico indicante il nome della regina NEITHOTEP, moglie di Re NARMER, della I Dinastia egizia, la prima donna di cui si conosce il nome della storia. Ad esempio, presso i SUMERI le "borse" erano associate all'iconografia degli ANUNNAKI (divinità simboleggianti i 7 archetipi fondamentali mediante i quali l'infinito si manifesta nella realtà fenomenica). Dunque, l'oggetto misterioso è sempre impugnato da entità legate all'idea del potere, della conoscenza e al mistero dell'esistenza. La CONOSCENZA è POTERE, consapevolezza che proviene dalle profondità recondite della psiche aprendo le porte dei segreti e dei misteri del Cosmo; Conoscenza e potere che vengono trasmessi, consegnati di generazione in generazione a tutti coloro che ne sono degni e, nello stesso tempo, gelosamente custoditi nella propria interiorità. Dunque, la BORSA, più che uno scrigno, diventa uno strumento di "trasmissione", indicante un "passaggio di consegne" da una generazione all'altra, o da un individuo all'altro. "CHI HA OCCHI PER VEDERE VEDA, CHI HA ORECCHI PER INTENDERE, INTENDA": questo sembra suggerire il misterioso oggetto impreziosito da simboli ancestrali, simile ad una capsula del tempo.
UNA RAPPRESENTAZIONE DELL'UNITA' COSMICA?
L'interessante teoria della scrittrice statunitense KERRY SULLIVAN, della Boston University, suggerisce l'interpretazione della BORSA DEGLI DEI come una rappresentazione semplice e diretta del COSMO, ricordando che ogni cultura e civiltà del pianeta ha sempre considerato il semicerchio (che in questo caso è raffigurato dal cinturino della borsa) come simbolo celeste, immateriale e spirituale, mentre il quadrato (la borsa in questo caso) è associato alla materialità e al mondo della rappresentazione. Possiamo spingerci ancora più in là, osservando che quest'oggetto non è soltanto un "quadrato" bidimensionale, ma anche un contenitore, perchè custodisce il segreto dell'esistenza nascosto nella materia. Possiamo ricordare, a questo proposito, le immagini della dea ISIDE velata o il CUBO di SATURNO, Signore del Cosmo primordiale. E in cosa consiste la conquista della pienezza e, dunque, del potere sulla realtà fenomenica? Nella consapevolezza dell'unità fra materia e spirito, nella visione della continuità e dell'unità fondamentale dei fenomeni e di tutto ciò che vive ed esiste nell'universo. Quello che possiamo definire: la conquista dell'Infinito, la concretizzazione dello Spirito, la liberazione del Cuore pulsante del Sè interiore dalle scorie dell'illusione.
UNA REMINISCENZA DELLA PREISTORICA BORSA DEL CACCIATORE?
L'origine di questa rappresentazione, poi elevata a funzione rituale, potrebbe anche affondare le radici nell'importanza che assumeva il ruolo del CACCIATORE PREISTORICO e del bottino trasportato dal suo zaino, anche se ci rendiamo conto che questa può essere un'ipotesi troppo semplicistica, ma dobbiamo ricordare che ogni funzione pratica e materiale trova sempre, per estensione, una corrispondenza superiore e spirituale. Dunque l'iconografia dell'antica "BORSA DA CACCIA" potrebbe, per l'importanza vitale della sua funzione nei millenni, essere stata tradotta come un simbolo cosmico di ricchezza e abbondanza. Possiamo notare, infatti, come nella maggior parte delle raffigurazioni, la borsa non sia raffigurata come un mero simbolo astratto, ma ne vengano indicati i particolari degli anelli uniti al cinturino e dell'intreccio della legatura. Quindi, si suppone che fosse un oggetto concreto.
In CONCLUSIONE: gli antichi simboli sono rappresentazioni di concetti inconsci che accompagnano un percorso iniziatico universale lungo millenni, non sono astrazioni mentali, ma provengono dal CUORE, dalla profondità, dagli abissi interiori. La loro funzione è quella di condurre alla comprensione, al riconoscimento della radice infinita di ogni realtà, al risveglio della Coscienza. I simboli non sono antichi, nè moderni, nè appartenenti ad un luogo o ad un altro, ad un'epoca o ad un'altra: essi semplicemente SONO, assoluti, eterni e vivi, e ci osservano attendendo il momento propizio per svelarci il loro segreto.
Alessia Birri
GALLERIA FOTOGRAFICA:
Frammento di un elmo di bronzo dell'era di ARGISTIH I, del REGNO DI URARTU (ARMENIA). Vi è raffigurato l' '"ALBERO DELLA VITA" e i personaggi che lo affiancano, divini o regali, recano con sè la BORSA DEGLI DEI. L'elmo fu scoperto durante gli scavi della fortezza di Teyshebaini a Karmir-Blur (Collina Rossa). 786 a.C. – 764 a.C.
Rappresentazione della BORSA DEGLI DEI in un manufatto litico mesopotamico. Non ho potuto trovare fonti che ne riportano la datazione precisa, ma potrebbe essere dal 3000 al 2000 a.C. La grande casa raffigurata sull'oggetto potrebbe simboleggiare il corpo del dio TELIPINU, reggitore dell'ordine cosmico e della Natura, equiparato ad una grande casa, metafora del Cosmo.
Louvre Museum. Rilievo di "GENIO ALATO" Periodo neo Assiro, 721-705 a.C. PALAZZO DI SARGON II a Khorsabad, antica DURSHARRUKIN, IRAQ. Periodo del Regno di Sargon II, (721-705 a.C.); nella mano reca la BORSA DEGLI DEI.
Manufatto mesopotamico come rappresentazione della BORSA DEGLI DEI, risalente a circa 3000 - 2000 a.C. La divinità raffigurata possiede zampe caprine o taurine e tiene a bada due leoni a voler rappresentare l'equilibrio delle forze opposte. Ai lati due scorpioni, simboli di protezione e, allo stesso tempo, delle profondità della Terra. Forse la scena è legata alle storia dell'EPOPEA DI GILGAMESH. Stile interculturale.
BORSA DEGLI DEI in pietra, dalla città sumera di UR, risalente al 2500 a.C., decorata con gli occhi, stelle e rosette a forma di stella a otto punte, simbolo sia di Inanna che del biblico Salomone.
Statuetta appartenente alla cultura TAIRONA. I TAIRONA erano un gruppo tribale stanziato in COLOMBIA dal 900 al 1600 d.C. La BORSA DEGLI DEI nella sua mano destra.
La borsa è raffigurata nel geroglifico indicante il nome della regina NEITHOTEP, moglie di Re NARMER, della I Dinastia egizia, la prima donna di cui si conosce il nome della storia.
Frammento di vaso con il nome della regina NEITHOTEP. La BORSA DEGLI DEI si trova effigiata nel geroglifico indicante il nome della regina Neithotep, moglie di Re NARMER, della I Dinastia egizia, la prima donna di cui si conosce il nome della storia.
Nel sito archeologico messicano di LA VENTA, troviamo una stele di pietra raffigurante l'antico dio mesoamericano QUETZACOATL, sulla quale compare la misteriosa "BORSA DEGLI DEI". 1200 a.C. circa, civiltà degli OLMECHI.
Nell'antico tempio indiano di GANGAICONDA CHOLAPURAM, risalente al 1025 d.C, su un bassorilievo raffigurante il dio SHIVA, pendente dai rami di un albero, compare la misteriosa BORSA DEGLI DEI.
La BORSA DEGLI DEI si bassorilievi della STELE DELL'AVVOLTOIO del TEMPIO PALEOLITICO di GOBEKLI TEPE, risalente a 11.000 a.C.
Una raffigurazione della BORSA DEGLI DEI in un bassorilievo del PALAZZO DI ASSURNASIRPAL, nella capitale dell'impero assiro NIMRUD.
Il Dio MAYA della pioggia, adorato in Messico dal 300 al 900 d.C. La BORSA DEGLI DEI si trova fra le sue mani.
Collage di divinità assire recanti la BORSA DEGLI DEI.
Placca votiva in lamina bronzea dal REGNO DI URARTU - ARMENIA (risalente all'860 - 585 a.C.)
La BORSA DEGLI DEI raffigurata in un altorilievo in avorio, dall'antico regno di URARTU, situato tra la Mesopotamia e l'Asia Minore, che successivamente divenne Armenia, risalente all'860 - 585 a.C. Mus.of Anatolian Civ., Ankara, TÜRKİYA.
Rappresentazione della BORSA DEGLI DEI sulle statue del TEMPIO TOLTECO di TULA, in Messico, risalente all'VIII secolo d.C.
Totem dall'isola indonesiana di SUMBA, sui bassorilievi del quale si trova la BORSA DEGLI DEI.
Un rilievo del del XIV secolo a.C. raffigura un "uomo-pesce" con una pala e un secchio. Il suo nome è DAGON: l'uomo-pesce, ed appartiene ad un'iconografia comune a tutti i continenti e a tutte le epoche storiche e preistoriche, simbolo della connessione universale esistente in epoche remote fra tutti i popoli della Terra, la cui ritualità è da sempre sopravvissuta, divenendo segreta, presso i culti iniziatici di ogni tempo. Tempio di Adda, dio delle tempeste, da Aleppo.
Manufatto litico a forma di BORSA DEGLI DEI, da TEPE YAHYA. Tepe Yahya è un sito archeologico nella provincia di Kermān, in Iran, Tepe Yahya fu occupato, con interruzioni, dal tardo Neolitico (circa 5.500 aC) al primo periodo sasanide (300 d.C).
La BORSA DEGLI DEI in un manufatto litico dal sito neolitico di TEPE YAHYA, IRAN. Tepe Yahya è un sito archeologico nella provincia di Kermān, in Iran, Tepe Yahya fu occupato, con interruzioni, dal tardo Neolitico (circa 5.500 aC) al primo periodo sasanide (300 d.C).
Louvre Museum. Rilievo di "GENIO ALATO" con la BORSA DEGLI DEI. Periodo neo Assiro, 721-705 a.C. Palazzo di SARGON II a Khorsabad, antica DURSHARRUKIN, Iraq.
Pannello con bassorilievo dal PALAZZO REALE ASSIRO, raffigurante il dio alato NISROCH, recante con sè la BORSA DEGLI DEI. (Nimrud, ca. 883–859 a.C.)
Manufatto litico rappresentante la BORSA DEGLI DEI, dalla cultura neolitica di JIROFT, Iran, risalente a circa 5500 a.C. Sono presenti simboli ancestrali come lo SCORPIONE, l'UOMO-PESCE, le CORNA sul capo delle divinità gemelle come simbolo di energia vitale e potenza. Le figure contrapposte possono simboleggiare la dualità cosmica.
Manufatto litico raffigurante la BORSA DEGLI DEI, risalente al 3° millennio a.C. ed appartenente alla cultura di JIROFT, Iran.
Uno degli antichi manufatti dalla cultura neolitica di JIROFT, IRAN, dai 5000 ai 7000 anni a.C.
Questa BORSA DEGLI DEI mesopotamica in clorite raffigura il comune tema dell'AMMAESTRATORE DI ANIMALI, che in realtà rappresentano FORZE, dal profondo valore simbolico; il disegno è quasi identico a quello di una grande nave trovata in Iraq, e ora nel British Museum. Il pezzo è di circa 22,5 cm di altezza. Periodo 5000 anni.
Bassorilievo sumero raffigurante la divinità OANNES, metà uomo e metà pesce, simboleggiante la profondità della conoscenza iniziatica che risiede negli abissi della psiche. Con sè reca la famigerata BORSA DEGLI DEI. 3000 o 2000 a.C.
Frammento dell'altare della dea assira di YANOUH, 700 - 800 a.C. raffigurante la BORSA DEGLI DEI. Beirut National Museum.
Un team di ricercatori giapponesi e peruviani scopre, nel 2015, a nord del Perù, la cosiddetta TOMBA DEL GIAGUARO, in cui sono stati inumati i corpi di due sacerdoti appartenenti alla cultura PACOPAMPA, risalente ad almeno 2700 anni fa. In questa foto il ritrovamento di una BORSA DEGLI DEI sotto forma di manufatto litico. La scoperta è avvenuta nella regione di Cajamarca, 800 chilometri a nord di Lima.
Placca etrusca raffigurante il dio ARISTAIOS, divinità minore nel pantheon greco ed etrusco, legato al mondo agricolo. Nella mano regge la BORSA DEGLI DEI. VII secolo a.C.
I petroglifi di COSO ROCK, in Nord America, un canyon che si estende da Mojave Desert e Coso Range, in California, nei quali è raffigurata la BORSA DEGLI DEI. I petroglifi preistorici risalgono ad almeno 10.000 anni fa, se ne contano almeno 100.000 lungo tutto il Canyon; è difficile affermare da quali popolazioni siano stati realizzati e costituiscono uno scenario quasi onirico di animali e simboli.
Placca d'avorio con guerriero barbuto con BORSA DEGLI DEI e pigna. VIII secolo a.C., Mesopotamia. Fine arts Museum of San Francisco.
Sigillo cilindro, Periodo: Mitanni Data: ca. XV-XIV secolo a.C. , in cui è presente LA BORSA DEGLI DEI nella mano di una divinità alata. Il REGNO DI MITANNI apparteneva alla stirpe indo-ariana, un'elite aristocratica che si impose sulla popolazione hurrita, che non apparteneva nè al ceppo indoeuropeo, nè a quello semitico. L'aristocrazia mitannica era depositaria dell'antichissima conoscenza e saggezza vedica e in un trattato fra Regno di Mitanni e Hittiti vengono invocate le divinità dei VEDA: MITRA, VARUNA, INDRA, NASATYA.
Manufatti raffiguranti la BORSA DEGLI DEI, provenienti dal territorio della BACTRIANA, nell'odierno nord dell'Afghanistan. (CA. 2800-2400 A.C.)
Manufatti raffiguranti la BORSA DEGLI DEI, provenienti dal territorio della BACTRIANA, nell'odierno nord dell'Afghanistan, purtroppo mancanti della parte superiore. (CA. 2800-2400 A.C.)
Dalla cultura neolitica di JIROFT, LA BORSA DEGLI DEI raffigurata da un raffinatissimo manufatto litico cerimoniale, risalente ad almeno il 3000 a.C. IRAN.
Dalla cultura neolitica di JIROFT, raffigurazione della BORSA DEGLI DEI come manufatto litico. Terzo Millennio a.C. Museo dell'Azerbaijan.
Purtroppo ho trovato solo questa piccola foto di questo manufatto appartenente alla cultura tardo neolitica di JIROFT, IRAN, circa 3000 a.C. Lo stesso simbolo dei serpenti intrecciati con la testa di leone si trova nei sigilli sumeri e sulla tavoletta del primo Re egizio, NARMER. Importante simbolo iniziatico indica probabilmente il raggiungimento della completezza.
Il Complesso Archeologico BACTRIA MARGIANA (o BMAC, noto anche come civiltà Oxus) è il nome dato ad una cultura dell'età del bronzo dell'Asia centrale. Datato a ca. 2300-1700 aC, e centrato sull'Amu Darya superiore (fiume Oxus), si trova nell'attuale Afghanistan settentrionale, nel Turkmenistan orientale, nell'Uzbekistan meridionale e nel Tagikistan occidentale. Da Susiana alla Persia centrale e alla Persia orientale (Bactria), hanno portato i loro simboli di draghi come quelli trovati nel Distretto di Kerman a sud del Mar Caspio: Questo è il simbolo ormai consacrato dei DRAGHI GEMELLI CON LA FENICE, un glorioso uccello mitico che viene spesso mostrato con un drago o il simbolo del drago gemello . Qui è lavorato in steatite, una pietra tenera. In altri tempi e luoghi, è stato prodotto in giada, specialmente in quelle che oggi sono le moderne zone autonome della Cina: la Mongolia Interna e la provincia dello Xinjiang nelle vicinanze.
Manufatto appartenente alla cultura tardo neolitica di JIROFT, IRAN, circa 3000 a.C., cosiddetto BORSA DEGLI DEI con bassorilievi raffiguranti una FENICE e due SERPENTI DALLA TESTA LEONINA.
Artefatto della civiltà JIROFT del 3500 a.C. che raffigura due ghepardi che circondano un uomo in abito sacerdotale. IRAN.
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