lunedì 29 ottobre 2018

ARTE MESOPOTAMICA ED EGIZIA


14 mag 2015

RITRATTO DI NOBILE DALLA NECROPOLI DI SAQQARA

Questo magnifico ritratto proviene dalla NECROPOLI DI SAQQARA e risale alla XIX dinastia, non si sa se appartiene al regno di Ramsete II. Ritrae un nobile egizio in atteggiamento ossequioso mentre porge offerte. Un'altra figura accompagnava il nobile, sicuramente era la moglie; di lei è rimasta solo la mano che stringe la figura del dio BES e dei fiori di loto. Il dio BES era il protettore della musica e del sonno, dall'aspetto di un nano un po' goffo e provvisto di coda; proteggeva anche la casa dal malocchio e scacciava i brutti sogni dai bambini. La qualità di questo bassorilievo è altissima, supera i canoni, anche per la naturalezza e la forza espressiva del viso raffigurato di profilo; i capelli sono lavorati in modo sopraffine, con la volontà di renderli estremamente realistici e farli cadere elegantemente sulle spalle, divisi verso le punte in molti ciuffetti avvolti da nastri. La parrucca è di quelle in uso verso la fine della XVIII dinastia. Le spalle sono inclinate in avanti e indicano il movimento con grande naturalezza, superando la classica rigidità dei canoni. Evidentemente un'eredità della straordinaria rivoluzione artistica amarniana e del genio di AKHENATON, il quale non si limitava a commissionare le opere, ma istruiva egli stesso gli artisti e collaborava alle creazioni! La veste è caratterizzata da maniche pieghettate, liscia sul petto con una specie di cucitura che avvolge delle spalle armoniosissime. Sulla testa porta un copricapo decorato con fiori di loto rovesciati e motivi geometrici. Per non parlare della raffinatezza con cui sono lavorate le labbra, gli occhi...e l'artista si è premurato anche di sottolineare con due sottili pieghe il collo sotto il mento. Qualsiasi descrizione non è in grado di rendere la bellezza di quest'opera, quindi, non ci resta che ammirarla!

La necropoli di SAQQARA, vicina alla città di MENFI, è stata luogo di sepoltura di aristocratici, militari, funzionari, ecc...nell'arco di 3.500 anni. Si trova di fronte alla valle del NILO e si estende per 7 chilometri.

1292-1186 a.C.; XIX dinastia; Nuovo Regno; materiale: pietra di calcare; provenienza: Necropoli di Saqqara; si trova al Brooklyn Museum.
 

LAHMU: LO SPIRITO GUARDIANO DELL'APSU DI ENKI

LAHMU, che significa stella madre o della costellazione, è il nome di una divinità protettiva e benefica, il figlio primogenito di ABZU e TIAMAT. Lui e sua sorella LAHAMU sono i genitori di ANSHAR e KISHAR, la madre e il padre del cielo e della terra, che crearono gli dei del Pantheon mesopotamico. LAHMU è raffigurato come un uomo barbuto con un telaio rosso, di solito con tre fili, e da quattro a sei riccioli in testa a volte raffigurati come mostri, ognuno dei quali comprende una costellazione specifica. Egli è spesso associato con il KUSARIKKU o "uomo-toro." Al tempo dei Sumeri LAHMU potrebbe aver significato "il fangoso". LAHMU sorveglia le porte del tempio ABZU di ENKI a ERIDU. Lui e sua sorella LAHAMU sono divinità primordiali presenti nel poema epico babilonese della creazione ENUMA ELISH. Alcuni studiosi, come William F. Albright, hanno ipotizzato che il nome di Betlemme ("casa di Betlemme"), originariamente fosse riferito ad una divinità cananea della fertilità affine a Lahmu.

FOTO: Bassorilievo di epoca assira raffigurante LAHMU dal palazzo di NINIVE (Iraq)- 700 a.C. circa. Esposto al British Museum, Londra.

CAPRA ALATA DI UR - 2.600 a.C

Questa statuetta composita, raffigurante una capra con ali d'uccello in piedi di fronte ad un cespuglio, fa parte di una coppia ritrovata nella necropoli reale di UR; i due manufatti si trovavano insieme nella tomba detta "Grande fossa della morte" e furono portati alla luce dall'archeologo LEONARD WOOLEY nel 1928, nel corso di una campagna di scavo indetta dal BRITISH MUSEUM e UNIVERSITY OF PENNSYLVANIA iniziata nel 1922. L'anima del manufatto era di legno, decomposto durante i millenni, ricoperto da un sottile strato di foglia d'oro; WOOLEY usò della cera per ricostruire le forme del corpo e rimodellarne sopra le foglie d'oro; le orecchie sono di rame; le corna e le ali sulla schiena sono di lapislazzuli; i genitali sono d'oro, mentre il ventre è costituito da una lamina d'argento. La figura si erge su un piedistallo sul quale è istoriato un mosaico di conchiglie, calcare rosso e lapislazzuli. L'albero è anch'esso ricoperto con foglia d'oro su quella che era una struttura lignea. Le due figure erano poste una di fronte all'altra e probabilmente reggevano una ciotola o, comunque, un contenitore. Le chimere e le figure ibride, in questo caso la capra con ali d'aquila, rappresentano i movimenti dell'anima dalla dimensione terrena alla dimensione spirituale, le quali sono indivisibili, come l'albero e le sue radici, perciò non vengono separate, ma raffigurate insieme nella stesso soggetto.

Altezza: 45,7 cm.

Datazione: 2600 a.C.

Esposta al British Museum di Londra.


 Foto: statua di uomo orante. Data: 2900 - 2600 a.C.. Provenienza: Mesopotamia, Eshnunna (Iraq). Cultura: Sumera. Materiale: alabastro, gesso, conchiglia, calcare nero, bitume. Misure: 29,5 x 12,9 x 10 cm.
STRAORDINARIA TESTA-RITRATTO DI UR NINGIRSU (2120 - 2113 a.C.)

UR NINGIRSU era figlio del principe GUDEA e governatore della città sumera di LAGASH. GUDEA regnò nei momenti difficili e pericolosi. L'impero accadico, che aveva governato SUMER per 200 anni, era stato invaso dai GUTIANI, tribù nomadi del nord. I GUTIANI conquistarono anche parti di SUMER. Nonostante l'instabilità politica della regione, GUDEA RIUSCì a dare ai suoi cittadini venti anni di pace e prosperità. La gente di LAGASH potè anche godere di un'importante rinascita artistica durante il suo regno.

A giudicare dal realismo della statua di UR NINGIRSU, datata verso la fine del regno di Gudea, UR NONGIRSU aveva solo 21 anni quando salì al trono.

I Sumeri non avevano un calendario unico globale per l'intera nazione. Ogni città-stato aveva il suo proprio calendario sulla base del regno del suo monarca. Gli anni non sono stati numerati. Piuttosto, ogni anno è stato nominato per un evento importante che si è verificato all'interno di esso.

L'anno in cui UR NINGIRSU divenne governatore.

L'anno seguente in cui UR NINGIRSU divenne governatore.

Anno in cui il prete SITA ABBA è stato scelto mediante i presagi.

Anno in cui il sacerdote LUMAH DI BABA è stato scelto mediante i presagi.

Anno in cui l'alta sacerdotessa della dea ISHKUR è stata scelta mediante i presagi.

Anno in cui è stato scelto il portatore del trono del dio NINGIRSU.

Anno in cui è stata distrutta la città di URUK.


La prima cosa evidente di questa lista è il secondo anno del regno di UR NINGIRSU, "l'anno dopo che UR NINGIRSU divenne governatore". Non era insolito per l'indicazione di un anno sumero essere intitolato "l'anno dopo" un evento importante, e questo suggerisce che durante il regno di UR NINGIRSU non ci furono eventi significativi degni di menzione. Al contrario, il secondo anno di suo padre, GUDEA, è stato chiamato "l'anno in cui il canale NONGIRSU-USHUMGAL (Ningirsu è un drago') è stato scavato." Secondo anno di UR-NAMMA è stato "l'anno in cui UR-NAMMA il Re ha messo in ordine la vie (della gente nel paese) da sotto a sopra". La mancanza di grosse realizzazioni nel secondo anno di UR NINGIRSU può essere dovuta alla sua giovinezza e inesperienza.

La seconda cosa evidente circa i nomi di quest'anno è la preponderanza di temi religiosi. Anche se i nomi dei SUMERI menzionavano spesso la religione, nel regno di UR NINGIRSU ci sono pochi riferimenti ad altre cose oltre questa. Non vi è alcun programma politico, come ad esempio "l'anno in cui UR NAMMA fece giustizia nel paese", o l'anno in cui ha costruito un muro difensivo intorno alla città di UR. Grande assente dai nomi annuali di UR NINGIRSU è qualsiasi riferimento a grandi progetti di costruzione, come lo scavo di un canale, la costruzione di un nuovo tempio, o il completamento di un muro della città. Inoltre manca ogni riferimento alla guerra. Porta il nome del dio della guerra, NINGIRSU, ma non vi è alcun riferimento ad imprese militari o conflitti con altre città-stato sumere. Anche se le denominazioni annuali indicano che UR NINGIRSU era profondamente devoto agli dei come suo padre, sembra probabile che UR NINGIRSU avrebbe aggiunto altre denominazioni annuali non religiose (riferite a guerra, politica e giustizia) se fosse vissuto più a lungo.

Questo porta alla terza indicazione notevole sull'elenco. Si tratta di una lista molto breve. UR NINGIRSU regnò per soli sette anni. Era molto giovane quando morì.

C'è un certo dibattito circa il nome dell'ultimo anno, "l'anno in cui la città di URUK è stata distrutta" (dai GUTIANI). Alcuni studiosi pensano che si sia verificato durante il regno di GUDEA piuttosto che quello di UR NINGIRSU. In entrambi i casi, si tratta di un evento significativo. URUK è stata la città di UTUKHEGAL. I suoi sette anni di regno furono più o meno contemporanei a quelli di UR NINGIRSU. Insieme con il suo giovane governatore militare, UR NAMMA, UTUKHEGAL ottenne una grande vittoria sui GUTIANI, catturando il loro re TIRIGAN e due dei suoi generali. Questo fu l'inizio dell'indipendenza sumera dopo due secoli di dominazione straniera. Nonostante tutto, i GUTIANI continuarono ad essere una minaccia. UR NAMMA li combattè di nuovo dopo essere diventato il re di UR; uno dei suoi nomi annuali è stato intitolato "l'anno in cui i GUTIUM sono stati distrutti". Egli sarebbe poi morto in combattimento in un'altra battaglia con i GUTIANI.

STATUA DEL PRINCIPE GUDEA

GUDEA fu principe della città sumera di LAGASH nel XXII secolo a.C. La sua importanza in campo politico e religioso gli permise di mettere in atto quello che si può considerare uno dei periodi più floridi della civiltà sumera con la costruzione di numerosi templi e la stesura di opere letterarie. Quello che conosciamo della sua opera è riportato sulle iscrizioni delle numerose statue che lo raffigurano e dai cilindri incisi con testi che venivano impressi sull'argilla. Le statue lo rappresentano solitamente in atteggiamento di riflessione e raccoglimento e la maggior parte di esse è priva di testa. La statuetta qui fotografata è quella meglio conservata; è stata recuperata in due fasi: prima fu scoperta la testa a Tello (la sumera GIRSU), nel 1877, il resto del corpo fu portato alla luce solo nel 1903. E' l'unico esemplare integro recuperato dalle spedizioni francesi.

In questa statuetta GUDEA indossa una veste principesca lunga fino alle caviglie, probabilmente di lino invece che di lana come quelle più antiche, denominate KAUNAKES; inoltre un berreto di lana o di pelo. La lunga iscrizione sulla veste riporta le notizie sui lavori di costruzione del tempio dedicato al dio NINURTA (NIN - UR: SIGNORE DELLA TERRA), divinità propria della città di LAGASH. Sulle ginocchia in particolare è raffigurata la pianta dell'edificio e perciò la statua è anche denominata "L'ARCHITETTO CON IL REGOLO".

Descrizione: 2125 - 2110 a.C., proveniente da Girsu (oggi Tello, Iraq); materiale: diorite; altezza cm.45
STATUA DEL FUNZIONARIO EBIH IL

Questa statua, risalente al III millennio a.C., raffigura un'importante funzionario d'epoca sumera in atteggiamento orante probabilmente nei confronti della dea ISHTAR, nel cui tempio fu rinvenuto il manufatto ad opera dell'archeologo francese ANDRE' PARROT nel 1934.

Materiale: gesso, scisto, conchiglie, lapislazzuli (con quest'ultimo sono stati intarsiati gli occhi e le sopracciglia).

Luogo della scoperta: Tempio di Ishtar a Mari, in Siria.

Misure: altezza cm.52,5

Epoca: 2.400 a.C.

Attualmente al Museo del Louvre.

L'iscrizione sul retro reca queste parole: ""Statua di Ebih-Il, il sovrintendente, dedicata a Ishtar".
GILGAMESH SULLA LISTA DEGLI DEI DI FARA

La più antica testimonianza su GILGAMESH scolpita sulla tavola riportante la LISTA DEGLI DEI ritrovata a Fara (chiamata anche Surrupak), antica città sumerica sulle rive dell'Eufrate; il suo nome significa "il luogo della guarigione". La tavola risale a circa il 2.500 a.C. ed è oggi conservata al Vorderasiatisches Museum di Berlino. Nell'angolo in alto a sinistra, il segno "dingir" attesta la divinità di Gilgamesh.


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3 mag 2016
Foto del profilo di Alessia Birri
Al momento sono immersa nello studio per l'articolo su Gilgamesh!

LA TAVOLA DEL DILUVIO AL BRITISH MUSEUM

Tavoletta in argilla del POEMA DI GILGAMESH scoperta a NINIVE presso la grande BIBLIOTECA DI ASSURBANIPAL, il Re assiro famoso per la sua cultura e genialità.

Questo frammento dell'opera è precisamente quello che descrive la storia del diluvio. Risale al 668-631 a.C., periodo del REGNO DI ASSURBANIPAL ed è scritto in caratteri cuneiformi e in lingua caldea.

Dimensioni del reperto: cm. 15,24 x 13,33.

La famosa XI tavola dell'epopea di Gilgamesh fu scoperta da George Smith analizzando l'immensa collezione di documenti recuperati nella famosa Biblioteca di cui sopra, nel 1872 e fu lui a tradurne il testo.

Del periodo PALEOBABILONESE (1.800 - 1.600 A.c.), ovvero l'epoca in cui sorse la prima dinastia babilonese con il suo Re HAMMURABI, sono stati ritrovati almeno dieci documenti che costituiscono i primi tentativi di composizione scritta dell'EPOPEA DI GILGAMESH, fino ad allora tramandata solo oralmente. Questi documenti, compresa la tavoletta nella foto che si trova al BRITISH MUSEUM, sono stati integrati dagli studiosi ottenendo il quadro odierno della storia dell'eroe, pur essendo le testimonianze su tavoletta molto frammentarie. I frammenti del testo sono stati ritrovati rispettivamente: ad ASSUR (capitale dell'Impero assiro) e ad HATTUSA (capitale dell'Impero hittita), e sono state redatte in lingua hittita, hurrita ed accadica; vi sono inoltre frammenti scoperti in Israele, precisamente presso le rovine di MEGIDDO, databili anch'essi fra il XII e il XIV secolo a.C.

STATUETTA DI LEONE HURRITA

Statuetta di leone in forma di piolo dall'antica città hurrita di Urkish, moderna Tell Mozan, in Siria. Materiale: bronzo. Misure : 11,7 x 7,9 cm. Epoca: 2200 - 2100 a.C. Il leone tiene sotto le zampe una lamina di bronzo con iscrizioni, probabilmente riferite al tempio a cui fu dedicata la statuina. Queste statuine a forma di piolo venivano poste in depositi di fondazione, sotto le mura dei templi, come dediche al dio. Metropolitan Museum, New York.
 
Dettaglio di una statua hittita (725 circa a.C.) raffigurante l'antichissimo dio dell'Anatolia, TARHUNZAS, dio delle tempeste, denominato anche BAAL TARZ. Museum of Anatolian Civilizations, Ankara.  



LA DEA SHAUSKA

Statuetta della dea Shauska con il bambino, risalente al XIV secolo a.C. circa, proveniente dall'Anatolia centrale.  Metropolitan Museum of Art, New York. Sauska (nota anche come Shaushka e Anzili) era la dea hurrita-ittita della fertilità, la guerra e la guarigione, molte volte nominata nella lettere amarniane del Re di Mitanni Tushratta. Era adorata in tutta la regione conosciuta come Hanigalbat (oggi Iraq, Siria e Turchia) dagli Hurriti attraverso il regno di Mitanni (1.500 - 1.240 a.C.),in tutto l'Impero hittita (1344 - 1245 a.C.), e oltre.


SARCOFAGI CANAANITI DA GAZA

Sarcofagi canaaniti risalenti al 1300 - 1400 a.C., da Gaza; altezza 190 cm. circa. Israel Museum, Gerusalemme.

A sud di Gaza city, a Deir el-Balah, una cinquantina di sarcofagi di ceramica sono stati rinvenuti da un grande, antico cimitero. Situato vicino al mare, il sito era stato protetto dal saccheggio da imponenti dune di sabbia. I sarcofagi sono stati modellati a mano, con la tecnica della bobina, il metodo impiegato per la creazione di grandi navi. Cimiteri simili sono stati scoperti nei pressi del delta del Nilo.
Diverse caratteristiche dei sarcofagi di Gaza mostrano chiari segni di influenza egizia. A volte i visi raffigurano il defunto, con le palpebre che caratterizzano il volto, la parrucca, le braccia e le mani del defunto. Molti dei volti hanno piccole barbe, forse a simboleggiare la barba di Osiride, il dio egizio della morte, nel cui regno il defunto stava per entrare. I corpi dei morti, di solito più di uno, sono stati posti senza imbalsamazione nella bara, insieme con i regali funerari, come ciotole di ceramica. Se il defunto era ricco, vi erano aggiunti anche elaborati gioielli e vasi in pietra e bronzo.


STATUETTA DI DIVINITA' DA QATNA

Statuetta di divinità seduta su carro cerimoniale, dalla testa conica e con il corpo avvolto da un grande serpente. Dagli scavi di Qatna (Siria) 1600 a.C. Decorato con quattro file di corna, il copricapo di questa statuetta indica che vi è raffigurato un dio di alto rango nel pantheon. Il copricapo conico è simile a quello indossato dal dio di basalto di Jabbul, a sud est di Aleppo, e ora al Louvre (ao10831). Il dio aveva gli occhi intarsiati (come si vede, ora non ci sono più), e la sua barba è indicata da un sinuoso taglio lungo il mento fino alle tempie. Indossa una lunga tunica o un cappotto bordato di pesante treccia, che termina in un bordo frangiato disteso sulle ginocchia. Nell'età del bronzo, questo tipo di indumento era spesso trovato su statuette di bronzo nel Levante, in particolare quelle da Ugarit (Louvre, ao19397). Esso può essere visto anche su sigilli siriani cilindrici realizzati nel Bronzo Medio (18 ° del 17 ° secolo a.C.). I piedi sono accuratamente cesellati e dotati di due protuberanze che, con i quattro piedi rotondi del sedile senza schienale, sarebbero state utilizzate per adattarsi alla statuetta in una base di legno o di pietra, o in altari in pietra in miniatura. A Byblos, Libano, dove molte figurine sono state rinvenute nei depositi del tempio, basi di pietra sono state trovate nel cortile del Tempio degli Obelischi. Il dio deve essere stato in possesso di qualcosa nella mano destra, mentre la sinistra è posta sulla treccia del suo mantello.

 Figurina cruciforme di divinità cananea, in bronzo; altezza: 10 cm. 1300 circa a.C., da Hazor (Israel Antiquites)

 Foto: statuine della dea madre cananea Asherah (Israel Museum, Jerusalem)

FOTO: testa colossale in basalto del Re hittita Shuppiluliuma, 1322 circa a.C., con occhi incastonati in pietra bianca e nera. Hatay Archaeological Museum, Turchia.


DIVINITA' A QUATTRO FACCE

Statuetta a quattro facce, che può rappresentare un dio dei quattro venti. Il dio indossa un berretto basso con un paio di corna riunite sopra ogni faccia. Egli porta una scimitarra nella mano destra e mette il suo piede sinistro sulla parte posteriore di un ariete accovacciato. Periodo antico babilonese: 18° - 19° secolo a.C. Oriental Institute Museum, University of Chicago, Chicago, Illinois, USA.

 Statuetta di bronzo del dio Baal, dalla Siria, 1400 circa a.C. California Museum of Ancient Art

FOTO: lo scarabeo del matrimonio di AMENHOTEP III con la principessa di Mitanni KHELU EBA.



SIGILLO DI BURNABURIASH

Un sigillo cilindrico di lapislazzuli che rappresenta il Re cassita di Babilonia Burnaburiash II (1359 - 1333 a.C.) E 'stato trovato nel palazzo miceneo a Tebe assieme a 36 altri cilindri provenienti da tutto il Vicino Oriente: hittiti, mesopotamici, dal Regno di Mitanni e da Babilonia.
Questa insolita statua (o statuetta) ritrovata a Urkesh, in Siria, risale al tempo più antico dell'Impero Hurrita (Regno di Mitanni): 2.400 a.C. circa. Potrebbe rappresentare uno spirito degli inferi nel Pantheon degli Hurriti.Purtroppo non sono riuscita a trovare informazioni riguardo alle misure di questo manufatto.

Caccia al leone in un bassorilievo assiro dell'865 - 860 a.C., raffigurante Re Assurnasirpal. British Museum, Londra.

Costumi dei MARIJANNU, ovvero gli appartenenti alla casta dei guerrieri del Regno di Mitanni, dal vedico MARYA: giovane uomo.

Monumento scolpito nella roccia (1400 a.C.) raffigurante un guerriero di Arzawa, vicino a Kemalpasa, Izmir, Turchia.

 Guerrieri hittiti, bassorilievo al Museo di Ankara.


TAVOLETTA CUNEIFORME DI TUSHRATTA DI MITANNI

Tavoletta "EA 19" del Re Tushratta di Mitanni ad Amenhotep III - 1350 a.C. circa; XVIII dinastia; Nuovo Regno. La lettera è scritta in lingua accadica, che all'epoca era idioma internazionale in uso per le relazioni diplomatiche. Materiale: argilla che veniva incisa quando era ancora fresca. Dall'archivio del Palazzo Reale di Amarna.


DEA DELLA FERTILITA' DA CIPRO

Particolare di una statuina raffigurante una dea della fertilità, proveniente da Cipro e risalente a circa 2500 a.C. Attualmente in mostra presso: Paul Getty Museum, Galleria 217, dedicata a reperti preistorici e dell'età del bronzo.
Materiale: pietra calcarea.
Dimensioni: 39,1 x 26 x 42 cm.
La figura intera appare accovacciata nella posizione di una partoriente; il corpo è molto stilizzato e le sue componenti sono appiattite.

LA TAVOLETTA DI SHAMASH: tavoletta di pietra, datata circa 888 - 855 a.C., ai tempi del regno di NABU APLA IDDINA, raffigurante il dio solare SHAMASH e custodita oggi al British Museum. Lunghezza cm. 29,2; altezza cm17,8.
Il poema di Gilgamesh scritto e recitato nell'antica lingua sumera:

http://www.acam.it/ascolta-un-passo-del-poema-di-gilgamesh-letto-in-lingua-antica/

 Testa femminile in terracotta da URUK; 3500 a.C.; Iraq Museum.


Due statue di Re-sacerdote da Uruk, risalenti al periodo di massimo splendore del Regno: 3000-3800 a.C. Materiale: pietra di calcare; altezza 30,50 cm.; esposte al Museo del Louvre.



LA DEA INANNA

ALTORILIEVO BURNEY, è un manufatto in terracotta risalente al periodo antico-babilonese (1800 - 1700 a.C.). Raffigura la dea Inanna come entità ibrida: figura femminile con artigli di rapace, affiancata da due gufi e in piedi sopra due leoni. Il luogo preciso del ritrovamento non è stato documentato, ma probabilmente proviene dal sud dell'Iraq. Faceva parte probabilmente della decorazione di un altare cultuale. L'identificazione della figura con LILITH-INANNA-ISHTAR o ERESHKIGAL è ancora oggetto di dibattito fra gli studiosi, anche perchè le caratteristiche delle divinità erano, spesso, sfumate e non conoscevano linee di demarcazione nette, essendo concepite come emanazione dell'unica essenza universale.

Materiale: terracotta. Altezza: 50 cm. Periodo: 1800-1700 a.C. Esposta al British Museum di Londra.


 Testa di leone a guardia del tempio di NINHURSAG di UBAID (Iraq) - 2600 a.C. circa. British Museum.


 Particolare di un vaso in pietra da URUK, datato al 4000 a.C. circa. Berlin, Pergamon Museum.



LA DEA ASHERAH

La dea semitica Asherah, a cui si riferisce il nome di Abdi Ashirta, ovvero "servo di Asherah". Era la "Grande Madre" corrispondente all'ugaritica Athirat.


STELE ASSIRA

Stele assira proveniente da Arslan Tash, nel nord della Siria, risalente all'VIII secolo a.C., raffigura il dio delle tempeste Adad nel caratteristico atteggiamento: ritto su un toro mentre scaglia i fulmini. (Museo del Louvre)

Bassorilievo egizio raffigurante un suddito della terra di Canaan.

Statua raffigurante un cittadino della città cananea di Larsha  adorante il dio Amurru (2000 circa a.C.)

Bassorilievo dalla tomba di Meryra (Akhetaton-Amarna - Nuovo Regno; XVIII dinastia; 1353-1336 a.C.)


MASCHERA DI BAAL

Maschera in terracotta raffigurante il dio cananeo BAAL, scoperta fra le rovine dell'antica città di HAZOR, in Israele: 1300 a.C.

This terracotta cult mask of 1300 BC was discovered at Hazor in northern Israel. Most likely it represents the Canaanite deity Baal.

 Statua di Re dell'Età del Bronzo proveniente dagli scavi di Hazor, museo di Gerusalemme. XV secolo a.C.

 TAVOLETTA CUNEIFORME

Tavoletta amarniana in accadico cuneiforme vista da tutte le prospettive.

STATUE AMARNIANE

Statue di due persone e un ragazzo che servivano da icone domestiche. Nuovo Regno, epoca amarniana, Dinastia 18, regno di Akhenaton, ca. 1353-1336 a.C.

STATUA DI IDRIMI

Statua di Idrimi, Re di Alalakh (1500 a.C. circa), dove gli "hapiru" riuscirono a fondare un piccolo regno, nell'Anatolia sudorientale. Le iscrizioni sulla sua statua descrfivono le sue gesta eroiche ed il suo patto di vassallaggio con il Re di Mitanni: Parrattarna.


STATUINA DI IMHOTEP

Statuina assisa dell'architetto e medico IMHOTEP, in bronzo, alta 14 cm. Museo del Louvre, Parigi. IMHOTEP fu famoso architetto, medico e ministro della III dinastia (2700-2625 a.C.), all'epoca del faraone ZOSER (Antico Regno). Progettò il complesso templare di SAQQARA e la piramide a gradoni del faraone. Il suo nome è stato trovato inciso anche su una statua aappartenente al re ZOSER nel complesso monumentale di SAQQARA che porta i suoi titoli:

"Egli è costruttore, scultore e creatore di vasi di pietra; il cancelliere reale, primo sotto il Re, sovrano del grande palazzo, il più grande dei veggenti e sorvegliante dei muratori e pittori".

Durante il Nuovo Regno, nuovi titoli sono stati aggiunti a lui, come ad esempio 'Sommo Sacerdote', il 'Saggio', 'Capo Scriba' e 'Figlio del dio Ptah e Thot". In epoca tolemaica fu elevato a dio della medicina, della scrittura e della saggezza ed identificato con ASCLEPIO. La sua tomba si trova nella parte settentrionale della necropoli di SAQQARA, tuttavia il suo corpo non fu mai trovato. Era un personaggio estraneo alla famiglia reale, ma raggiunse cariche di rilievo in tutti i settori dell'amministrazione: religiosa e politica. Progettò anche la piramide di SEKHEMKHET, che non venne mai terminata. In genere, in Egitto, come in tutte le civiltà antiche, era molto raro che artisti e costruttori ponessero il proprio sigillo sulle loro opere, in quanto l'opera del singolo era concepita come qualcosa che trascendeva la sua individualità, ma le opere di IMHOTEP portavano il suo nome ed egli divenne stimatissimo in vita e divinizzato molto tempo dopo la sua morte.

Numerosissime sono le statuine come questa d'epoca tolemaica che lo raffigurano, sparse in tutti i musei del mondo, e molte lo ritraggono idealmente con gli stessi attributi di AKHENATON, come possiamo vedere qui: amplificazione della dolicocefalia, per indicare un alto livello di consapevolezza; le forme femminili per manifestare il raggiungimento del livello assoluto d'unione dei due principi dell'esistenza: "essenza e spirito" maschile e sua "manifestazione materiale" femminile, la scissione dei quali è di coloro che vivono nell'illusione e la subiscono, la loro unione, al contrario, è totalizzante ed appartiene a colui che conosce sè stesso e domina gli elementi: l'iniziato. Come AKHENATON, IMHOTEP, il saggio PTAHOTEP e, in definitiva, le stesse divinità maschili, le quali erano sempre accompagnate dalla paredra femminile, come il dio AMON da AMONET, o lo stesso dio API raffigurato come androgino. In sostanza: uomo divinizzato è colui a che detiene la "comprensione" (non la sapienza, che implica una separazione) di essere esso stesso causa e manifestazione dell'universo e diventa, in questo modo, reggitore del cosmo, com'era concepito il RE DIVINO primordiale.

Perchè allora AKHENATON viene considerato affetto da malattia genetica, folle, tiranno, addirittura come fondatore del monoteismo in voga ai nostri giorni? Perchè chi controlla la storia controlla le coscienze e capire il messaggio che ci proviene dall'Antico Egitto porta inevitabilmente al risveglio, quindi, finchè si penserà che AKHENATON avesse il morbo di Marfan, fosse un megalomane e avesse creato tutto dal nulla senza basarsi su conoscenze ancestrali la nostra mente verrà così deviata che, forse, dormirà ancora per mille anni e chi desidera questo potrà rimanere tranquillo ancora per tanto...tantissimo tempo. Buonanotte.

Abito originale scoperto da FLINDERS PETRIE nella tomba 2050, risalente all'Antico Regno, assieme ad altri reperti di tessuto, a Tarkhan (50 km. a sud del Cairo). L'abito conserva pieghe nella parte superiore. 3000-2300 a.C. Petrie Museum.

Ricostruzione del vestito di THUTANKAMON. (1333-1323 a.C.; XVIII dinastia).

STATUE DI MAYA E MERIT

"Scriba delle reclute, maggiordomo del palazzo di Akhenaton a Eliopoli, supervisore di tutti i lavori del re, generale del Signore delle Due Terre".

E' stato un cortigiano proveniente dalla città di Eliopoli (centro della scuola iniziatica da cui proveniva Akhenaton e del culto solare). La sua importanza alla corte di Akhetaton (Amarna) suggerisce che il faraone aveva al suo seguito gli appartenenti al culto dell'antico dio Ra (che poi è sempre Aton). Qui è raffigurato in assieme alla moglie MERIT, presso la sua tomba scoperta a SAQQARA nel 1986.

Bassorilievo dalla tomba di MAYA e MERIT (circa 1310 a.C.) scoperta nel 1986.

BASSORILIEVO DALLA TOMBA DI MAYA

MAYA era Sovrintendente del Tesoro e Sovrintendente dei Lavori durante il regno del giovane re THUTANKAMON (1333-1323 a.C.). Questo lo rese responsabile degli affari interni dell'Egitto nell'epoca instabile che seguì la morte di AKHENATON, che aveva ordinato di abbandonare tutti i templi delle divinità. MAYA contribuì a ristabilire i culti tradizionali ed il vecchio stile per le nuove statue e per i numerosi santuari in tutto l'Egitto, mentre il suo collega, il generale HOREMHEB, pacificava le rivolte ai confini dell'impero. Alla morte di THUTANKAMON, MAYA era responsabile della sepoltura regale, che conteneva gli oggetti incisi con il suo nome. Successivamente si perdono le sue tracce, ma fu sicuramente di nuovo in carica nel momento in cui HOREMHEB divenne il nuovo faraone, quattro anni più tardi. MAYA sembra essere morto intorno all'anno 9 del regno di HOREMHEB (circa 1310 a.C). Sua moglie MERIT morì prima di lui; la coppia aveva solo due figlie ed il funerale fu guidato dal suo fratellastro NAHUHER.


TALATAT: BLOCCHI DI ARENARIA

Alcune delle famose TALATAT (blocchi di arenaria trasportabili da un solo uomo) ideati durante il regno di AKHENATON per costruire in fretta la nuova città di AKHETATON ((1350 a.C.; XVIII dinastia). Questi blocchi istoriati con bassorilievi hanno potuto essere conservati in numero di più di 600.000 grazie alla loro inclusione nella struttura del tempio di KARNAK ordinata  da RAMSES II, durante la XIX dinastia.
BASSORILIEVO DI MERITATON

La vera coreggente di AKHENATON dopo la scomparsa di NEFERTITI fu la figlia avuta da quest'ultima MERITATON (amata da Aton), raaffigurata accanto a suo padre a formare la coppia reale. Anche se il suo ruolo non è stato ancora chiarito, comunque sembra che MERITATON abbia sostituito la madre assumendosi le responsabilità dell'Impero. Alcuni attributi di MERITATON trovati sulle iscrizioni amarniane:

s3t-niswt-nt-kht.f-meryt.f hmt-niswt-wrt mr-t-itn
Trad.: La Figlia del Re del suo corpo, la sua amata, Grande Sposa Reale MeritAton

Titolo ulteriore, presente su alcuni monumenti Amarniani:

s3t-niswt-nt-kht.f-meryt.f-mr-t-itn-ms-n-hmt-niswt-wrt-meryt.f-nbt-t3wy-(itn-nfr-u-nfr-tyit)| anx-s
Trad.: La figlia del Re, del suo corpo, la sua amata MeritAton, nata dalla Grande Sposa Reale, la sua amata, Signora delle Due Terre (Neferneferuaton) possa ella vivere.

Foto: bassorilievo policromo raffigurante MERITATON (1350 a.C.; XVIII dinastia)

Frammento di statua dal grande tempio di ATON in AKHETATON. (1350 a.C.; XVIII dinastia).


RITRATTO MASCHILE DELLO SCULTORE THUTMOSE

Volto maschile dal laboratorio dello scultore di corte di AKHENATON: THUTMOSE (XVIII dinastia-circa 1340 a.C.). Il laboratorio di questo scultore fu portato alla luce durante gli scavi nella città di AKHETATON (Amarna) nel 1912 durante una spedizione archeologica tedesca. Il suo nome venne scoperto grazie ad un frammento d'avorio sul quale era inciso, seguito dai titoli: "Favorito del Re e Maestro dei lavori".

RITRATTO MASCHILE DELLO SCULTORE THUTMOSE

Un altro degli straordinari volti in calcare trovati presso il laboratorio dello scultore capo di corte di AKHENATON: THUTMOSE (XVIII dinastia-circa 1340 a.C.). Qui un volto maschile di personaggio sconosciuto. Il laboratorio di questo scultore fu portato alla luce durante gli scavi nella città di AKHETATON (Amarna) nel 1912 durante una spedizione archeologica tedesca. Il suo nome venne scoperto grazie ad un frammento d'avorio sul quale era inciso, seguito dai titoli: "Favorito del Re e Maestro dei lavori".

RITRATTO DI DONNA DELLO SCULTORE THUTMOSE

Straordinario viso di donna anziana dalla bottega del capo scultore di corte di AKHENATON: THUTMOSE (XVIII dinastia-circa 1340 a.C.) . Il laboratorio di questo scultore fu portato alla luce durante gli scavi nella città di AKHETATON (Amarna) nel 1912 durante una spedizione archeologica tedesca. Il suo nome venne scoperto grazie ad un frammento d'avorio sul quale era inciso, seguito dai titoli: "Favorito del Re e Maestro dei lavori". Nel suo studio vennero trovate numerose opere straordinarie, come un ritratto del padre di AKHENATON, AMENHOTEP III, una figura intera di NEFERTITI, ritratti delle principesse reali e quello dell'ufficiale dell'esercito del faraone: AY.  Il famoso busto di NEFERTITI, sempre dalla bottega di THUTMOSE, al museo di Berlino, sarebbe presumibilmente falso (a detta di molti realizzato nel 1912 da GERHARD MARCKS su commissione dello stesso LUDWIG BORCHARDT che scoprì all'epoca la bottega dello scultore THUTMOSE), dai risultati di una Tac (pubblicati dalla rivista scientifica Radiology) dalla quale è stata rilevata l'esistenza di un secondo volto di NEFERTITI, sotto gli stucchi di quello superficiale, che sarebbe simile ma non identico a quest'ultimo, in quanto avrebbe tratti più attempati, con evidenti rughe intorno alle labbra. Non ce la sentiamo di fare ipotesi al riguardo.


LA TESTA SALT

La cosiddetta "Testa Salt", facente parte dei numerosi reperti catalogati da Champollion e dei quali era composta la collezione dell'egittologo Henry Salt, ora esposta presso la Sala 25 del Louvre. La scultura è in calcare dipinto e raffigura uno splendido volto che può essere la sintesi dell'aspetto degli antichi egizi. La datazione è incerta, alcuni la fanno risalire all'Antico Regno, ma è più probabile che risalga alla XVIII dinastia, forse all'epoca amarniana e da attribuire al medesimo stile con cui fu raffigurata Nefertiti nel suo famoso busto. La dolicocefalia però non è molto accentuata e la testa presenta delle proporzioni molto armoniose.

TOMBA DI NIANKHKHNUM E KHNUMHOTEP
Scoperta nel 1964, presso la necropoli di Saqqara, dall'archeologo egiziano Ahmed Moussa, la tomba di Niankhkhnum e Khnumhotep potrebbe essere la più antica rappresentazione di una relazione amorosa fra due uomini (tuttora in discussione), che in vita ricoprivano la carica di "caposquadra dei manicure del re", oltre ad essere denominati, come scritto all'entrata della tomba, "confidenti del re". Risale alla V dinastia dell'Antico Regno (2500 a.C.-2350 a.C.). Appena attraversato l'ingresso, i due sono raffigurati abbracciati in un grande affresco. Su una parete dell'entrata i due compagni si tengono per mano come se si stessero accompagnando a vicenda ad ispezionare la bellezza della propria "dimora dell'eternità". Sempre all'ingresso, sull'architrave della porta,  i nomi di entrambi sono iscritti consecutivamente come se fossero un'unico nome. Niankhkhnum significa "Khnum ha vita"; mentre Khnumhotep significa "Khnum è in pace". "Hotep", che esprime la parola "pace", viene usato per designare lo stato di beatitudine raggiunto dal soggetto; "Khnum", oltre ad essere il nome del dio, significa "uniti insieme" o "compagni": quindi i loro nomi uniti insieme esprimerebbero il concetto di "uniti nell'eternità", ovvero "nella pace che appartiene all'eternità". La questione è controversa, anche perchè Niankhkhnum e Khnumhotep erano sposati ed avevano anche dei figli, che sono raffigurati accanto alle loro figure, ma non vi è traccia delle relative mogli, le cui figure, anzi, sono state rimosse dagli stessi progettatori della tomba, forse per volontà dei proprietari. Infatti, seduta accanto a Niankhkhnum, si trova l'immagine sbiatita della moglie rimossa dalla scena. Probabilmente, e questa, a mio parere, è l'ipotesi più plausibile, l'immagine della moglie è stata rimossa perchè rappresentava un tipo di relazione più relativa ai bisogni terreni, in confronto al sentimento più nobile e profondo fra i due uomini legato invece al concetto di realizzazione ed eternità.
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Foto del profilo di Alessia Birri
Ho trascurato un particolare importante: Niankhkhnum e Khnumhotep erano anche sacerdoti presso il tempio solare di Abu Gurab.



SANDALI DELLA REGINA NEFERTARI

Nel 1906, durante la campagna di scavi condotta dall'egittologo ERNESTO SCHIAPPARELLI (1856 - 1928) nella VALLE DELLE REGINE, fu scoperta la tomba della regina NEFERTARI, moglie principale di RAMSETE II, nella quale vi erano bellissime sale affrescate, ma pochi furono gli oggetti ritrovati, poichè la tomba, come tutte le altre, fu violata in tempi antichi dai predatori di tombe. Fra i pochi oggetti del suo corredo vennero trovati questi sandali, oggetti utili al viaggio verso il regno dei morti, come recitano anche i testi delle piramidi: "Prendi il tuo bastone, i tuoi vestiti e i tuoi sandali"; e al defunto viene raccomandato di presentarsi davanti ad OSIRIDE "vestito di abiti di lino e calzato di sandali bianchi".

1279 - 1213 a.C.; XIX dinastia; regno di Ramsete II; provenienza: Valle delle Regine (Tebe), tomba della regina Nefertari; materiale: fibra vegetale; misure: cm.29 x 10; scavi Schiapparelli 1905-1906. Museo Egizio di Torino.
 
 
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13 mag 2015
Foto del profilo di Alessia Birri
La civiltà serve a conoscere tutte le cose di cui si può fare a meno.
13 mag 2015
Foto del profilo di Betty S.
L'ha espresso proprio bene: Possiamo fare a meno.
13 mag 2015
Foto del profilo di Marco Volpe
Meglio delle havaianas...
13 mag 2015
Foto del profilo di Mari Came
Sono stata nella valle delle regine,è prospicente a quella dei re,non ti aspetti che nei fianchi della gola ,queste porticine aperte dagli egittologi celano delle stanze bellissime. La tomba di Nefertari è un gioiello,ha diverse stanze con meravigliosi dipinti con scene della sua vita.Meraviglioso il respiro della storia,lei ha suscitato in me dei bellissimi ricordi,grazie



QV66: LA TOMBA DELLA REGINA NEFERTARI

La tomba e il tempio di NEFERTARI (1295 - 1186 a.C.; XIX dinastia) servì come testamento di RAMSETE II dell'amore per lei e del ruolo inestimabile ch'ella giocò nella società egizia. La tomba di NEFERTARI (QV66) si trova nell'alta valle del Nilo in quella che fu la città di TEBE, ma ora è  LUXOR. L'area designata alla VALLE DELLE REGINE ospita la camera sepolcrale riccamente decorata di NEFERTARI. Scoperta nel 1904 dall'archeologo italiano SCHIAPPARELLI, si distingue come uno dei manufatti più splendidamente costruiti e conservati dell'antico Egitto. L'ingresso nella tomba si apre sul fondo della montagna di TEBE e conduce attraverso una serie di stanze prima di arrivare alla camera sepolcrale di NEFERTARI. Estratti dal LIBRO DEI MORTI e da testamenti di vita di NEFERTARI adornano ogni muro con colori vivaci e stile magistrale. Riflettono l'arte egizia al suo culmine.
La tomba è stata concepita come una casa, e comunica un'intimità rara per una tomba egizia, con scene di vita quotidiana come quella della regina che gioca a dama. Vi è inoltre raffigurato il viaggio della regina nell'aldilà. Nell'ultima stanza sono raffigurate ISIDE e NEFERTARI: ISIDE tiene la mano di NEFERTARI e le dà un ANKH, il simbolo della vita eterna.
Ci sono anche poesie a lei dedicate da RAMSETE II sulle pareti della camera sepolcrale, ad esempio:

"Il mio amore è unico, nessuno può rivaleggiare con lei, lei è la donna più bella della mia vita, solo passando ha rubato il mio cuore.".

Purtroppo la tomba è stata saccheggiata in tempi antichi e di manufatti trasportabili non è stato trovato quasi nulla. Alcuni frammenti della sua mummia sono stati trovati nella camera di sepoltura e sono in mostra presso il MUSEO EGIZIO DI TORINO. La tomba di Nefertari è stata aperta ai visitatori nel 1995, ma chiusa successivamente nel 2003, per finalità connesse alla conservazione. A volte i permessi speciali (o con costosa ammissione) sono rilasciati per specialisti o studiosi.

FOTO: la regina NEFERTARI gioca a SENET, l'antenato della dama e degli scacchi. 1295 - 1186 a.C.; XIX dinastia; regno di Ramsete II. Valle delle Regine, Tebe; (foto da libro).




STATUA DI PENSCENABU

Sempre risalente al regno di RAMSETE II, questa statua raffigura il funzionario PENSCENABU in veste do offerente al dio tebano AMON. Il personaggio è inginocchiato, con le gambe avvolte in una lunga gonna di lino pieghettata che giunge alle caviglie. Il corpo è praticamente inglobato all'altare del dio AMON dalla testa d'ariete e le sue braccia si protendono lungo i lati del blocco rettangolare. L'intera figura è dipinta di bianco, tranne la folta capigliatura nera inanellata di moda all'epoca, la testa d'ariete raffigurante il dio e i geroglifici di colore verde. Il verde era legato al ciclo della rigenerazione e può avere una funzione simbolica per questo soggetto. Sulla spalla il personaggio porta incisa la figura della regina AHMOSE NEFERTARI, moglie di RAMSETE II; i geroglifici e la raffigurazione della regina collegano il personaggio al villaggio operaio di DEIR EL MEDINA, dove abitavano i lavoratori delle tombe reali della VALLE DEI RE e DELLE REGINE, di cui, probabilmente, PENSCENABU era un soprintendente. Gli abitanti di questo distretto, infatti, consideravano la regina NEFERTARI e il figlio AMENHOTEP I come propri protettori.

1295 - 1186 a.C.; XIX dinastia; Nuovo Regno; regno di Ramsete II; materiale: calcare dipinto e inciso; altezza: cm. 64; Museo Egizio di Torino.
 
 
 
 
TRIADE DI RAMSETE II TRA IL DIO AMON E LA DEA MUT

Il faraone, immortalato nel classico aspetto eternamente adolescenziale, fuori dal tempo, siede sul trono tra le due divinità: il dio AMON (= il "misterioso", il "nascosto", origine di tutti gli dèi) e la dea MUT (consorte di quest'ultimo e protettrice della maternità). La corona che il faraone porta sul capo reca uno dei tipici attributi del dio AMON: le corna d'ariete che sorreggono il disco solare. Il simbolismo delle corna era  ufficialmente legato ad un'idea di potenza terrena, ma anche di elevazione; sappiamo che non esistono culti originali nel mondo, ogni mito e simbologia si dirama in modo capillare attraverso tutte le culture del globo; le corna, in questo caso, erano comuni ad AMON, GIOVE, MOSE', DIONISO, CERAUNNOS, BAPHOMET...ma se ne potrebbero elencare molti altri. Certamente anche il simbolismo delle corna, legato alla potenza rigeneratrice della natura (pensiamo alla classica icona del TORO SACRO), ha origini preistoriche, e perciò ricordiamo la famosa figura dello sciamano con corna di cervo che si trova nella caverna LE TROI FRERES, in Francia, risalente al Paleolitico, circa 13.000 a.C. Molto più numerose sono le raffigurazioni sciamaniche in costume cerimoniale con il capo sormontato da corna di epoca neolitica. Il BUDDHA stesso viene spesso raffigurato mentre con la mano fa il segno delle corna, per allontanare gli spiriti maligni. Le corna d'ariete di AMON rappresentano la mediazione fra le potenze naturali e il disco solare simbolo di luce e illuminazione che esse incorniciano. Per lo stesso motivo il dio MITHRA è raffigurato mentre sacrifica un toro. Ma ci ho preso troppo gusto con quest'argomento, che avrebbe bisogno di un'articolo a parte...Allora, continuiamo: sopra il disco solare della corona sul capo del faraone si ergono due lunghe piume, simbolo della giustizia di MAAT. Inoltre il copricapo di stoffa NEMES porta sulla fronte il classico UREO. Il dio AMON indossa un copricapo di metallo sormontato da due alte piume. Sul petto dei tutte e tre le figure c'è l'ampio collare chiamato USEKH. Le bordure di vesti aderenti fasciano il petto delle statue. AMON e il faraone indossano il classico gonnellino di stoffa, mentre la dea NUT è coperta fino alle caviglie dalla usuale veste attillata femminile. Le statue sono inglobate al pilastro dorsale, com'era in uso nella statuaria egizia che non liberava mai totalmente le figure dal blocco da cui erano ricavate, tranne rari casi. L'alta spalliera del trono riporta i nomi dei soggetti e la titolatura reale nei caratteristici CARTIGLI.

1279 - 1213 a.C.; XIX dinastia; Nuovo Regno; regno di Ramsete II; provenienza: Tebe; materiale: granito rosa; altezza: cm. 174; Museo Egizio di Torino (collezione Drovetti 1824).
 
 
 
LA STATUA COLOSSALE DEL PRIMO CORTILE DEL RAMESSEUM

Il basamento della statua colossale di Ramsete II, i cui resti si trovano nel primo cortile del tempio funerario del faraone, era alta ben 19 metri e pesava 1000 tonnellate! 1279 - 1213 a.C; XIX dinastia; regno di RAMSETE II.

DIODORO SICULO (90 a.C. circa – 27 a.C.), storico autore dell'opera Bibliotheca historica, comprendente la storia universale, dedica questi versi all'interno dell'opera, grecizzando il nominativo "Usermaatra" (Potente Giustizia di Ra) in Ozymandyas:

"Sono Ozymandyas, il re dei re. Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese"

"Ἐπιγέγραφθαι δ' ἐπ' αὐτοῦ· «Βασιλεὺς βασιλέων Ὀσυμανδύας εἰμί. Εἰ δέ τις εἰδέναι βούλεται πηλίκος εἰμὶ καὶ ποῦ κεῖμαι, νικάτω τι τῶν ἐμῶν ἔργων".
 
 
 
STATUA DI RAMSETE II BAMBINO

Colossale statua in granito raffigurante RAMSETE II bambino nelle sembianze di HARPOCRATE, denominato così per la grecizzazione del nome egizio HOR PA KHRED: manifestazione di HORUS FANCIULLO, lo stesso che veniva raffigurato sulle ginocchia della dea ISIDE sulle sue statue. Il suo culto è antico quanto quello della classica iconografia di HORUS-FALCO. In epoca greco-romana il suo dito sulle labbra venne interpretato come simbolo del silenzio nella custodia dei sacri misteri. Questa scultura venne rinvenuta in un sito del Delta orientale, a TANIS, dall'archeologo francese PIERRE MONTET (1885-1966). Ma la statua non era originaria del luogo, poichè fu trasportata a TANIS successivamente dai faraoni della XXI dinastia per abbellire i loro palazzi. La figura di RAMSETE BAMBINO è protetta dal dio falco cananeo HURUN, un antico dio straniero dalle stesse sembianze e caratteristiche di HORUS, tanto che, durante il MEDIO REGNO (1987 a.C. ed il 1780 a.C.) i due dèi vennero associati. Ai tempi del faraone AMENHOTEP II (1427-1401 a.C.) fu dedicato un tempio a questa divinità a GIZA. Il faraone, raffigurato accovacciato fra le zampe del dio, porta i tipici attributi dell'infante: nudità, indice alla bocca e lunga treccia laterale. Il bambino, inoltre, porta sulla testa un copricapo sormontato da un disco solare e nella mano sinistra stringe il giunco, simbolo dell'Alto Egitto. Il nome del faraone è scritto su tre lati del basamento della scultura, diviso in: RA - MES - SU ( = è Ra che lo ha generato).

1279 - 1213 a.C; XIX dinastia; regno di RAMSETE II; scoperta a TANIS, presso il TEMPIO DI AMON dall'archeologo PIERRE MONTET nel 1934. Materiale: granito e calcare. Misure: cm. 231 x 133 x 64,5. Museo Egizio del Cairo.
 
 
 
 
BASSORILIEVO DI AKHENATON
 
"Passeggiata in giardino": così è stato battezzato questo bassorilievo policromo proveniente da AKHETATON (Amarna) (1350 a.C.; XVIII dinastia). E' dubbia l'identità dei personaggi raffigurati, probabilmente il fratellastro di AKHENATON: SMENKHARA con la consorte MERITATON (figlia di AKHENATON e NEFERTITI), oppure AKHENATON e NEFERTITI. Berlino, Museo Egizio.

Da questa foto con la luce radente si può apprezzare la tecnica ad incavo per i bassorilievi introdotta da AKHENATON, che permetteva, come si vede, di valorizzare i contorni delle figure e renderle vibranti alla luce. Notare la morbidezza e sinuosità dei corpi, che sottolineano    la sensualità dei personaggi, correlata alla stessa elevazione spirituale. Questo evidenzia lo spirito umanistico del periodo amarniano.
 
 
 
ETICHETTA D'EBANO DEL FARAONE DEN
 
Dettaglio da un'etichetta d'ebano del faraone DEN (prima dinastia; 3150 a.C. al 2925 a.C. circa.), raffigurante le varie fasi del GIUBILEO reale HEB SED, che si teneva al trentesimo anno di regno del sovrano. Il Giubileo e tutte le sue cerimonie venivano protratte per due mesi, durante i quali il faraone doveva dare prova della sua prestanza fisica e rinnovato vigore, anche con una corsa a tappe rituale con dei punti stabiliti da costruzioni a forma di B, come quelle trovate nel recinto della piramide di ZOSER. Secondo gli studi di FLINDERS PETRIE il faraone beveva una pozione ricavata da fiori di loto che lo portava in uno stato di catalessi, dopodichè veniva deposto in un sarcofago per 3 giorni, fino al suo risveglio che costituiva una rinascita fisica e mentale. Così il re dimostrava di essere ancora all'altezza dei suoi doveri e in grado di difendere il Paese. Questo rituale di rinascita sostituì la tradizionale, preistorica, uccisione del re al compimento dei trent'anni circa, per impedire che il suo corpo e la sua mente subissero la corruzione della vecchiaia. Il RE DIVINO preistorico veniva ucciso perchè rappresentava l'uomo divino dalla cui mente incorrotta scaturiva l'equilibrio universale e non poteva permettersi di subire malattia e degrado fisico. Dopo la sua uccisione si cospargevano i pezzi del suo corpo smembrato sui campi coltivati e veniva bevuto il suo sangue come fonte di nuova vita. In questo modo il suo spirito incorrotto si incarnava nel successore, permettendo l'avvicendarsi dei cicli stagionali e la rinascita del sole al mattino. Questa pratica, a mio parere, dovrebbe essere nata nel tempo dal fraintendimento di concetti profondi di una perduta conoscenza ancestrale, che venne presa "alla lettera" dalle popolazioni primitive, poichè essa fu presente nei rituali primordiali di, praticamente, quasi tutte le popolazioni del mondo, in tutti i continenti. La domanda è: da quale fonte comune questi popoli attinsero? Teniamo presente che il concetto dell'uomo come coscienza reggitrice dell'universo appartiene ad una consapevolezza altissima che oggi trova riscontro nelle scoperte della fisica quantistica.

Etimologia. HEB SED: HEB significa "festa", SED (colui che ha la coda) era il nome più antico della divinità UPUAUT (colui che apre la via), divinità guerriera dalle sembianze di lupo, antesignano di ANUBI.
 
 
 
 1 nov 2014
 
PRINCIPESSE AMARNIANE
 
Ad una considerazione superficiale si potrebbe, come generalmente viene fatto, considerare l'arte del periodo amarniano come assolutamente "realistica", addirittura "caricaturale" e tesa ad esasperare le caratteristiche fisiche, soprattutto dei regnanti. Nulla di più fuorviante, anche se il realismo e, in alcuni casi, l'iperrealismo dei volti, come quelli ritratti dallo scultore di corte THUTMOSE, potrebbero far pensare ad una esltazione della nuda realtà. Lo stile a cui AKHENATON e i suoi artisti illuminati diedero forma, bensì, corrisponde esattamente ad un superamento dei canoni della realtà, ad un andare oltre ciò che l'uomo ordinario può percepire, per esprimere l'essenza delle cose. Se l'arte amarniana fosse realistica, dovremmo dare per assodato che AKHENATON avesse davvero un'aspetto insolito e questo è stato escluso dagli esami sulla sua malconcia mummia, che però raffigura un uomo perfettamente normale. Oppure che le figlie avessero davvero dei crani sproporzionatamente dolicocefali, ma la mummia di THUTANKAMON (figlio di AKHENATON) mostra delle proporzioni normali. Giudicare queste esagerazioni come caricature esprime un giudizio grossolano e insensato, poichè, soprattutto nell'arte antica, non c'è nulla che non abbia un senso e non sia lì per il motivo di voler comunicare qualcosa a chi è in grado di recepirlo. Per esempio, l'esagerazione della dolicocefalia potrebbe manifestare il raggiungimento di un alto livello di consapevolezza; la stessa forma allungata del volto di AKHENATON si può inserire all'interno di un'AURA ELLITTICA, che l'iniziato riconosce come rappresentazione spirituale che sfugge al cerchio e ha due fuochi, anzichè uno. Il cerchio è il simbolo della perfezione manifesta e percepibile, l'ELLISSE è simbolo della conoscenza segreta e dell'illuminazione. Gran parte dei ritratti di AKHENATON, in veste di faraone, deformano volutamente la realtà e potrebbero voler richiamare la forma ellittica perchè, probabilmente, egli volle farsi raffigurare come l'uomo in cui i due princìpi (maschile e femminile) si integrano a formare l'UOMO-COSCIENZA DELL'UNIVERSO, la cui anima avvolgente (aura) si estende all'infinito al di là del tempo e dello spazio. L'ELLISSE è inoltre simbolo del SUPERCONSCIO: condizione di consapevolezza totalizzante comprensiva di ogni sfaccettatura del nostro essere. Per quel che riguarda l'arte scultorea, viene introdotta la morbidezza delle forme corporee e l'aderenza delle vesti ad accentuarne la sensualità, in contrapposizione alla staticità delle opere classiche egizie. Si percepisce in esse una particolare carica erotica tesa a comunicare la correlazione e l'inscindibilità fra erotismo ed evoluzione spirituale. Lo scultore di corte meglio conosciuto è THUTMOSE, di cui si conosce il nome perchè è stato rinvenuto, al di sopra del luogo del ritrovamento, un oggetto in avorio con inciso il suo nome in geroglifico. Nel suo laboratorio presso la città di AKHETATON sono stati ritrovati numerosi calchi in gesso di volti, fra i quali quello del generale AY, il ritratto di un'anziana iperrealistico, un volto della seconda moglie di AKHENATON, KIYA, uno del padre di AKHENATON, uno di NEFERTITI e molti altri ritratti anonimi straordinari. L'illuminazione di AKHENATON non poteva che svelarsi attraverso le opere artistiche che caratterizzarono il suo regno. AKHENATON non fu un passivo committente di ritratti e opere d'arte, ma fu circondato da scultori e pittori che ebbero accesso alla stessa visione del mondo e conoscenza iniziatica del loro re. Si conoscono due nomi importanti fra gli artisti di AKHENATON: THUTMOSE e lo scultore BAK, figlio di MEN, che fu a sua volta scultore di AMENHOTEP III ed è raffigurato in adorazione di questo sovrano; BAK, invece, è raffigurato in adorazione di ATON; BAK si definisce addirittura, sulle pareti della sua tomba, "allievo" del faraone.  I bassorilievi vennero fregiati con una tecnica diversa da quella classica egizia, usando il metodo dell'incavo dei contorni, in modo da ottenere effetti di luce del tutto innovativi. Di esempi dell'arte pittorica amarniana, invece, ce ne sono pervenuti pochissimi che, però, testimoniano, per la loro qualità, i meravigliosi e poetici scenari parietali che dovevano costituire. Il famoso busto di NEFERTITI al museo di Berlino, proveniente dal laboratorio di THUTMOSE, sarebbe presumibilmente falso (a detta di molti realizzato nel 1912 da GERHARD MARCKS su commissione dello stesso LUDWIG BORCHARDT che scoprì all'epoca la bottega dello scultore THUTMOSE), dai risultati di una Tac (pubblicati dalla rivista scientifica Radiology) dalla quale è stata rilevata l'esistenza di un secondo volto di NEFERTITI, sotto gli stucchi di quello superficiale, che sarebbe simile ma non identico a quest'ultimo, in quanto avrebbe tratti più attempati, con evidenti rughe intorno alle labbra. Non ce la sentiamo di fare ipotesi al riguardo.

Foto: affresco raffigurante le principesse reali, dalla reggia di AKHETATON (Amarna).
 
 
 

SEREKHT DI DJED
 
Serekht di Djet, 3020 a.C. circa, Parigi, Museo del Louvre. Djet fu un faraone della I dinastia, la cui data d'incoronazione corrisponde a circa il 3055 a.C. I "serekt" erano cornici rettangolari di pietra nelle quali era raffigurato il simbolo del sovrano in età arcaica; la figura del falco Horus rappresenta il sovrano come incarnazione del dio; il serpente è il glifo che abitualmente indica il re.

Il dio Horus, nella sua più antica iconografia, viene rappresentato come un falco appollaiato sopra un bassorilievo raffigurante un serpente, che fin dai primordi della civiltà è legato alla conoscenza e all'evoluzione. Presso tutte le più importanti civiltà del globo, il serpente è un simbolo sapienziale: nella filosofia Yoga il serpente arrotolato che dorme rappresenta Kundalini, ovvero la conoscenza addormentata; presso gli Aztechi il serpente alato Quetzacoatl, con diversi nomi in tutto il Sud America, era dio della sapienza; nell'Arcano Maggiore dei Tarocchi precede l'Eremita nel suo cammino verso l'illuminazione; presso la tradizione del cristianesimo gnostico il serpente è simbolo della gnosi; se poi uniamo a tutte queste tradizioni i pilastri del Tempio megalitico di Gobekli Tepe, in Turchia, risalente a 13.000 anni fa, ricoperti di bassorilievi con figure di serpenti...beh, credo che una riflessione sull'origine del serpente di Horus dovremmo farla.
 
 
 
 
 
STATUA DI HEMIUNU
 
Hemiunu era un figlio del principe Nefermaat e un nipote di re Snofru della quarta dinastia, vissuto intorno al 2570 a.C. Era un ministro di giustizia, architetto, sacerdote e "Maggiore dei Cinque della Casa di Thot" durante il regno di suo zio , Kheope. Tra la sua impressionante titolatura ci sono diversi titoli sacerdotali, così troviamo che Hemiunu fu sacerdote per Bastet, Sekhmet, Mendes e Thot. E 'possibile che molti di questi titoli sacerdotali fossero puramente onorifici. Che fosse l'architetto della piramide di Cheope è solo una supposizione ufficializzata, poichè Hemiunu visse solo fino al 19° anno del regno di Kheope. Fu sepolto nella mastaba G 4000 a Giza, vicino alla piramide reale .

Foto: l'impressionante statua di Hemiunu, alta 1,55 m., è stata trovata in una nicchia della sua mastaba. Essa rappresenta Hemiunu, seduto su un trono a blocco, la sua mano destra è decisamente serrata, la mano sinistra appoggiata sul ginocchio. Il suo corpo è pesante, forse un'indicazione che Hemiunu era piuttosto grasso e le forme adipose del petto sono comuni alla maggior parte delle statue egizie raffiguranti corpi robusti: lo stesso canone si trova nella statua di scriba rosso, risalente anch'essa all'Antico Regno, al museo del Louvre, oppure la grande statua di legno di Ka'aper, ecc...; questo fa pensare che gli egizi avessero una sorta di predisposizione per queste forme. La testa della statua è stata restaurata, perchè fu danneggiata intorno agli occhi, che inizialmente potrebbero essere stati intarsiati con cristalli di quarzo. La statua è uno dei tanti reperti esposti nel museo di Hildesheim, in Germania.
 
 
 
 
STATUA DI RA NOFER
 
Foto: particolare della statua di Ra-Nofer, profeta di Ptah e Sokari. V dinastia, 2500 a.C.; calcare dipinto; altezza m.1,80; proveniente dalla tomba di Ra-Nofer a Saqqara.

Questa foto l'ho fatta dal mio libro; devo dire che il volto di questa statua mi ha sempre affascinata particolarmente. Secondo me riproduce le caratteristiche dei  fondatori della civiltà egizia: i Seguaci di Horus.
 
 
 
 
PAPIRO SATIRICO
 
Le anime di Pè e Nekhen: lato interno del muro di cinta del tempio di Horo a Edfu, costruito durante l'Antico Regno (2700 a.C. ed il 2192 a.C.). Nekhen fu uno dei primissimi centri del culto del falco Horus e si trovava nell'Alto Egitto, circa 80 Km a sud di Luxor (Tebe), sulla sponda ovest del Nilo. Era un'insediamento predinastico importantissimo e in età dinastica diventò capitale del III Nomo, posizione che detenne fino al Nuovo Regno.
Le figure con testa di sciacallo, note come "Le Anime di Nekhen" rappresentano i primi sovrani predinastici della città. Le "Anime di Pè" sono rappresentate come tre figure antropomorfe con testa di falco e corrispondono ai primi sovrani predinastici del Basso Egitto della città di Pè, o Uadjet (in greco Buto). La memoria mitica di questi re o chiunque essi fossero e rappresentassero, si perde nelle nebbie del tempo. Essi accompagnano la figura di un faraone in trono.
 
 
 
LE ANIME DI PE' E NEKHEN
 
Le anime di Pè e Nekhen: lato interno del muro di cinta del tempio di Horo a Edfu, costruito durante l'Antico Regno (2700 a.C. ed il 2192 a.C.). Nekhen fu uno dei primissimi centri del culto del falco Horus e si trovava nell'Alto Egitto, circa 80 Km a sud di Luxor (Tebe), sulla sponda ovest del Nilo. Era un'insediamento predinastico importantissimo e in età dinastica diventò capitale del III Nomo, posizione che detenne fino al Nuovo Regno.
Le figure con testa di sciacallo, note come "Le Anime di Nekhen" rappresentano i primi sovrani predinastici della città. Le "Anime di Pè" sono rappresentate come tre figure antropomorfe con testa di falco e corrispondono ai primi sovrani predinastici del Basso Egitto della città di Pè, o Uadjet (in greco Buto). La memoria mitica di questi re o chiunque essi fossero e rappresentassero, si perde nelle nebbie del tempo. Essi accompagnano la figura di un faraone in trono.
 
 
 
 
FALCO DI HIERACOMPOLIS
 
In epoca preistorica c'erano molti più falchi di quanti non ce ne fosserto in epoche successive e, certamente, questo rapace abile nella caccia che si librava nel cielo fino a raggiungere altezze sorprendenti, doveva impressionare molto le popolazioni, che finirono per identificare in lui il valore dei più abili cacciatori prima, per poi elevarne il simbolismo a più profondi significati esoterici. "Il Lontano" si addice molto come nome di un uccello che si librava a simili altitudini; Horus veniva identificato come il volto del cielo, il cui occhio destro era il sole e l'occhio sinistro la luna. E' sempre stato difficile per gli esperti riuscire a capire se il culto di Horus fosse originario dell'Alto o del Basso Egitto, si sa che i luoghi di culto più antichi furono Nekhen (nel sud dell'Egitto) e Behdet, al nord nel delta occidentale del Nilo, vicino all'antica città di Imaret, "la città degli alberi", che in epoca predinastica era centro del culto di Sekhet Hor, una dea albero che, secondo il mito, si era tramutata in una vacca per proteggere Horus bambino in una delle interpretazioni della dea HatHor. Fu proprio a Behdet che Horus iniziò ad essere immaginato con forme antropomorfe, da falco a uomo con testa di falco, munito di arco e frecce e denominato Horo Behedeti. Nekhen si trovava nell'Alto Egitto (sud) a circa 80 km. da Luxor e fu anch'esso uno dei primi insediamenti predinastici in cui comparve il culto del falcone e rimase un centro molto importante in epoca dinastica, fino al Nuovo Regno, diventando capitale del terzo Nomo. Nel lato interno del muro di cinta del tempio di Horus a Idfu sono raffigurate in processione tre figure antropomorfe con testa di sciacallo, note come "Le Anime di Nekhen" e rappresentanti evidentemente i primi re della città; altre figure con testa di falco precedono queste, denominate "Le Anime di Pè": Pè significa "seggio", "trono" dove si presume fosse collocata la residenza dei re del Basso Egitto, sul delta del Nilo. La cosa sorprendente è che il dio originale della città di Nekhen non era Horus, ma Nekheni: un falcone con la testa adorna di due lunghe piume, la cui testa d'oro predinastica fu trovata nel 1898 dall'archeologo James Quibell; in seguito i greci chiamarono la città "Hieracompolis", "la città del falco". Che si sia espanso dall'Alto o dal Basso Egitto (e su questo ci sono due correnti di pensiero fra gli studiosi) il dio Horus era, già prima dell'unificazione dell'Egitto, il dio regale per eccellenza e divinità protettrice di entrambe le famiglie del nord e del sud. Dopo l'unificazione del Paese per mano dei Re Scorpione e di Narmer, re del nord, che inglobarono il sud al loro regno, il faraone venne eletto a incarnazione di Horus, divenendo così "il Dio Vivente". Un'altra denominazione del faraone era "Horo d'Oro" e mostrava il falco seduto sul simbolo geroglifico dell'oro: è possibile che questa sia la celebrazione della vittoria dei Seguaci di Horus sui Seguaci di Seth, il cui centro di culto era Nubt (Ombos) nell'Alto Egitto (sud) fra Edfu e Aswan, ed era denominata, appunto, "la città dell'oro". Nonostante Horus fosse il più antico dio dell'Egitto, dopo non molto tempo, 1.570 circa a.C, la sua essenza di dio specificatamente "celeste", che incarnava l'idea di infinito e di completezza, venne fusa con quella prettamente solare di Ra, identificando la "porta" cosmica del sole come la più alta rappresentazione di "passaggio ad un livello superiore di esistenza"; il tempio di Eliopoli, dov'era adorato Ra-Hor-akhti (Ra e Horo dai due orizzonti) conobbe la sua massima floridezza durante il regno di Ramesse II (XIII secolo a.C.). A Eliopolis Horus non fu più dio solare, ma aveva solamente il ruolo di figlio di Iside e Osiride, protetto da Iside finchè fu abbastanza grande da poter rivendicare il trono d'Egitto. In questa veste ebbe molti ruoli e relativi nomi, fra cui quello greco tolemaico di Harpocrate, che veniva raffigurato come un bambino con il ciuffo dell'infanzia e il dito sulle labbra. Osiride e Horus: padre e figlio erano rappresentazione di un unica essenza divina, ma Osiride era destinato per sempre all'oltretomba e Horus, il figlio, a salvare la sua vista ogni anno donandogli l'occhio sinistro strappatogli da Seth, cosicchè resuscitasse sè stesso e la natura; fu per questo che il faraone in vita era l'incarnazione di Horus, mentre il faraone defunto, nel suo viaggio verso l'oltretomba, diveniva Osiride, in attesa della resurrezione; non era necessario che il successore del faraone defunto fosse imparentato con lui o ne fosse il figlio biologico, ma ne diventava "figlio" automaticamente dopo essersi preso cura di seppellire il sovrano dceduto. I templi eretti in epoca tolemaica, sotto il dominio macedone, erano preposti dai sacerdoti egizi alla preservazione della memoria del sapere, della cultura e dei messaggi di conoscenza di questa antica e superiore civiltà egizia, perciò essi si presero particolarmente cura di fregiarne, dipingere, scolpire tutte le informazioni possibili, con particolare ansia che non fossero perdute, attraverso geroglifici e iscrizioni ieratiche che trascrivessero i contenuti dei rotoli di papiro che potevano essere distrutti nel tempo e dei miti tramandati oralmente di generazione in generazione. Nell'enorme tempio di Edfu ogni parete e pilastro sono ricoperti da incisioni corsive appositamente complicate, per fare in modo che solo pochissimi potessero leggerne il contenuto, allo scopo di preservare allo stesso tempo i segreti del tempio; della loro parziale interpretazione si occupò l'egittologo francese Emile Chassinat (1868-1948).

Foto: testa di falco (resto di una statua cultuale), VI dinastia (circa 2200 a.C.) ; lamina d'oro ritagliata e martellata, occhi incrostati; altezza m. 0,353, proveniente dal tempio di Hieracompolis.
 
 
 
 
 
VASO DI KA HOR
 
 Sulla pietra di Palermo (una lastra di basalto frammentaria, custodita al museo di Palermo, risalente alla V dinastia: 2500-2350 a.C.) sono elencati i nomi dei re delle prime dinastie. Nonostante sia mancante la parte superiore della Pietra, quella con le dinastie mitiche più antiche,  vengono riportati i nomi dei sovrani Ny-Hor, Hat-Hor, Pe-Hor, Hedj-Hor e di suo padre Iry-Hor (la cosiddetta “dinastia zero”, ultima fase del Predinastico); tutti questi sovrani, le cui gesta si persero nelle nebbie del tempo, vennero successivamente divinizzati, elevandoli a simboli e identificandoli come le cause di svariati fenomeni naturali, legati alle loro vicende storiche; esempio fra tutti quello del sovrano Hat-Hor che verrà trasformato nella dea Hator. Un esempio più recente di divinizzazione, risalente alla III dinastia storica, fu quello dell'architetto e medico Imhotep,  che per il suo valore divenne il dio della medicina, dai greci poi identificato con Asclepio. Ultimo sovrano della dinastia 0 documentato e forse ultimo re di Nekhen fu Horo Scorpione, o Re Scorpione, Seguace di Horus conosciuto soprattutto per la testa di mazza che lo rappresenta accanto al simbolo di uno scorpione. Questo è l'unico sovrano della dinastia 0 di cui si possono conoscere le gesta ed il suo tentativo di unire il Basso e l'Alto Egitto prima della riuscita dell'impresa da parte del suo successore Narmer. Alcuni studiosi ritengono che Re Scorpione e Narmer siano la stessa persona. Ka-Hor fu il padre del Re Scorpione, del quale sono state trovate iscrizioni perfino in Israele e, secondo la leggenda, Ka apparve in sonno al figlio Horo-Scorpione preannunciandogli l'unificazione dell'Egitto e la conquista di terre lontane: in seguito il re Ka-Hor venne identificato con il corpo astrale (Ka) di ogni defunto e divinizzato, come tutti i personaggi importanti di ogni dinastia.

Foto: Vaso recante il nome di Ka-Hor, padre di Re Scorpione, Seguace di Horus, sovrano appartenente alla Dinastia 0 che regnò ad Abydos, 3200 a.C. Il vaso fa parte del corredo funebre  a cui si aggiungono un coltello di selce, altri vasi e giare.
 
 
 
 
TOMBA DI SENNEFER
 
"Credo che dallo studio della civiltà dell’Antico Egitto sorga spontanea una domanda: da dove venivano gli antichi egizi?
 Gli antichi egizi realizzarono le opere migliori in totale assenza di un precedente processo evolutivo. All’improvviso crearono le piramidi straordinarie, senza nemmeno il tempo di aver imparato a farlo, sembrerebbe più un sapere ereditario che non uno sviluppo della conoscenza. Negli antichi testi e nei registri egizi è scritto , molto chiaramente, che tutta la conoscenza e le capacità erano state trasmesse al popolo d’Egitto dagli Dei. C’era un tempo in cui gli Dei vivevano sulla terra, e avevano scelto la terra d’Egitto come loro abitazione , e che furono loro a portare la civiltà. Probabilmente questi Dei avevano sembianze umane o forse erano i superstiti di una civiltà scomparsa." Graham Hancock

Foto: la tomba Sennefer, Sindaco di Tebe, Capo dei domìni di Amon, Capo del bestiame di Amon, Primo confidente nel cuore del Re, Sovraintendente dei giardini di Amon, durante la XVIII Dinastia sotto il regno di Amenhotep (1439-1413 a.C.).
 
 
 
 
TARGHETTE IN AVORIO DI GUNTHER DREYER
 
Nel 1998 l'egittologo tedesco Günther Dreyer fece una scoperta sensazionale che potrebbe davvero essere la prova dell'ereditarietà delle conoscenze egizie e di come le radici della civiltà egizia siano da porre in tempi remotissimi, di cui nemmeno gli egizi avevano più consapevolezza, se non facendosi strada fra gli enigmatici sentieri del mito, i quali potevano essere interpretati solo da pochi iniziati delle caste sacerdotali: il ritrovamento, presso la necropoli di Abydos, di etichette d'avorio riportanti geroglifici, grandi poco più di un francobollo, risalenti al 3400 a.C., secondo le analisi al radiocarbonio,  praticamente tre secoli più antiche della tavoletta in ardesia raffigurante Narmer, che dovrebbe (secondo la convenzione) essere il primo unificatore dell'Egitto. La cosa straordinaria è che i segni incisi sulle targhette non sono affatto un rudimentale primo tentativo di scrittura, ma corrispondono ad un già evoluto e complesso sistema fonetico, che retrodata ulteriormente la civiltà egizia e fa sorgere spontanea la convinzione che, al pari di quella sumera (con cui condivide la maggior parte dei miti e degli stili artistici), altro non sia che la propaggine di una civiltà avanzatissima spazzata probabilmente dall'innalzamento delle acque durante la deglaciazione, molte migliaia di anni prima. Le piccole targhette, inoltre, essendo delle "ricevute" con le quali si attestava il pagamento delle tasse al faraone, recano la testimonianza che quest'ultime venivano pagate ad un re dell'Alto e del Basso Egitto e che, quindi, l'Egitto era già unificato parecchi secoli prima di Narmer e Narmer, forse, non fece altro che riportare l'ordine dopo un periodo di caos e divisioni.

Foto: le targhette in avorio ritrovate da Gunther Dreyer presso la necropoli di Abydos, in Egitto, risalenti al 3400 a.C.e recanti un complesso sistema di scittura già fonetica.
 
 
 
 
 STATUA DI AUIBRA HOR
 
La statua del faraone Auibra Hor-Hotepibtawy, XIII dinastia, Medio Regno, scoperta a Dashur e risalente circa al 1340 A.C., mostra sulla testa il corpo astrale del sovrano "Ka": gli occhi sono lenti molate di durissimo quarzo, che dona loro una straordinaria lucentezza e vitalità,  un vero e proprio capolavoro perché la comunità accademica non pensava che gli egizi detenessero queste eccezionali conoscenze tecniche per modellare il quarzo (che invece, evidentemente, avevano).

Caratteristiche: Scultura in legno ad intaglio con intarsi di pietre dure e rivestimenti in lamina d'oro, altezza: 170 cm., esposta al Museo Egizio del Cairo.
 
 
 
 
 
PAPIRO DI EDWIN SMITH
 
I due testi più antichi sulla medicina sono il Papiro Edwin Smith e il Papiro Georg Ebers, risalenti al 1500 a.C., scritti in caratteri ieratici, che costituivano una scrittura corsiva veloce usata quotidianamente dai sacerdoti. Il medico più antico che si conosca fu Imhotep, uno dei più grandi geni vissuti sulla terra, conosciuto soprattutto come grande architetto e ideatore della piramide di Zoser, sommo sacerdote, astronomo e scrittore (III dinastia, 2660 circa a.C.). Il primo papiro, lungo 5 metri, è un vero trattato di chirurgia ossea e patologia interna. Il secondo, lungo ben 20 metri, contiene una serie di diagnosi e ricette, considerate efficaci e corredate da formule magiche e astrologiche. Gli antichi egizi conoscevano la circolazione del sangue che noi abbiamo scoperto solo nel 1628, grazie a William Harvey. Il medico tastava il polso, auscultava il malato, conosceva le varie affezioni al cuore, al fegato, all'intestino. Gli organi erano perfettamente identificati: il cuore era considerato il centro della vita, il cervello un semplice strumento della volontà dettata dal cuore (infatti nel processo di mummificazione il cervello veniva addirittura gettato via); erano conosciute le funzioni dell'emisfero destro e sinistro del cervello, per cui era risaputo che una lesione all'emisfero destro danneggiava la parte sinistra del corpo, e viceversa; era conosciuta  la funzione delle vene e delle arterie. La chirurgia era praticata correttamente: si rimettevano in sesto fratture e lussazioni. Per le ferite si praticava la cauterizzazione e i punti ed esisteva una sorta di cerotti adesivi. Il cancro era curato chirurgicamente. Le malattie polmonari venivano curate con inalazioni, quelle del fegato con diete vegetariane; i problemi gastrici con clisteri e olio di ricino. L'odontoiatria era sorprendente: molte mummie mostrano carie otturate e denti traballanti legati con fili d'oro. Esistevano innumerevoli tipi di pomate, di cui non si conoscono gli ingredienti, che erano segreti; l'anestesia era praticata con l'oppio. I medici costituivano una classe molto elevata nella scala sociale: erano sacerdoti di Sekhmet, la dea della guerra, la quale però, dopo la battaglia, si prendeva cura dei feriti. L'alto livello raggiunto dalla scienza medica è indicato dal fatto che i medici erano tutti specialisti, come riporta Erodoto: "Ogni medico cura una malattia soltanto, non di più. Tutti i luoghi sono pieni di medici dato che vi sono dottori per gli occhi, quelli per la testa, per i denti, per l'addome e quelli per le malattie non facilmente identificabili." Erano famosissimi in tutto il mondo antico e citati anche da Omero nell'Odissea: "(In Egitto) tutti san del guarir l'arte divina". Si può dire che le più antiche università del mondo furono le Scuole di Medicina di Sais ed Eliopoli. Gli ingredienti più in uso per la guarigione erano: l'aglio, l'olio, lievito di birra, miele, oppio, cicuta, semi di lino, cipolla, sangue di serpente. Imhotep, come successe a tutti i personaggi che si distinsero per capacità o imprese straordinarie, venne divinizzato, divenendo il nume tutelare della medicina. Le cognizioni mediche degli egizi vennero assorbite dalla civiltà greca che fonderà, con Ippocrate, la medicina moderna.

Foto: fogli VI e VII del Papiro Edwin Smith (Rare Book Room, New York Academy of Medicine).
 
 
 

MAZZA DI RE SCORPIONE
 
Testa della mazza in calcare celebrante le gesta di Re Scorpione, monarca della cosiddetta Dinastia 0 (durata dal 3300-3060 a.C. circa) dell'Antico Egitto, conquistatore e primo re dell'Alto Egitto; questo re straordinario apparteneva alla stirpe dei Seguaci di Horus, ceppo etnico diverso dalle popolazioni native delle sponde del Nilo, probabilmente proveniente, come afferma la teoria della stirpe dinastica di Flinders Petrie, dalla Mesopotamia, spiegando in questo modo il legame culturale evidente fra la civiltà sumera e quella egizia. La mazza qui raffigurata proviene dal sito di Hieracompoli (la città del falco secondo il nome grecizzato) la prima città egizia da cui venne diffuso il culto di Horus, che poi divenne il dio dominante in epoca storica e dinastica. La scena predominante rappresenta il re in atto di celebrare la conquista dell'Alto Egitto: il contesto è pacifico e costruttivo; il re è rappresentato con un perizona da cui pende, sul retro, una coda d'animale, sul capo porta la corona bianca dell'Alto Egitto; davanti a lui compare una stella a 7 punte e uno scorpione. Il re viene rappresentato in proporzioni molto superiori rispetto a coloro che lo circondano, nello stile in comune con le raffigurazioni sumere. Infatti il re, come incarnazione di Horus, il dio-vivente, non poteva essere rappresentato al pari degli altri esseri umani. La zappa che il sovrano tiene in pugno è simbolo di fondazione, può far riferimento ai canali d'irrigazione (opere fondamentali) o alle fondamenta di edifici. Fu infatti durante il regno del Re Scorpione che venne insegnato alle popolazioni locali a sfruttare le piene del Nilo attraverso opere d'irrigazione e canalizzazione che permisero il rapido sviluppo della civiltà più evoluta del mondo antico. Anche riguardo alle sepolture avvennero dei cambiamenti importanti: alla deposizione del defunto in fosse ovali e ricoperto di pelli animali, si sostituirono prima sepolture in ceste di vimini e, successivamente, in veri e propri sarcofagi.
 
 
 
 
 
 
 






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