domenica 11 novembre 2018

IL PARADOSSO EPR DI EINSTEIN-PODOLSKI-ROSEN


17 mar 2017


 I paradossi, si sa, implicano parecchie contorsioni mentali per farsi digerire, ed è questo proprio il caso del famoso esperimento logico EPR (dalle iniziali degli scienziati), esposto da BORIS PODOLSKI, NATHAN ROSEN e ALBERT EINSTEIN nel 1935 in un celebre articolo, che consiste in quanto segue. Abbiamo assunto che, prima dell'osservazione, gli stati delle particelle elementari non sono definiti, devono "collassare" nella realtà dell'osservatore in seguito all'osservazione. Principio fondamentale della RELATIVITA' RISTRETTA è che nessuna informazione può viaggiare nell'universo a una velocità superiore a quella della luce; l'informazione è trasportata dai FOTONI e senza quest'ultimi nell'universo non si potrebbe esplicare nessun tipo di realtà: niente luce=niente informazione=niente universo=niente esistenza. E fin qui è tutto "normale". La difficoltà nasce quando viene presupposta (attraverso un esperimento mentale) un'informazione che viaggi più veloce della luce, che non dovrebbe essere possibile secondo la RELATIVITA' RISTRETTA di EINSTEIN, il quale fece quest'esperimento logico allo scopo di dimostare che la meccanica quantistica non poteva essere il principio di ogni cosa, ma che, per superare il paradosso che descriveremo in seguito, avrebbe dovuto essere supportata da VARIANTI NASCOSTE. Quando due particelle interagiscono e poi vengono separate, rimangono sempre in comunicazione fra loro, qualsiasi sia la distanza che le separa. Ma, premette EINSTEIN, se le due particelle (ad esempio, elettroni) si trovassero ad una distanza tale che nemmeno la velocità della luce le potesse raggiungere e non comunicassero più fra loro, i loro risultati probabilistici non dipenderebbero più l'uno dall'altro (ad esempio, se la particella A ruota in modalità "spin up", l'altra, in compenso, ruota in modalità "spin down") ma sarebbero completamente indipendenti. Per giungere a questa conclusione EINSTEIN si basò sul fenomeno della RISONANZA, che è, appunto, la proprietà delle particelle di rimanere in comunicazione anche a distanze abissali, solo che lo stesso EINSTEIN e colleghi non immaginavano che le particelle quantistiche (delle quali è composto tutto ciò che esiste) si facessero un baffo della velocità della luce, dello spazio e del tempo, perchè, essendo composte "della stessa materia di cui sono fatti i sogni" (come direbbe SHAKESPEARE) agiscono con la velocità del pensiero...sono "pensiero". In seguito all'osservazione esposta sopra, EINSTEIN (che non andava d'accordo con la fisica quantistica) trasse la conclusione che ci doveva pur essere qualcosa di inafferrabile dietro la meccanica quantistica, che spiegherebbe questo problema della non prevedibilità del comportamento delle particelle a distanze che non poteva raggiungere nemmeno la velocità della luce (così lui credeva), e denominò questo "qualcosa" VARIANTI NASCOSTE che avrebbero dovuto "addomesticare" la fisica quantistica rendendola più "logica" e fungendo da anello di congiunzione con il mondo macroscopico della realtà. Solo che le particelle quantistiche, in realtà, continuano a comunicare da qualsiasi distanza, e quindi il presupposto di EINSTEIN non era corretto. Questa falsa probabilità delle particelle talmente lontane che non comunicano più perchè nemmeno la velocità della luce potrebbe coprire la distanza che le separa, potrebbe essere esposta concretamente in questo modo: se due osservatori (A e B) fossero così distanti l'uno dall'altro nell'universo, al punto che nemmeno la velocità della luce li possa raggiungere (come le suddette particelle), e A inviasse informazioni a B che viaggiassero, quindi, più veloci della luce, si verificherebbe il paradosso secondo il quale due osservatori potrebbero avere una percezione della realtà fenomenica completamente diversa, per cui l'informazione inerente la causa di un avvenimento, precederebbe l'avvenimento stesso per l'osservatore B che riceve l'informazione da un punto dell'universo A, e B sarebbe quindi informato dell'avvenimento di cui A lo vuole informare, prima che questo stesso avvenimento accada e prima addirittura che l'osservatore A invii il messaggio. In questo caso, come cambia il sistema di riferimento spaziale su cui viaggia l'informazione, così cambia la percezione della realtà, e si può verificare la violazione del PRINCIPIO DI CAUSALITA', per cui le conseguenze precedono le cause per un osservatore in una determinata posizione. Questo porterebbe serie conseguenze anche sulla nostra concezione di LIBERO ARBITRIO. Ma l'esperimento EPR fu confutato da NIELS BOHR, che ne osservò la limitatezza, in quanto l'esperimento EINSTEIN-PODOLSKI-ROSEN assumeva come insuperabile il PRINCIPIO DI LOCALITA' RELATIVISTICO, mentre le particelle quantistiche agiscono ad un livello diverso, al di là dello spazio e del tempo, e per esse vale il PRINCIPIO DI NON LOCALITA', secondo il quale le particelle elementari sono connesse fra loro indipendentemente dalla distanza che le separa, per loro lo spazio e il tempo non esistono e miliardi di anni luce non hanno nessuna influenza sulla loro comunicazione complementare, perchè appartengono ad una dimensione in cui "tutto è uno", e la dimensione atemporale crea e si concretizza nella dimensione macroscopica spazio-temporale. Tutte le particelle dell'universo sono UNO, e questo UNO possiamo considerarlo come il grande mago che si realizza nella realtà fisica. E probabilmente c'è il NULLA dietro il sipario della meccanica quantistica, ovvero al di là della MISURA DI PLANCK, oltre la quale tutto si annulla e della quale abbiamo trattato in un post precedente:

https://plus.google.com/112628118463774814307/posts/UQrN5TRpgxk

Infatti il PARADOSSO EPR fu confutato dal fisico NIELS BOHR, con un cambio radicale di paradigma, e lo fece 5 mesi dopo la pubblicazione dell'articolo di EINSTEIN. Per BOHR il PARADOSSO EPR serviva a confermare la non località delle particelle come entità inseparabili dallo stesso sistema fondamentale quantistico: le particelle sono solo apparentemente 2, ma in realtà costituiscono un "intero"; lo spazio e il tempo appartengono ad un'altra dimensione (la nostra) creata dalla dimensione quantistica. Nel 1972 esperimenti condotti dai fisici americani JOHN CLAUSER e STUART FREEDMAN confermarono la versione di NIELS BOHR. Ed un esperimento più approfondito condotto dal fisico francese ALAIN ASPECT, nel 1982, diede ancora più fermezza alla posizione di BOHR. Attenzione però: fisica quantistica e fisica relativistica newtoniana sono entrambe verità A DUE LIVELLI DIFFERENTI E COMPLEMENTARI. Come abbiamo molte volte appurato: tutte le contraddizioni si unificano ad un livello superiore di coscienza e di realtà. Il fisico americano NICK HERBERT afferma:

"Un universo che mostra fenomeni locali costruiti su una realtà non locale è l'unico tipo di mondo congruente con i fatti noti e con la prova di BELL".

E noi profani, che ci dobbiamo affidare all'intuizione anche per comprendere elementi anti-intuitivi, non possiamo che dargli ragione! PAUL DAVIES, fisico inglese, aggiunge:

"Questa proprietà di non località ha implicazioni enormi. Possiamo pensare all'universo come a una vasta rete di particelle interagenti, e ogni collegamento unisce le particelle che vi partecipano in un unico sistema quantistico. In un certo senso l'intero universo può essere considerato n unico sistema quantistico. La descrizione quantistica dell'universo ha un sapore fortemente olistico".

La MECCANICA QUANTISTICA costituisce la realtà fondamentale dell'Universo, dalla quale si crea l'INFINITO: gli infiniti universi, gli infiniti stadi della coscienza, le infinite possibilità.

Alessia Birri
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17 mar 2017
Foto del profilo di Silvio Bo
Senpre interessanti i tuoi post molto convincenti grazie alla tua passione e conoscenza Alessi vai
cosi'
20 mar 2017
Foto del profilo di Alessia Birri
Grazie Silvio :-)


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