lunedì 5 novembre 2018

ISCRIZIONI E STELI EGIZIE


20 mag 2015

STELE DI BENTRESH

La STELE DI BENTRESH, o STELE DI BAKHTAN, è un falso di epoca probabilmente tolemaica, che narra una vicenda avente come protagonista RAMSETE II, la sorella ammalata (di nome NEFERURE BENTRESH) della Grande Sposa Reale MAAT HOR NEFERURE (che probabilmente riprende la figura della principessa hittita sposata da Ramsete per compromesso), il PRINCIPE DI BAKHTAN (ovvero Battriana: odierno Afghanistan, allora abitato da popolazioni indoeuropee). La Stele venne in epoca tolemaica fatta passare per on originale testo di epoca ramesside. La storia narra che un giorno Ramsete II venne a conoscenza della strana malattia di cui cadde vittima la sorella della moglie Maat Hor Neferura, così decise di andarle in aiuto inviandole un saggio che l'avrebbe curata: DJEHUTYEMHEB,il quale dovette arrendersi, poichè la ragazza era posseduta da entità maligne. Il faraone, a questo punto, su richiesta del principe di Bakhtan, decise di inviarle il dio KHONSU NEFERHOTEP (che faceva parte delle triade di Amon e Mut, e a Tebe era spesso indicato con l'epiteto Neferhotep); il dio dotò la statua dei suoi poteri ed essa si trasformò in oggetto munito di potente magia. La statua venne inviata nel paese di Bakhtan e la sorella della regina potè guarire dall'incantamento. Il principe di Bakhtan avrebbe voluto che il dio rimanesse per sempre nel suo paese, ma una notte fece un sogno: Khonsu si trasformò in falco dalle piume d'oro e lasciò la sua terra per fare ritorno in Egitto. Il principe decise allora di lasciare che il dio ritornasse alle sue radici.

Lo scopo di questo racconto potrebbe essere stata la volontà di ricollegare una vecchia conquista macedone (l'Afghanistan) all'Egitto in cui regnavano i Re tolemaici, di riagganciare la gloria di Ramsete II con quella di Alessandro Magno.

STELE DI BENTRESH - TESTO:

"Quello di Behdet, il grande dio, signore del cielo.
Quello di Behdet, il grande dio, signore del cielo.
Khonsu, quello che governa in Tebe,
il grande dio che scaccia i demoni della malattia,
amato e dotato di vita come Ra.
Il nome del prete uab
di Khonsu quello che governa in Tebe.
Khonsu che è alla testa di ogni dio.
La protezione di ogni vita è dietro di lui.
Il nesut-bjty, signore delle Due Terre, User-Maat-Ra-Setep-en-Ra,
il figlio carnale di Ra, Ra-mes-su-mery-Amun,
dotato di vita come Ra, per sempre.
Khonsu in Tebe Nefer-Hotep.
Il bruciare incenso al padre Khonsu in Tebe.


L’Horus Ka-nekhet-tut-khau, (il Nebty) Djed-nesyt-Atum, l’Horus d’oro User-khepeshy-der-pesedjut-pedjet, il nesut-bjty  signore delle Due Terre User-Maat-Ra-Setep-en-Ra, il figlio carnale di Ra Ra-mes-su-mery-Amun; Amun-Ra, il signore dei troni delle Due Terre; l’Enneade; la Signora di Tebe amata dal dio perfetto, il figlio di Amun, la procreatrice di Ra-Harakhty, il seme glorioso signore di tutto, colei che ha generato Kamutef, il nesut di Kemet, il signore della Terra rossa, il sovrano che ha preso possesso dei Nove Archi, uscito dal ventre dopo che gli era stata preannunciata la vittoria e dopo che gli era stato decretato l’essere valoroso fin dall’uovo, il toro fermo di cuore disceso nell’arena, il nesut divino, uscito il giorno della vittoria come Montu, grande di forza come figlio di Nut.

Mentre sua Maestà era a Naharina, come sua abitudine di ogni anno, i nobili di ogni nazione vennero prosternandosi e in pace, a causa della potenza di sua Maestà che arrivava fino al Delta.

I loro doni ? oro, argento, lapislazzuli, turchese e una quantità di ogni tipo di legno di Ta-netjer erano sulla loro schiena e ognuno conduceva il suo compagno.

Allora il principe di Bakhtan fece in modo che si portassero i suoi doni e la sua figlia maggiore era alla testa di quelli che rendevano omaggio a sua Maestà e chiedevano salva la loro vita, che era in suo possesso. Era una fanciulla che incantò il cuore di sua Maestà più di ogni cosa e le fu assegnato il suo titolo di grande sposa reale: Neferu-Ra.

Fu dopo che ella aveva fatto tutto quel che fa una sposa reale che sua Maestà raggiunse Kemet.

Venuto il quindicesimo anno, secondo mese di Shemu, ventiduesimo giorno, mentre sua Maestà era a Tebe, la vittoriosa fra le città, intento a rendere omaggio a suo padre Amun-Ra, signore del trono delle Due Terre, con la sua bella festa dell’harem meridionale, il luogo della prima volta, a lui caro, si venne a dire a sua Maestà: “C’è un messaggero del principe di Bakhtan venuto carico di molti doni per la sposa reale”.

Allora egli si presentò davanti a sua Maestà con i suoi doni e disse, mentre rendeva omaggio a sua Maestà: “Salute a te, o Ra dei Nove Archi! Dacci la vita che è in tuo potere!”, e disse baciando il suolo davanti a sua Maestà, parlando ancora a sua Maestà: “Son venuto da te, o sovrano mio signore, per Benetresh, la sorella maggiore della sposa reale Neferu-Ra: la malattia è entrata nel suo corpo. Fa’ in modo, ti prego, che la tua Maestà mandi un esperto a osservarla”.

Sua Maestà allora comandò: “Portatemi … della Casa della vita … della Residenza”. Si condussero a lui immediatamente e sua Maestà disse: “Ecco, vi ho fatto chiamare perché sentiate questa storia. Portatemi, dunque, una persona degna di fiducia, uno scriba tra di voi, dalle dita esperte”.

Lo scriba reale Djehuty-em-heb venne al cospetto di sua Maestà e sua Maestà comandò che andasse a Bakhtan con questo messaggero.

Il saggio arrivò a Bakhtan, trovò Benetresh in uno stato di possessione da parte di uno spirito e capì che era un nemico con cui combattere.

Il principe di Bakhtan, intanto, aveva mandato un nuovo messaggio a sua Maestà, dicendo: “O mio Sovrano, ordina, ti prego, che si faccia portare il dio … (Il messaggio arrivò) a sua Maestà il ventiseiesimo anno, primo mese di Shemu, in concomitanza con la festa di Amun, mentre sua Maestà era a Tebe.

Allora sua Maestà tornò al cospetto di Khonsu in Tebe Nefer-Hotep, dicendo: “Mio buon signore, è per la figlia del principe di Bakhtan che io son tornato”.

Allora Khonsu in Tebe Nefer-Hotep (lo) condusse da Khonsu quello che governa, il gran dio che scaccia i demoni della malattia. E sua Maestà disse a Khonsu in Tebe Nefer-Hotep: “O mio buon signore, se solo tu volessi volgere il tuo viso verso Khonsu quello che governa, il gran dio che scaccia i demoni della malattia, per farlo andare a Bakhtan!”, inchinandosi ripetutamente.

Poi sua Maestà aggiunse: “Fa’ in modo che la tua protezione sia con lui, io farò in modo che la sua Maestà vada a Bakhtan per salvare la figlia del principe di Bakhtan”, prosternandosi molto grandemente, e Khonsu in Tebe Nefer-Hotep approvò con molta gravità.

Poi egli creò una protezione smisurata a Khonsu quello che governa in Tebe e sua Maestà ordinò di far in modo che Khonsu quello che governa in Tebe viaggiasse sulla grande nave sacra con cinque battelli da carico e molti carri e cavalli, a destra e a sinistra.

Questo dio arrivò a Bakhtan alla conclusione di un anno e cinque mesi.

Allora il principe di Bakhtan venne con il suo grande esercito al cospetto di Khonsu che governa e si prosternò dicendo: “Sii il benvenuto tra noi! Possa tu farci felici, secondo gli ordini del nesut-bjty User-Maat-Ra-Setep-en-Ra!”.

Allora questo dio andò nel luogo in cui era Benetresh e creò la protezione alla figlia del principe di Bakhtran, così che essa subito si risanò.

E questo spirito che era in lei disse a Khonsu che governa in Tebe: “Benvenuto in pace, gran dio che scaccia i demoni della malattia. Bakhtan è la tua città, la sua popolazione è la tua serva, io sono il tuo servo. Io tornerò nel luogo da cui venni per rendere soddisfatto il tuo cuore in relazione a ciò per cui sei venuto. Fa’ in modo che la tua Maestà ordini di preparare un giorno di festa con me e con il principe di Bakhtan”.

Allora questo dio si rivolse al suo prete, dicendo: “Fa’ che il principe di Bakhtan allestisca una grande offerta al cospetto di questo spirito. Se questo sarà, allora Khonsu quello che governa in Tebe potrà agire nei confronti dello spirito”.

Mentre si trovava con il suo esercito ed era molto spaventato, il principe di Bakhtan preparò una grande offerta al cospetto di Khonsu quello che governa in Tebe e dello spirito e il principe di Bakhtan organizzo il giorno di festa per loro.

Quindi lo spirito se ne andò in pace nel luogo che amava, grazie al comando di Khonsu quello che governa  in Tebe.

Il principe di Bakhtan esultò molto grandemente assieme a ogni persona che era a Bakhtan e deliberò in cuor suo, dicendo: “Io farò in modo che questo dio resti qui, a Bakhtan e non permetterò che se ne vada a Kemet”. E questo dio si fece apprezzare per tre anni, quattro mesi e sei giorni a Bakhtan.

Poi il principe di Bakhtan si distese per il suo sonno e vide questo dio.

È dalla sua cappella che egli uscì: era un falco d’oro e volò nel cielo verso Kemet.

Si risvegliò nell’angoscia e disse al prete di Khonsu quello che governa in Tebe: “Questo dio è stato qui con noi e ora se ne andrà in Kemet, essendo il suo carro andato in Kemet”.

Quindi il principe di Bakhtan fece partire questo dio per Kemet, avendogli dato molti doni, ogni sorta di buone cose e moltissimi soldati e cavalli. Essi raggiunsero in pace Tebe e Khonsu quello che governa in Tebe andò al tempio di Khonsu in Tebe Nefer-Hotep e mise i doni che il principe di Bakhtan gli aveva donato, consistenti in ogni cosa buona, davanti a Khonsu in Tebe Nefer-Hotep, senza tenersi nessuno di quelli per il suo tempio.

Poi Khonsu quello che governa in Tebe raggiunse il suo tempio in pace, nel trentatreesimo anno, secondo mese di Peret, diciannovesimo giorno del nesut-bjty User-Maat-Ra-Setep-en-Ra, che rese dotato di vita come Ra, eternamente".



FOTO: la Stele di Bentresh (332-31 a.C., epoca tolemaica), in pietra arenaria, alta 2 metri e 22 cm., scoperta nel 1829 a Karnak, nei pressi di un tempio di Ramsete III (un successore di Ramsete II) dedicato al dio Khonsu; ora è esposta al Museo del Louvre. Nella parte superiore la scena raffigura Ramsete II che offre incenso al dio Khonsu di Tebe.
un commento
1
9 +1
9
Condiviso pubblicamenteVedi attività
Foto del profilo di Franco Lipartiti
Straordinario, grazie Alessia.




STELE DEL MATRIMONIO D RAMSES II CON LA PRINCIPESSA DI HATTI

"Tu avevi comandato la terra di Kheta, tu prendi prigioniero il popolo....con tutti i loro averi, la figlia maggiore è alla loro testa, davanti a te per........bel viso. Tu li comanderai........sotto i tuoi piedi nei secoli dei secoli, insieme con tutto il paese di Kheta. Mentre tu risplendi sul trono di Ra, ogni terra è sotto i tuoi piedi, per sempre........Il capo di Kheta inviato, chiede a me pace permanente. Non fece egli........per loro. In seguito........sotto la grande fama del Signore delle Due Terre, re Ramses (....passaggi indecifrabili....)
Tu hai il comando della terra di Kheta: I faraoni egizi non avrebbero mai accettato gli stranieri come loro pari, nemmeno il sovrano di un impero significativo come Hatti, ad esempio, per quanto è noto alcuna principessa egizia è stata mai data in sposa a uno straniero.
Poi parlò il capo della terra di Kheta al suo esercito e ai suoi grandi, dicendo: "Adesso è la nostra terra devastata; Sutekh è il signore che ci proteggerà, ma non........combattendo con loro ci sono stati presi prigionieri con tutti i nostri averi, mia figlia maggiore è davanti a loro........"
Poi sono venuti con i loro beni e preceduti dai loro splendidi regali, di argento e oro, meraviglie molte e grandi, cavalli a........loro,........esseri viventi........Per deliziare il cuore della Sua Maestà, dicendo: "Ecco, il grande capo di Kheta viene, portando la sua figlia maggiore, che porta molto omaggio, essendo tutto........Insieme con il capo di Kheta, stanno portando loro. Hanno attraversato molte montagne e sentieri difficili, per poter raggiungere i confini del suo........maestosità........"Sua maestà ha ricevuto la parola........del Palazzo, con la gioia del cuore.
Quando ha sentito queste cose strane e inaspettate........ha comandato l'esercito e i principi di ricevere loro in fretta.
Poi Sua Maestà si consigliò con l'esercito e con il suo cuore, dicendo: "Quali sono questi nuovi arrivati, quando non andrebbe un messaggero a Zahi in questi giorni di diluvio sulle vette in inverno!" Poi ha offerto un'oblazione per........e per Sutekh. Poi è venuto a pregare, dicendo: "Il cielo è........e terra è sotto i tuoi piedi. Ciò che mi comandi è tutto ciò che accade........per fare il diluvio e il freddo sulle alture........che hai assegnato a me, re Ramses". Poi suo padre, Sutekh, sentito ogni parola........il suo esercito arriva, risuonano i loro passi, ed hanno camminato a lungo. La figlia del grande capo di Kheta avanzava davanti all'esercito........di Sua Maestà in seguito al suo. Essi si sono confusi con i piedi e i cavalli di Kheta; erano guerrieri ed erano abituati, mangiavano e bevevano senza combattere faccia a faccia........tra loro, alla maniera del dio stesso, Re Ramses. Sono venuti i grandi capi di ogni terra, si sono inchinati, si sono voltati indietro per la paura quando hanno visto Sua Maestà. Il Capo di Kheta venne in mezzo a loro, a cercare il favore di Re Ramses."

Testo della STELE DEL MATRIMONIO DI RAMSETE II (regno di Ramsete II-1297 a.C.- 1213 a.C.), purtroppo molto danneggiata e perciò il contenuto presenta molte lacune. Ma si riesce comunque a comprendere la descrizione dell'arrivo della principessa hittitta che fu data in sposa a Ramsete II come pegno di pace da Re Hattusili III. "Kheta" sta per "Hatti" (l'Impero hittita); "Sutek" è il nome hyksos del dio Seth. Ramsete, come da prassi, descrive l'evento come una propria conquista, facendo passare l'idea che gli Hittiti, da quel momento, fossero "sotto i suoi piedi" (anche se sappiamo che, in realtà, fu un compromesso fra pari); ci tiene anche a ricordare come mai prima di quel momento gli stranieri fossero stati trattati da pari, e di come mai, per esempio, una principessa egizia fosse andata in sposa ad un re straniero. La principessa hittita, peraltro, a cui venne dato il nome egizio di MAAT HOR NEFERURA (non se ne conosce il nome hittita), figlia del Re hittita HATTUSILI III e della regina PUDU KHEBA, non lasciò molte tracce di sè se non una figura deturpata su una stele accanto alle ginocchia di Ramsete. Vi è poi la famosa "STELE DI BENTRESH", nella quale si narra la sua storia chiamandola BEKHTEN; inoltre su un papiro trovato da Flinders Petrie vi è elencato il corredo della Regina.

Foto: una ricostruzione della Stele del Matrimonio di Ramsete II con la principessa hittita in un'immagine di Carl Richard Lepsius (pioniere dell'egittologia) del 1849. Le figure nella parte superiore rappresentano il re hittita Hattusil III che fa conoscere la figlia al faraone.
 25 mar 2015

STELE DI ERMONTI DI THUTMOSE III

"Quando lanciava frecce contro un bersaglio di rame, tutti i pali si spezzavano come canne. Allora Sua Maestà ne fece uno simile nel dominio di Ammone, con un bersaglio di rame di lavoro accurato di tre dita di spessore. Le sue frecce erano là, egli lo attraversò e le fece uscire di tre palmi dal dietro, per fare che quelli che erano con lui pregassero perchè siano valorose le sue due braccia nel valore e nella vittoria. Io dico ad alta voce ciò che ha fatto-e non vi è nè bugia nè menzogna-alla presenza di tutto quanto il suo esercito. Non vi è là una parola di esagerazione. Quando passò un'ora di svago cacciando in tutti i paesi stranieri, era troppo grande il numero di ciò che egli catturò perchè lo potesse trasportare l'esercito intero. Sua Maestà uccise sette leoni lanciando frecce nello spazio di un momento; catturò dodici branchi di tori selvaggi in un'ora; quando venne il momento di pranzare fece strage di centoventi elefanti nel paese di Ny, mentre ritornava da Naharina e aveva attraversato il fiume Grande-rivolto-indietro e aveva soggiogato le città delle sue due sponde, avendole bruciate col fuoco per l'eternità."

E' tutto vero, dobbiamo fidarci delle parole del testimone :-D

Dalla Stele di Ermonti di Thutmosis III con l'esaltazione delle imprese del sovrano (1457-1424 a.C.). Thutmosi III fu valoroso per aver ampliato e solidificato l'impero egizio mediante numerose campagne militari.

Foto: statua di Thutmosis III.


STELE POETICA DI THUTMOSE III
"Sono venuto e ho fatto che tu sconfiggessi i grandi di Fenicia: li ho stesi sotto i tuoi piedi nelle loro terre lontane; ho fatto che vedessero la Tua Maestà come Signore dei Raggi e che tu illuminassi le loro facce come mia immagine. Sono venuto e ho fatto che tu sconfiggessi coloro che vivono in Asia, che tu percuotessi i capi degli asiatici e dei Siriani; ho fatto che vedessero la Tua Maestà fornita della sua acconciatura, quando prendi le armi da guerra sul cocchio!".

Dalla Stele Poetica di Thutmose III: esaltazione delle conquiste del sovrano per bocca dello stesso dio Amon-Ra.

Thutmose III (XVIII dinastia-1424 a.C.-data di morte-Nuovo Regno), fu uno dei sovrani più valorosi dell'Antico Egitto. Diede lustro all'Impero Egizio con numerose e vincenti campagne militari sul fronte orientale, che videro la conquista di Megiddo e la distruzione di Qaddesh, affrontò i potenti Mitanni oltre l'Eufrate, i quali avevano sostituito il Regno degli Assiri. Suo nipote, Thutmose IV, peraltro in seguito sposò una principessa mitanna mettendo fine ai precedenti conflitti.
Condiviso pubblicamenteVedi attività
  • Foto del profilo di Paolo Bologna
    Ciao Alessia!

    Sei sparita da FB e non ti ho più trovato.
    Ora vivo in Germania, fatti sentire!
6 mag 2014
Foto del profilo di Alessia Birri
Ciao Paolo, finalmente riesco a rispondere, ho problemi di connessione, aspetto che mi portino l'adsl. Da due anni me ne sono andata da facebook e avrei dovuto farlo molto prima. Qui su Google+ mi trovo benissimo soprattutto perchè su Google c'è serietà e rispetto per l'utente quindi fiducia. Sono contenta di ritrovarti qui.



INNO AD AMON
 "L'adorazione di Amon-Ra, il Toro di Ionu, il principe di tutti gli dei, il dio buono, il diletto, che dà la vita a tutto ciò che è caldo e ad ogni buon armento:

Salute a te, Amon-Ra, Signore dei Troni dei due Paesi che domini a Tebe!
Toro di Sua Madre, il primo nel suo campo!
Ampio di passo, primo nell'Alto Egitto,
Signore dei Mezai, e principe di Punt.
Grandissimo del cielo, antichissimo della terra,
signore di ciò che esiste, che esiste in tutte le cose.
Unico nella sua natura, simile all'essenza degli dei,
Toro dell'enneade e principe degli dei.
Signore della Verità, padre degli dei,
che fece il genere unamo e creò gli animali.
Signore di ciò che esiste, che creò l'albero da frutta,
che fece l'erba verde e dà sostentamento alla vita del bestiame.
venusta forma plasmata da Ptah,
il vago, diletto giovane, colui che gli dei lodano.
Che creò quelli che sono di sotto e quelli che sono di sopra,
colui che illumina i Due Paesi.
Che attraversa il firmamento in pace,
il re dell'Alto e del Basso Egitto, Ra, Sincero di Voce.
Il capo dei Due Paesi, grande di forza,
signore di venerazione, che fece tutta la terra.
Più eminente nella sua natura di qualunque dio,
della cui bellezza gli dei si rallegrano.
Colui al quale è tributata lode nella Grance Casa,
che è incoronato nella Casa del Fuoco.
Colui di cui gli dei amano il dolce sentore quando arriva da Punt;
riccamente profumato quando scende dalla terra dei Mezai;
bello di viso, quando arriva dal Paese del Dio.
Gli dei si prostrano ai tuoi piedi, sapendo che Sua Maestà è il loro signore:
il tremendo, il terribile, il forte di volontà e potente di aspetto,
che abbonda di vettovaglie e crea sostentamento.
Esultanza a te che hai creato gli dei,
innalzato il cielo e disteso la terra!
Si è svegliato colui che è in salute!
Min-Amon, il Signore dell'Eternità, che creò l'Immortale,
detentore di lodi, che presiede l'Enneade.
Saldo di corna e bello di faccia,
signore del Serpente e superbo di piume,
con uno splendido diadema e l'alta Corona Bianca.
Il serpente di Mehenet e i serpenti di Buto gli incombono sul viso,
la Doppia Corona, il Copricapo e la Corona Azzurra.
bello di faccia quando prende la corona di Atef,
diletto della Corona dell'Alto Egitto e del Basso Egitto.
Signore della Doppia Corona quando stringe lo scettro di ames,
signore dello scettro di mekes che regge la Sferza.
Principe splendidamente incoronato con la Bianca Corona,
signore dei raggi, che crea la luce, al quale gli dei tributano lode.
Che dà le proprie mani a colui che ama,
mentre destina al fuoco il suo nemico.
E' il suo Occhio che atterra il nemico;
esso configge la lancia in colui che beve Nun,
e che fa vomitare al drago ciò che ha inghiottito.
Lode a te, o Ra, signore della Verità,
il cui sacrario è nascosto, signore degli dei.
Khepri nella sua Barca, alla cui intimazione gli dei vennero in essere.
Atum, che creò gli uomini, che distinse la loro natura e ne creò la vita,
che diversificò i colori uno dall'altro.
Colui che ascolta la preghiera del prigioniero,
benigno di cuore quando ci si rivolge a lui.
Che salva il timoroso dall'oppressore,
che giudica tra il miserando e il forte.
Signore della Percezione, nella cui bocca è l'autorità,
per amore di lui è venuto il Nilo.
Il dolce, il grandemente amato,
e quando è venuto, gli uomini vivono.
Egli fa aprire tutti gli occhi che si formano in Nun;
la sua benevolenza ha creato la luce.
Gli dei si rallegrano della sua bellezza,
e i loro cuori vivono quando essi lo guardano.
O Ra adorato a Karnak,
che appari grande nella Casa del Benben, quello di Ionu!
Signore del nono giorno del mese,
al cui onore gli uomini riservanoil sesto e il settimo giorno.
Sovrano e Signore di tutti gli dei;
Falco nel mezzo dell'orizzonte;
signore dei Silenziosi fra gli uomini,
il cui nome è tenuto nascosto ai suoi figli, nel suo nome di Amon.
Sia lode a te, o Fortunato,
signore della gioia e possente al suo apparire!
Signore del Serpente e superbo di piume,
con uno splendido diadema e un'alta Corona Bianca,
gli dei amano guardarti,
quando la Doppia Corona poggia sulla tua fronte.
L'amore per te si diffonde per tutti e Due i Paesi,
quando i tuoi raggi brillano negli occhi.
Quando ti innalzi, l'umanità è in benessere
e quando risplendi le bestie illanguidiscono.
Sei amato nel cielo di meridione
e sei gradito nel cielo di settentrione;
la tua bellezza conquista i cuori,
e l'amore per te illanguidisce le braccia.
La tua bella forma infiacchisce le mani,
e i cuori si fanno immemori a guardarti.
Tu sei l'Unico, colui che fece tutto ciò che è;
Il Solo e l'Unico che fece ciò che esiste.
Da quei due occhi sgorgò l'umanità,
e da quella bocca vennero in essere gli dei.
Colui che fece la pastura per il bestiame
e l'albero da frutta per gli uomini,
che creò ciò di cui vivono i pesci nel fiume,
e gli uccelli che abitano il cielo;
che fa respirare la creatura nell'uovo,
e dà vita al figlio del verme.
Colui che fece ciò di cui vivono i moscerini,
i vermi, e parimenti le mosche.
Colui che fece ciò di cui necessitano i topi nei loro buchi,
e che nutre gli uccelli su ogni albero.
Sia lode a te, che facesti tutto questo,
Unico Uno e Solo, dalle molte mani!
Che passa la notte sveglio, quando l'intera umanità dorme,
cercando il meglio per le sue creature.
Amon, che resisti in ogni cosa!
Atum, e Horo del Doppio Orizzonte!
Esultanza a te perché ti dai pena per noi;
onore a te, perché ci hai creati!
"Lode a te!", dice ogni bestia,
"Esultanza a te!", dice ogni landa selvaggia,
alto come il cielo,
vasto come la terra,
profondo come il Grande Verde!
Gli dei rendono omaggio alla Tua Maestà,
ed esaltano la potenza del loro creatore.
Si rallegrano quando colui che li generò si avvicina,
e dicono rivolti a te: "Benvenuto, in pace!".
Padre dei padri di tutti gli dei,
che sollevò il cielo e distese la terra,
che fece ciò che è,
e creò ciò che esiste!
O sovrano, capo degli dei!
Riveriamo la tua potenza, perché ci hai creati,
ti leviamo grazia di gioia, perché ti sei dato pena per noi!
Sia lode a te, che hai creato tutto ciò che è,
Signore della verità e padre degli dei.
Che fece il genere umano e creò le bestie,
signore del grano, che approntò il sostentamento agli animali del deserto.
O Amon, Toro avvenente, amato a Karnak,
grande apparizione nella Casa del Benben,
reincoronato a Ionu!
Tu che giudicasti tra i Due nella Grande Sala,
capo della Grande Enneade.
Unico Uno, e Solo senza pari,
quello di Ionu, che impera a Tebe,
il capo della sua Enneade, che vive giornalmente di Verità.
Abitatore dell'Orizzonte, Horo dell'Oriente!
La landa selvaggia creò per lui argento ed oro,
e veri lapislazzuli per amor suo,
mirra e incenso mescolati dalla terra dei mezai,
e mirra fresca per le tue narici.
Bello di viso quando viene dalla terra dei mezai,
Amon-Ra, Signore dei Troni delle Due Terre, che impera a Tebe,
quello di Ionu, a capo del suo harem!
Il solo re, unico tra gli dei,
dai molteplici nomi, il cui numero è ignoto,
Che si leva dall'orizzonte orientale,
e tramonta all'orizzonte occidentale,
Che nasce presto ogni giorno,
e ogni giorno sconfigge i suoi nemici!
Thoth alza gli occhi e si delizia della sua eccellenza,
gli dei si rallegrano della sua bellezza, e le scimmie di hetet lo esaltano.
Signore della barca della sera e della barca del mattino;
che attraversano Nun in pace per te.
Il tuo equipaggio si rallegra nel vedere il nemico battuto,
e come il coltello ne devasti le membra.
Il fuoco l'ha divorato,
e la sua anima è ancora più distrutta del suo corpo:
Il drago deve arrestare il cammino;
gli dei gridano di gioia
e l'equipaggio di Ra è in allegrezza.
Ionu è in preda alla gioia: il nemico di Atum è sconfitto;
Tebe è contenta, e Ionu esulta.
Gli dei di babilonia giubilano,
e quelli di Letopolis baciano la terra quando lo vedono.
La Signora della Vita è contenta:
il nemico del suo signore è abbattuto.
Forte è la sua possanza,
il più potente degli dei,
il Retto, il Signore di Tebe,
di qui il tuo nome di Creatore del bene!
Signore dei viveri, Toro di provviggioni,
di qui il tuo nome di Toro di sua Madre!
Che fece tutti gli uomini che esistono e creò tutto ciò che è,
di qui il tuo nome di Atum-Khepri!
Grande Falco, che rende festoso il corpo,
bello di faccia, che rende festoso il petto!
Con piacevole forma e le alte piume,
i Due Serpenti che gli si drizzano dalla fronte.
Colui presso il quale vanno ad annidarsi i cuori degli uomini,
che tollera che l'uomo si rechi da lui,
che rallegra i Due Paesi con il suo andare!
Sia lote a te, Amon-Ra,
Signore dei Troni dei Due Paesi,
che la città ama veder sorgere!"

COMMENTO:

Amon, come Atum, è il principio da cui scaturisce l'universo, l'Uno nascosto dietro il molteplice, il Mistero, i cui riti venivano officiati in luoghi segreti e lontani dalla vista del popolo e della gente comune. Quella di Akhenaton non fu un'eresia, una novità, ma una rivelazione, ahimè, che diede cattivi frutti a causa dell'immaturità dei tempi e della volgarizzazione successiva. Il monoteismo era, infatti, una competenza elitaria e s'inseriva nel patrimonio di conoscenza tramandato di generazione in generazione dalla stirpe dinastica e dai sacerdoti iniziati ai Misteri. Akhenaton sollevò semplicemente il velo di questo mistero, rendendolo pubblico e alla luce del sole (ipostasi di Amon-Ra e Aton), nel tentativo, forse ingenuo, di dare inizio ad una nuova era in cui il re sarebbe stato garante dell'ordine di Maat e della giustizia sociale. Come sovrano e appartenente alla dinastia faraonica, Akhenaton fu anch'egli iniziato ai culti e alla conoscenza segreta; segreta appunto perchè se volgarizzata sarebbe stata travisata e barbarizzata secondo il grado di evoluzione psichica dei popoli e dei tempi.

Foto: viale delle sfingi all'entrata del tempio di Karnak, raffiguranti Amon con testa d'ariete e corpo di leone.



LA STELE DELLA RESTAURAZIONE
"Quando venni incoronato re, i templi degli dei e delle dee, da Elefantina fino alle paludi del Delta, erano in rovina. Era come se i santuari non fossero mai esistiti, erano diventati terra infestata dai canneti e le entrate non erano altro che sentieri di terra battuta. Il paese era nel caos, e gli dei l’avevano abbandonato. Se ci si prostrava, per chiedere il favore di un dio, questi taceva. Ma dopo molti giorni la mia maestà sorse sul trono di suo padre, governò sul territorio di Horo, e le Due Terre furono quotidianamente sotto il suo comando. Poi consultai il mio cuore esaminando ogni occasione meritevole e cercando di capire cosa avrebbe rallegrato il padre Amon. Modellai così la sua augusta immagine con oro, raddoppiai tutte le offerte del tempio, le triplicai e quadruplicai con argento, oro, lapislazzuli, turchesi, tutte pietre rare e costose, filati di lino regali, candidi tessuti, tela finissima, olio d’oliva, incenso e mirra. Il cuore degli dei e delle dee che dimorano in questa terra sono ora colmi di gioia, ed i possessori dei reliquiari sono felici".

Testo della Stele della Restaurazione di Tutankhamon. La stele fu scoperta  nel 1905 a Karnak e testimonia la volontà delle dinastie successive al fallimento del progetto riformatore di Akhenaton di cancellare la memoria di quella parentesi storica. La stele venne scolpita originariamente da Tutankhamon, ma con l'ascesa al trono di Horemheb il testo fu riscritto. Horemheb usurpò, peraltro, anche la memoria di Tutankhamon, morto fanciullo, il cui nome era originariamente Tutankhaton, in onore del dio di suo padre Akhenaton, anche se, appena asceso al trono, Tutankhamon lo aveva già rinnegato, consacrando il proprio nome al dio Amon. Tutto ciò è da porre nel contesto del palese tentativo di mettere in atto nei confronti di questa stirpe una sorta di damnatio memoriae.

Foto: la Stele della Restaurazione.  Il blocco di granito rosso è alto 225 cm. per 129 cm. di larghezza. All'interno della lunetta superiore è raffigurato il sovrano mentre presenta le offerte al dio Amon. I fori che percorrono il centro della stele fanno parte di un danneggiamento perpetrato dagli arretrati abitanti arabi, prima del ritrovamento da parte di Georges Legrain nel 1905, per cui il testo non è completamente leggibile.



 
IL FARAONE EVITA IL GIORNO DELLA MORTE
 
 
"O Faraone, tu che eri grande vegliando,
che sei grande dormendo,
la dolcezza (della morte) è troppo dolce per te:
alzati, o Faraone, non morrai.
Il Faraone fu generato da suo padre Atum (Ra)
quando il cielo ancora non era,
quando la terra ancora non era,
quando gli uomini ancora non esistevano,
quando ancora non erano generati gli dèi,
quando ancora non esisteva neppure la morte.
Il Faraone evita il giorno della morte."

Dai Testi delle Piramidi. I Testi delle piramidi consistono in un esteso gruppo di testi religiosi appartenenti all'Antico Regno, tra la fine della V dinastia (2400 circa a.C. a cui appartiene la piramide di Unas) e la VI dinastia (piramidi di Pepi I, Merenra, Pepi II, Ibi e le regine Iput, Neit, Ugebten). I testi vengono convenzionalmente datati all'Antico Regno, perchè a quel periodo risalgono i geroglifici all'interno delle piramidi sopra citate, ma ulteriori studi li fanno risalire (per contenuto e linguaggio) fino all'epoca preistorica.

Foto: statua in diorite di Chefren (Khafra), faraone della VI dinastia (2480 a.C. circa la data di morte)- altezza 168 cm.-, Museo Egizio del Cairo.
 
 
 

 
INCANTESIMO
 
 
"Se si pronuncerà tale incantesimo si potrà assumere la forma desiderata secondo il proprio cuore, e uscire al giorno dopo aver raggiunto l'aldilà. Chi reciterà l'incantesimo ad alta voce si rigenererà sulla terra, uscirà indenne da ogni fuoco e non potrà accadergli nulla di male. Il suo effetto durerà per milioni di anni."

Antica formula del LIBRO DEI MORTI.

Foto: Sethi I raffigurato in un bassorilievo del tempio di Abydos. (XIX dinastia - 1279 a.C., data di morte).
 
 
 

 
CICLO DEGLI INNI A SESOSTRI III
 
 
Ciclo degli inni a Sesostri III - Khakaura, Senwosre, Horo Netjerkhepru

Primo inno (in undici colonne)

Lo Horus Netjerkheperu, il Nebty Netjermesut, lo Horus d’oro Kheper, il nysut-bjty Khākaurā, il figlio di Rā Senuseret. Egli prese possesso delle Due Terre come uno che è giusto di voce.
Salute a te, Khākaurā, nostro Horus, divino d’aspetto!,
colui che protegge il paese e che estende le sue frontiere;
colui che sbaraglia le nazioni straniere con la sua corona; colui che unisce le Due Terre con le sue mani;
colui che ... le nazioni straniere con le sue braccia; colui che distrugge gli eserciti senza il risuonare di un bastone;
colui che scocca la freccia senza tirare la corda dell’arco, avendo la paura nei suoi confronti percosso le tribù nomadi nella loro terra, e il terrore di lui sterminato i Nove Archi, i suoi massacri avendo fatto sì che morissero migliaia di nomadi, ... quelli che avevano raggiunto la sua forntiera;
colui che scocca la freccia, come è solita fare Sekhmet, quando egli abbatte migliaia di coloro che non conoscono la sua potenza.
È la lingua di sua Maestà colei che controlla la Nubia, è la sua parola quella che rende deboli gli Asiatici.
È lui solo, giovane vigoroso, colui che [combatte] sulla sua frontiera, che non permette che i suoi sudditi si affatichino, che fa sì che il popolo dorma fino al mattino, che lascia i suoi soldati al loro sonno.
Il suo cuore è il loro protettore, dopo che i suoi comandi hanno reso forti le sue frontiere e la sua parola ha unito le Due Rive.

(Secondo inno)

Come gioiscono gli dei, avendo tu rinnovato le loro offerte!
Come gioiscono i tuoi giovani, avendo tu reso prospere le loro frontiere!
Come gioiscono i tuoi antenati, avendo tu aricchito le loro porzioni!
Come gioisce Kemet nel tuo vigore, avendo tu protetto le loro tradizioni!
Come gioisce la gente sotto la tua guida, avendo tu conquistato l’abbondanza!
Come gioiscono le Due Rive nel tuo incutere terrore, avendo tu aumentato i loro averi!
Come gioiscono i tuoi giovani di leva, avendo tu fatto sì che divenissero forti!
Come gioiscono i tuoi venerabili vecchi, avendo tu reso (loro) il vigore giovanile!
Come gioiscono le Due Terre nella tua potenza, avendo tu protetto le loro mura!

RITORNELLO: O Horus, reggitore delle sue frontiere, possa tu ripetere l’eternità!

(Terzo inno)
       
Com’è grande il signore per la sua città!
Egli è l’unico tra milioni, mentre sono poca cosa gli altri uomini.
Com’è grande il signore per la sua città!
Egli è invero un argine, uno che contiene il fiume e lo scorrere della sua acqua.
Com’è grande il signore per la sua città!
Egli è invero un luogo fresco, uno che permette che ogni uomo riposi fino al mattino.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero il bastione di bronzo di Shesem.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero un rifugio, uno che non toglie la sua mano.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero un riparo, che ha salvato il pavido dalle mani del suo nemico.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero la protezione nella stagione dell’inondazione, il fresco nella stagione estiva.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero un angolo caldo, un luogo asciutto nella stagione invernale.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero una montagna che tiene fuori il vento di tempesta al tempo in cui s’infuria il cielo.
Com’è grande il signore per la sua città!
È invero come Sekhmet contro i nemici che premono sulla sua frontiera.

(Quarto inno)

È a noi che egli venne. Egli prese l’Alto Egitto, dopo aver unito le Due Corone sul suo capo.
È dopo aver unito le Due Terre e dopo aver congiunto il giunco con l’ape che egli venne.
È dopo aver governato la Terra Nera e dopo aver preso possesso della Terra Rossa che egli venne.
È dopo aver protetto le Due Terre e aver pacificato le Due Rive che egli venne.
È dopo nutrito Kemet e allontanato i suoi bisogni che egli venne.
È dopo aver preservato la gente e aver dato il soffio nelle gole del popolo che egli venne.
È dopo aver calpestato le nazioni straniere e aver colpito i nomadi che ignoravano la paura nei suoi confronti che egli venne.
È dopo ... la sua frontiera e aver soccorso l’oppresso che egli venne.
È ... le sue braccia, il glorificato per ciò che portava a noi la sua forza, che egli venne.
È perché noi potessimo allevare i nostri figli e potessimo seppellire i nostri vecchi ... che egli venne.

(Quinto inno)
...
Vogliate amare Khakaura, che sia vivente eternamente per sempre!,
colui a cui è comandato di fornire il vostro cibo,
il nostro pastore, colui che sa dare il soffio vitale, colui che provvede ...
Vogliate ripagarlo con vita e autorità, milioni di volte ...
Onore a Khakaura, che sia vivente eternamente per sempre! ...
Venga alzato il braccio del pilota nella barca sacra ...
ornato d’electron ...

Sesostri III fu uno dei più eroici faraoni dell'Antico Egitto, appartenne alla XII dinastia (1991-1786 a.C.), collocata al Medio Regno che si estese dal 2050 al 1786 a.C. circa. Combattè personalmente al nord contro gli asiatici raggiungendo con le sue conquiste la regione di Samaria, e le sue imprese, assieme a quelle del suo valoroso guerriero Sebekkhu che si distinse per le sue gesta, sono descritte sulla sua stele. Costruì due fortezze all'estremità della seconda cateratta, sulla riva destra e sinistra del Nilo, per proteggere i confini dai nubiani. Sulla sua stele riporta quest'affermazione:

"Tra i miei figli, colui che difenderà questo confine stabilito dalla Mia Maestà, quegli è il figlio mio e nato da me... ma colui che lo distruggerà e non combatterà per difenderlo, quegli non è mio figlio e non nacque da me."

Un'iscrizione a Semna riporta le rigide regole imposte per impedire ai nubiani di penetrare in Egitto:

"Confine meridionale posto nell'ottavo armo di regno... per impedire che i Nubiani scendano a valle del fiume su barche o per via di terra, facendo eccezione per quelli dei Nubiani che verranno a Iken per commerciare o per qualsiasi legittimo affare."

Secoli più tardi Sesostri III fu adorato come un dio; la sua piramide si trova a Dashur.

Foto: statua di Sesostri III.
 
 
 
 
 
DIALOGO DEL SUICIDA CON LA SUA ANIMA
 
 
 
"Aprii la mia bocca alla mia anima,
che potessi rispondere a ciò che aveva detto:
“È troppo per me oggi,
che la mia anima non discorra con me!
È davvero eccessivo per esagerazione,
è come se mi ignorasse.
Non se ne vada la mia anima,
ma aspetti per me.
[Essa sta] nel mio corpo
come una rete di corda,
ma non le avverrà di evitare
il giorno della disgrazia.
Ecco, la mia anima mi porta fuori di strada,
ma io non le do ascolto;
mi trascina alla morte,
prima che sia venuto a essa,
e mi getta sul fuoco per bruciarmi.

Si avvicina a me il giorno della disgrazia,
e sta da quel lato come farebbe un demone.
Tale è colui che esce fuori per portarsi a lui.
O mia anima,
che sia incapace di consolare la miseria in vita,
e mi scoraggi dalla morte, prima che sia venuto a lei,
fa’ dolce per me l’Occidente!
È forse una disgrazia?
La vita è un’alterna vicenda,
e anche gli alberi cadono.
Passa sopra il male,
perché la mia miseria dura.
Thot mi giudicherà,
lui che pacifica gli dei!
Khonsu mi difenderà,
lui che è lo scriba per eccellenza!
Ra udrà le mie parole,
lui che comanda la barca solare!
Mi difenderà Isdes (Thot) nella Sala Santa,
perché il bisognoso è pesato coi pesi che (dio) ha sollevato per me!
È dolce che gli dèi allontanino
i segreti del mio corpo!”
Ciò che la mia anima disse:
“Non sei forse un uomo?
Tu invero sei vivo,
ma qual è il tuo profitto?
Prenditi cura della vita come se tu fossi ricco.

Ecco, il mio nome puzza,
ecco, più che il fetore degli avvoltoi,
un giorno di estate, quando il cielo è ardente.
Ecco, il mio nome puzza,
ecco, più che il fetore di un prenditore di pesci,
un giorno di presa, quando il cielo è caldo.
Ecco, il mio nome puzza,
ecco, più che il fetore delle oche,
più che il fetore di un canneto pieno d’uccelli acquatici.
Ecco, il mio nome puzza,
ecco, più che il fetore dei pescatori,
più che le insenature paludose dove hanno pescato.
Ecco, il mio nome puzza,
ecco, più che il fetore dei coccodrilli,
più che star seduti presso le rive piene di coccodrilli.
A chi parlerò oggi?
i cuori sono rapaci,
ognuno prende i beni del compagno.
A chi parlerò oggi?
La gentilezza è perita,
la violenza si abbatte su ognuno.
A chi parlerò oggi?
Si è soddisfatti del male,
il bene è buttato a terra dovunque.
A chi parlerò oggi?
Un uomo che dovrebbe far adirare per le sue azioni malvage,
fa ridere tutti per il suo iniquo peccato.
A chi parlerò oggi?
Si depreda,
ognuno deruba il suo compagno.
A chi parlerò oggi?
Il criminale è un amico intimo,
il fratello insieme al quale si agiva è divenuto un nemico.
La morte è davanti a me oggi,
come quando un malato risana,
come l’uscir fuori da una detenzione.
La morte è davanti a me oggi,
come il profumo della mirra,
come seder sotto una vela in una giornata divento.
La morte è davanti a me oggi,
come il profumo dei loti,
come seder sulla riva del Paese dell’Ebbrezza.
La morte è davanti a me oggi,
come una strada battuta,
come quando un uomo torna a casa sua da una spedizione.
La morte è davanti a me oggi,
come il tornar sereno del cielo,
come un uomo che riesce a veder chiaro in ciò che non conosceva.
La morte è davanti a me oggi,
come quando un uomo desidera veder casa sua,
dopo molti anni passati in prigionia”.

Ciò che disse la mia anima a me:
“Butta la lamentela sul piolo,
camerata e fratello,
fa’ offerte sul braciere,
attaccati alla vita come ho detto.
Desiderami qui,
rinvia per te l’Occidente.""

Papiro di Berlino 3024″ (2200 a.C.): si tratta di un testo del 2200 a.C., un papiro di 150 linee, conservato, appunto, a Berlino, intitolato: "Dialogo del suicida con la sua anima". Il protagonista dialoga con il suo "Ba" (anima), preso dallo sconforto generale nei confronti del mondo. Uno dei testi più profondi e metafisici fra quelli pervenutici dall'Antico Egitto, che descrive in modo tragico e sublime lo stato d'animo del soggetto. Alla fine quest'uomo si convince a rimanere, a gettare la lamentela. Per interpretare questo testo dobbiamo dimenticare il ciarpame psicoanalitico puramente meccanicistico dei processi psicologici, così come anche l'interpretazione dettata dalle religioni attuali, imbevute di concetti che capovolgono le conoscenze più antiche: nonostante la sua drammaticità, questa confessione alla fine esprime la profonda e consapevolezza degli antichi egizi, nella rinuncia di quest'uomo al suicidio nonostante i suoi molti dolori, anzi, la sua anima alla fine vanifica la sofferenza interiore, con parole che scrollano improvvisamente quella sofferenza, come se la relegassero al campo dell'illusione. La sofferenza, dunque, per gli antichi egizi non era un valore di redenzione, ma semplicemente un'occasione per riflettere sul proprio destino.

Foto: Questa bellissima maschera proviene dalla bara interna di un grande antico sarcofago egizio, datato intorno al 1305-946 a.C. (XIX dinastia). La vernice rossa è stata dipinta sopra uno strato di gesso. Recentemente acquisito dalla Galleria Merrin, l'ampio viso ovale ha una bocca delicatamente scolpita.
 
 

 
INSEGNAMENTO PER MERIKARA
 
 
 
"Non essere cattivo, è bello il controllo di sè. Rendi durevoli i tuoi monumenti con l'amore che si avrà per te. Svanisce il possesso sulla terra e non è lungo: fortunato colui di cui rimane il ricordo. Compi la giustizia, che tu duri sulla terra. Consola chi piange, non opprimere le vedove, non far differenza tra il figlio del nobile e il povero, solleva fino a te l'uomo a causa delle sue azioni. La regalità è una bella funzione; anche se non ha figlio o fratello a perpetuare i suoi monumenti, un re benefica l'altro. L'uno agisce anche per il predecessore, per amor che sia migliorato ciò che ha fatto, da un altro che verrà dopo di lui."

"Insegnamento per Merikara": testo sapienziale trasmesso dal faraone Meribtawy al figlio Merikara, che divenne suo successore. Meribtawy appartenne alla X dinastia, regnò dal 2160 al 2040 a.C. Meirkara regnò durante il Primo Periodo Intermedio. Il suo nome "Merikara" significa: "amato dal Ka di Ra".

Foto: Tavoletta in faience di Ipuit II, Terzo Periodo Intermedio, XXIII Dinastia, The Trustees of the National Museum of Scotland, Edimburgo.
 
 
 
 
OSTRAKON DI OSIRIDE
 
 
"Salute a te, ampio di braccia, che giaci sul fianco stando sopra la sabbia, Signore del suolo, mummia dal lungo organo...La terra sta sul tuo omero, i suoi contorni sono sopra di te fino ai sostegni del cielo. Se ti muovi trema la terra, il Nilo esce dalle tue mani umide, tu mandi il vento che è nella tua gola nel naso degli uomini: è divino, è ciò di cui vivono. Tu sei padre e madre degli uomini, essi vivono del tuo fiato, mangiano carne del tuo corpo. Dio primordiale è il tuo nome."

Inno ad Osiride scritto su un ostrakon d'età ramesside.
 
 
 
ISTRUZIONI PER UN FUNZIONARIO EGIZIO
 
 
"Tieni l'occhio sulla sala d'uzienze del ministro, sorveglia su tutto ciò che vi si fa, perchè è il sostegno di tutto il paese...Ecco...il ministro è uno che non gira la sua faccia verso i magnati per i consigli, e che non si fa partigiano di ognuno...Ecco, quando un petizioniere viene dall'Alto o dal Basso Egitto o anche dalla terra intera, devi vegliare affinchè tutto sia fatto secondo la legge, che tutto sia fatto esattamente giusto, sicchè ciascuno abbia ciò ch'è suo diritto. Ecco, quanto a un funzionario che giudica in pubblico, l'acqua e il vento riportano tutto ciò che fa e non c'è chi ignori le sue azioni. Ecco, la sicurezza per un funzionario è agire secondo le regole, facendo ciò che è stato detto. Non giudicare parzialmente, perchè Dio odia la parzialità. Ecco la dottrina: agisci dunque in tal modo. Guarda chi conosci come chi non conosci, chi ti è personalmente vicino come chi è lontano dalla tua casa. Un funzionario che agisce così, avrà lungamente successo in questa carica. Ecco, si desideri l'esercizio della giustizia nel comportamento di un ministro: il ministro è stato il suo giusto guardiano dal tempo di Dio. Ecco ciò che si dice dello scriba del ministro: scriba della giustizia è detto di lui. Chi divide la giustizia davanti a tutti gli uomini, è il ministro."

Testo dell'"Istruzione" che il faraone rivolge al più alto funzionario dello stato egizio, il giorno del suo insediamento alla carica; il testo risale al Medio Regno (2040-1750 a.C.), ma ce ne è giunta una copia epigrafica del Nuovo Regno, nella tomba di Rekhmira, funzionario di Thutmose III (1425 a.C-data di morte). I consigli riportati sono emblematici dell'elevato senso di giustizia sociale, unito all'elevatissima cultura (mai più uguagliata) della civiltà egizia.
 
 
 
LETTERA DI UN UOMO ALLA MOGLIE DEFUNTA
 
 
"Io th'o preso per moglie quando ero giovane; tu sei rimasta con me mentre io ricoprivo ogni sorta di cariche: tu eri con me, non ti ho ripudiato, non ho offeso il tuo cuore. Ogni cosa che ottenni, era ai tuoi piedi. Tu non mi sorprendesti a ingannarti come un contadino, entrando in un'altra casa. Io non t'ho ingannata; ecco, tu sai bene che ti ho fatto e ti scrivo per mostrarti ciò che stai facendo. Quando eri malata della malattia che avevi, feci venire l'archiatra ed egli ti curò e fece ogni cosa che tu dicesti: falla. Quando seguii il faraone nel viaggio verso sud e tu cadesti in questo stato (cioè moristi) passai otto mesi senza mangiare nè bere, come fa la gente. E quando tornai a Menfi, chiesi il permesso al faraone e andai al luogo dov'eri e piansi moltissimo con la mia gente davanti alla mia residenza...ed ecco, io sono vissuto solo da allora, per tre anni, senza entrare in una casa benchè non sia conveniente che una persona sia costretta a far così. Ecco, l'ho fatto per te."

Testo di una lettera della XX dinastia indirizzata da un uomo alla moglie defunta che continua a tormentarlo, benchè egli sia stato uno sposo esemplare. Beh...se pensiamo che fra le ragioni di assenza dal lavoro degli operai occupati nella costruzione dei monumenti al faraone era compreso il litigio con la moglie...poveri uomini egizi...!

Foto: bassorilievo dipinto raffigurante Sethi I sulle pareti della sua tomba. La Valle dei Re a Luxor fu l'ultima dimora di molti re del Nuovo Regno dell'antico Egitto. La tomba più lunga e la più bella di tutta la valle è la KV17, la tomba di Sethi I. A causa dei suoi bellissimi colori originali e delicati, è chiusa al pubblico. E' stata scoperta nel 1817 dall'archeologo Giovanni Battista Belzoni, risale alla XIX dinastia e quivi fu scoperta anche la mummia di Sethi I, morto nel 1279 a.C. circa.
 
 
 
 
LAMENTO DEL FARAONE KAMOSE
 
 
"A cosa mi serve questo mio potere se un principe è in Avari e un altro è in Nubia e io siedo insieme con un asiatico e un negro, avendo ognuno il suo pezzo di questo Egitto? Io verrò alla prese con lui e gli sbranerò il corpo, il mio desiderio è liberare l'Egitto e sconfiggere gli asiatici!"

"E' spezzato il tuo cuore, o vile asiatico: ecco io bevo il vino delle tue cantine! Ho distrutto la tua sede che ho assediato! Ho tagliato i tuopi alberi! Ho mandato le tue donne al porto! Ho predato i tuoi cavalli! Tremila navi di cedro verde, con oro, lapislazzuli, malachite, pietre preziose senza numero, oltre a olio, incenso, mirra miele...tutti i loro legnami, tutti i bei prodotti di Retenu, io li ho agguantati al completo! Non ho lasciato niente! Avari è annientata! Gli asiatici rovinati e il tuo cuore è spezzato, o vile asiatico che dicevi: "Io sono un signore senza eguali fino a Ermopoli...!""

Due testi da due steli del valoroso re Kamose, che, durante la XVII dinastia del Medio Regno (1540 a.C. circa) sconfisse gli invasori stranieri Hyksos e nubiani che avevano occupato il nord e il sud dell'Egitto, relegando il legittimo faraone alla città di Tebe. Gli invasori, pur essendo di cultura molto inferiore a quella degli egizi, introdussero l'uso dei carri da guerra e dei cavalli, fino allora sconosciuti in Egitto. Il primo testo appartiene alla stele che il sovrano fece erigere a Tebe annunciando la sua decisione di sconfiggere il nemico, il secondo testo è riportato sulla stele ritrovata a Karnak, in cui Kamose celebra la vittoria. Sempre la stessa stele di Karnak riporta anche l'episodio della cattura di un messaggero inviato dall'usurpatore Apopi al principe di Nubia per cercare di allearsi con lui contro Kamose:

"Catturai un messaggero sulla via per l'Oasi, che andava verso Sud diretto in Nubia, con un messaggio scritto. Vi trovai che portava scritto: "Da parte del principe di Avari, Aauserra, figlio di Ra, Apopi, per informarsi della salute di suo figlio, il principe di Nubia. Perchè ti sei levato come principe senza farmelo sapere? Non vedi ciò che l'Egitto ha fatto contro di me? Il principe...Kamose...mi aggredisce nel mio territorio, senza che io l'abbia attaccato, proprio come ha fatto contro di te. Egli ha scelto due terre per desolarle, la mia terra e la tua, e le ha distrutte. Vieni, naviga verso nord, solo; ecco, egli è qui presso di me, non gli darò strada finchè tu sia giunto. Allora ci spartiremo le città d'Egitto e avremo felicità e gioia.""

Dalla stele si può dedurre che Kamose aveva cercato anche di riprendere il controllo della Nubia, che si era resa indipendente dall'Egitto.

Foto: particolare del sarcofago del faraone Kamose.
 
 
 
RE UNI AL FIGLIO KAGHEMNI
 
 
"L'uomo prudente prospera, il moderato è lodato, è aperta la tenda del silenzioso, è ampia la sede del contento. Non parlare troppo: sono affilati i coltelli contro chi esce di strada, nessuno avanza speditamente se non a suo tempo. Se siedi con una numerosa compagnia, astienti dal cibo che ami: la rinuncia è un breve momento, ma l'ingordo è disprezzato ed è mostrato a dito. Un bicchier d'acqua spegne la sete, un boccone d'erbe fortifica il cuore, una sola cosa buona sostituisce un banchetto, qualche piccolezza sostituisce il molto. E' vile colui il cui ventre è avido: il tempo passa, ed egli ha dimenticato coloro nella cui casa il suo ventre si comportò liberamente. Se siedi con un ingordo, mangia quando il suo appetito è passato. Se bevi con un ubriacone, prendi la bevanda quando il suo cuore è soddisfatto. Non essere intemperante verso la carne accanto a un mangione, prendi quello che lui ti darà. Non respingerlo, allora sarà calmo. L'uomo libero da rimproveri a causa del cibo, nessuna parola può prevalere sopra di lui, ma la faccia è irritata contro il mangione."

Dall'insegnamento di un ministro di re Uni (III dinastia- 2700 a.C. al 2648 a.C.) per il figlio Kaghemni.

Foto: statua ritratto del re Zoser, età arcaica, inizio III dinastia (2700-2648 a.C.), calcare bianco, altezza m.1,40. Proveniente dalla tomba del re a Saqqara.
 
 
 
 
ELOGIO AL RE AMENOFI II
 
 
"Apparve dunque Sua Maestà come Re, quando era un bellissimo giovane! Egli conosceva il suo corpo e compiva diciotto anni con la pienezza della  sua forza vittoriosa! Conosceva tutti i lavori di Montu e non c'era nessuno come lui sul campo di battaglia! Conosceva l'equitazione e non c'era uno simile a lui in questa numerosa armata! Non c'era nessuno che potesse piegare il suo arco e non poteva essere raggiunto nella corsa! Forti erano le sue braccia, infaticabili, mentre teneva il remo e mentre governava il timone sulla poppa del suo battello-Horus, a capo di duemila uomini! Quando si approdava, dopo che avevano fatto mezzo "iteru" di navigazione, erano stanchi ed erano fiacche le loro membra e non tiravano  più il fiato. Invece Sua Maestà era vigoroso con il suo remo di venti cubiti di lunghezza e all'arresto, quando ancorava la sua barca, aveva fatto tre "iteru" di navigazione senza aver cessato di remare. La gente era in ammirazione, guardandolo fare ciò"

Dalla Grande Stele della Sfinge di Amenofi II con l'elogio del re. Amenofi II (XVIII dinastia, Nuovo Regno, 1424 a.C., data dell'incoronazione) fu valoroso guerriero e si distinse fin dalla giovane età per le sue doti atletiche ed il tiro con l'arco. Figlio di Tuthmosis III proseguì la politica del padre e rese ancora più illustre la sua dinastia usando il pugno di ferro contro le sommosse nei domini  dell'impero egizio, con campagne militari in Siria che consolidarono le precedenti conquiste. Si dice che intimidisse gli avversari anche solo con lo sguardo e non risparmiò mai la vita ai vinti. Un giorno, visitando la piana di Giza, il faraone volle porre una sua stele commemorativa ai piedi della Sfinge, in cui si elencassero le sue prodezze.

Foto: statua del faraone Amenofi-Amenhotep II Akheprura, XVIII Dinastia 1427-1401 a.C. Granito rosa - altezza m 1,52, Collezione Drovetti, Tebe. La statua raffigura il re nell'atto di offrire alle divinità i vasi dell'offerta del vino.
 
 
 
 
INNO A SESOSTRI I, DALLE AVVENTURE DI SINHUE
 
 
"E' veramente un dio, di cui non c'è l'eguale, prima del quale non è esistito un'altro come lui. E' un signore della saggezza, eccellente di piani, perfetto di comandi, per ordine del quale si va o si viene. Era lui che reggeva i paesi stranieri, mentre suo padre era nel palazzo e rendeva conto al padre di quando era eseguito ciò che lui aveva deciso. E' un valoroso, invero, che agisce con il suo braccio, un uomo d'azione che non ha l'eguale, quando lo si vede precipitarsi sui barbari, o quando abborda il combattimento. E' uno che piega le corna, che paralizza le mani, sicchè i suoi nemici non possano disporsi in battaglia. E' uno che doma e che sfonda le fronti, non ci si può tenere in piedi nelle sue vicinanze! E' uno che ha lungo il passo quando stermina il fuggiasco! Non c'è riparo per chi gli volge la schiena! Ma è anche un signore d'amore, grande di dolcezza che conquista con l'amore. La sua città lo ama più di sè stessa, si compiace in lui più che nel suo dio. Uomini e donne passano per lui i limiti del giubilo ora che è re. Egli ha fatto conquiste ancora nell'uovo, il suo volto era rivolto alla regalità fin da quando è nato. Egli moltiplica quelli che sono nati con lui, è l'unico dono del dio. Come si rallegra questa terra che egli signoreggia! E' uno che allarga le frontiere: conquisterà i paesi del Sud ma non colpirà i paesi del Nord, poichè è stato creato per colpire i beduini e coloro che stanno sulla sabbia!"

Inno a Sesostri I, dalle "Avventure di Sinhue", ambientato durante la XII dinastia del Medio Regno, 1950 a.C. circa, di autore ignoto. Proprio dalla successione al trono di Sesostri I prende spunto uno dei racconti più popolari e meglio scritti della tradizione letteraria egizia, giuntoci in svariate copie di papiro: "Le avventure di Sinhue". Il protagonista è un ufficiale e gentiluomo di corte che "nell'anno XXX, terzo mese della stagione dell'inondazione, giorno 7" si trovava con Sesostri in una delle campagne contro i libici, quando un messo portò la notizia della morte del re. Per imprecisati motivi , forse sentendosi compromesso dalla situazione, Sinhue fugge in Siria trovando riparo presso il re dei beduini e quivi ricostruendosi una vita, quando un giorno viene fatto rintracciare dal faraone Sesostri I, succeduto al padre, che, in luogo di una punizione per essersi dato alla fuga presso il nemico, lo accoglie con onore concedendogli molti privilegi, fra cui quello della costruzione di una pregevole sepoltura.

Foto:
Testa raffigurante Sesostri III Netjerkeperu. Museo del Louvre, Parigi, XII dinastia, 1879-1846 a.C., Medio Regno.
 
 
 
 
 
INSEGNAMENTI DEL RE MERIBRA KHETY AL FIGLIO MERIKARA
 
 
"Ecco, è stato piantato il piolo d'approdo contro gli asiatici che ho fatto a Oriente, da Hebenu fino alla strada di Horus, fondato con cittadini e popolato con gente del fior fiore dell'intero paese, per respingere da essi le azioni ostili. Possa io vedere un guerriero che mi sorpassi in ciò, facendo egli più di quello che io ho fatto: avrei vergogna di un erede meschino. Dirò anche questo dei barbari: il vile asiatico...è cattivo il luogo dove abita, povero d'acqua,, impraticabile a causa di numerosi alberi, con strade cattive a causa dei monti. Non abita in un solo posto, ma i suoi piedi vagano e camminano. Combatte fin dai tempi di Horus, ma non vince e non è sconfitto. Non comunica il giorno del combattimento, al modo di un ladrone che le truppe regolari ricacciano. Com'è vero che vivo, che sono e che ero: i barbari erano entro le mura di una fortezza, dove le mie truppe aprirono una breccia. Ho fatto che il Basso Egitto li abbattesse, ho fatto prigioniera la loro gente, ho portato via il loro bestiame: l'Egitto è diventato il terrore degli asiatici. Non te ne dar pensiero: l'asiatico è un coccodrillo sulla sua riva, assalta una strada deserta, non conquista un territorio di città popolate."

Dagli insegnamenti del faraone Meribra Khety (IX dinastia: 2160-2040 a.C.) al figlio Merikara.

Foto: bassorilievo ritraente Ramses II (XIX dinastia, 1279-1212 a.C.) mentre cattura i prigionieri di guerra.
 
 
 
 
DALLA STELE DI ERMONTI DI THUTMOSE III
 
 
"Quando lanciava frecce contro un bersaglio di rame, tutti i pali si spezzavano come canne. Allora Sua Maestà ne fece uno simile nel dominio di Ammone, con un bersaglio di rame di lavoro accurato di tre dita di spessore. Le sue frecce erano là, egli lo attraversò e le fece uscire di tre palmi dal dietro, per fare che quelli che erano con lui pregassero perchè siano valorose le sue due braccia nel valore e nella vittoria. Io dico ad alta voce ciò che ha fatto-e non vi è nè bugia nè menzogna-alla presenza di tutto quanto il suo esercito. Non vi è là una parola di esagerazione. Quando passò un'ora di svago cacciando in tutti i paesi stranieri, era troppo grande il numero di ciò che egli catturò perchè lo potesse trasportare l'esercito intero. Sua Maestà uccise sette leoni lanciando frecce nello spazio di un momento; catturò dodici branchi di tori selvaggi in un'ora; quando venne il momento di pranzare fece strage di centoventi elefanti nel paese di Ny, mentre ritornava da Naharina e aveva attraversato il fiume Grande-rivolto-indietro e aveva soggiogato le città delle sue due sponde, avendole bruciate col fuoco per l'eternità."

E' tutto vero, dobbiamo fidarci delle parole del testimone :-D

Dalla Stele di Ermonti di Thutmosis III con l'esaltazione delle imprese del sovrano (1457-1424 a.C.). Thutmosi III fu valoroso per aver ampliato e solidificato l'impero egizio mediante numerose campagne militari.

Foto: statua di Thutmosis III.
 
 
 
 
DALLE MASSIME DI PTAHOTEP
 
 
"Non essere orgoglioso del tuo sapere, ma consigliati con l'ignorante come con il sapiente: non si raggiunge il confine dell'arte, non c'è artista fornito della sua perfezione. Una bella parola è più nascosta del feldspato verde, ma la si può trovare presso la serva alla macina. Se trovi uno che discute nel suo momento di discutere, che sappia dirigere il suo cuore come uno migliore di te, piega le braccia e curva la schiena. Non eccitarti contro di lui e non ti potrà eguagliare. Potrai sminuire chi parla male non facendogli opposizione nel suo momento di discutere e lui sarà considerato un ignorante. Il tuo autocontrollo avrà eguagliato la sua ricchezza."

Testo tratto dagli insegnamenti di Ptahotep, funzionario del re Isesi, V dinastia, 2380 a.C. circa. Le massime di Ptahotep, rivolte al figlio, giunsero fino a noi grazie a diverse copie su papiro, specialmente il Papiro Prisse, datato al Medio Regno e custodito alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

Foto: raffigurazione di Ptahotep nella sua mastaba a nord di Saqqara. Ptahhotep seduto alla tavola delle offerte che, con indosso la pelle di pantera sacerdotale, tende la mano destra verso la mensa per prendere possesso dell'offerta.
 
 
 
 
DALL'AUTOBIOGRAFIA DEL FUNZIONARIO UNI
 
 
"Ero nella carica di portasandali e Sua Maestà mi lodò per la mia vigilanza e la guardia che facevo nel servizio d'etichetta: più che ogni suo funzionario, più che ogni suo dignitario, più che ogni suo servitore. Io agii per lui come soprastante dell'Alto Egitto soddisfacentemente, affinchè nessuno là si lanciasse contro il suo compagno. Eseguii ogni lavoro, contando ogni cosa che dev'essere contata per la Corte in questo Alto Egitto, per due volte, ed ogni prestazione di lavori al tempo che dev'essere contata per la Corte in questo Alto Egitto, per due volte. Agii come funzionario in ogni cosa che dev'essere fatta in questo Alto Egitto. Mai simile cosa fu fatta in passato in questo Alto Egitto, precedentemente. Agii in tutto in modo che Sua Maestà mi lodasse per ciò. Poi Sua Maestà mi inviò a Ibhat per riportarne un "signore della vita", cassa dei viventi (=sarcofago) con il suo coperchio e il pyramidion augusto e venerabile della piramide Merenra-Khanefer, mia signora, e Sua Maestà mi invitò a Elefantina per riportarne una falsa porta in granito, con la sua soglia e i montanti e gli architravi in granito, per riportarne portali di granito e una soglia per la camera alta della piramide Merenra-Khanefer, mia signora. Navigai secondo corrente a partire di là fino a Merenra-Khanefer, con sei zattere, tre barche di trasporto, tre barche di otto braccia, in una sola spedizione. Mai nel passato Ibhat e Elefantina erano state fatte in una sola spedizione, nel tempo di nessun re. Il fatto è che ogni cosa che Sua Maestà mi ordinò fu eseguita interamente, secondo tutto ciò che Sua Maestà mi ordinò in quel luogo. Sua Maestà mi invitò a Hat-nub per riportarne una grande tavola di offertein alabastro di Hat-nub. Feci discendere per lui questa tavola da offerte in diciassette giorni, dopo che era stata estratta da Hat-nub, facendo che navigasse scendendo verso il nord, in questa zattera, perchè avevo tagliato per essa una zattera d'acacia, di sessanta cubiti di lunghezza, di trenta cubiti di larghezza, che costruii in diciassette giorni, nel terzo mese della stagione estiva. Benchè non ci fosse acqua sui banchi di sabbia approdai felicemente a Merenra-Khanefer e tutto avvenne per mio merito, conformemente al comando che mi aveva ordinato la Maestà del mio Signore. Poi, Sua Maestà mi inviò per scavare cinque canali nell'Alto Egitto e per fare tre zattere e quattro barche da trasporto in acacia di Uauat. Giacchè i principi dei paesi stranieri di Ircet, di Uauat, di Iam, di Megiai ammucchiarono il legname per questo, io feci tutto in un anno solo: furono messe a galleggiare e caricate di granito in grandi blocchi per Merenra-Khanefer. Certamente feci questa economia di tempo per il palazzo, grazie a questi cinque canali, perchè è augusta, illustre, venerabile la potenza del Re dell'Alto e del Basso Egitto, Merenra: possa Egli vivere eternamente, più di quella di ogni dio e per il fatto che ogni cosa si realizza conformemente al comando che il suo Ka ordina. Io sono uno amato da suo padre, lodato da sua madre, caro ai suoi fratelli, io, il governatore, soprastante all'Alto Egitto in funzione, beneficiato presso Osiride: UNI."

Dall'autobiografia di Uni, scritta sulle pareti della sua tomba. Uni fu funzionario della VI dinastia dell'Antico Regno (dal 2350 al 2190 a.C.) sotto i faraoni Teti, Pepy I, Merenre I. Le tombe dei funzionari o chiunque avesse un'importante ruolo sociale, riportano in geroglifico le memorie delle imprese più importanti del personaggio durante la sua vita.

Foto: statua in granito nero raffigurante il faraone Amenemhat III (1860-1814 a.C.; XII dinastia) in forma di sfinge leonina.
 
 
 
 
LA STELE DEL SOGNO DI THUTMOSE IV
 
 
"Ora la statua del magnificente Kheper riposava in questa landa, godendo di grande fama, di sacrale rispetto, ammantanta dell'ombra di Ra. I cittadini di Menfi e di tutte le città limitrofe venivano a lui, protendendo le braccia in adorazione verso il suo volto, recando con sé grandissime offerte al suo Ka. Un giorno accadde che il principe Thutmose arrivò viaggiando mentre il giorno volgeva alla sua metà. Egli riposò all'ombra del grande dio. Il sonno e un sogno presero possesso del suo corpo nel momento in cui il sole arrivava allo zenit. Qui egli si trovò al cospetto di questo nobile dio che gli parlò con la sua stessa bocca come un padre parla a suo figlio, dicendogli: "Guardami, osservami, Thutmose, figlio mio. Sono tuo padre Horemakhet-Khepri-Ra-Atum. Io ti darò il potere di regnare su questa terra sopra ogni vivente... Guarda, mi trovo nelle condizioni di un malato, tutte le mie membra sono rovinate. La sabbia del deserto, sulla quale un tempo io regnavo, adesso mi è nemica: ed io ho atteso a lungo che tu arrivassi ad esaudire il desiderio che mi porto nel cuore. Io so che tu sei mio figlio e mio protettore. Vieni dunque, e io sarò con te: sarò il tuo padrone". Al termine di queste parole, il principe si svegliò di colpo: egli comprese le parole del dio e le custodì in segreto nel suo cuore. Poi egli disse: "Torniamo in fretta alla nostra città! Dobbiamo preparare un'offerta al dio e gli porteremo vitelli e ogni tipo di pianta, e le nostre braccia saranno levate in adorazione a coloro che vissero qui prima di noi."

Testo della Stele del Sogno di Tuthmosis IV, che narra il sogno che il faraone fece in giovane età e in cui la Sfinge gli chiese di essere liberata dalle sabbie che la ricoprivano promettendogli l'incoronazione come ricompensa, dalla traduzione di Edda Bresciani.

Tuthmosis IV fu un faraone della XVIII dinastia (1401-1391 a.C.); dagli esami della sua mummia morì intorno ai 30 anni ed era di ceppo indoeuropeo. Figlio di Amenofi II e della regina Taa riuscì a portare a termine, dopo una spedizione militare, il trattato di pace con il regno di Mitanni. Tuthmosi IV portò a termine la costruzione dell'obelisco di Tuthmosi III (predecessore di suo padre e grande conquistatore, che riuscì a solidificare come nessun altro l'impero egizio con le sue campagne militari in Siria), fece disseppellire la Sfinge di Giza dopo che, secondo quanto scritto sulla Stele del Sogno posta fra le zampe  della statua, fece un sogno in cui la Sfinge gli apparve chiedendogli di liberarla dalla sabbia e che, come ricompensa, sarebbe divenuto faraone d'Egitto. Fu la scoperta di questa stele, in cui Tuthmosi nomina Chefren, che diede agli studiosi la convinzione che la Sfinge di Giza fosse opera dello stesso Chefren (Hor Userib, appartenente alla IV dinastia: 2570 a.C.), ma questa ipotesi all'inizio non venne facilmente accettata. La Stele del Sogno di Tuthmosi venne scoperta nel 1818 e da subito gli studiosi dell'epoca identificarono Chefren come un precedente restauratore del monumento, che diede alla Sfinge le proprie sembianze sostituendole probabilmente a quelle ormai corrose di un leone o di uno sciacallo e, già agli inizi dell'Ottocento fino ai primi del '900 si riteneva la Sfinge molto più antica dell'epoca in cui convenzionalmente viene collocata. Il geologo Robert Schoch, negli anni '90, rilevò tracce di corrosione alluvionale sul corpo della Sfinge, dovuta a piogge che non potevano essere cadute dopo il 10.000 a.C., visto che nei millenni successivi la regione sahariana si trasformò progressivamente in deserto.

Foto: la Stele del Sogno di Tuthmosi IV, posta fra le zampe anteriori della Sfinge di Giza, eretta nei primi anni del suo regno (1401 a.C. circa) scoperta nel 1818. Nella parte superiore vi sono raffigurate due sfingi, davanti ad ognuna delle quali il faraone Tuthmosis porta delle offerte: a destra il re porta la corona Khepresh e offre incenso, a sinistra porta il Nemes, che consiste in un copricapo di stoffa posato sulla fronte e ricadente. La stele è alta 114 cm., in pietra calcarea, eretta forse per legittimare l'ascesa al potere di Tuthmosis IV che non era il primogenito di Amenofi II.
 
 
 
 
TESTO SCOLASTICO DI EPOCA RAMESSIDE
 
 
"Gli scribi pieni di saggezza, dal tempo che venne dopo gli dèi, e quelli che predissero il futuro, il loro nome dura eternamente: eppure sono andati, hanno compiuto il loro tempo e tutti i loro contemporanei sono obliati. Essi non hanno costruito piramidi di bronzo con stele di ferro, non hanno progettato di lasciare come eredi, dopo di loro, i figli della loro carne che pronunciassero il loro nome: essi si sono fatti come eredi i libri e gli insegnamenti che hanno fatto. Si sono fatti come sacerdote ritualista il rotolo di papiro, della paletta di scriba hanno fatto il loro figlio diletto. Gli insegnamenti sono le loro piramidi, il calamo è il loro figlio, la lastra di pietra la loro sposa: dal grande al piccolo, tutti sono dati loro per figli, perchè lo scriba è alla loro testa. Furono costruiti portici e case: sono crollati. I loro sacerdoti funerari sono andati, le loro stele sono coperte di terra, le loro tombe obliate: ma è pronunciato il loro nome a causa dei libri che hanno fatto, perchè erano buoni, e il ricordo di colui che li ha fatti rimane eternamente e per sempre. Sii scriba, ponilo nel tuo cuore, affinchè il tuo nome esista allo stesso modo: un libro è meglio di una stele incisa, meglio di un muro costruito saldamente. Esso fa da cappella e da piramide, per il cuore di colui che pronuncia il loro nome."

Testo scolastico di epoca ramesside (1300 a.C. circa).

Foto: statua di scriba di epoca tarda: periodo saitico, circa 600 a.C., XXVI dinastia (Museo Egizio del Cairo).
 
 
 
 
LETTERA DI PEPI II BAMBINO AL FUNZIONARIO HARKHUF
 
 
"Tu hai detto, nella tua lettera, che hai portato dalle terre remote   doni belli e grandi e un nano delle danze del dio, simile al nano che il tesosriere Baurded portò da Punt al tempo di Isesi...Tu passi i giorni e le notti con le carovane per compiere quello che il tuo Signore desidera, loda e ordina e la Mia Maestà ti renderà molti e grandi onori. Vieni subito e porta con te il nano, quando scende con te dalla nave metti al suo fianco persone valide, sta attento che non caschi in acqua; mentre dorme mettigli accanto qualcuno che lo sorvegli, ispeziona dieci volte ogni notte. La Mia Maestà desidera di vedere il nano più che tutti i doni del Sinai e di Punt. Se giungi a corte con il nano sano e salvo, la Mia Maestà ti concederà onori ancora maggiori di quelli che Isesi diede a Baurded."

Lettera scritta dal faraone bambino Pepi II (VI dinastia, 2300 a.C. circa) al governatore Harkhuf di Elefantina (capo delle spedizioni in terre straniere per l'instaurazione di rapporti commerciali e la scoperta di nuove risorse). Nella lettera il re fanciullo dimostra la sua apprensione per l'incolumità del prezioso nano danzante che il governatore aveva scoperto in luoghi remoti della Nubia, probabilmente un pigmeo. La lettera, di enorme importanza per il governatore, è riportata i geroglifico sulle pareti della tombe di Harkhuf. Pepi II fu faraone ultracentenario, salì al trono ancora bambino e, secondo il computo di Manetone, il suo regno durò 94 anni e fu il più lungo fra quelli conosciuti dell'Antico Egitto.

Foto: statua in alabastro di Pepi II in braccio alla madre Ankhenesmerira, conservata al museo di Brooklyn, New York. Misure cm.39 (altezza) x 24 (larghezza).
 
 
 
 
DAL POEMA DI PENTAUR DI RAMSES II
 
 
"Non c'è un principe con me, non c'è un auriga, non c'è ufficiale di truppa, non uno scudiere. Mi ha abbandonato il mio esercito, la mia cavalleria è in ritirata davanti a loro: non si è fermato uno di loro per combattere con quelli...Che avviene dunque, padre mio Amon? forse un padre si disinteressa del figlio? Oppure ciò che ho fatto è avvenuto in tua ignoranza? E' troppo grande il signore dell'Egitto, che si lasciano avvicinare gli stranieri alla sua strada. Che sono per il tuo cuore questi asiatici, Amon? Vili che ignorano Dio. Io grido a te, padre mio Amon, in mezzo a eserciti stranieri numerosi, a me ignoti. Tutti i paesi stranieri si sono riuniti contro di me, e io sono solo, non c'è altri con me, mi ha abbandonato il mio esercito numeroso. Non uno guardò verso di me fra i miei cavalieri, se grido loro, non uno di loro mi ode. Ma io grido e trovo che Amon è utile a me più di milioni di truppe, più di centinaia di migliaia di cavalieri, più di decine di migliaia di fratelli e di figli adunati insieme. Non esiste l'opera di uomini numerosi, Amon è più utile di loro. Sono giunto qui per consiglio della tua bocca , o Amon, e non trascuro il tuo consiglio. Ecco, io prego ai confini delle terre straniere, e la mia voce risuona a Ermonti."

Dal Poema della battaglia di Qadesh, composto dopo il ritorno del faraone Ramesse II (che regnò dal 1279 al 1212 a.C) dalla spedizione contro gli Hittiti. Caratterizzato da vibrante lirismo questo brano in cui il faraone si trova solo, accerchiato dalle truppe nemiche. Il Poema si trova scritto sulle pareti dei templi di Luxor, Karnak e Abydos, oltre ad essere stato trascritto su papiro dallo scriba Pentaur.
 
 
 
 4 feb 2014
 
COMPLOTTO CONTRO AMENEMHAT I,  DAGLI AMMAESTRAMENTI AL FIGLIO
 
 
"Era dopo cena, s'era fatta notte, ero nel mio letto, stanco, e il mio cuore cominciava a seguire il mio sonno. Ed ecco, comparvero le armi come serpenti nel deserto. Mi svegliai, ed ero solo; trovai un ferito, era il comandante della guardia. Se avessi subito preso le armi in pugno avrei messo in fuga quei vili, ma non esiste un valoroso di notte, non si può combattere da soli, non può aver fortuna un'azione senza alcun aiuto, poichè io non me l'aspettavo e non sospettavo la perfidia dei servi. Ascolta bene ciò che ti dico: tu puoi essere re della terra, tu puoi essere signore di tutti i paesi, tu puoi accrescerne la prosperità, ma devi essere duro con i tuoi sottoposti, il popolo bada solo a chi lo terrorizza. Non avvicinarti a lui da solo, non riconoscere alcuno per amico, non procurarti alcuna intimità alla quale non ci sia fine. Anche quando dormi vigila da te stesso il tuo cuore, perchè un uomo non ha nessuno nel giorno del male. Io ho dato al povero, ho nutrito l'orfano, ho ammesso al mio cospetto l'uomo qualunque come l'uomo di grande prestigio. Eppure colui che mangiò il mio cibo è insorto e colui al quale tesi la mano, ne ebbe paura."

Da "Ammaestramenti al figlio" di Amenemhat I (1962 a.C., anno dell'incoronazione). Amenemhat I fu un grande uomo d'azione: sotto il suo trentennale governo l'Egitto riacquistò gran parte dell'antico splendore. Ma la nobiltà non aveva disarmato. Abbiamo notizia di una congiura di palazzo durante la quale il faraone fu gravemente ferito. Il documento, di cui sopra riportiamo un brano, ci è giunto in più copie su papiro.

Nella foto: particolare della sfinge in granito nero ritraente Amenemhat III, uno dei successori della dinastia Mentuhotep.
 
 
 
 
 
STELE DI KUBAN DI RAMSES II
 
 
"O voi, bravi giovani che non siete mai stanchi e che ogni giorno vegliate sul lavoro...Io, Ramesse Meriamon, vi dichiaro che i viveri affluiscono davanti a voi e non ci sarà più un "ah, se avessi...". Realizzerò i vostri bisogni in ogni cosa, sicchè voi lavoriate per me con cuore amante. Io sono un difensore vigile della vostra condizione: le provviste in vostro possesso saranno più pesanti delle vostre prestazioni. Io conosco il vostro eccellente, e anche che ci si rallegra di lavorare quando il ventre è pieno. Ciascuno di voi ha un anticipo di un mese sul salario. Si riempiono per voi d'ogni cosa i magazzini, di pane, di carne, di dolci, sandali, vesti e unguenti abbondanti in modo che vi ungiate la testa ogni dieci giorni, vi rivestiate a nuovo ogni anno e i vostri piedi siano solidamente calzati in ogni tempo. Ho fatto tutto questo affinchè siate prosperi e lavoriate per me d'un solo cuore."

Dalla Stele di Kuban, di Ramesse II, datata all'8° anno del suo regno, rivolta agli operai delle cave di pietra, che estraevano i blocchi per le statue del re.

Nell'Antico Egitto c'era un uguaglianza assoluta tra le varie classi della popolazione e anche fra uomini e donne; il livello di vita era alto, la piccola proprietà era diffusa. Il salario dei lavoratori era regolamentato da un contratto di cui il faraone era garante. L'orario di lavoro e le ricompense erano regolamentate con precisione; non poteva essere prolungato l'orario di lavoro nè poteva essere trattenuto lo stipendio; ogni mese gli operai venivano retribuiti, oltre al vestiario e ai viveri, di una certo numero di lingotti di rame. Un medico visitava periodicamente i lavoratori di ogni categoria, assicurandosi che fossero rispettate le leggi sulla salute, sull'igiene e sulla salubrità degli alloggi. Villaggi con case munite di bagno e impianto idrico erano costruiti appositamente per gli operai, come quello scoperto a Deir-el Medina.
Motivi di assenza dal lavoro potevano essere i più svariati: dal compleanno della madre, alla malattia del mulo, alla lite con la moglie, oltre, ovviamente, alla malattia. Dalle analisi sugli scheletri sono state riscontrate numerose cure per incidenti sul lavoro, fratture, ecc...che comportavano una lunga convalescenza. Qualora i loro diritti non fossero rispettati, ci sono le testimonianze scritte di numerosi scioperi degli operai che, alla fine, trovavano sempre le scuse del faraone e la soddisfazione dei loro bisogni. Vi erano i giudici preposti alla tutela del diritto, e dai papiri si conosce il caso di un tessitrice licenziata ingiustamente, che fu poi riammessa al suo postao di lavoro in seguito al ricorso al giudice.

Foto: statua in diorite di Ramses II (XIX dinastia; 1303-1212 a.C. circa) al Museo Egizio di Torino.
 
 
 
 
DAI TESTI SAPIENZIALI DI AMENEMOPE
 
 
"Coltiva i campi, che tu possa trovare il tuo necessario e ricevere il pane dalla tua aia: è preferibile una misura che Dio t'abbia dato a cinquemila avute con in iniquità. Non gettare il tuo cuore dietro alla ricchezza: non c'è nessuno che ignori il potere del Destino e della Fortuna. Non mettere il tuo cuore in cose esteriori, ognuno appartiene alla sua ora. Non affaticarti a cercare l'abbondanza quando i tuoi bisogni sono assicurati. Se ti son portate ricchezze con furto, non passeranno la notte con te: arriva il giorno e non son più nella tua casa. Si vede dov'erano, ma non ci sono più: apre la terra la sua bocca rapace, le inghiotte e le sprofonda. Oppure hanno fatto esse stesse una grande apertura, della loro misura, e sono sprofondate giù nel magazzino; oppure si son fatte ali come oche e sono volate al cielo. Non rallegrarti di ricchezza ottenuta con furto e non rattristarti per la povertà. L'arciere delle prima fila si fa troppo avanti, ma l'abbandona la sua squadra; la barca del rapace è lasciata nel fango, ma la barca del silenzioso naviga con il vento. Fa una preghiera ad Aton quando sorge dicendo: "dammi prosperità e salute" e ti darà quel che ti bisogna per la vita, che tu sia libero da paura."

Dai testi sapienziali dell'Insegnamento di Amenemope: faraone della XXI dinastia Ramesside (993 a.C. circa).
 
 
 
 
DAI TESTI DELLE PIRAMIDI: IL MORTO DIVIENE UNA STELLA
 
 
"Dire le parole: caduto è dunque questo Grande sul suo fianco! E' stato abbattuto colui che è in Nedit! E' preso il tuo braccio da Ra, è sollevato il tuo capo dalle due Enneadi. Ecco, egli è venuto come Orione; ecco, Osiri è venuto come Orione, il signore del vino alla festa "wag". "Bello" disse sua madre. "Erede" disse suo padre. Concepito dal cielo, partorito dal crepuscolo. Ti ha concepito il cielo con Orione; ti ha partorito il crepuscolo con Orione. Vive chi vive, secondo quello che hanno comandato gli dèi, e tu vivrai. Tu uscirai con Orione dall'Oriente del cielo, tu calerai con Orione nell'Occidente del cielo. La vostra terza è Sothis, dalle pure sedi: essa sarà la vostra guida per le belle vie che sono nel cielo, nel campo dei giunchi."

Testi delle Piramidi: il morto ripete le vicende di Orione e diventa stella in cielo.

Foto: pesatura del cuore su papiro egizio.
 

 
 
DAI TESTI DELLE PIRAMIDI
 
 
"Dire le parole: O Geb, toro di Nut! Onnos è Horus, l'erede di suo padre. E' Onnos quegli che è andato ed è venuto, quarto di quei quattro dèi che hanno portato l'acqua, che han dato la purificazione e che han fatto festa sul valore dei loro padri. Egli vuole che sia giusta la sua parola per quel che egli ha fatto. Quando è stato giudicato Onnos con Tefen e Tefnut, le Due Verità hanno dato udienza e Shu era testimone. Hanno decretato le Due Verità che passassero a lui i troni di Geb, che egli si sollevasse a quel che egli volesse. Unisci le sue membra che son nel Mistero! Egli si congiunge a quelli che sono nel Nun e dà la fine delle parole in Eliopoli. Ecco, Onnos è uscito in questo giorno nel vero aspetto di uno Spirito Vivente. Onnos interrompe la battaglia e punisce la lite. Esce Onnos come custode della Verità, ed egli la porta, poiche essa è presso di lui."

Testi delle Piramidi

Foto: una veduta del Museo Egizio di Torino.
 
 
 
 
TESTO TEOLOGICO DALLA STELE DI SHABAKA
 
 
"Accade che il cuore e la lingua abbiano potere su tutte le altre membra, poichè insegnano che l'uno (=il cuore) è in ogni corpo, e l'altro (=la lingua) in ogni bocca, di tutti gli dèi, di tutti gli uomini, di tutti gli animali, di tutti i rettili, di tutto ciò che vive - mentre l'uno (=il cuore) pensa e l'altro (=la lingua) ordina tutto ciò che quello desidera. La sua Enneade è davanti a lui come denti e labbra, cioè sono (=i denti) il seme, e le labbra sono le mani di Atum. Infatti l'Enneade di Atum si è manifestata come il suo seme e le sue dita. L'Enneade è invero i denti e le labbra in questa bocca che pronunciò il nome di tutte le cose, da cui sono usciti Sciu e Tefnet e che ha generato l'Enneade. Gli occhi vedono, le orecchie odono, il naso respira: essi informano il cuore, è lui che permette ogni conoscenza, ed è la lingua che ripete ciò che il cuore ha pensato. Così nacquero tutti gli dèi e fu completata l'Enneade. Ogni parola del dio si manifestò secondo ciò che il cuore aveva pensato e che la lingua aveva ordinato. Così furono creati i Kau e le Hemesut che procurano ogni alimento ed ogni nutrimento, secondo questa parola. Chi fa ciò che si ama, e chi fa ciò che si detesta, a quello vien data la vita, che è buono, ma a questo vien data la morte, che è malvagio. Così è stato creato ogni lavoro e ogni arte, l'attività delle mani, il camminare dei piedi, il moto di tutte le membra, secondo il comando pensato dal cuore ed espresso dalla lingua, e che viene compiuto in ogni cosa. Accade che Ptah si chiami:"autore di tutto, colui che ha fatto esistere gli dèi", poichè è lui, la Terra-che-si Solleva, che ha creato gli dèi, dal quale è uscita ogni cosa, nutrimento ed alimenti, offerte divine ed ogni cosa buona. Così si trova e si riconosce che la sua potenza è più grande di quella di tutti gli altri dèi: così Ptah fu soddisfatto, dopo che ebbe creato ogni cosa, ogni parola divina. Egli ha creato gli dèi, ha fatto la città; ha fondato i nòmi, ha posto gli dèi nei loro santuari, ha formato i loro corpi (=le statue) secondo il loro desiderio. Così gli dèi entrarono nei loro corpi in ogni tipo di legno, in ogni tipo di pietra, in ogni specie di minerale, in ogni specie di sostanza che nasca sopra di lui e per cui mezzo possano manifestarsi. Tutti gli dèi e i loro Kau si congiungono a lui, soddisfatti e riuniti con il Signore delle Due Terre."

Testo teologico dalla Stele di Shabaka, faraone della XXV dinastia nubiana (712-698 a.C.).

Foto: Stele di Shabaka
 
 
 
LE ANIME DI PEH E NEKHEN
 
 
 Papiro egizio raffigurante il Viaggio di Osiride nell'oltretomba, con la dea del cielo Nut sopra di lui e, sotto, il dio della terra Geb.

Formula relativa al viaggio celeste del Re, dai Testi delle Piramidi:

""Com'è bello il tuo aspetto, com'è rassicurante il tuo sguardo!" Così dicono essi, così dicono gli dèi, quando esce questo dio al cielo, quando esce Onnos al cielo e la sua gloria è sopra di lui, il suo timore ai suoi lati, la sua magia davanti a lui. Vengono a lui le Anime di Peh, gli dèi anime di Nekhen, gli dèi che appartengono al cielo, gli dèi che appartengono alla terra. Essi hanno innalzato Onnos sulle loro braccia e tu esci, quanto a te, Onnos, al cielo e ti inerpichi su di lui in questo suo nome di Scala. "Sia dato il cielo ad Onnos, sia data a lui la terra". Così dice Atum."

P.S: le anime di Peh e Nekhen identificano la dinastia dei Seguaci di Horus, la cui origine remota si è tramutata nel tempo in mito.  Nella mitologia egizia Atum era il dio primordiale da cui tutto ebbe origine; la somiglianza fra le parole "atomo" e "Atum", passando anche dal greco ἄτομος, fa forse pensare che gli egizi avessero nozione dell'infinitamente piccolo? Il dio Geb, dio della Terra, rappresenta un esempio di come nell'antichità non fossero affermate le successive convenzioni di "maschile" e "femminile" riguardo i fenomeni, ma ad ogni elemento appartenevano entrambi gli aspetti; così ogni divinità maschile era accompagnata dalla paredra femminile e viceversa. 



 
INNO ALL'EGITTO DAI TESTI DELLE PIRAMIDI
 
 
 Inno in onore dell'Egitto come "Occhio di Horus". Dai Testi delle piramidi:

"Dire le parole: salute a te, o Atum, salute a te, o Khepri che sei venuto in esistenza da solo! Tu sei alto, in questo tuo nome di "collina", tu sei venuto in esistenza in questo nome di Khepri. Salute a te, o Occhio di Horus, che egli ha completamente ornato con le sue proprie mani: egli non ha fatto che tu obbedissi agli occidentali, non ha fatto che tu obbedissi agli orientali, non ha fatto che tu obbedissi ai meridionali, non ha fatto che tu obbedissi ai settentrionali, non ha fatto che tu obbedissi a a quelli che sono nel mezzo del paese, ma tu obbedisci a Horus. E' lui che ti ha ornato, lui che ti ha costruito, lui che ti ha fondato. Tu fai per lui ogni cosa che ti dice in ogni luogo ove egli va. Portagli l'acqua dolce che è in te, portagli l'acqua dolce che sarà in te, portagli ogni pianta che è in te, portagli ogni pianta che sarà in te, portagli il pane che è in te, portagli il pane che sarà in te, portagli le provviste che sono in te, portagli le provviste che saranno in te, portagli ogni cosa che è in te, portagli ogni cosa che sarà in te, portagliele in ogni luogo dove il suo cuore desidera! Le porte che sono sopra di te stanno come salda protezione: non si aprono agli occidentali, non si aprono agli orientali, non si aprono ai settentrionali, non si aprono ai meridionali, non si aprono a quelli che stanno in mezzo al paese, ma sono aperte per Horus, è lui che le ha fatte, è lui che le ha fatte star dritte, è lui che le ha salvate da tutti i mali che Seth ha operato contro di esse. E' lui che ti ha fondato, in questo tuo nome di "Fondazione", è lui che è venuto dietro a te in obbedienza, in questo tuo nome di "Città", è lui che ti ha salvato da ogni male che Seth ha operato contro di te."

Foto: Blocco in pietra dal tempio di Karnak di Tuthmosi II (1.483 a.C.).
 
 
 
 
STELE DI FRONTIERA DI NETJERKHEPERU
 
 
Testo della stele di frontiera di Netjerkheperu (sovrano della XII dinastia), a Semnah, al confine con la Nubia nell'Egitto meridionale (1863 a.C. circa):
"Io sono un Re che dice e che fa. Quel che il mio cuore pensa, è fatto per mia mano. Ardente nel conquistare, potente nell'attaccare, non è indolente di parola nel suo cuore, sono uno che si preoccupa dei clienti, che veglia sul docile, ma che non è mite per il ribelle che lo assale, che aggredisce l'aggressore, che è silenzioso quando si è silenziosi, che risponde a una parola secondo ciò che implica: perchè un uomo che è silenzioso dopo che è stato assalito, è uno che incoraggia il cuore dell'avversario. Essere coraggiosi è essere aggressivi, ed è da vili il ritrarsi. E' un vile chi retrocede dal proprio confine, perchè il nubiano obbedisce appena le labbra sono aperte. Chi risponde fa che egli si ritiri, sicchè egli volge il dorso a chi gli si fa contro. Indietreggiare è la sua via verso chi lo aggredisce. Non è gente coraggiosa, sono dei miserabili dal cuore spezzato. Lo ha visto la Mia Maestà stessa, non sono menzogne".

P.S: nella foto la stele di frontiera di Netjerkheperu, di cui sopra è riportato il testo.
 
 
 
































 
 
 
 
 
 









Nessun commento:

Posta un commento