martedì 6 novembre 2018

ISIDE E OSIRIDE - PLUTARCO

8 ott 2014


Foto: "Iside e Osiride", dipinto di Susan Seddon Boulet (1941-1997)

 Tratto da L'Egitto dei Faraoni di Federico Arborio Mella dal testo del filosofo greco Plutarco (45 d.C.-120 d.C.), intitolato "Iside e Osiride".

"Osiride era un mitico re dio degli abitatori del Nilo ; sovrano benefico indusse i suoi selvaggi sudditi a vivere in pace, a non sbranarsi a vicenda, ad abbandonare l'avventurosa vita nomade. A questo fine insegnò loro a lavorare la terra, a coltivare la vite e ad ottenere il vino, e l'orzo da cui trarre la birra. Mostrò loro come forgiare i metalli e le armi per difendersi dalle belve, li invogliò a vivere in comunità, a fondare città. Iside, la sorella sposa, per parte sua, guariva le loro malattie, scacciava gli spiriti maligni con arti magiche ; fondò la famiglia, insegnò agli uomini a fare il pane e alle donne tutte le arti muliebri, la tessitura, il ricamo. Insomma, inventarono la civiltà. L'Egitto si trovò così nell'Età dell'Oro. Compagno e amico di Osiride era Thot, dio delle scienze, cui spettò il compito di insegnare agli Egizi a leggere e scrivere. Non contento di ciò, Osiride volle portare la sua benefica missione anche nel resto del mondo e, durante la sua assenza, lasciò la reggenza del trono a Iside. Ma ecco il fratello Seth, escluso dal trono in quanto figlio cadetto, tramare subito per usurparglielo : la vigile Iside riesce a stroncare ogni manovra. Osiride tornò dal viaggio, felicemente concluso, in compagnia di Thot e di Anubi ( dio dei morti ). Il perfido Seth, l'esatto opposto di Osiride, ordisce un orribile inganno : dà una grande festa in onore del fratello e durante il banchetto mostra agli invitati un magnifico scrigno finemente istoriato e tempestato di gemme e, scherzando, proclama che ne farà dono a chi, entrandovi, lo occuperà esattamente con il proprio corpo (l'aveva fatto costruire su misura per Osiride, che aveva una statura gigantesca). Ognuno dei commensali, ammirato per la preziosità dell'opera e desideroso di averla, ci si provò, ma risultava sempre troppo piccolo. Alla fine fu la volta del re, la cui statura si attagliò a pennello. Seth, fulmineo, con i suoi complici rinserrò il coperchio, lo sigillò con piombo fuso e gettò lo scrigno nel Nilo. Gli dei atterriti presero forme di animali per sfuggire a una simile sorte. Iside, disperata, si strappò le vesti e con l'aiuto di Thot riuscì a fuggire e partì alla ricerca della salma dello sposo per dargli almeno degna sepoltura. Era scortata da sette velenosissimi scorpioni, terribile guardia del corpo. Giunse esausta alla città di Pa-sin ; ma lacera e sfinita com'era, non trovò ospitalità ( forse a causa del poco raccomandabile seguito ). Una donna le chiuse ostentatamente la porta in faccia. I sette scorpioni si consultarono tra loro sul modo di vendicare l'affronto alla dea, e ad uno a uno, avvicinandosi al loro capo, Tefen, iniettarono nella sua coda tutto il proprio veleno. Tefen, introdottosi nella casa della poco cortese signora, trovato il suo bambino, lo punse. La potenza del veleno era tale che la casa prese fuoco. Frattanto una misericordiosa e umile contadina, Taha, impietosita da quel volto impietrito dal dolore, accolse Iside, spontaneamente ; l'altra, che si chiamava Usa, non trovò una sola goccia d'acqua per spegnere l'incendio e disperata, col bambino morente fra le braccia, vagava in cerca di aiuto, ma nessuno le rispondeva. Fu Iside che ebbe pietà di lei : impartì al veleno l'ordine di non agire e il bimbo guarì subito, mentre una pioggia miracolosa spegneva l'incendio. L'ira del cielo s'era placata ; Usa, pentita, capì di trovarsi di fronte ad un essere soprannaturale e offrì doni a Iside, implorandone il perdono. Iside riprese il vagabondare tra le infinite insidie che gli spiriti maligni, al servizio di Seth, cospargevano sulla sua via. Presso Tanis, da alcuni bimbi, seppe che la cassa, sul filo della corrente di quel ramo del Nilo, aveva raggiunto il mare aperto. Disperata, camminò e camminò e giunse a Biblo. Proprio qui era approdata la tragica bara, tempo prima, tra i rami di un cespuglio che, al contatto col corpo divino, s'era trasformato in una splendida acacia che rinserrò lo scrigno nel proprio tronco. Un giorno il re di Biblo, vedendo lo stupendo albero, ordinò che lo si tagliasse per farne una colonna del suo palazzo. Iside, giunta in città, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzava intorno alla colonna, lanciando strida strazianti, ma nessuno le faceva caso. Alla fine decise di agire: si sedette presso la fonte, e quando le ancelle della regina vennero ad attingere acqua, prese a conversare, poi a pettinarle, a offrire divini profumi, con loro grande gioia. Anche la regina volle conoscere la straniera che, in brevissimo tempo, entrò nelle sue grazie e fu nominata governante del principino. Ogni notte, preso il suo aspetto di rondine, non cessava il suo pianto. La regina, una sera, volendo sincerarsi che il bambino dormisse, entrò nella sua camera e trovò uno spettacolo raccapricciante : la culla del figlioletto era circondata da alte fiamme e, a piè del letto, sette minacciosi scorpioni facevano la guardia. Atterrita, urlò, accorsero le guardie, accorse il re e la stessa Iside, al cui cenno le fiamme si spensero d'incanto. La dea svelò il proprio essere e rimproverò la regina ; riconoscente per l'ospitalità aveva deciso di rendere il principe immortale, e, per questa ragione, ogni notte lo immergeva nelle fiamme purificatrici. Ma purtroppo ora l'incanto era rotto. La regina ne fu profondamente rattristata e il re, onorato d'aver dato ricetto a una dea, le offrì tutto ciò che lei volesse. Iside, naturalmente, chiese la grande colonna e lei stessa ne trasse lo scrigno e riempì il tronco di profumi, lo avvolse in aulenti bende e lo lasciò al re e al suo popolo come suo ricordo e preziosa reliquia. Ripresa la via del ritorno scortata da due figli del re, non seppe resistere a lungo : ordinò alla carovana di fermarsi e aprì la cassa. All'apparire del volto del marito le sue urla di dolore riempirono l'aria di un tale spavento che uno dei figli del re uscì di senno. Peggiore sorte toccò all'altro : Iside s'era chinata lacrimando sul caro viso, e l'ignaro ragazzo l'osservava incuriosito ; la dea, accortasene, gli lanciò una tale occhiata che il poveretto cadde fulminato. Rimasta sola, Iside tentò di tutto, usò invano tutte le possibile formule magiche per richiamare in vita lo sposo ; e, trasformatasi in falco, e agitando su di lui le ali per cercare di ridargli il soffio della vita, miracolosamente rimase fecondata. Giunta in Egitto, nascose la bara in un luogo romito presso Buto, tra le inestricabili paludi del Delta che la proteggevano dai pericoli. Ma per caso Seth, andando una notte a caccia al chiaro di luna, la trovò. Apertala e vista la salma del fratello, in preda al più scatenato furore la fece a brani, tagliandola in quattordici parti che sparpagliò per tutto l'Egitto. L'infelice Iside, al nuovo scempio, ricominciò la pietosa ricerca dei macabri resti e dopo immense fatiche riuscì a ricomporli ( tranne il membro virile divorato da un ossirinco, una specie di storione del Nilo). Sui luoghi ove i resti furono trovati, sorsero cappelle e poi templi ai quali si compivano pellegrinaggi chiamati " della ricerca di Osiride ". Ricomposto il corpo, Iside chiamò a sé la diletta sorella Neftis ( incolpevole sposa del malvagio Seth ), Thot e Anubi. E con la scienza ereditata da Osiride, tutti insieme si prodigarono per rendere a Osiride la vita. Anubi imbalsamò il corpo e confezionò così la prima mummia, che fu fasciata e ricoperta di talismani. Sui muri del sepolcro, ad Abido, furono incise le formule magiche di rito. Accanto al sarcofago fu posta una statua del tutto somigliante al defunto. Osiride così resuscitò, ma no poté regnare più su questa terra e divenne re del " Sito che è oltre l'Orizzonte occidentale ", che trasformò da luogo cupo e triste in una landa ubertosa e ricca di messi. Compiuto il rito della sepoltura, Iside tornò a nascondersi nelle paludi per proteggere se stessa e soprattutto il nascituro dalle vendette di Seth. Quando Horo nacque, la madre lo protesse con tutto l'amore, invocò su de lui l'aiuto di tutti gli dei, poi gli insegnò la scienza, l'educò nel culto del padre. Horo crebbe " come il sole nascente, il suo occhio destro era il sole, quello sinistro la luna " ed egli stesso era un grande luminoso falco che solcava i cieli. E quando fu abbastanza grande, Osiride tornò una volta sulla terra per farne un soldato. Allora Horo, radunati tutti i fedeli del re tradito, partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre. La tremenda battaglia durò tre giorni e tre notti ; Seth e i suoi si trasformarono nei più terribili e imprendibili animali per cercare di sfuggire alla sconfitta : Horo mutilò Seth, ma questi si trasformò in un enorme maiale nero e ingoiò l'occhio sinistro di Horo : la luna cessò così di splendere, l'umanità era attonita. Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside cominciò ad intromettersi, a supplicare il figlio perché il massacro avesse termine : dopo tutto, Seth era suo fratello e marito della diletta sorella Neftis. Horo, in uno scatto d'ira, taglio la testa alla madre. Thot la guarì subito ponendole, al posto della sua, una testa di mucca. La battaglia riprese e durò all'infinito senza vincitori né vinti. S'intromise allora autoritariamente Thot, che guarì Seth ma gli impose di restituire l'occhio a Horo. La luna tornò a risplendere. Intervennero allora anche gli altri dei e posero la questione al giudizio di Thot. Fu un processo fiume che durò ottant'anni. Seth accusò Horo di non essere figlio di Osiride, essendo nato troppo tempo dopo la morte del vantato padre. Horo controbatté tacciando Seth di malafede ; e alla fine il Divino Tribunale sentenziò che Horo avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell'Alto Egitto. Il tutto, secondo Manetone, sarebbe avvenuto 13.500 anni prima di Menes".

IL MIO COMMENTO:

 Era prassi comune delle antiche civiltà la divinizzazione di personaggi straordinari (come anche l'architetto e medico Imhotep), che, dopo la loro morte, venivano associati a fenomeni rigenerativi e vitali della natura, come Osiride: re antidiluviano realmente esistito, la cui memoria, persa nella notte dei tempi, viene racchiusa nei simboli e nella ben conosciuta leggenda, il cui profondo significato, legato a fatti reali, viene tramandato nei millenni segretamente tramite il legamonismo iniziatico. Che gli antichi egizi fossero gli eredi di una civiltà che affonda le radici in periodi inimmaginabili lo dimostra il fatto che gli egizi stessi avevano perso memoria dell'origine della propria cultura, tranne, ovviamente, coloro che conservavano e si tramandavano segretamente le chiavi dell'antica conoscenza: i casati reali e i sacerdoti iniziati, uno dei quali fu Manetone, in epoca tolemaica, che scrisse in greco la storia dell'Egitto facendo risalire l'origine della civiltà e cultura egizia addirittura a 35.000 anni fa, nell'epoca nota come quella "degli dèi". Menetone divise infatti la storia egizia in tre periodi: quello degli dèi, dei semidei e degli uomini. Non esiste motivo alcuno per cui non dobbiamo aver fiducia in ciò che un'importante sacerdote egizio si è premurato di tramandarci, trascrivendo antichi testi perduti dei quali potè usufruire per la stesura della sua opera. L'antichità volutamente nascosta della civiltà egizia la si può evincere benissimo anche solo dal fatto che fu la più progredita di ogni altra al mondo, civilmente e culturalmente, perciò potremmo dunque immaginare, se risalisse appena all'epoca del re Menes, che il percorso fu fatto al contrario, partendo dal vertice per poi discendere, visto che anche le grandi piramidi (le prime) non furono mai uguagliate. Questo spiega il filo rosso comune che lega le leggende di tutte le civiltà antiche del mondo e la condivisione di simbologie che accomunano tutti i continenti. Non vi è, infatti, altro dio al di fuori dell'uomo che ha trovato se stesso attraverso la conoscenza e diventa utile universalmente, innalzandosi sopra i suoi simili: questa era la funzione primordiale del re, ovvero "il migliore" degli uomini, che assumeva, pertanto, il diritto di governare e di essere obbedito, ovvero "riconosciuto" dalla popolazione. L'Uomo-dio specchio non deforme ma perfetto dell'universo: Osiride, il faraone, il cui potere non era in funzione di interessi egoistici, ma per il bene dell'umanità. (Alessia Birri)

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