martedì 13 novembre 2018

IL SACRO BOSCO DI BOMARZO



Dall'album di GOOGLE PHOTO:

https://get.google.com/albumarchive/112628118463774814307/album/AF1QipPY92MH14F-yEYKG8Dqtqvhg7BLW9Lk17eCUGk0


Il Sacro Bosco di Bomarzo fu progettato dall'architetto Pirro Ligorio su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, detto "Vicino Orsini"nel 1547. Il complesso venne successivamente dedicato alla moglie di Pierfrancesco, Giulia Farnese, dopo la morte di quest'ultima. Si trova in Lazio, in provincia di Viterbo, tra le pendici dei Monti Cimmini e la vallata del Tevere. Le sculture sono di dimensioni gigantesche, anche se dalle foto senza confronti di persone vicine non si nota, ed accompagnano il visitatore predisposto attraverso un percorso iniziatico espresso anche dalle numerose epigrafi che si trovano sui basamenti di molte sculture e sui grandi vasi. Il Principe (Roma, 4 luglio 1523 – Bomarzo, 28 gennaio 1585), è stato signore di Bomarzo dal 1542 al 1585.

EPIGRAFI DEL PARCO DI BOMARZO

"Cedan Memphi e quant'altra meraviglia ch'ebbe già il mondo
 in pregio al Sacro Bosco che sol a se stesso e a null'altro assomiglia".

"Visita interiora terrae rettificandoque invenies occultum lapidem".  (V.I.T.R.I.O.L.)

"Tu ch'entri qua pon mente parte a parte et dimmi poi se tante maraviglie sien fatte per inganno o pur per arte"

 Nella CASA PENDENTE è riportato il detto: “Quiescendo animus fit prudentior ergo”; Con il riposo lo spirito diventa più saggio . Un invito alla prudenza che può derivare solo dalla calma e dalla riflessione. Attività che nella casa pendente risultano messe a dura prova.

Vicino alle GRAZIE si trovano delle nicchie che dovrebbero accogliere le personificazioni dei 5 sensi, purificati, riordinati e raffinati dalle Grazie e dalla pratica dell’adepto. Tali “sensi” sono accompagnati dai versi:
“L’antro la fonte e il lieto cielo
Libero l’animo d’ogni oscuro pensiero”.

VICINO ORSINI, per bocca dell’Eroe gigantesco (forse Ercole o Orlando) dichiara in una scritta che “se Rodi fu già del suo colosso, pur di questo mio bosco anco si gloria, e per più poter fo quanto posso”.

La prima SFINGE riporta:
“Tu ch’entri qua pon mente, parte a parte, e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”
Mentre la seconda sfinge riporta:
“Chi con ciglia inarcate e labbra strette non va per questo loco, manco ammira, le famose del mondo moli sette”

La SFINGE  è  un simbolo assai arcaico che si trova, sotto forme analoghe, perfino nei graffiti preistorici e in sculture dal corpo umano con testa leonina, come la statuetta antropomorfa in avorio, proveniente dal sito aurignaziano ( 30.000-35.000 a.C) di Holstein Stadt, raffigura un uomo con testa leonina. .

Il TEMPIETTO ha una cupola che poggia su una struttura ottagonale, secondo il principio architettonico, ampiamente riutilizzato dal ‘500 in poi,  di mediare tra la forma quadrata e il cerchio attraverso l’ottagono.

ISCRIZIONI SUI VASI CHE COSTEGGIANO I SENTIERI DEL BOSCO:

vaso2: FONTE NON FU TRA..../A GUARDIA
SIA DELLE PIU' STRANE BELVE

vaso1: "NOTTE ET GIORNO NOI SIAM QUI
VIGILI ET PRONTE/ A GUARDAR
D'OGNI INGIURIA QUESTA FONTE":  Si tratta di un enorme vaso il cui significato è controverso e potrebbe essere inteso come elemento tipico della iconografia manierista, naturalmente estremizzata, come consuetudine del Parco di Bomarzo. C'è una versione che associa questa scultura al vaso che Bacco portò con sé nella discesa negli Inferi. Il tema dell'Ade è spesso rievocato in questa parte del Giardino (l'Orco, Plutone, Cerbero) e potrebbe confermare questa seconda ipotesi. Vanno poi segnalati due lunghe file di vasi più piccoli che delimitano il viale che conduce alla grande fontana dominata da Plutone.

 Due di questi VASI, interpretati come urne cinerarie, presentano delle scritte: FONTE NON FU TRA..../A GUARDIA SIA DELLE PIU' STRANE BELVE , il riferimento è ai mostri di guardia alla fonte di Plutone (il drago, l'elefante, l'orco, gli orsi); NOTTE ET GIORNO NOI SIAM QUI VIGILI ET PRONTE/ A GUARDAR D'OGNI INGIURIA QUESTA FONTE, qui sembra che le strane belve stesse prendano la parola e annuncino la loro funzione di guardia.

FENICE: Con tale immagine si dovrebbe chiudere il percorso nel Bosco Sacro ma in realtà dovremmo costantemente ritornare sul “mostro” che ha reso famosa Bomarzo.

  Il TEATRO, così come il NINFEO, la VASCA-NAVE ed il TEMPIO DI VENERE, è parte di quell'itinerario, narrato da Francesco Colonna nell'Hypnerotomachia Poliphili, che ha ispirato Vicino Orsini nella realizzazione di questa parte del Giardino di Bomarzo.
  Sul basamento del fondale del TEATRO si trova una scritta incompleta che recita: PER SIMIL VANITA' MI SON AC.......PARMI CORTO che probabilmente era in origine: Per simil vanità mi sono accorto/ che il tempo fugge e il viver parmi corto. Forse il termine vanità è riferito al fatto che le sette celle della parete che fa da fondale al teatro fossero occupati da altrettanti specchi ( simbolo della vanità attraverso cui ci si accorge del passar del tempo).

PROTEO è un genio del mare sulla testa del quale poggia una sfera, tutta incisa dai simboli araldici degli Orsini e sormontata da un castello.

ELENCO DI STATUE ED EDIFICI:


L'ingresso

Il Ninfeo

Cerere

Panca etrusca

Proteo - Glauco

Venere

L'elefante

Il cerbero

Il Mausoleo

Il teatro

Il drago

Proserpina

Ercole e Caco

Casa pendente

L'orco

Echidna e Furia

La Tartaruga

Nettuno

Il cantaro

La rotonda

Il Pegaso

La ninfa

Giove Ammone

Il tempio



La CASA PENDENTE: fu probabilmente, per motivi simbolici, progettata in questo modo. Nella casa è riportato il detto: “Quiescendo animus fit prudentior ergo”  (l'animo calmo diventa saggio). Un invito alla prudenza che può derivare solo dalla calma e dalla riflessione. Attività che nella casa pendente risultano messe a dura prova.


PALAZZO ORSINI visto dal Parco di Bomarzo.


CERBERO: le due teste del mitologico Cerbero, guardiano degli Inferi, particolare della gigantesca statua.


LE TRE GRAZIE , sorelle delle Muse, delle Stagioni e delle Ore, raffigurate anche nelle tre nicchie del percorso successivo.


LE TRE GRAZIE. Sotto di esse compare l'epigrafe: “L’antro la fonte e il lieto cielo. Libero l’animo d’ogni oscuro pensiero”. Rappresentano l'equilibrio, dato dal numero 3, l'Armonia e la rinascita.


LA VITTORIA o FORTUNA: questa figura in precario equilibrio sul mondo si trova sopra il guscio della gigantesca tartaruga, animale associato alla prudenza.


CERBERO: il cane a due teste, guardiano degli Inferi.


Ninfa dormiente.


ERMA, in primo piano, e, sullo sfondo, il mostro marino PROTEO, che incarna il caos primordiale, divoratore e attraverso il quale si compiono le trasformazioni.


LA PANCA ETRUSCA, particolare. Testo dell'epigrafe: "Voi che per mondo gite errando, vaghi di veder meraviglie alte e stupende, venite qua, ove son facce horrende, elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi".


CANTARO: è un enorme vaso (qui forse non si nota, non essendoci persone nei pressi) la cui presenza è enigmatica e che alcuni studiosi riconoscono come il vaso che Bacco recò con sè nella sua discesa agli Inferi.


LA ROTONDA: fontana rotonda, vista dal basso. Nell'epigrafe sulla parete si legge: "Cedan Memphi e quant'altra meraviglia ch'ebbe già il mondo
 in pregio al Sacro Bosco che sol a se stesso e a null'altro assomiglia".


L'ORCO DI BOMARZO: foto con persone in cui si possono vedere le dimensioni del monumento. Rappresenta l'ingresso agli Inferi e, al suo interno, si trova un tavolino di pietra per un banchetto. Sul labbro superiore del mostro si legge l'epigrafe: "Qui ogni pensiero vola". Sotto il naso, non visibile, parafrasando Dante, si trova la scritta:"Lasciate ogni pensiero voi ch'entrate".


Maschera gigante.


IL TEATRO:  Il Teatro, così come il ninfeo, la vasca-nave ed il tempio di Venere, è parte di quell'itinerario, narrato da Francesco Colonna nell'Hypnerotomachia Poliphili, che ha ispirato Vicino Orsini nella realizzazione di questa parte del Giardino di Bomarzo.
  Sul basamento del fondale del teatro si trova una scritta incompleta che recita: "PER SIMIL VANITA' MI SON AC.......PARMI CORTO" che probabilmente era in origine: "Per simil vanità mi sono accorto/ che il tempo fugge e il viver parmi corto". Forse il termine vanità è riferito al fatto che le sette celle della parete che fa da fondale al teatro fossero occupati da altrettanti specchi ( simbolo della vanità attraverso cui ci si accorge del passar del tempo).


CIPPO:cippo con su scritto il nome di Vicino Orsini e la data della creazione del Parco: 1552. "VICINO ORSINO NEL MDLII".


PEGASO: il cavallo Pegaso può rappresentare, nel cammino successivo dopo la calata agli Inferi, l'ascesa verso dimensioni superiori, come a precedere il sentiero verso il tempietto dove giace Giulia Farnese.


PROTEO-GLAUCO: è un essere marino, figlio di Nettuno, colui che simboleggia l'evoluzione dalla confusione acquatica all'elemento "aria", incarnandosi nelle molteplici essenze vitali. La testa di Proteo è coronata da ali di farfalle, a significare il salto evolutivo. Sulla testa regge il mondo sul quale regna il castello degli Orsini, come reali reggitori dell'equilibrio cosmico.


ERMA a più teste: SATURNO, GIANO, FAUNO, EVANDRO. Saturno, re dell'Età dell'Oro, civilizzatore, trasmette agli uomini la conoscenza degli dèi. Giano: rappresentazione del "divenire" e dell'ambiguità della condizione umana.Fauno: divinità dei boschi e della natura, degli istinti e dell'immediatezza della vita semplice e gioiosa; "Ogni tipo di saggezza umana è vana", così risponde il Fauno a colui che lo interroga nella mitologia antica. Evandro: re degli Arcadi, figlio di Hermes e padre di Pallante. Tutti personaggi, in questa scultura, legati all'origine, all'Età dell'Oro.


L'ORCO: Rappresenta l'ingresso agli Inferi e, al suo interno, si trova un tavolino di pietra per un banchetto. Sul labbro superiore del mostro si legge l'epigrafe: "Qui ogni pensiero vola". Sotto il naso, non visibile, parafrasando Dante, si trova la scritta:"Lasciate ogni pensiero voi ch'entrate".


ECHIDNA: la donna serpente, Era un mostro il cui corpo di donna terminava con una coda di serpente al posto delle gambe. Viveva rinchiusa in una caverna della Cilicia, nel paese degli Arimi. Altre tradizioni la pongono nel Peloponneso: qui sarebbe stata uccisa da Argo dai Cento Occhi, perché aveva l'abitudine di divorare i passanti.


IL DRAGO: questa monumentale scultura di drago mitologico combatte, si badi bene, non contro un uomo, ma contro un lupo, un cane ed un leone. Nella mitologia il drago è custode di inestimabili tesori, in questo caso di conoscenza, e si può immaginare che in questa raffiguraazione essi vengano difesi dalla vista dei profani. Infatti il drago non combatte un uomo (che sarebbe la "realizzazione" di sè), ma animali bruti, ovvero non-uomini, non venuti in essere.


ERCOLE E CACO: con una persona vicino ci si rende conto delle gigantesche proporzioni! Caco è un personaggio della mitologia romana, generato da Vulcano, viveva in un anfratto dell'Aventino e terrorizzava i suoi vicini con i suoi furti. Ercole (semidio della mitologia greca, figlio di Alcmena e di Zeus) riuscì a rintracciare la sua spelonca ed, entratovi, lo uccise. In questa scultura si vuole raffigurare l'ingresso dell'iniziato ai tesori della conoscenza di sè e dell'universo, e per potervi accedere egli deve capovolgere completamente la sua attuale e profana visione del mondo, dominato dall'illusione e dall'inganno, rimanendo nudo, perciò purificato dall'errore.


CACO: il volto di Caco sconfitto da Ercole.


NETTUNO: il dio Nettuno in questa statua colossale tiene un delfino (simbolo apollineo) sotto la sua mano.


VASI: i numerosi vasi, alcuni con importanti iscrizioni, del viale d'ingresso. In secondo piano la scena dell'elefante che risolleva il guerriero morto verso la rinascita (il "nato due volte"). Sulla schiena dell'animale la torre probabilmente del castello Orsini, che come signori della città impersonavano i custodi dell'ordine cosmico.


TEMPIO: Il tempietto ha una cupola che poggia su una struttura ottagonale, secondo il principio architettonico, ampiamente riutilizzato dal ‘500 in poi,  di mediare tra la forma quadrata e il cerchio attraverso l’ottagono. Dentro vi sono le spoglie di Giulia Farnese, ma fu costruito prima che questa morisse.


ANFISIBENA: questo essere mitologico, metà umano con due code di pesce al posto delle gambe, è un simbolo antichissimo e risale alla notte dei tempi, trovandosi addirittura sulle pareti delle caverne preistoriche. E' legata all'elemento "Acqua", quindi alla trasformazione.


IL TEATRO E LA CASA PENDENTE visti dall'alto.


CERERE: Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea "ker" e significa "colei che ha in sé il principio della crescita"; è divinità legata alla terra, alla nascita, al raccolto e a tutto ciò che vive. Ma anche una divinità dell'Oltretomba, identificata con il mondo dei defunti. Femminili sono tutte le divinità legate alle trasformazioni, come anche nell'Antico Egitto, al capitolo XXX B del Libro dei Morti, l'invocazione ad Osiride recita: "Mio cuore di mia madre, mio cuore di mia madre, cuore delle mie trasformazioni, non opporti contro di me nei testimoni, non respingermi davanti ai giudici divini, non allontanarti da me davanti al guardiano della bilancia. Tu sei il mio Ka nel mio corpo, tu sei il modellatore che fa i membri miei prosperi." Perchè "mio cuore di mia madre" viene ripetuto due volte? Per simboleggiare il nato due volte attraverso le trasformazioni. E' legata all'Oltretomba proprio come giudice del defunto nei testi egizi.



GIANO: come ogni cosa doppia (per esempio l'ascia bipenne), rappresenta l'ambiguità del presente ed il DIVENIRE, l'anima che viene dal passato e guarda verso il futuro in un continuo sviluppo di passaggi evolutivi determinati da sempre nuove soglie da superare. Il presente è già passato, per questo una faccia è volta al passato ed una al futuro.


ERMA DEL DIO PAN. Fauno: divinità dei boschi e della natura, degli istinti e dell'immediatezza della vita semplice e gioiosa; "Ogni tipo di saggezza umana è vana", così risponde il Fauno a colui che lo interroga nella mitologia antica.


VOLTO DI PAN: o Fauno, divinità dei boschi e della natura, degli istinti e dell'immediatezza della vita semplice e gioiosa; "Ogni tipo di saggezza umana è vana", così risponde il Fauno a colui che lo interroga nella mitologia antica.


L'ORSO E LA ROSA: l'orso come animale simbolo d'iniziazione ha origini ancestrali e preistoriche, compare nelle rappresentazioni paleolitiche ed era venerato. Nella caverna di Chauvet (35.000 anni fa) vi è un'altare di pietra sul quale è posto un teschio di orso. E' anche legato alla luna. "I saggi dicono che nella foresta sta una bestia selvaggia, dalla pelle del nero più intenso. Se qualcuno le taglia la testa la sua negrezza sparirà, per dare posto ad un niveo candore". (Louis Menard: Studio sull'origine dei libri ermetici). Rappresenta lo stadio intermedio prima dell'illuminazione dell'iniziato. Inoltre campeggiava nello stemma degli Orsini, assieme ad una rosa, simbolo, appunto, della realtà in divenire.


LA FENICE: campeggia sul soffitto del peristilio del tempietto del Bosco Sacro. Con quest'immagine si dovrebbe chiudere il percorso iniziatico ricordando quest'immagine della Fenice incoronata che risorge dalle sue ceneri.


SE RODI ALTIER GIA' FU DEL SUO COLOSSO, PUR DI QUEST'IL MIO BOSCO ANCHO SI GLORIA, E PER PIU' NON POTER FO QUANT' IO POSSO.


PEGASO: il cavallo Pegaso può rappresentare, nel cammino successivo dopo la calata agli Inferi, l'ascesa verso dimensioni superiori, come a precedere il sentiero verso il tempietto dove giace Giulia Farnese.


LA NAVE: di fronte al Ninfeo si trova questa fontana a forma di nave sormontata da delfini. La scultura evoca la "Battaglia d'amore in sogno di Polifilo" , o Hypnerotomachia Poliphili, storia iniziatica  pubblicata nel 1499, capolavoro di Aldo Manuzio,  che appassionò molto Vicino Orsini. Narra il viaggio iniziatico di Polifilo alla ricerca della sua amata Polia in chiave allegorica. Il delfino attorcigliato ad un àncora era il simbolo della casa editrice di Manuzio: l'àncora trattiene la nave mentre il delfino cavalca le onde, ed il tutto riconduce al suo motto "Festina lente", “Affrettati lentamente”, attribuito a Marco Aurelio.


I DELFINI sul bordo della fontana a forma di nave in omaggio al capolavoro letterario pubblicato da Aldo Manuzio: Hypnerotomachia Poliphili. Di fronte al Ninfeo si trova questa fontana a forma di nave sormontata da delfini. La scultura evoca la "Battaglia d'amore in sogno di Polifilo" , o Hypnerotomachia Poliphili, storia iniziatica  pubblicata nel 1499, capolavoro di Aldo Manuzio,  che appassionò molto Vicino Orsini. Narra il viaggio iniziatico di Polifilo alla ricerca della sua amata Polia in chiave allegorica. Il delfino attorcigliato ad un àncora era il simbolo della casa editrice di Manuzio: l'àncora trattiene la nave mentre il delfino cavalca le onde, ed il tutto riconduce al suo motto "Festina lente", “Affrettati lentamente”, attribuito a Marco Aurelio.


VENERE guida un drago alato. Ai lati della figura numerosi fori indicano che un tempo la statua era coronata da zampilli d'acqua e il drago solca le onde del mare, per cui si tratta di un'entità positiva, controllata dalla virtù che Venere impersona.











PROTEO-GLAUCO: è un essere marino, figlio di Nettuno, colui che simboleggia l'evoluzione dalla confusione acquatica all'elemento "aria", incarnandosi nelle molteplici essenze vitali. La testa di Proteo è coronata da ali di farfalle, a significare il salto evolutivo. Sulla testa regge il mondo sul quale regna il castello degli Orsini, come reali reggitori dell'equilibrio cosmico.


TEMPIO: suggestiva immagine di persone in meditazione davanti al tempio. Il tempietto ha una cupola che poggia su una struttura ottagonale, secondo il principio architettonico, ampiamente riutilizzato dal ‘500 in poi,  di mediare tra la forma quadrata e il cerchio attraverso l’ottagono. Dentro vi sono le spoglie di Giulia Farnese, ma fu costruito prima che questa morisse.


ERMA: una delle cinque erme poste all'ingresso del Parco.


I LEONI: due leoni collocati all'estremità della coda dell'Echidna hanno il capo rivolto in due direzioni opposte. E qui ritorniamo agli egizi leggendo quello che scrive Marcello Fumagalli: "Nell’iconografia egiziana il leone era molte volte ritratto in coppia, con lo sguardo di uno rivolto all’orizzonte, opposto dell’altro. Essi disegnavano l’arco che il sole compiva nel cielo andando da Est a Ovest, dal suo sorgere al suo tramontare. Il medesimo significato fu ripreso nel complesso codice dei filosofi alchemici che affidarono all’immagine del Leone giovane quella dell’alba e al Leone vecchio e malato quella del tramonto. Questa duplicità si tradusse nella distinzione alchemica tra Leone verde e rosso che materializzavano l’uno l’inizio e l’altro la fine dell’opera". Chissà se questi leoni erano in origine dipinti nei colori descritti.


SFINGE: una delle sfingi, le quali riportano, sul basamento, importanti epigrafi. Sul piedistallo di questa c'è scritto: “Tu ch’entri qua pon mente, parte a parte, e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”. Si potrebbe dire: le meraviglie del mondo sono frutto dell'inganno della mente o sono prodotte da una finalità metafisica a cui tutti siamo tenuti a contribuire?


SFINGE: la seconda sfinge riporta quest'epigrafe: “Chi con ciglia inarcate e labbra strette non va per questo loco, manco ammira, le famose del mondo moli sette”. Le labbra strette indicano il silenzio a cui è tenuto l'iniziato sulla conoscenza trasmessa dalle meraviglie del percorso.



Ninfeo.


"QUI OGNI PENSIERO VOLA": iscrizione che si trova sul labbro superiore dell'Orco di Bomarzo. L'ORCO: Rappresenta l'ingresso agli Inferi e, al suo interno, si trova un tavolino di pietra per un banchetto. Sotto il naso, non visibile, parafrasando Dante, si trova la scritta:"Lasciate ogni pensiero voi ch'entrate".


LA PANCA ETRUSCA. Testo dell'epigrafe: "Voi che per mondo gite errando, vaghi di veder meraviglie alte e stupende, venite qua, ove son facce horrende, elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi".


L'INGRESSO: il portale d'ingresso al Bosco Sacro di Bomarzo.


La CASA PENDENTE: fu probabilmente, per motivi simbolici, progettata in questo modo. Nella casa è riportato il detto: “Quiescendo animus fit prudentior ergo”  (l'animo calmo diventa saggio). Un invito alla prudenza che può derivare solo dalla calma e dalla riflessione. Attività che nella casa pendente risultano messe a dura prova.

Una mappa del Bosco Sacro di Bomarzo.


LE PIGNE: eccoci giunti al più importante elemento, simbolo di conoscenza superiore che affonda le radici in epoche preistoriche ed ancestrali. Il simbolismo della pigna riprende quello del melograno: è la Conoscenza nascosta, la realtà invisibile ai sensi ed allude al più alto livello di conoscenza raggiunto dall'uomo. La troviamo universalmente in tutte le culture del mondo: dall'Antico Egitto, all'Indonesia, a Babilonia, fino ai greci e romani. Simboleggia un organo, la “ghiandola pineale” o “Terzo Occhio”, che tutti noi possediamo. Al Museo Egizio di Torino vi è una raffigurazione di Osiride con un bastone sormontato da due cobra opposti nel cui centro vi è una pigna, così come viene raffigurato con una pigna in mano il dio sumero Marduk. “L’occhio che tutto vede … emblema della ghiandola pineale o terzo occhio dell’essere umano … venne trovato tra le rovine di ogni civiltà del pianeta, a testimoniare l’esistenza di una religione universale, in un periodo remoto.”
- Grace Morey, Mystic Americanism


PROSERPINA-PERSEFONE-κόρη: come ogni divinità femminile, è legata a ciò che emerge (dalla parola latina proserpere: "emergere"), ed è la versione romana della greca KORE (κόρη: fanciulla). Ufficialmente è il simbolo di una dèa agreste, legata alla maturazione delle messi. Rapita da Plutone, re dell'Ade, divenne regina degli Inferi. Sua madre Cerere chiese a Giove di farla liberare, a patto che trascorresse 6 mesi all'anno con Plutone, durante i quali sulla terra giungeva l'inverno; nei mesi trascorsi in superficie la natura si risvegliava.


LA ROTONDA: la fontana a forma circolare.  Nell'epigrafe sulla parete esterna si legge: "Cedan Memphi e quant'altra meraviglia ch'ebbe già il mondo
 in pregio al Sacro Bosco che sol a se stesso e a null'altro assomiglia".


SCALINATA nel percorso del Bosco Sacro di Bomarzo.


SECONDO VASO: iscrizione: "FONTE NON FU TRA..../A GUARDIA
SIA DELLE PIU' STRANE BELVE"



PRIMO VASO: iscrizione: "NOTTE ET GIORNO NOI SIAM QUI
VIGILI ET PRONTE/ A GUARDAR
D'OGNI INGIURIA QUESTA FONTE". Il primo dei due giganteschi vasi iscritti sul sentiero del Bosco Sacro di Bomarzo.



Lorenzo Lotto: ritratto di Pier Francesco Orsini, detto Vicino Orsini, committente del Sacro Bosco di Bomarzo. Il Principe (Roma, 4 luglio 1523 – Bomarzo, 28 gennaio 1585), è stato signore di Bomarzo dal 1542 al 1585.





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